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La Civiltà Giapponese (11000 a.C 1192 d.C.) Pag. 1
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Le Origini

Isolato dal continente, l’arcipelago giapponese rimase a lungo immerso nella preistoria, che durò fino al 300 d.C. circa. Attraverso i dati archeologici, in particolare i

ritrovamenti ceramici, consentono di suddividere la lunghissima fase preistorica nei periodi cosiddetti Jomon (11000-300 a.C. ca) Yayoi (300 a.C.-300 d.C.) e Kofun (300

d.C.-710 d.C.). Il primo periodo fu cateterizzato da un’insediamento ancora semistanziale di popoli cacciatori, pescatori e raccoglitori, mentre l’età Yayoi conobbe lo sviluppo

di una più evoluta cultura materiale, forse mediata dalla superiore civiltà cinese del continente e caratterizzata dalla sedentarietà delle pratiche agricole, dalla lavorazione dei

metalli e dalla fabbricazione di tessuti. Questo periodo vide anche la nascita delle prime forme di organizzazione dei villaggi e di una maggiore articolazione politica, fondata su

aristocrazie locali, le quali lasciarono testimonianza delo loro potere nelle grandiose tombe a tumulo (kofun), in cui le sepolture erano accompagnate da ricchi corredi funerari.

Durante il periodo cosiddetto Kofun invece, sono presenti tombe più grandi, costruite fra il sec IV e il sec. VII e furono erette nella regione di Yamato, all’estremità orientale

dell’isola di Honshu, dove una dinastia locale acquisì progressivamente in questi secoli il controllo sugli altri stati tribali (uji) e creò un’estesa formazione politica unitaria su

base federativa. Nella piu settentrionale isola di Hokkaido, il gruppo etnico degli Ainu, probabilmente di origine indigena, manteneva cultura e tradizioni autonome. I sovrani di

Yamato sostenevano di discendere dalla dea Amaterasu (colei che illumina il cielo), la principale divinità dello shintoismo, la religione indigena su base naturalistica, fondata sul

culto dei kami, cioè degli spiriti e delle forze divine insite nella natura. Secondo le leggende tradizionali, l’Impero giapponese sarebbe stato fondato nel 660 a.C. dall’imperatore

Jimmu Tenno (guerriero divino), discendente dalla dea Amaterasu. La società era organizzata in tre gruppi sociali: uji, cioè i gruppi o clan gentilizi; be, i lavoratori semiliberi;

yatsuko, gli schiavi. Con il tempo la struttura di governo si fece molto progredita e si organizzò introno a un’assemblea dei capi uji, controllata dal sovrano mentre il Paese fu

suddiviso in distretti chiamati kuni, retti da governatori. Nel frattempo alcune colonie giapponesi si affermarono sulle vicine costa della Corea meridionale (Mimana); attraverso

di esse, il Giappone fu raggiunto da nuove ondate migratorie coreane, ma soprattutto da nuove tecnologie e idee dal continente. Secondo il Nihongi (annuali del Giappone),

l’aristocrazia Yamato conobbe i libri di Confucio all’inizio del V sec., mentre la diffusione del buddhismo, che si era profondamente radicato in Cina e in Corea nei secoli

precedenti, cominciò a delinearsi verso la metà del VI sec. Ciò ebbe notevoli ripercussioni nello sviluppo della storia interna del Paese, che conobbe la lotta fra gli uji favorevoli

al buddhismo e all’influenza culturale cinese (i Soga) e quelli che difendevano i culti tradizionali (i Mononebe e i Nakatomi). Acquistata la supremazia verso la fine de VI sec. i

Soga controllarono la vita del Paese, organizzandola sul modello cinese; vennero costruiti grandiosi templi buddhisti, specie ad Asuka, che divenne il centro dell’attività politica

e culturale Yamato al tempo del principe Umayado (o anche Shotoku) e furono introdotte leggi ed editti di chiara ispirazione cinese.

Il periodo Nara:

Alla morte di Shotoku, il riesplodere delle rivalità fra i vari clan, portò nel 645 a un colpo di stato da parte di Fujiwara no Kamatari appartenente al clan Fujiwara, contro il clan

Soga, dopo aver conquistato il potere, insieme all’imperatore Kotoku diedero inizio a una serie di riforme di governo note come "editti di riforma di Taika”. Iniziò coì l’epoca di

Nara, così chiamata dal nome della prima capitale, Nara. Il clan "imperiale" fu costretto ad adottare dei principi politici e morali che giustificassero la sua preponderanza sulla

nazione, creando una sorta di amministrazione embrionale. Scelse per questo di attingere dall'esperienza cinese rifacendosi ai classici confuciani e ai sutra (libri canonici)

buddhisti, imitando allo stesso tempo anche il modello delle istituzioni. Per sei secoli la diffusione del Buddismo nell'arcipelago giapponese rivoluzionò culturalmente tutto il

paese, cambiando le regole politiche ed economica. Questo consentì alla Cina di inserire la nazione giapponese sotto la propria influenza. Il capo del clan imperiale si convertì al

buddhismo e assunse il titolo cinese di tenno, imperatore.Durante il periodo Nara le classi aristocratiche della nazione imitarono gli usi e i costumi cinesi, tanto che la maggior

parte dei nobili e gli aristocratici si convertirono al buddhismo. La popolazione che viveva principalmente di agricoltura rimaneva più attaccata alla religione shintoista. Dalla

Cina venne importato anche il sistema di scrittura, così basandosi sugli hanzi cinesi, vennero creati i primi Kanji, gli ideogrammi della scrittura giapponese. In questa epoca

storica iniziano gli scontri con gli Ainu, le tribù autoctone abitanti le regioni del nord, l'isola di Onshu e l'Hokkaido. Nel 750 l’imperatore Shomu fece costruire la statua del

Grande Buddha collocata nel complesso templare del Tōdaiji, simbolo dell’unità spirituale dell’universo. Fu l’Imperatrice Koken ad inaugurarla, dopo essere salita al trono, con

una cerimonia publica a cui parteciparono delegazioni provenienti dalla Cina, la Corea, l'Indonesia, l'India e da molte altre parti dell’Asia. Governò come imperatrice per 9 anni

prima di abdicare a favore dell’Imperatore Junnin, ma mantenendo comunque lei il controllo. Quando nel 760 venne salvata da una grave malattia dal monaco buddista Dokyo,

si fece influenzare dalla sua persona e costrinse il cugino ad abdicare per risalire sul trono con il nome di Shotoku. In seguito il monaco tento di farsi eleggere lui stesso

imperatore ma il clan Fujiwara ed i membri della corte si opposero perchè non si poteva eleggere un uomo qualunque ad una carica che spettava solo per discendenza divina.

Dopo la morte della sovrana che avvenne nel 770 anche il monaco cadde in disgrazia e la corte rimase in balia delle pressioni dei monaci buddisti. Per liberarsi dal loro potere, il

nuovo imperatore, salito al trono con l'appoggio del clan Fujiwara decise di spostare la capitale altrove originando così un nuovo periodo storico.

Dettagli
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/17 Filosofie, religioni e storia dell'india e dell'asia centrale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prisonbreak.91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei paesi asiatici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Alonge Roberto.