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FRONTE ITALIANO

Questo fronte fu caratterizzato da un'infinita sequenza di attacchi e contrattacchi, che davano per risultato finale spostamenti minimi. Dopo il fallimento delle grandi offensive italiane tra giugno e dicembre del 1915, questa linea si stabilizzò lungo l'Isonzo. Si combatteva su terreni anche molto impervi, persino sulle Alpi in alta montagna. Quella del 1914/1918 fu essenzialmente una logorante guerra di posizione.

Nel corso dei combattimenti, divenne presto evidente che le buche e i semplici fossi offrivano un riparo molto più sicuro e meno facilmente individuabile dal nemico. Si cominciarono così a scavare decine di migliaia di km di trincee, in cui i soldati vivevano e combattevano. Si estendevano dal Mar del Nord fino alla Svizzera e dal Trentino all'Adriatico.

Il luogo dello scontro non era più fisso ma soggetto a continui piccoli spostamenti: quasi sempre di poche decine o centinaia di metri. Si iniziò a misurare le

battaglie in mesi: 10 quella di Verdun, 4 e mezzo quella della Somme, poco più di 3 quella di Passchendaele. In Italia, dove il fronte restò sostanzialmente immobile, tra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1917 si svolsero le 12 battaglie dell'Isonzo.
La nozione di trincea era molto vaga a seconda della natura del terreno e delle necessità difensive; potevano essere piccole buche o semplici fossati, profondi anche meno di un metro e protetti da muretti a secco o da sacchetti pieni di terra. Qui gli occupanti erano costretti a restare accovacciati o distesi a terra. Dove il terreno lo permetteva come sulle Alpi, si aggiunsero caverne artificiali.
La vita in trincea comportava molte sofferenze, soprattutto a causa delle mancanze di acqua e cibo, e per le condizioni igieniche impossibili. Si diffuse anche un'onda di colera che nell'estate del 1915 partì dall'Europa orientale e giunse fino in Italia.
La morte anonima e di massa rappresentòuno dei caratteri più tragicamente moderni del conflitto. Esisteva un nemico ancora più insidioso: la convivenza con l'orrore, la vista di compagni e nemici morti. Questa condizione quotidiana poteva logorare l'equilibrio mentale. Furono centinaia di migliaia i militari ricoverati negli ospedali psichiatrici. Tra i soldati di paesi nemici a volte veniva, più o meno tacitamente, stabilito un patto del "Vivi e lascia vivere", che consisteva nello spararsi addosso il meno possibile. Nel Natale del 1914 si ebbero veri momenti di fraternizzazione tra inglesi e francesi da una parte e tedeschi dall'altra. Molti furono i soldati disposti ad atti di autolesionismo pur di non combattere più. In Italia circa diecimila soldati furono riconosciuti colpevoli di autolesionismo. L'autolesionismo e le diserzioni erano puniti con ergastoli e in alcuni stati anche con la morte. L'assoluta autonomia che Luigi Cadorna, capo di stato maggiore

dell'esercito italiano, era riuscito aottenere, lo liberò da ogni controllo del governo e del parlamento nelle questioni della guerra. Egliintrodusse la massima severità al fronte. In Italia, venne autorizzata non solo la possibilità per gli ufficiali dipraticare fucilazioni sommarie, cioè senza alcun processo, ma addirittura la decimazione. La drammaticaseverità era legata anche alla tradizionale diffidenza che la classe dirigente nutriva nei confronti delle classipopolari.Il malcontento per i mancanti avvicendamenti in prima linea e per la troppa prolungata assenza da casa,poteva far sentire i soldati traditi dai propri comandanti, tanto da spingerli, in alcune occasioni, a veri epropri ammutinamenti. In Francia nel maggio del 1917 tra i 30 e i 40 mila soldati, rifiutarono di obbedireagli ordini superiori e di tornare in prima linea.Sia in Francia, che in Italia l'opinione pubblica più nazionalista sosteneva che erano stati i

Disfattisti ovvero isocialisti a piegare, con la loro propaganda, il morale delle truppe. Ma le vere cause erano state: la stanchezza e le licenze irregolari.

Il Premier Petain, una volta salito al potere, portò una politica più rispettosa delle condizioni di vita dei soldati. Egli diede l'ordine di migliorare l'assistenza a chi tornava dai turni in prima linea e di concedere più licenze.

In seguito divenne Premier Clemenceau, detto il tigre. Costui avrebbe guidato il paese fino alla fine del conflitto, diventando il padre della Vittoria.

Un sostegno importante per i soldati, lo si trovò anche nella religiosità popolare. Importante fu infatti la presenza dei cappellani militari. Nei vari eserciti furono loro, insieme ai pastori protestanti e ai rabbini, a prestare assistenza religiosa ai combattenti.

Molto importante, per superare le grandi difficoltà della guerra, fu, per i soldati, il legame tra commilitoni: il cameratismo e la solidarietà.

interna al gruppo. Non a caso molti eserciti adottarono il sistema di creare reggimenti sulla base delle stesse provenienze territoriali. L'applicazione più famosa di questa logica furono i "Pals Battalions inglesi", i battaglioni di amici, i quali raccoglievano nelle stesse unità gruppi di compagni di classe, squadre di calcio di lavoro e amici di vicinato. Il conflitto, separando le famiglie, sollecitò tutti a prendere in mano una penna per continuare a tenere invita i rapporti familiari. La guerra costituì dunque un potente fattore di alfabetizzazione di massa. Divenne sempre più frequente l'utilizzo di autoambulanze, di aerei attrezzati per il trasporto di barelle, di treni e navi ospedale. La Grande Guerra rappresenta anche il primo caso di mobilitazione femminile: le infermiere volontarie della Croce Rossa (le crocerossine). Il fatto venne accolto dall'opinione pubblica con reazioni contradditorie, anche perché metteva

In discussione il tradizionale paradigma: "La guerra è di competenza strettamente maschile".

Il corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa era stato inaugurato dalla regina Elena a Roma nel 1908.

Economia, società e donne in tempo di guerra.

Tra il 1915 e il 1918 le dimensioni delle industrie interessate dalle commesse belliche crebbero in modo importante. La mobilitazione di ogni risorsa umana e di materiale disponibile divenne totale. La dottrina liberale aveva teorizzato la libertà dell'iniziativa privata, ma, tra il 1914 e il 1918, tutto fu completamente rovesciato. Lo Stato iniziò ad assumere un ruolo direttivo nella vita nazionale, finanziando le imprese utili agli scopi bellici. Ciò comportò innanzitutto un'enorme crescita degli apparati burocratici statali, l'inasprimento del prelievo fiscale in tutti i paesi e il rastrellamento del risparmio. Quest'ultimo fu realizzato attraverso imponenti campagne propagandistiche.

che invitavano i cittadini a sottoscrivere i prestiti nazionalisti finalizzati a sostenere le enormi spese richieste dalla guerra. Furono creati anche enti specifici per gestire l'emergenza. In Italia nacquero il "Ministero degli approvvigionamenti e consumi" e il "Ministero dell'assistenza e delle pensioni di guerra". Nel 1915 fu inoltre istituito il "Sottosegretario per le armi e le munizioni". Nel 1915 anche in Gran Bretagna nacque il Ministero degli approvvigionamenti. Il Dicastero, che divenne il più grande gruppo commerciale del mondo, finanziò la ricerca industriale e migliorò le tecniche della produzione di serie. Strutture simili nacquero anche in Francia, Germania e Russia. A differenza di quanto avveniva in Gran Bretagna, dove ci fu anche un'intelligente politica di aumento dei salari, negli altri paesi, Italia compresa, non si riuscì a realizzare un efficace politica di controllo dei costi e dei profitti.relativi ai beni di consumo, alle armi e alle munizioni destinate all'esercito. Dove fu possibile, come in Francia e in Gran Bretagna, furono assoldati lavoratori provenienti dalle colonie o da altre nazioni (spagnoli e cinesi). Dove non fu possibile, si provvide a costringere al lavoro forzato i soldati nemici e persino i civili delle regioni occupate, come in Germania. Dappertutto si fece ricorso al lavoro minorile e a quello femminile. Ci fu una progressiva femminilizzazione di alcune occupazioni. Le donne entrarono in altri settori, come conducenti di tram, portalettere eccetera. Anche se salari e stipendi erano nettamente inferiori a quelli maschili. In Italia, 200.000 donne andarono a lavorare nel settore militare, concentrato prevalentemente nel cosiddetto triangolo industriale, fra Piemonte, Lombardia e Liguria. Molte ebbero un ruolo importante nelle attività di assistenza al fronte e nelle retrovie. Altre diventarono le cosiddette "madrine di guerra", che dopo averospedali, i bambini furono coinvolti attivamente nella guerra. Venivano organizzate raccolte di fondi per sostenere l'effort bellico, venivano istruiti sulle virtù patriottiche e venivano incoraggiati a fare sacrifici per la nazione. La guerra coinvolse anche le famiglie, che si trovarono a dover affrontare la separazione dai propri cari e a dover fare i conti con la paura e l'incertezza. Molte donne si trovarono a gestire da sole la famiglia e a dover fare i conti con la scarsità di cibo e risorse. Nonostante le difficoltà, la guerra portò anche dei cambiamenti positivi nella società. Le donne, ad esempio, ottennero il diritto di voto in molti paesi dopo la guerra, grazie al loro contributo allo sforzo bellico. Inoltre, la guerra portò alla nascita di nuove tecnologie e innovazioni che avrebbero cambiato il mondo. In conclusione, la Prima Guerra Mondiale fu un evento che coinvolse tutti gli strati della società, uomini, donne e bambini. Fu un periodo di grande sofferenza e sacrificio, ma anche di cambiamenti e trasformazioni che avrebbero segnato il futuro.

Ospedali, anch'essi divennero un elemento fondamentale nel cosiddetto fronte interno.

Rivoluzioni 1917

La prima rottura rilevante nel fronte interno si ebbe in Irlanda. La guerra aveva attenuato, in parte, i conflitti tra il Governo di Londra e l'ala repubblicana indipendente dei Feniani (gruppo indipendente il cui scopo era la creazione di una repubblica indipendente dal Regno Unito, in Irlanda). Questi ultimi cercarono addirittura il sostegno dei tedeschi, anche se non riusciranno a ottenerlo. Nondimeno, nel giorno di Pasqua 1916, il movimento organizzò a Dublino un'insurrezione, che provocò varie centinaia di morti e si concluse con molte fucilazioni di insorti.

La stanchezza per la guerra emerse chiaramente ovunque. L'Union Sacrée, cioè l'accordo tra le principali forze politiche che avevano caratterizzato i primi anni di guerra, entrò in crisi pressoché ovunque.

In Francia, socialisti e cattolici presero le distanze dal

sionarono per una politica di pace, ma furono sconfitti alle elezioni dal partito conservatore che sosteneva una linea più dura contro il Terzo Reich. In Francia, il governo di Vichy collaborò con i nazisti e perseguì una politica di collaborazione anziché di resistenza. In Italia, il regime fascista di Mussolini si alleò con la Germania nazista e partecipò attivamente alla guerra. In Giappone, il governo militare promosse l'espansione territoriale e l'aggressione contro altri paesi, portando alla guerra nel Pacifico. In Unione Sovietica, Stalin guidò il paese nella lotta contro l'invasione tedesca e alla fine contribuì alla sconfitta del Terzo Reich.
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Publisher
A.A. 2020-2021
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bellabro01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia Contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Sangiovanni Andrea.