Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 39
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 1 Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 39.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Archeologia del vicino Oriente mediterraneo Pag. 36
1 su 39
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Architettura Palatina

Il palazzo reale, dove risiedeva il re di Ugarit (ogni città stato aveva un sovrano che però era sottomesso all'Egitto). Era un edificio enorme dotato di un ingresso porticato situato a nord-ovest; l'edificio presentava un grande numero di ambienti interni articolati in 5 cortili principali. Nel 5° cortile, il più grande, era presente un giardino interno sul quale si affacciavano una serie di ambienti; spesso gli ingressi a questi cortili erano contrassegnati da colonne, una caratteristica tipicamente siriana e che contraddistingueva i cortili delle udienze all'interno dei palazzi, in questo caso però erano usati come ingressi a dei semplici cortili. Il palazzo era costruito interamente in pietra, diversamente dai palazzi mesopotamici costruiti in argilla, ed era dotato di un primo piano, come testimoniano le scale, dove erano conservati gli archivi palatini; costituiti da tavolette d'argilla scritte in

caratterecuneiformi che rendono la lingua ugaritica. Anche in questo caso sitratta di migliaia di tavolette che attestano i rapporti con l'egitto ele altre città del vicino oriente, e che danno importanti informazionisull'economia della città.

Il palazzo sud (immagine sinistra) è molto più piccolo ed è caratterizzato da un ingresso a sud anch'essocolonnato, tipico dell'architettura palatina siriana; è untipo di ingresso che anticipa quello documentato neikhilani a emar (città dell'entroterra), i palazzi dirappresentanza tipici della siria dell'età del ferro. Ilpalazzo nord (immagine destra) anch'esso più piccolo econ lo stesso ingresso colonnato degli altri due.

ARCHITETTURA RELIGIOSA: Mentre i centri dell'entroterra conservano nel tardo bronzo latradizione siriana del tempio in antis (come testimoniato dai templi di ba'al e astarte a emar) icentri costieri evidenziano una

maggiore varietà planimetrica dovuta ai contatti con altre regioni del mediterraneo orientale. Il tempio di Ba'al (dio della tempesta) era dotato di un muro curvilineo esterno e presentava un cortile dal quale si accedeva a un'antecella/vestibolo quadrangolare (più stretta) dalla quale si accedeva alla cella (più larga), l'ambiente sacro. Sia nel cortile esterno sia nelle murature erano presenti delle ancore monolitiche in pietra dotate di un foro che serviva per legarle alle imbarcazioni ed erano in parte riutilizzate nella costruzione delle mura dell'edificio e in parte offerte alla divinità. Questo ci fa desumere che il tempio di Ba'al fosse frequentato dai naviganti offerenti. Si trattava inoltre di un tempio torre, che per la sua notevole altezza, era visibile anche dalla costa; si è dunque dedotto che potesse trattarsi di una sorta di faro, alla cui sommità venivano accesi dei fuochi per essere visti dalla costa. Sempre

In prossimità del tempio di Ba'al sono stati rinvenuti altri materiali votivi, come le stele in calcare o le coppe metalliche in oro, che rappresentano un antecedente importante di una più recente produzione dell'età del ferro che viene definita siro-fenicia (elemento di continuità).

La cultura figurativa: i caratteri dell'arte medio-siriana inizialmente vennero definiti sotto il nome di "stile internazionale". Gli studiosi dell'arte del Vicino Oriente antico (Elèn Kartor e William Stevenson Smith), sulla base di una mostra tenutasi nel 1932 a New York nel Museo di Arte Moderna, presero in prestito questa definizione per indicare l'eclettismo delle manifestazioni artistiche siriane del medio bronzo. Successivamente, La Ferman ha introdotto alcune precisazioni riguardo la definizione di stile internazionale; mentre prima si definivano stile internazionale tutti i manufatti caratterizzati dall'eclettismo.

Ora viene utilizzato il termine perdefinire solo quei prodotti che avevano anche una circolazione internazionale. Ha coniato poi la definizione di stile levantino per definire quella serie di produzioni caratterizzate, si da ecclettismo, ma il cui significato poteva essere compreso solo dalle popolazioni locali siriane, a differenza di quelle in stile internazionale, comprese da tutti i popoli vicino orientali. Queste ultime erano in genere opere standardizzate di piccole dimensioni, nate soprattutto come doni per il sovrano (il dono, scambio sul piano etico e non economico e che prevedeva un contro dono) e contenevano messaggi di regalità indotta, raffigurazioni che legittimavano il possessore.

La testata di letto in avorio (metà XIV a.c.) è stata rinvenuta nel palazzo reale di Ugarit (in stile levantino prodotta a Ugarit, in quanto veicola l'ideologia ugaritica ovvero locale), in particolare in un ambiente (44) che si affacciava sul cortile 3. La testata

Secondo alcuni studiosi, la testata del letto doveva appartenere al sovrano, mentre altri ritengono che sia stata portata successivamente nell'ambiente 44. Altri ancora ritengono che l'ambiente 44 fosse una sorta di officina per la produzione dell'avorio. Sicuramente lo studio delle iconografie riprodotte sulla testata indica un fortissimo riferimento all'ideologia regale ugaritica che accerterebbe la prima ipotesi.

La testata apparteneva a un letto in legno riferibile a una tipologia egiziana, presentava 4 piedi in legno terminati a zampa di leone. Non si è conservata l'intelaiatura in legno ma solo alcuni pannelli in avorio che dovevano essere incastonati con funzione decorativa ma anche al fine di trasmettere l'ideologia regale ugaritica.

Si tratta di 12 pannelli a bassorilievo disposti a 6 a 6 (sei da un lato e sei dall'altro) affiancati ciascuno all'estremità da due figure di albero sacro realizzate a ritaglio. I pannelli misurano circa 10cm.

di larghezza tranne i 2 più importanti al centro che misurano 12 cm di larghezza e raffigurano uno, il sovrano e l’altro, una divinità femminile quadrialata. In generale però tutti i pannelli sono collegati tra loro dal punto di vista del significato e sembrano raffigurare una processione, che si snoda sul lato 1 da sinistra verso destra e prosegue sul lato 2 opposto nella stessa direzione, diretta verso il fulcro della composizione, la divinità quadrialata. Il primo pannello del lato 1 presenta una figura femminile nuda stante (simbolo di fertilità) e che tiene con la mano sinistra un buoquet e con la destra l’ankh, un elemento tipico egiziano simbolo della vita. Presenta però un’acconciatura tipicamente siriana con due riccioli che scendono ai lati del volto. Il pannello successivo mostra una figura maschile nell’atto di colpire con una lancia un leone, è abbigliato alla maniera egiziana, con un copricapo detto khepresh.

(utilizzato dal principe ereditario). È una tipica scena di caccia che esalta il ruolo del sovrano nel proteggere i suoi sudditi dal male. Il pannello successivo mostra un personaggio armato di spada intento a colpire, con la destra, un nemico inginocchiato che viene afferrato per i capelli con la sinistra. Richiama un'iconografia molto diffusa in Egitto fin dall'epoca predinastica (fine 4° millennio) presente ad esempio nella paletta di Narmer, la quale mostra il faraone che impugna una mazza con il braccio destro sollevato sul nemico inginocchiato. Si tratta dunque di un'iconografia egiziana rielaborata alla maniera siriana, di fatto ha pochissimo di egiziano se non lo schema generale dei personaggi. Dal punto di vista del significato è un'esaltazione del ruolo del sovrano. Nel pannello successivo sono raffigurati due soldati in abbigliamento egiziano ma con armi siriane, come l'arco a forma triangolare o le armi che i soldati portano sulle

spalle (allusione al ruolo del sovrano come combattente o comandante). Nel pannello successivo è raffigurato un offerente, che tiene in braccio un leoncino (la divinità quadrialata è di tipo fertilistico come Ishtar il cui animale sacro era il leone); porta un abbigliamento all'assira (tipico mesopotamico) che ricorda quello dei manufatti di Ebla, aperto sul davanti a mostrare la gamba coperta con un gonnellino. Nell'ultimo pannello all'estrema destra c'è un personaggio maschile abbigliato alla maniera egiziana e rivolto verso sinistra, in direzione contraria a quella della processione; la sua direzione tuttavia potrebbe corrispondere a un'esigenza di simmetria, tra il personaggio all'estrema sinistra e quella all'estrema destra. Si tratta presumibilmente di un dignitario egiziano che solleva le braccia in segno di rispetto al cospetto del faraone. Alle due estremità del primo lato ci sono i 2 alberi sacri, visione fortissima.

al tema della vita. L'altro lato della testata è quello posteriore e il primo pannello a sinistra raffigura un offerente maschile incedente con in braccio uno stambecco. Il pannello successivo raffigura un cacciatore che tiene sulle spalle un cervo ed è accompagnato da un cervo passante, porta un abbigliamento tipico del sovrano siriano. Il pannello successivo figura femminile raffigura una che tiene con la destra un bouquet di fiori e con la sinistra un vaso rituale, ha una lunga veste cinta alla vita e un'acconciatura di tipo siriano. Infine c'è la divinità femminile quadrialata caratterizzata da una corona atorica e un'acconciatura atorica che presenta due boccoli che scendono ai lati del volto, entrambi elementi tipici egiziani che richiamano la dea athor (dea della fertilità); osservando meglio, però, si nota che la corona atorica è diversa da quella egiziana, presenta infatti al centro una rosetta, quindi non è

Un elemento che deriva direttamente dall'Egitto, è mediato dal mondo anatolico (gli ittiti). Si è dunque pensato, sulla base di questo particolare, che i rapporti tra Ugarit e l'impero ittita fossero buoni, anche perché questa dovrebbe essere la testata del letto del sovrano. La divinità è quadrialata e questo è un elemento inusuale nella cultura siriana, mentre sono stati trovati manufatti simili in Mesopotamia ma che connotano figure di geni e non divinità. Anche il fatto che allatta 2 bambini è tipico egiziano, richiama la raffigurazione di Iside che allatta Horo. C'è però una discrepanza, qui ci sono 2 bambini e non 1 solo. Si è dunque pensato a due figure divine fuse insieme in un'unica immagine, Anat (divinità siriana di tipo fertilistico) e Asherat. Per altri la duplicazione del bambino è dovuta ad esigenze di simmetria. In ogni caso si tratta di una divinità della fertilità.

a il re, simboleggiando l'unione tra il potere regale e divino. La regina indossa un abito riccamente decorato e tiene in mano un ventaglio, simbolo di autorità e potere. La sua figura è circondata da fiori e piante, simboli di fertilità e prosperità. La scena rappresenta l'importanza della regina come figura di supporto e sostegno al re nella gestione del regno.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
39 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/01 Storia del vicino oriente antico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gine4600 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di archeologia e storia del vicino oriente antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Secci Raimondo.