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Hobbes. L'indifferenziazione dell'umanità
I desideri e le altre passioni degli uomini non sono insé peccato, né lo sono le azioni che ne derivano, finché non esiste una legge che le vieti, e ciò non può accadere finché non ci si accorda su qualcuno che la debba fare. Ci sono sempre sovrani in condizione di guerra e rivalità perenne, condizioni che creano un'indifferenziazione che non permette di distinguere fra aggressori e aggrediti. Proprio per questa indifferenziazione, appartiene ad ogni uomo tutto ciò che riesce a prendersi per tutto il tempo in cui riesce a tenerselo, è per questo che Hobbes afferma che si deve effettuare un patto in cui ognuno cede il proprio diritto di essere governato ad un uomo o ad una assemblea, a condizione che anche gli altri lo facciano.
Nomadi: Bene e male, dice Hobbes, sono concetti variabili e provvisori, poiché stanno ad indicare i nostri appetiti e le nostre avversioni.
e questi, possono mutare a seconda di tempie contesti. Gli individui vengono definiti "nomadi" poiché fluttuano fra diverse culture provvisorie, tutte vissute come biografia definitiva. Finchè l'appetito privato sarà la misura di bene e male, sorgeranno sempre controversie e guerre. L'uomo di Spinoza: Secondo Spinoza, se tutti riconoscessero sia la necessità che l'utilità dello Stato (e non solo 1 delle 2 cose), tutti si atterrebbero ai patti in piena lealtà, se tutti fossero agathoi non ci sarebbe bisogno di altro, il diritto sarebbe superfluo. La mente è talmente presa dalle passioni umane che, per quanto ci siano le intenzioni di tenere fede ai patti, nessuno può fidarsi delle buone intenzioni altrui. Democrazia: Per Spinoza, al contrario di Hobbes, il patto non consiste nella rinuncia della propria potenza ad un sovrano, ma nel trasferimento di questa alla società, alla volontà di tutti.Secondo il diritto naturale di ogni individuo (ovvero quello di esistere e di operare secondo natura); ciò porterà alla creazione di un "diritto della società", la democrazia, definita come "l'unione di tutti gli uomini che ha collegialmente pieno diritto a tutto ciò che è in suo potere". L'unico rischio (che Spinoza definisce rischio sociale) è quello dell'assoggettamento della propria obbedienza, ma esso rappresenta il male minore rispetto alla violenza indifferenziata, il potere deve essere fondato sulla ragione, e non sulla violenza.
Insicurezza ed indifferenziazione: Lealtà e onestà dovranno essere perseguite da una organizzazione degli affari pubblici, e non dai singoli individui. La virtù che caratterizza il potere è la securitas e, qualora la perdesse, finirebbe per assomigliare troppo all'oggetto che regola e ricadrebbe nell'indifferenziazione. Anche se in natura
nulla è di diritto di unopiuttosto che di un altro, in presenza di un potere dove si stabilisce per diritto cosa sia dichi, si definisce giusto chi ha la volontà costante di dare a ciascuno il suo, ed ingiusto chi sene vuole appropriare. Paura e speranza, scrive R. Bodei, potranno eliminarsi soloutilizzando maggiormente e in modo migliore la securitas.L’invidia: Un individuo invidia all’altro quello che lui è o dà potenza; l’invidia oscilladall’uno all’altro, vive di ambivalenze, la sua certezza è l’incertezza. Il disvalore cheimputiamo all’altro quando possiede (o è) qualcosa, diventa valore se lo possediamo (o losiamo) noi. Nel movimento verso l’abolizione di ciò che ci impedisce di avere quella talcosa, spiega J. Gil, l’odio per la cosa che ci ha privato di quel che invidio si unisceall’amore per lo stesso oggetto invidiato.La fiducia: In un ipotetica corsa agli armamenti,ognuna delle 2 parti imputa all'altra di volere il conflitto, ognuno previene l'ingiustizia dell'altro, c'è quindi una mimesi dei 2. Le armi di A sono disvalore di B ma valore per A, le armi di difesa di B saranno armi di offesa per A; quando A e B finalmente decidono di disarmare, la simmetria continuerà comunque: A disarmerà solo se e quando lo farà B (e viceversa). La fiducia è semplicemente rischio dell'azione; una volta avvenuto il disarmo, grazie alla cooperazione tra i contendenti, ci sarà una pacificazione, e le leggi, inizieranno ad avere forza in una società in cui le armi sono affidate solo ai militari e agli apparati appositi.
Il diritto di proprietà: è il diritto di godere e di disporre pienamente di un bene, nei limiti delle norme stabilite dall'ordinamento giuridico, ed è un diritto soggettivo, basato sull'esclusività: un soggetto è legittimo proprietario.
Di un bene in quanto un altro soggetto non lo è. Il modello proprietario è costruito su una reciprocità negativa, poiché afferma che un soggetto riconosce l'altro come proprietario solo se, e fintanto che, l'altro lo riconosce a sua volta proprietario di altre proprietà; in questo sistema di reciprocità negativa non c'è, però, alcuna garanzia. Più avanza il processo di integrazione e stabilizzazione e più soggetti tendono ad effettuare meccanismi di confronto verso gli altri gruppi sociali, i micro-conflitti individuali come l'invidia e la gelosia vengono, così, amplificati fino a trasformarsi in vere e proprie tensioni sociali, dice Simmel.
L'antagonismo rivale: L'invidia, per Simmel, è alla base di una "eccitazione antagonistica" che deriva da una costante elaborazione delle forme sociali, dei ruoli assegnati dagli altri, spesso confliggenti con la nostra.
Rappresentazione dell'identità; l'antagonismo rivale consiste in questa vicinanza/distanza tra le 2 rappresentazioni.
L'alterità e la contingenza: Il problema che il sistema sociale si trova a dover risolvere è come rendere stabili le interazioni sociali davanti all'instabilità della doppia contingenza, ovvero quella situazione in cui ogni individuo assume il ruolo dell'altro, proiettando le proprie aspettative e desideri su questo (come afferma T. Parsons), creando un modello sociale basato sull'invidia. Il concetto di alterità si presenta in 2 diversi modi nella violenza della colonizzazione, e, T. Todorov, scrive che Colombo, al suo primo incontro con gli Indiani, può aver avuto 2 tipi di pensiero: 1) pensa gli Indiani come esseri umani completi e finisce, quindi, per assimilarli a sé ed a proiettare i propri valori su di essi, 2) parte dalla differenza, ma questa viene subito tradotta in termini di
superiorità; entrambi i pensieri portano comunque alla convinzione che i "propri valori" siano i "valori" in generale, e che il mondo è uno.
Il confronto: Il confronto con gli altri, a volte, può migliorare le cose, può favorire la crescita della stima di sé, il che riduce quindi l'invidia, ma si deve rinunciare a voler eliminare "dall'alto e in un colpo solo" tutte le differenze. Nozick afferma che tutti possono considerarsi al vertice di una scala, se sono in grado di considerare una scala diversa da quella in cui si trovano inseriti, ma, questo, deve diventare un processo infinito, per evitare l'invidia insita nella comparazione.
Giochi di cooperazione: Per immaginare una società non basata sull'invidia, ma su giochi di cooperazione, basta postulare che gli individui siano tutti guidati dal criterio del self-respect (e non sulla self-preservation) e che siano tutte persone morali, animate dall'altruismo.
In questa visione, o si nega l'esistenza di atteggiamenti distruttivi, o la sivaluta come collettivamente svantaggiosa e viene, quindi, a prevalere la concezione digiustizia, poiché si presenta come la scelta più razionale per favorire i vari scopi. Unindividuo razionale non soffre di invidia a meno che le differenze fra sé e gli altri nonvengano a superare un certo limite, ed egli comincerà a credere che queste differenze sianofrutto di un ingiustizia: quando le differenze verranno percepite come ineguaglianze, siricadrà nella rivalità mimetica.
La guerra con altri mezzi: Fra i contendenti rivali si comincia ad avvertire l'esigenza dimantenere la propria "identità oppositiva" senza incorrere nel pericolo di uno scontroimmediato, si cercherà di trovare una minaccia solo simbolica del rivale; questo non vuoldire che la guerra scomparirà, ma diverrà una guerra con altri mezzi.
condizionerappresentata per es. dalla politica: in parlamento, infatti, si combatte rinunciando ad uccidere, e se la sua differenza dalla guerra non è valida, la guerra ritorna guerra. Secondo M. Foucault, il potere inteso come repressione non sarebbe altro che la continuazione di un rapporto di dominio, un meccanismo continuatore della guerra. Il contratto sociale: J. J. Rousseau scrive che, poiché gli uomini non possono creare nuove forze, ma solo unire e dirigere quelle esistenti, devono sommare forze più forti della loro resistenza, mettendo insieme ognuno e tutti, sostituendo la giustizia all'istinto. Il contratto rappresenta il rischio di perdere gli eventuali vantaggi maggiori derivanti dalla "propria violenza", per evitare quei danni maggiori che ne deriverebbero in caso di sconfitta, a favore della certezza di un vantaggio, anche se minore. La defezione: Oltre al contratto ci sono altre strategie di fuga dalla rivalità, ed una di esse è la defezione.queste è la defezione, il disarmo unilaterale. La defezione strategica si presenta laddove non sia stato possibile effettuare un contratto, in tal caso, infatti, una delle parti per interrompere il conflitto rischia in prima persona, anche a costo della sopraffazione definitiva, deponendo le armi. Questo è un rischio consapevole, una scommessa che l'altro disarmerà a sua volta.
La sovranità: La 3° strategia di fuga dalla simmetria è la sovranità, il cui rischio si presenta simile a quello del contratto: c'è sia il rischio della fiducia che i rivali consegnano al patto, sia della fiducia che l'altro, una volta fatto il patto, continui a rispettarlo. I patti senza spada, dice Hobbes, sono solo parole, il rischio sta tutto in colui che impugna la spada, che rischia di assomigliare troppo a ciò che deve regolare, ed è una scommessa già persa in partenza se per instaurare il diritto fraterno si è
dovuto uccidere il sovrano precedente, che si presentava come tiranno; la nuova scommessa sarà quella di un diritto fraterno che nasca senza infliggere violenze.
Il ciclo pubblico/privato: A. Hirshm