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NEOREALISMO: LA ROTTURA DEI CODICI

Cos’è il neorealismo per la storia del cinema? Uno sconvolgimento visivo. La narrazione diventa frettolosa,

confusa e incerta. Gli elementi di disordine e gli errori del diventano i cardini di un cinema più espressivo e

meno raffinato.

Il cinema italiano degli anni Trenta. Probabilmente è stato il cinema di guerra a proporre una vera svolta:

una visione della vita e della guerra lontana da ogni facile trionfalismo. Nel cinema italiano del dopoguerra

si instaura infatti un nuovo modo di guardare diametralmente opposto al positivismo e all’ottimismo

dell’Hollywood americano. Ovviamente si conservano ancora numerosi stereotipi del cinema narrativo

classico ma ciò che cambia davvero è la maniera di filmare, nella forma dell’enunciazione che è l’atto e il

modo di raccontare storie.

Il cambiamento nella forma e nella narrazione. I film della breve stagione neorealista (1945-1948)

contengono tutti qualcosa di nuovo e mai visto. I codici del cinema classico vengono improvvisamente

abbandonati, come se fossero divenuti impraticabili. Il montaggio tradizionale che poneva lo spettatore al

centro della storia, l’inquadratura ordinata e pulita, la recitazione precisa e chiara, tutto questo diventa

improvvisamente assurdo di fronte all’urgenza di esprimere le nuove condizioni del mondo. L’unità base

non è più l’inquadratura e quindi nemmeno il montaggio ma la realtà quotidiana e il groviglio dei suoi

aspetti caotici e confusi. Gli errori diventano fondamento di una nuova estetica e nasce con esso un nuovo

rapporto con lo spettatore, al quale ci si riferisce spesso tramite voci fuori campo o addirittura con lo

sguardo in macchina e, anche se la narrazione non viene mai abbandonata, viene però sempre spezzata.

Realismo significa rovesciamento della forma narrativa, rinuncia ai vecchi modelli e ricerca di nuove e

forme e nuove idee per intraprendere un percorso terribilmente diverso. Un’altra breccia neorealista dalla

quale si snoderà il cinema moderno è la soggettività della cinepresa, caratteristica del reportage più che del

film narrativo; con il neorealismo la cinepresa si trova sempre in soggettiva.

Rossellini. A lui si attribuisce la nascita della corrente neorealista con il film Roma città aperta del 1945. In

questo film la novità è che il caos e il disordine della guerra vengono trasposti a livello della forma e dello

stile del film. Il modo di raccontare è frettoloso e impaurito, un vero e proprio affanno, come se il narratore

stesso fosse in pericolo. La macchina da presa non è mai tranquilla e salta qua e là senza una postazione

fissa. Lo stile rozzo e informe della “fretta di dire” fa sì che nessuna scena sia terminata in maniera regolare

e soddisfacente. Per Rossellini il realismo è soprattutto di amore, curiosità e rispetto dell’altro che non

pretende di spiegare niente. Il cinema classico ha delle tesi da dimostrare mentre questo nuovo tipo di

cinema ha solo domande da porre. E’ con Rossellini che il sistema dell’enunciazione classica entra in crisi. Il

narratore non è più onnisciente lo spettatore non è più al centro del mondo.

Visconti. Il realismo di Visconti è completamente diverso. E’ un realismo fisico, dei corpi degli uomini e

delle donne in carne ed ossa, della sensualità e della vita. La Giovanna in Ossessione e la Pina in Roma città

aperta sono le prime donne in carne ed ossa del cinema; non immagini artefatte, ricostruite dallo studio

system,ma donne vere, disordinate, sporche che gridano scomposte e soffrono.

La terra trema

La terra trema è un film del 1948 diretto da Luchino Visconti e ispirato al capolavoro del verismo I

Malavoglia di Giovanni Verga. Aci Trezza, porticciolo vicino ad Acireale. La famiglia Valastro vive

poveramente di pesca, attività controllata da grossisti senza scrupoli. Il figlio maggiore dei Valastro, 'Ntoni,

protesta contro i loro abusi, ma la sua è una rivolta che rimane solitaria.

In seguito ad una rissa iniziata con Lorenzo, grossista profittatore e spaccone, 'Ntoni è rinchiuso in prigione

e quando, pagato il rilascio, ne esce, decide di mettersi in proprio con la sua famiglia. All'inizio gli affari

vanno bene ma una tempesta distrugge la loro barca, i debiti aumentano, le riserve di acciughe devono

essere vendute a basso costo e la famiglia si disgrega. La sorella Lucia si sposa con il maresciallo del corpo

di finanza di Aci Trezza, il fratello Cola diventa un contrabbandiere e la sorella Mara non può sposare il

muratore che ama. 'Ntoni rimane solo e, con grande amarezza, non gli rimane che chiedere l'imbarco

proprio agli sfruttatori che aveva cercato inutilmente di sfidare.

Per questo film la cittadina di Aci Trezza viene modificata completamente come se fosse un grande

palcoscenico teatrale e gli attori non sono professionisti (nel film parlano infatti in siciliano stretto). A

causa degli attori non professionisti il film è l’affermazione assoluta della presa diretta, del piano-sequenza

e della profondità di campo. Visconti usa per il film gli scenari veri, le case e vere e le persona vere per una

sincerità incredibile.

Visconti cambia anche i tempi delle inquadrature che diventano straordinariamente lunghi rispetto ai tempi

classici. Allungare la durata delle inquadrature non è solo un fatto tecnico, significa anche aprire gli occhi

dello spettatore, costringerlo a guardare al di là della storia, i luoghi, le persone e le cose. Se il cinema

classico chiede solo di essere letto, il cinema neorealista chiede anche di essere guardato, il visibile è la

nuova estetica.

Zavattini e De Sica. A cesare Zavattini di devono le teorie più innovative e le sceneggiature più audaci, le

idee più estreme. I maggiori della sua poetica sono legati al suo rapporto con Vittorio De Sica.

Ladri di biciclette

Ladri di biciclette è un film italiano del 1948 di Vittorio De Sica (regia, produzione e sceneggiatura),

ritenuto tra le massime espressioni delneorealismo cinematografico italiano. Il film, girato con un'ampia

partecipazione di attori non professionisti, è basato sul romanzo (1945) di Luigi Bartolini adattato al

grande schermo da Cesare Zavattini.

Roma, secondo dopoguerra: Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani), disoccupato, trova lavoro come

attacchino comunale. Per lavorare, però, deve possedere una bicicletta e la sua è impegnata al Monte di

pietà: la moglie Maria decide di dare in pegno le lenzuola per riscattarla. Sfortunatamente, proprio il primo

giorno di lavoro, la bicicletta gli viene rubata mentre incolla un manifesto cinematografico: Antonio

rincorre il ladro, ma inutilmente. Andato a denunciare il furto alla polizia, si rende conto che le forze

dell'ordine non potranno aiutarlo a ritrovare la bicicletta.

Disperato e amareggiato, coinvolge nella ricerca un compagno di partito che mobilita i suoi

colleghi netturbini: all'alba Antonio, insieme ai suoi compagni e al figlio Bruno (che anche se piccolo già

lavora ad un distributore di benzina), va a cercarla prima a Piazza Vittorio e poi a Porta Portese, luoghi

dove tradizionalmente vanno a finire gli oggetti rubati.

Ma non c'è niente da fare: la bicicletta, ormai smembrata delle sue parti, non si trova. Per la disperazione,

Antonio si rivolge persino ad una santona, una sorta di veggente, che riceve in casa gente afflitta e

disgraziata che vuole farsi predire il futuro. Il responso sibillino della santona è quasi una presa in giro: «O

la trovi subito o non la trovi più».

A Porta Portese Antonio vede un vecchio barbone insieme al ladro della sua bicicletta: lo rincorre ma

questi riesce a dileguarsi. Anche il vecchio vorrebbe sfuggirgli ma viene raggiunto in una mensa dei poveri

dove dame di carità della pia borghesia romana distribuiscono minestra e funzioni religiose agli affamati.

Antonio cerca invano di costringere il barbone a rivelare il recapito del ladro ma è solo per caso che,

mentre attraversa un rione malfamato, si imbatte in lui: la delinquenza locale però fa quadrato intorno al

malvivente. Anche il buon carabiniere (figura tipica e popolare dell'uomo giusto e benevolo), chiamato da

Bruno, preoccupato per il padre, gli spiega che in assenza di testimoni non può fare alcunché per arrestare

il ladro.

Sfiniti, Antonio e Bruno aspettano l'autobus per tornare a casa quando il padre scorge una bicicletta

incustodita: tenta di rubarla ma viene aggredito dalla folla. Solo il pianto disperato di Bruno, che muove a

pietà i presenti, gli eviterà il carcere.

Il film si chiude con il mesto ritorno a casa di Antonio e di Bruno che gli tiene la mano, mentre su Roma

scende la sera.

Il senso del tragico come elemento comune. La dimensione cinematografica scoperta dal neorealismo che

accomuna questi 3 grandi attori non è semplicemente la realtà, ma soprattutto il senso tragico della realtà, in

netto contrasto con l’ottimismo del cinema narrativo classico. Dietro alle storie attuali, nel neorealismo ci

anche sempre storie universali, antichissime. Roma città aperta prende spunto per esempio dalle vicende

dell’Iliade. Il tragico di Rossellini investe il crollo dell’intera società, con le sue ideologie, le sue ambizioni

e i suoi progetti. Il tragico di Visconti ha invece un aspetto più classico: l’uomo condannato ad un eterno

destino di sconfitta. Per Zavattini il tragico invece rappresentato dalla figura dell’uomo e

dall’inferno-mondo.

Gli altri. Un altro maestro del neorealismo, presente come critico dalle origini, è De Santis che svolge un

ruolo minore rispetto ai tre maestri ma il suo interesse per la contaminazione dei generi classici crea un

nuovo realismo e la sua curiosità per le nuove tecniche di ripresa aiutano molto l’affermarsi del cinema

moderno. De Santis è il grande medioatore tra l’avanguardia neorealista e la tradizione dei generi narrativi.

Rossellini oltre il neorealismo. Il regista che avrà l’intelligenza di sviluppare fino in fondo questa grande

svolta per arrivare ad un cinema di sguardo e di riflessione, un cinema soggettivo e oggettivo, del tutto

nuovo, sarà Rossellini. La cosa importante per lui non era costruire dei bei personaggi o trovare la buona

recitazione, ma creare situazioni di tensione tra esseri umani.

Viaggio in Italia, Roberto Rossellini, 1954

Una coppia della middle class inglese, lui piuttosto arrogante, lei perbenista, arriva a Napoli per sistemare

una questione di eredità. Alex e Katherine Joyce sono in realtà due persone che non hanno più nulla da

dirsi, due estranei che reagiscono in maniera differente rispetto agli eventi e anche rispetto al paesaggio

che li circonda. Quando hanno ormai deciso di interrompere il proprio legame,

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
38 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher balconi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Valentini Paola.