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MONDIALE
La Prima Guerra Mondiale o Grande Guerra, chiamata così perché coinvolse
un po’ tutte le grandi potenze del mondo, scoppiò nel 28 luglio 1914, a causa
di un attentato a Sarajevo in Bosnia, da parte di uno studente serbo, che
volendo la libertà della sua patria, assassinò l’arciduca Francesco Ferdinando,
che sarebbe dovuto salire sul trono austriaco. La Serbia non riuscendo a
trovare questo criminale ricevette un ultimatum dagli austriaci in cui
chiedevano di portare avanti loro le ricerche per la cattura di questo omicida.
La Serbia non accettò, scatenando la Prima Guerra Mondiale, che vedeva la
Triplice intesa con: Francia, Gran Bretagna e Impero Russo contro la Triplice
Alleanza che comprendeva: Germania, Austria e Italia. L’alleanza dell’Italia
con Germania ed Austria, era però solo di tipo difensivo, cioè entrava in guerra
solo se una della sue alleata veniva attaccata. L’Italia era suddivisa in chi
voleva entrare in guerra e in neutralisti, ma l’unico responsabile dell’ingresso
dell’Italia in guerra è Vittorio Emanuele perché il Parlamento italiano
III,
voleva no alla partecipazione alla guerra, ma il re li minacciò di dimettersi, e
cosi loro per evitare la brutta figura al re votarono di si. L’Italia però non si
schierò dalla parte di Austri e Germania, ma ben si entrò a far parte della
Triplice Intesa, perché questa alleanza aveva le aveva promesso che le
sarebbero ridate le terra che le spettavano geograficamente e che invece
possedeva l’Austria. Questa guerra era una vera e propria carneficina, perché i
soldati morivano come delle mosche. In Italia essendoci la coscrizione
obbligatoria, gli uomini pensavano a qualsiasi scusa e giustificazione
plausibile per non partecipare a questa guerra a volte anche ingannando la
polizia. La guerra si combatteva nelle trincee, che erano dei corridoi scavati
nel terreno, profondi circa 2 metri, larghi circa un metro, un metro e mezzo e
lunghe anche chilometri e chilometri. Davanti a queste trincee erano posti
sacchi di sabbia e terreno per proteggersi dai
proiettili, e anche rotoli di filo spinato alti 1
metro e mezzo
per bloccare i
soldati nemici
quando
volevano
entrare nelle trincee nemiche. C’erano tre tipi
di soldati:
gli artiglieri che si occupavano dei cannoni e avevano il
• compito di rompere il filo spinato delle trincee nemiche;
i fanti che si trovavano nelle trincee, ed era il tipo di
• soldato più pericoloso;
i cecchini che erano dei soldati che sparavano a tutto
• quello che vedevano o che si muoveva
i commando, che erano un gruppo di soldati speciali,
• incaricati di tagliare il filo spinato delle trincee nemiche con cesoie, però
agivano nel cuore della notte.
La vita dei soldati in trincea era durissima loro
combattevano con qualunque condizione climatica,
non c’era mai sosta, solo la notte. Quando pioveva si
formavano della grandi pozzanghere d’acqua fredda
nelle trincee, e le scarpe dei soldati avendo le suole di
cartone subito cedevano, e questi fanti stavano
giorni e giorni con gli arti inferiori in quest’acqua che portava al marcimento
dei tessuti, perché il sangue non circolava più e la parte marcita doveva essere
amputata, altrimenti si rischiava di compromettere anche i tessuti adiacenti.
L’ospedale era arrangiata in una tenda e le amputazioni venivano eseguite con
seghe a mano. Alcuni soldati che partecipavano alla guerra non reggevano
tutto lo sconforto del campo di battaglia, le grida che lanciavano i soldati che
dicevano “ mamma, mamma “ oppure in tedesco “ mut, mut “, e per lasciare la
guerra prima escogitarono un metodo di estremo coraggio, cioè alzavano la
maro da fuori la trincea, e si facevano sparare alla mano, così venivano
considerati feriti e venivano mandati a casa, altri invece, meno coraggiosi si
affidavano ai compagni per farsi ferirsi, però in questo caso, siccome che lo
sparo avveniva da più vicino, il soldato manteneva un pezzo in mano così
attutiva il colpo del proiettile altrimenti sarebbe saltata la mano. Un altro
lato negativo delle trincee erano i pasti infatti essi arrivavano a notte fonda,
quando la guerra era in pausa. Le cucine che erano da campo, allestite in una
tenda, si trovavano molto lontane dalle trincee e per il trasporto si impiegava
molto tempo infatti questo cibo ai soldati arrivava a volte crudo, altre volte
scotto, insipido e stantio. I mezzo di trasporto del cibo erano degli animali
come cavalli, asini e muli, che muovendosi potevano provocare rumore o versi e
i soldato nemici udendo tutto questo, sparavano alla ceca e colpivano questi
poveri quadrupedi, quindi non morirono solo uomini ma anche un gran numero
di animali in questa guerra. La parte più brutta era quando il generale
ordinava di uscire dalle trincea propria per assaltare quella nemica. Appena si
metteva il piede fuori da questo rifugio, si veniva puntati dalle mitragliatrice
avversarie e sparato, non c’era nulle da fare, questa era la fine che si faceva
fuori dalla trincea, ma alcuni si riparavano nei crateri scavati dalle bombe a
mano, come fece un certo Ungaretti, che nascosto un una buca o dietro altri
ripari, scrisse le sue poesie. Un diritto che avevano i soldati era quello di
scrivere le lettere ai propri parenti e cari, che venivano spedite senza