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Le coppe di Star Bowls

Le coppe di Star Bowls hanno un gusto orientalizzante. La coppa di Olimpia (dal santuario, quindi un'offerta che trasmette evocazione e richiesta) oltre a temi di fertilità (poi tipici del trend siro-fenicio) vede il trasferimento su supporto figurativo del concetto di regalità indotta tramite la riproposizione del racconto di Gilgamesh: qui lui e Enkidu, l'amico salvato dagli inferi, abbattono Humbaba qui reso come un grifone trafitto con una lancia (nel mito originale è un mostro antropomorfo e deforme pugnalato). I personaggi hanno tiara ovoide mesopotamica e veste lunga dietro assira. Il concetto è del trionfo dell'ordine sul caos. Nelle metope laterali la madre nutrice Astarte che allatta, rimanda a Iside con Horus e parrucca egiziana. Davanti a lei un tavolo con pani azimi e un simbolo astrale (la falce lunare che inquadra il disco solare di forma ellittica). Poi una donna che offre libagione con il principio, già protodinastico della.

isocefalia per enfatizzare la divinità seduta. Dalla parte opposta una raffigurazione simmetrica ma con maschi al posto delle femmine. In basso musicisti con doppio flauto, timpano e lira suonano la musica che in genere accompagna i rituali fertilistici di Astarte. Le figure interposte alle metope sono Melqart (riconoscibile dall'acconciatura a lobi rigonfi come nelle maschere di Tiro) e Astarte (che si tocca i seni), e incollano l'iconografia raccontando di una ierogamia che ricalca il potere della coppia regale (su un suppedaneo). La divinità è riconosciuta dal disco solare.

Questo sincretismo religioso è dovuto ai committenti di varia nazionalità e al progressivo maggior arbitrio del toreuta. L'eclettismo è l'unione di elementi culturali diversi che rende difficile la catalogazione, deriva dall'assemblaggio manierato ma con significati religiosi, con originalità: i manufatti si classificano in base alla funzione.

commerciale o religiosa. Vi erano anche semplici riempitivi geometrici senza significato. L'iconologia è lo studio dell'immagine volta alla sua interpretazione, non solo identificazione del soggetto. L'iconografia è il complesso delle rappresentazioni relative a un determinato soggetto, studia il ritratto come documentazione storica, gli elementi compositivi e grafici.) Il trend fenicio-cipriota (coppe ritrovate a Cipro del VII) vede al centro il sovrano che abbatte il nemico (tema orientale derivante da Egitto, dove il faraone simbolicamente ristabilisce l'ordine, simbolo di regalità indotta per esaltare il sovrano o legittimare un membro sugli altri; questa iconografia è riproposta anche su altri supporti e materiali, secondo la cultura d'immagine questa assume un ruolo autonomo rispetto al supporto su cui è proposta). Il modo di questo trend è orientale ma anche greco. La coppa di Idalion nel fregio esterno vede un

Racconto che procede per fotogrammi (eroe che raggiunge la divinizzazione con delle prove da superare) con la rappresentazione anche del paesaggio: il combattimento con un leone è una scena di caccia in ambiente boschivo. Dal contesto egizio deriva il potere espressivo e religioso per la rappresentazione antropomorfa dovuta all'aniconismo. La coppa di Preneste (sede di un principe etrusco) mostra una pregiate iconografia simile a quella di Kourion: nel fregio esterno un principe esce dal suo palazzo su un carro riparato da un ombrello tenuto da un inserviente (come per rappresentazioni di sovrani neo-assiri); il racconto procede per fotogrammi con senso di lettura dato dal serpente esterno, simbolo cosmogonico: su un altura il principe vestito da sovrano paleo-siriano (veste lunga dietro e tiara ovoide) ciba il cavallo, compie rituali e offerte davanti a un altare con fiamme accese sorvegliato da un disco solare alato (corpo simile a un uccello, le braccia poi tengono il carro, ha

Una parrucca torica con due volute) come simbolo di legittimazione; scontro con un mostro cinocefalo inginocchiato e ucciso con ascia e coltello. In un'altra coppa da Preneste sempre il tema centrale del faraone che abbatte il nemico e decorazioni per horror vacui con oggetti simmetrici ma manierati; vi sono scritte in geroglifico ma senza senso (il messaggio è figurativo non scrittorio), forse un tratto distintivo, una firma dell'artigiano. La mitografia non scritta (persa per il clima umido a differenza dell'Egitto dove i rotoli si conservano) dell'essere divinizzato tramite prove ritorna nelle raffigurazioni di Melqart, assimilato al semidio Eracle): egli è una divinità inventata a tavolino per legittimare re Hiram I di Tiro nel X, è associato ad Astarte. È raffigurato su uno scarabeo di Ibiza del V associato a Eracle per l'ostentazione del valore gerarchico, su scarabei di Tharros del V, su rasoi da Cartagine e sulla stele di

Aleppo del X-IX. Il personaggio è barbuto, con capelli lunghi, con una tiara ovoide, la veste lunga dietro e l'ascia fenestrata; in mano ha una stilizzazione dell'ankh, il simbolo egiziano della vita. C'è un'iscrizione del sovrano Bar-Adad che dedica la stele al dio protettore di marinai, mercanti per cui vengono fatti rituali citati già da Eliodoro in età greca.

Gli avori realizzati a intaglio vedono una produzione più intensa a Nimrud, Megiddo e Kamid el Loz, vengono classificati in base alla scuola/tradizione, identificata da una precisa tecnica o stile.

La tradizione nord-siriana vede manufatti a tutto tondo ed alto rilievo con figure ricorrenti come una sfinge con volto umano e tiara siriana, un toro di profilo con enormi corna, un leone con tratti anatomici a intaglio, capridi rampanti e un gusto per il riempimento. Scuola della fiamma e della fronda: pissidi decorate sul bordo e sul coperchio con animali a tutto tondo per la presa.

hatorica; testata di letto con 7 pannelli

Un racconto in sequenza, simmetrico rispetto a un elemento centrale (composizione araldica), qui è raffigurata la dea (ripetuta in serie, iterata) con il fiore e una veste siro-fenicia liscia con una cinta in vita con quattro ali (che rimandano al demone Lilith o a Iside/Nefti). Forse raffigura Astarte che evoca vita e fertilità (fiore simbolo di rinascita), acconciata alla siriana come nella scultura siro-anatolica dell'VIII.

La tradizione sud-siriana o intermedia è un collegamento tra la prima e la fenicia. Gli intagliatori usano gli scalpelli come gli scultori per riprodurre immagini che fanno capo a un repertorio egiziano avendo attenzione per la volumetria e la frontalità dei volti.

Scuola della parrucca e dell'ala (VIII): pannelli a traforo lavorati a giorno come una sfinge con la parrucca claft e la corona dell'alto Egitto, l'ala verticale (non sul corpo del leone come nell'originale egizio).

ornamenti vegetali e ornamentali/superflui, con una cornice ad arco che fa pensare a una parte simmetrica a specchio, proveniente da Salmanassar. Scuola della corona e della scaglia (per l'acconciatura a tasselli): riempimento completo all'intaglio, non traforo; figure egittizzanti di ambito egeo (cipriota e cretese) come un eroe che trafigge un leone (di ambito minoico, imberbe e parrucca claft a boccoli) con riccioli che cadono sul collo del grifone per enfatizzare la parte ornitomorfa del leone, la corona è resa male per incomprensione del modello (sembra una barchetta più che una corona dell'alto e del basso). Alla scuola appartengono temi di geni alati che trafiggono l'animale fantastico. La componente egea in ambito levantino è dall'VIII ma c'era già influsso minoico a Ugarit nel tardo bronzo (placca con la potnia theron a petto nudo che tiene capridi rimanda alla figura egea che tiene i serpenti. Scuola del naso aquilino:

personaggi frontali con veste assira (lunga con petto scoperto e scuolatrasversale), capigliatura divisa in bande neo-assira; composizione a traforo leggero; attenzione perle proporzioni anatomiche.

La tradizione fenicia (VIII) è attenta alla policromia e alla leggerezza delle forme con un intaglioarioso. Le tecniche sono a traforo, a giorno e a cloisonné (spazi cavi riempiti di conchiglia emadreperla). Il gruppo ornato (VIII), con pannelli usati in serie per decorare ampie superfici, vedeuna definizione cromatica sia della scena che della cornice. Il basamento è lavorato a incaviromboidali. Nella scena dell’etiope sbranato dalla leonessa (VIII, Nimrud), laminata in oro, lo sfondovede un contesto vegetale con palmette incavate riempite a pasta vitrea; l’iconografia è egiziana delfaraone che abbatte il nemico, qui uno dei neri di Erodoto, riccio e camuso, con dettagli fisionomicievocativi degli schiavi. Questa formula è di regalità.

individuo e della sua vitalità. Altri elementi decorativi presenti sono le sfingi, simbolo di potere e saggezza, e i leoni, simbolo di forza e coraggio. Nel complesso, l'arte fenicia si caratterizza per la sua ricchezza simbolica e decorativa, che riflette la complessità della cultura fenicia e la sua connessione con l'antico Egitto.Il ruolo della regina. Un grifone a traforo a champlevé dove il fondo è allo stesso piano della figura secondo una tecnica mono planare con l'asportazione superficiale: i colori sono direttamente sulla superficie.
Dettagli
A.A. 2019-2020
26 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/05 Archeologia e storia dell'arte del vicino oriente antico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mottafrancesco2000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di archeologia e storia del vicino oriente antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Secci Raimondo.