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Figure femminili stanti

In questo caso dal gruppo siro-egiziano non ci sono dettagli, attributi aggiunti, ma solo una parrucca e una tunica bordata.

Nel gruppo siro-anatolico si inseriscono figure divine di donne nude, con una serie di decorazioni fitomorfe sul capo (allusioni alla fertilità e vita). Questo personaggio ha anche attributi aggiunti mancanti, come dei probabili orecchini per la presenza di 2 buchi per orecchio; il copricapo a torretta piatta richiama soggetti di tipo hittita.

Abbiamo poi le smighting godes. Questo manufatto è di provenienza ignota ha la tipica posa del dio abbattente, ed ha elementi aggiunti che non sono decorativi ma parlanti (servono per qualificare il personaggio); tra questi la tiara tipica siriana con struttura conica e col bottone superiore ma con l'aggiunta di corna protese sul davanti che non sono né laterali né multiple; ha uno strumento per colpire a due lame da una parte e dall'altra quindi è un'ascia bipenne (usata).

di norma dalle divinità maschili che hanno a che fare con culti solari, solitamente da Reshef), nella mano sinistra porta una sorta di punta di lancia interrotta forse il resto fosse era in legno, ha una cinghia che parte dalla spalla e termina con un fodero che tiene l'ascia; la veste è corta (particolarità), come se fosse un gonnellino egittizzante (connotato maschile). Potrebbe essere la dea Atirat o Anat, una divinità femminile legata allatempesta che precede l'affermazione di Astarte come divinità fertilistica e guerresca insieme. Non sappiamo la datazione secondo alcuni è databile al 14/13° secolo, per altri (portatori della tesi ribassista) si data all'8° secolo e rientrerebbe nelle produzioni degli smithing god/godes in cui rientrano anche questi manufatti. Nel contesto della seconda età del ferro una caratteristica saliente delle smithing godes, che riaquisiscono la veste lunga e rappresentano Astarte (come in questo caso),

è quella di avere sulla testa complesse corone; come la versione più anticache rappresentava atirat/anat aveva una tiara siriana con 3 corna, questa versionecombattente di astarte presenta una corona egittizzante con 2 corna hathoricheposte su una parrucca claftegittizzante con sopra 2 urei e 2 piume mahat intorno a un pilastro osiriaco. Questo tipo di corona inegitto è normalmente portata da divinità urlatrici quindi connotate negativamente. L’altrastatuina, sempre astarte, è sormontata da una classica corona hathorica con le corna di vacca chetrattengono il disco solare, questa corona sintetizza valori vitalistici positivi.

FIGURE FEMMINILI SEDUTE IN TRONO

Questo è il gruppo siro-anatolico ma di figure femminili sedute in trono. Hannouna corona con corna convergenti uguale a quella dei maschi seduti in tronodello stesso gruppo, il corpo è reso solo da una lamina. Si data sempre al 14/13°secolo come i soggetti maschili.

L'unico dettaglio qualificante il carattere femminile è che è seminuda, la veste lunga è abbassata lasciando scoperto il seno. Nel contesto di questi soggetti seduti abbiamo anche un unicum non tanto per l'iconografia comune ma per la presenza dell'iscrizione. Possiamo riferirla al gruppo siro-fenicio come a quello siro-egiziano, perché ha la versione più tradizionale della parrucca claft con la fascia frontale e i 2 tronconi dei capelli lasciano scoperte le orecchie e ricadono sul davanti sulle spalle (a differenza dei gruppi siro-anatolici che hanno i 2 boccoli che coprono le orecchie). È nuda, è gravida e ha un ombelico molto pronunciato (in generale negli ex voto con figure nude e ombelico molto pronunciato si vuole rendere il principio vitalistico, l'ombelico è il canale del nutrimento). È chiaramente astarte; anche perché nominata nell'iscrizione, che è un'iscrizione di offerta.

Datato all'8° secolo, non solo sulla base dell'iscrizione ma anche sulla base del contesto in cui è stata rinvenuta. È stata trovata a el carambolo, dove ci doveva essere un santuario autoctono iberico e tra le offerte c'era questa astarte, un bronzetto di produzione orientale cipriota; era dunque uno di quei bronzetti con funzione di viatico, un oggetto donato ai locali con funzione di contatto, sintomo della necessità da parte dei marinai levantini di entrare in contatto non violento o traumatico con i locali (anche per questo erano iconografie semplici che potevano essere bene capite e interpretate con molti significati). In associazione a questi gruppi di figurine in bronzo si attestano dei manufatti nel 10° secolo dal contesto israelita nel tempio di gerusalemme molto particolari, di cui abbiamo in realtà solo dei disegni restitutivi sulla base di informazioni che ci vengono dalla bibbia. Questo è un bacino lustrale chiamato mare di.

bronzo, che ha una caratteristica forma di corolla di fiore di giglio; è una vasca appoggiata su 10 tori in bronzo (5 per lato). A questi bacini lustrali sono associati dei carrelli rituali con decorazioni a sbalzo con temi noti, sfingi, palmette con funzione di albero della vita, bovidi, leoni e fiori di loto che ornano la base sommitale. I carrelli erano funzionali al trasporto di vittime sacrificali, animali che non a caso sono anche il tema degli ornamenti.

GIOIELLI

La prima oreficeria specializzata nel vicino oriente nasce in contesto gublita. Qui si innestano alcune innovazioni di tipo iconografico, come l'acquisizione di tematiche egittizzanti (un fenomeno egittizzante che si definisce nel bronzo medio a biblo e avrà una straordinaria longevità; ancora nel 9° secolo i dinasti gubliti si considerano dei "piccoli faraoni"), e innovazioni di tipo tecnico, che consistono nell'introduzione della lavorazione a filigrana e a granulazione (le 2 tecniche).

specifiche della produzione artigianale levantina). Non stupisce come Biblo fosse fortemente influenzata da tematiche nilotiche; infatti biblo detiene il monopolio del commercio di legno di cedro, considerato importantissimo dagli egiziani perché funzionale alla costruzione dell'arca solare di Amon; in cambio del legno di cedro gli egiziani commerciavano con i gubliti il papiro (N.B. !!! biblo come termine non deriva dal fatto che c'erano commerci di papiro sebbene ci sia il gioco di parole; è un calco greco della parola, o gebal o gubal, che è la parola semitica che si trova nelle tavolette di ebla). Una delle tematiche più rilevanti che si inseriscono in contesto gublita è quella del culto hathorico che si sovrappone al culto della baalat gebal, signora di biblo e divinità principale del pantheon della città. Un esempio di questa è questo busto hathorico in blu egizio; presenta la parrucca hathorica esembrerebbe un oggetto donato dal faraone come ex voto al tempio degli obelischi di Biblo. Questo manufatto in avorio è l'impugnatura di uno specchio e presenta sempre la testa hathorica, con anche le caratteristiche più tradizionali; ha la testa di animale (vacca), con le orecchie di mucca e le corna. È anch'esso un manufatto di importazione e dono del faraone alla corte gublita. Balsamario in ossidiana e oro che presenta il cartiglio di Amenemath III e quindi sicuramente riportabile anch'esso a un flusso di importazioni dall'Egitto. Veniva inserito nelle tombe regali perché un oggetto di grande pregio. Cofanetto in ossidiana e oro con nome di Amenemath IV. Anch'esso originario egizio, ritrovato nella necropoli reale di Biblo quindi facente parte dei beni suntuari, di lusso. Tutti oggetti inseriti nelle tombe dei sovrani perché funzionia presentarli come "faraoni" e ostentare così il loro potere. Ci sono poi dei

Manufatti originali egizi che però vengono modificati in loco. È il caso di questi scarabei egizi che sono stati inseriti in loco all'interno di montature; e per questo defunzionalizzati. Incastonati in un gioiello non hanno più la funzione di amuleto, anche perché così fissati coprono la faccia piatta con il geroglifico, sono usati solo in quanto emblema di potere.

Uno specchio con il manico in avorio a fiore di papiro e innesti di oro, il disco è in argento (gli specchi non erano in vetro ma in metallo lucidato). Proviene dalla necropoli reale di biblo ed è sempre oggetto importato, inserito all'interno degli oggetti di lusso. Lo specchio rappresenta il doppio, riflettendo assume la funzione di allontanare gli spiriti maligni perché crea un'alter-ego con cui difendere il morto.

Questo è un falso storico, un busto in pietra calcarea con cartiglio del faraone osorkon I. Si data grazie al cartiglio (il registro).

figurativo ellittico che serve per sottolineare il nome del faraone o dinasta) al 912-874, anni in cui regna osorkonI. Ce anche un’iscrizione che ricopre tutto il busto e datata al 9° secolo (secolo successivo a quello in cui regna osorkon). Questa è una testimonianza di come il dinasta di biblo, elibaal, volesse assumere il ruolo di faraone perchè si appropria di questo manufatto facendolo passare come una cosa fatta per lui quando in realtà è un ex voto inviato dal faraone osorkon al tempio di biblo per la baalat gebal.

Nel bronzo medio a biblo, oltre a doni diplomatici dei faraoni e quindi originali egiziani, si sviluppa anche una produzione di gioielli artigianale che copiano i modelli egiziani ma che da essi si distinguono per alcuni elementi.

Questo è un pettorale con il falcone con le ali spiegate e presenta anche altre due teste di falcone contrapposte alle estremità di ogni lato. Il falcone rappresenta horus in versione animale quindi

di potere o divinità. La scena è incorniciata da un motivo a zigzag, tipico dell'arte egizia, che rappresenta l'acqua e il movimento. Il medaglione è realizzato in oro e decorato con pietre preziose, come lapislazzuli e turchese, che erano molto apprezzate dagli antichi egizi. Questo tipo di gioiello era indossato dai sovrani come simbolo del loro potere e della loro connessione con il mondo divino.
divini (anche per il pet)
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/01 Storia del vicino oriente antico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gine4600 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di archeologia e storia del vicino oriente antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Secci Raimondo.