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Estratto del documento

I tratti semantici sono le diverse componenti del significato intensionale di un termine. Essi possono avere:

• Funzione denotativa, cioè delimitano l’insieme dei referenti a cui il termine può riferirsi

• Funzione connotativa, cioè qualificano il referente in questione mettendone in evidenza determinate

proprietà

La competenza lessicale di un parlante consiste nel vario grado di conoscenza intensionale ed estensionale

che il parlante possiede del lessico di una lingua. Dunque i vari parlanti si distinguono per il loro grado di

competenza lessicale.

La scelta di un’espressione referenziale è legata a vari fattori:

• Segnalazione dell’accessibilità del referente, ovvero quanto esso è identificabile in modo univoco

per i parlanti (identificazione di un referente) e quanto è presente all’attenzione dei parlanti in un

dato momento del discorso (attivazione di un referente)

L’accessibilità di un referente dipende da:

L’insieme di conoscenze condivise fra i parlanti o supposte tali

 La situazione

 Il modello di discorso in atto

• Segnalazione della connotazione del referente, che spiega il rapporto fra il parlante e il referente

• Segnalazione di mosse comunicative, che fa riferimento a particolari usi delle espressioni

referenziali nel discorso (es: la ripetizione per rimarcare un concetto)

Orientarsi nel contesto

2.

Molti dei riferimenti contenuti in un dialogo o in un testo possono essere interpretati solo grazie a un sistema

di orientamento, costituito dalle espressioni indicali.

Il sistema di orientamento (campo indicale) può essere di tipo deittico (la deissi è un fenomeno per cui il

riferimento di alcune espressioni linguistiche è vincolato alle coordinate della situazione in cui avviene

l’evento comunicativo), cioè può avere come origine il parlante, nel momento e nel luogo in cui si svolge

l’enunciazione. Si distinguono così:

• deissi personale (che indica i ruoli dei partecipanti all’evento comunicativo)

• deissi spaziale (che organizza lo spazio -vicinanza/distanza- rispetto alla posizione dei partecipanti

all’evento comunicativo)

• deissi temporale (che colloca nel tempo gli eventi -anteriorità/posteriorità- rispetto al momento

dell’enunciazione)

Ogni campo indicale ha un suo centro detto origo. Per la deissi personale l’origo è il mittente del messaggio

(espresso attraverso I, II e III persona); per la deissi spaziale l’origo coincide con la posizione occupata dal

parlante mentre proferisce il suo enunciato (espressa da dimostrativi, avverbi e verbi come “venire” e

“andare”); per la deissi temporale l’origo coincide con il momento in cui il parlante proferisce il suo

enunciato (espressa da aggettivi, avverbi, espressioni avverbiali e da molti tempi verbali).

Altro tipo di deissi è quella sociale, che segnala i rapporti sociali esistenti tra gli interlocutori e messi in

gioco nello scambio comunicativo. In italiano un esempio di deissi sociale è l’opposizione tra il “tu” e il

“lei”, con cui il parlante segnala il proprio rapporto sociale nei confronti dell’ascoltatore in termini di

intimità e simmetria.

Molti studiosi riconducono la deissi sociale a quella personale.

Altro tipo ancora è la deissi testuale o logodeissi, che sfrutta il riferimento deittico spaziale e temporale in

un campo indicale che è quello del testo stesso. In questo caso l’origo è il testo stesso nel momento della sua

elaborazione.

Nel corso di una conversazione il centro deittico dei vari campi indicali muta continuamente, perché il

parlante adotta come origo se stesso e ogni ascoltatore deve quindi interpretare i deittici sulla base del

campo indicale del parlante. Ad esempio nel riportare un discorso altrui è possibile optare per il

mantenimento dei campi indicali originali (discorso diretto) oppure per una traslazione dei campi indicali

(discorso indiretto) nel nuovo sistema di orientamento.

La deissi fantasmatica è quella che si serve di indicali deittici per riferirsi a referenti non presenti nella

situazione, creando con l’immaginazione un contesto diverso da quello in cui effettivamente avviene l’atto

comunicativo (es: fornire indicazioni stradali, baby-talk, cioè il linguaggio rivolto ai bambini).

Il sistema di orientamento può essere poi di tipo anaforico (l’anafora è un fenomeno per cui il riferimento di

un’espressione linguistica è vincolato al riferimento di un’altra espressione del discorso, detta antecedente),

cioè è costruito a partire da un elemento evocato nel discorso (antecedente). L’antecedente può essere un

referente (anafora referenziale, rispetto a cui valgono relazioni di identità di riferimento, di senso o

relazioni di tipo associativo) o un punto spaziale o temporale evocato nel discorso (anafora spaziale o

temporale, rispetto a cui valgono relazioni di distanza/lontananza o di anteriorità/posteriorità).

L’individuazione dell’antecedente può essere mediata da informazioni morfologiche, semantiche,

pragmatiche.

L’enunciato come informazione

3.

Gli enunciati hanno come contenuto semantico situazioni, eventi, ovvero stati di cose validi per certi

referenti e in certe circostanze spazio-temporali.

Uno stesso stato di cose (contenuto) può essere trasmesso attraverso enunciati diversi e la specifica forma

che un enunciato assume in un discorso dipende dal modo in cui l’enunciato si inserisce nel modello di

discorso in atto, ovvero nell’insieme delle informazioni presenti e attive nel modello di discorso nel

momento in cui l’enunciato è proferito.

Nel variare la distribuzione dell’informazione (la disposizione dei costituenti di un enunciato) il parlante

agevola la comprensione da parte dell’ascoltatore, ovvero facilita il suo lavoro di integrazione

dell’informazione portata dall’enunciato nel modello di discorso in atto.

Nella forma che un enunciato assume agiscono principi di natura pragmatica riguardanti il modo in cui

l’informazione è organizzata. A tal proposito si parla di dinamismo comunicativo di cui sono dotate le

diverse porzioni dell’enunciato: il minimo dinamismo comunicativo è portato dagli elementi noti e

maggiormente condivisi fra gli interlocutori; il massimo dinamismo comunicativo è portato dagli elementi

non condivisi e nuovi, che costituiscono l’apice informativo e quindi il vero obiettivo comunicativo.

Tendenzialmente gli enunciati sono costruiti secondo un crescendo di dinamismo comunicativo, per cui nel

trasmettere un’informazione il parlante procederebbe partendo dai dati condivisi e meno controversi per poi

concludere sui dati non condivisi e controversi. Inoltre i parlanti tendono a segnalare con un accento di

maggior rilievo la porzione dell’enunciato con il maggior grado di dinamismo comunicativo (prosodia).

Il focus è la porzione di enunciato che ha il maggior grado di dinamismo comunicativo, ciò che costituisce

l’obiettivo comunicativo del messaggio, ed è perciò la porzione fondamentale. È normalmente collocato in

posizione finale ed è segnalato da un accento più rilevato.

Si definisce focus completivo un’informazione focale nuova, non posseduta in precedenza dall’ascoltatore.

Si definisce focus contrastivo una nuova informazione non semplicemente aggiunta ex novo, ma

selezionata fra più candidati alternativi evocati nel discorso.

Un focus completivo ha la funzione di aggiungere un’informazione segnalando che essa non è ancora parte

del modello di discorso; un focus contrastivo ha la funzione di fornire un’informazione segnalando in che

modo una precedente contenuta nel modello di discorso vada modificata: o attraverso una selezione o

attraverso una vera e propria cancellazione (in quest’ultimo caso si parla di focus

contropresupposizionale).

Il topic o tema è l’elemento informativo che il parlante presenta come “argomento” dell’enunciato, ciò a

proposito di cui intende parlare. È il punto di partenza di un enunciato e ha basso dinamismo

comunicativo. Spesso il ruolo topicale è assunto dal soggetto (elementi collocati in posizione iniziale).

Normalmente il topic è un elemento noto ed eventualmente già attivo nel modello di discorso, ma se così

non fosse lo si può segnalare in italiano con la frase presentativa “essere x che”, che serve appunto ad

introdurre un elemento nuovo nel modello di discorso.

Un particolare tipo di topic, detto antitopic, ha invece la funzione di attualizzare o riattualizzare un topic

identificabile per gli interlocutori, ma che il parlante ritiene possa non essere attivo per l’ascoltatore nel

momento attuale del modello di discorso (in quel momento non era argomento di conversazione). È

collocato in posizione finale.

Dunque le funzioni di focus e topic sono delle opzioni a disposizione del parlante per segnalare, in modo più

o meno esplicito, come va interpretata l’informazione che l’enunciato trasmette e come va integrata nel

modello di discorso. Sulla base di queste funzioni si possono individuare strutture informative

fondamentali:

• Enunciato presentativo: introduce nel discorso un nuovo referente

• Enunciato predicativo: dà informazioni a proposito di un referente posto come topic

• Enunciato eventivo: informa sull’accadere di un evento

• Enunciato identificativo: identifica il referente appropriato di una relazione predicativa

Altre funzioni discorsive possono essere:

• Funzione di setting: fornisce elementi che danno le coordinate spazio-temporali all’informazione

trasmessa

• Funzione di appello: richiama l’attenzione dell’interlocutore

• Funzione di apertura: il parlante segnala l’inizio del proprio enunciato o di una nuova sezione del

discorso

• Funzione di chiusura: il parlante segnala che intende cedere la parola ad un interlocutore

Un enunciato viene realmente “com-preso” quando viene integrato nel modello di discorso e quindi reso

compatibile con le conoscenze già possedute.

L’enunciato come azione: ciò che si dice e ciò che si fa

4.

Gli enunciati possono non solo descrivere e interrogare sulla validità di uno stato di cose, ma anche

promettere, richiedere, scommettere su uno stato di cose.

Chiamiamo le asserzioni, le domande, le promesse, le richieste, le scommesse atti linguistici. Un atto

linguistico è un’azione eseguita attraverso l’uso del linguaggio per produrre nell’interlocutore una reazione,

un mutamento di atteggiamento, di stato mentale, di comportamento. Infatti il linguaggio va a

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A.A. 2013-2014
15 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiarafratocchi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e sociolinguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Koesters Gensini Sabine Elisabeth.