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DEISSI E ANAFORA
La deissi è il fenomeno per cui il riferimento di alcune espressioni linguistiche indicali è vincolato alle coordinate della situazione in cui avviene l'evento comunicativo. Il parlante e l'ascoltatore utilizzano un campo indicale, ovvero un sistema di coordinate, ognuna con il proprio origo, o centro. Esistono tre tipi di deissi: 1. DEISSI PERSONALE: Indica i referenti in rapporto al loro ruolo. L'origo è il mittente del messaggio, da cui sono distinti il ricevente e i partecipanti "terzi". 2. DEISSI SPAZIALE: Organizza lo spazio rispetto alla posizione dei partecipanti. L'origine coincide con la posizione del parlante mentre proferisce il suo enunciato. 3. DEISSI TEMPORALE: Colloca nel tempo gli eventi rispetto al momento della comunicazione. L'origo è il momento in cui il parlante proferisce il suo enunciato. È stata individuata anche la deissi sociale, relativa ai rapporti sociali reciproci.tra gli interlocutori e messi in gioco nello scambio comunicativo. Il parlante segnala il proprio rapporto sociale nei confronti dell'ascoltatore in termini di intimità e simmetria, due elementi diversi nei vari sistemi linguistici (in alcune lingue, come il giapponese) la segnalazione della deissi sociale investe ampi settori del lessico e della morfologia, il sistema degli "onorifici"). La deissi testuale sfrutta il riferimento spaziale e temporale in un campo indicale, quello del testo stesso. Nel corso di una conversazione, il centro deittico dei vari campi indicali, l'origo, cambia in continuazione perché ogni parlante adotta come origo sé stesso, lo spazio attorno a sé e il momento del proprio discorso, mentre ogni ascoltatore deve interpretare i deittici sulla base del campo indicale del parlante. Se il parlante evoca dei campi indicali che non hanno come origo quello in cui avviene l'enunciazione, o se utilizza gli indicaliDeittici per parlare di referenti non presenti, si ha il fenomeno di “deissi fantasmatica”: il parlante crea con l’immaginazione un contesto diverso da quello in cui avviene la comunicazione.
L’anafora è il fenomeno per cui il riferimento di un’espressione linguistica è vincolato al riferimento di un’altra espressione del discorso, l’”antecedente”. Il legame anaforico può partire da diversi mezzi linguistici che costringono a cercare nel testo dei riferimenti, come l’ellissi, gli aggettivi e gli avverbi temporali, i tempi verbali composti di anteriorità, i pronomi personali di 3° persona, e gli incapsulatori, ovvero descrittori che hanno come antecedente non singoli referenti, ma eventi e situazioni.
Nelle anafore spaziali e temporali, le relazioni tra antecedente e anafora sono normalmente di ordine lineare (prima-dopo-coincidente). Nell’anafora personale, o referenziale, invece, la
relazione tra i due elementi è d'identità di riferimento ("anafora coreferente"): l'espressione si riferisce allo stesso referente dell'antecedente. Le relazioni introdotte dalla deissi e dalla metafora possono essere sfruttate in senso metaforico, per segnalare un atteggiamento emotivo del parlante verso l'ascoltatore o verso l'oggetto del discorso ("anafora o deissi empatica").CAPITOLO III – ENUNCIATO COME INFORMAZIONE
Gli enunciati hanno come contenuto semantico situazioni ed eventi, ovvero stati di cose validi per certi referenti e in certe circostanze spazio-temporali (uno stesso stato di cose può essere trasmesso attraverso enunciati diversi). La specifica forma che un enunciato assume in un discorso, la sua "struttura informativa", dipende dal modo in cui l'enunciato si inserisce nel modello di discorso nel momento in cui l'enunciato viene proferito. La Scuola linguistica di Pragaparla di “dinamismo comunicativo”: nella forma che assume l’enunciato agiscono principipragmatici relativi al modo in cui l’informazione è organizzata. Il minimo dinamismo comunicativo è dato dagli elementinoti e condivisibili, non controversi e non oggetto di discussione, mentre il massimo dinamismo comunicativo è portatodagli elementi nuovi e non condivisi, che costituiscono l’obiettivo comunicativo.
Nel trasmettere un’informazione, il parlante parte dai dati condivisi e meno controversi per poi concludere con i dati nuovie controversi. Il parlante, inoltre, tende a codificare sulla frase principale le informazioni con il massimo grado didinamismo (le più controverse), mentre su quelle secondarie le informazioni di sfondo.
FOCUS
Il focus è la porzione dell’enunciato con il maggior grado di dinamismo comunicativo, costituisce perciò l’obiettivo delmessaggio. È normalmente collocato in
posizione finale ed è segnalato da un accento più rilevato (evidente nei dialoghi di domanda e risposta). Il focus può essere di due tipi:
- FOCUS COMPLETIVO
- FOCUS CONTRASTIVO
Informazione nuova, non conosciuta dall'ascoltatore, che integra nel suo modello di discorso. Informazione nuova che non si aggiunge al modello di discorso, ma che viene selezionata tra più alternative (Chi ha pagato il caffè? Io) evocate nel discorso (L'hai già pagato tu il caffè, o lo pago io?)
TOPIC
Il topic, o tema, è l'elemento informativo che il parlante presenta come argomento dell'enunciato, ciò di cui si intende parlare. L'interlocutore è invitato a immagazzinare le informazioni successive come relative al topic proposto dal parlante, e ad organizzarle secondo le istruzioni fornite dalla posizione del topic (collocato in posizione iniziale). Essendo il punto di partenza di un enunciato, il topic ha un basso dinamismo.
comunicativo: viene presentato come elemento non oggetto di controversia dal parlante, che si aspetta che l'interlocutore lo accetti sicuramente. L'antitopic ha la funzione di attualizzare un topic identificabile per gli interlocutori, ma che il parlante ritiene non possa essere attivo per l'ascoltatore nel momento attuale del modello di discorso. Sulla base degli elementi focus e topic, si possono individuare delle strutture informative fondamentali ricorrenti in diverse lingue:- ENUNCIATO PRESENTATIVO
Introduce nel discorso un nuovo referente, che potrà diventare un topic. È costituito da una struttura verbale in cui è inserito il referente nuovo che si intende porre come topic del discorso successivo (Si è fatto vivo Gianni) - ENUNCIATO PREDICATIVO
Dà informazioni a proposito di un referente identificabile che viene posto come topic, seguito dal commento, la predicazione relativa al topic. (Il gatto lo porti tu dal veterinario?)
possono essere strutture in cui il topic è sottinteso o non esplicitato ([indicando il gatto] lo porti tu dal veterinario?)
3. ENUNCIATO EVENTIVO
Informa sull'accadere di un evento, introducendolo come nuovo nella sua interezza, senza segnalare un topic secondo cui l'informazione debba essere catalogata. Tutto l'enunciato è presentato come interamente focale, privo di punti di partenza (Ha telefonato Gianni)
4. ENUNCIATO IDENTIFICATIVO
Identifica il referente appropriato di una relazione predicativa, eventualmente smentendo informazioni già presenti nel modello di discorso. L'elemento contrastivo si contrappone a una predicazione data per non controversa (È Gianni che ha telefonato?)
CAPITOLO IV – ENUNCIATO COME AZIONE
Gli atti linguistici sono attività che il parlante compie con il fine di produrre nell'interlocutore una reazione, un cambiamento di stato mentale o un comportamento. John Austin e John Searle affermano che il
linguaggio è uno strumento d'azione e che può svolgere più funzioni che trasmettere informazioni. L'atto linguistico avviene su più livelli:
- LIVELLO LOCUTORIO: Nel parlare si produce una sequenza di suoni (Mi fa male la gamba = /mifa'male la'gamba/)
- LIVELLO LOCUTIVO: Nel parlare si esprimono significati, si fa riferimento a individui, eventi, situazioni, a uno stato di cose. Si può esprimere stati di cose uguali o simili attraverso atti locutori diversi nella stessa lingua (Mi fa male la gamba = Ho male alla gamba), ma anche in lingue diverse (Il pleut = Piove = It's raining)
- LIVELLO ILLOCUTIVO: Nel parlare si manifestano intenzioni e si perseguono scopi (per esempio, trasmettere un'informazione). Uno stesso atto illocutivo può essere eseguito attraverso diversi locutori (Ahia! = Basta, non ne posso più! = Mi fa male la gamba!)
- LIVELLO PERLOCUTIVO: Nel parlare si provocano delle conseguenze,
Che possono non corrispondere alle intenzioni manifestate a livello illocutivo dal parlante. In questo senso, si possono distinguere gli enunciati sono diversi dalle frasi. Sono infatti dotati di significato, perché fanno riferimento a oggetti, individui e situazioni, ma anche di intenzione, e sono capaci di produrre effetti.
Un atto linguistico può essere indiretto: la sua forza illocutiva viene espressa in modo traslato, cioè viene usata una forma linguistica tipica di una forza illocutiva per esprimerne una diversa.
Il sistema di John Searle divide gli atti linguistici in base alla forza illocutiva. Da quest'ultima dipendono anche le "condizioni di felicità", ovvero le condizioni per cui un atto linguistico è "ben riuscito".
I cinque tipi di atto linguistico di Searle sono:
- ATTI ASSERTIVI (dire, concludere, affermare, etc.)