Riassunto esame Filosofia del Diritto, prof. Resta, libro consigliato La Certezza e la Speranza
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Osservazione della società: Per poter osservare la violenza la si deve trasferire su qualcosa di
differente da sé, bisogna quindi sciogliere l’indifferenziazione che deriva dall’ambivalenza della
violenza stessa.
Liberazione dalla violenza: Gli uomini riescono a liberarsi più facilmente della violenza se
percepiscono questo processo come l’ordine di un Dio, come imperativo assoluto; Girard individua
3 modelli di risposte alla violenza:
1. Modello preventivo = il sacrificio, la società non deve lasciare alcuno spazio alla vendetta che le
è vietata da Dio.
2. Modello preventivo-curativo = la vendetta è permessa solo in determinati casi, previsti e regolati.
3. Modello curativo = la vendetta è consentita solo al sistema giudiziario ed è vietata ai singoli.; la
minaccia della vendetta viene così allontanata ed affidata alle istituzioni creando una
pace che è però relativa, la vendetta, quindi, sopravvivrà finché non sarà realizzata la
pace assoluta.
la società dal compito della vendetta, presentandosi
Sistemi giudiziari: Sollevano,“alleggeriscono”,
come violenza amministrata che interrompe la violenza della società, la razionalizza con lo scopo
(secondario) di prevenirla.
Il patto: Rappresenta la rinuncia a quote originarie di violenza, affidando al sovrano la sola
violenza consentita, giusta, distinguendo così fra violenza legittima e illegittima.
Platone la definisce “regalo avvelenato”, sottolineandone così l’ambivalenza, poiché
La scrittura: memoria, ne diviene anche un “supplente”, ovvero finisce per
presentandosi come rimedio per la
sostituirla ed indebolirne l’esercizio. La scrittura è vista anche come “rimedio” alla violenza quando
prende la forma specifica della legge, il legislatore sarà quindi lo scrittore ed il giudice sarà il lettore
(dice Derrida). La sfida della modernità è quella di capire che non si può aspettare che Dio mandi
dei rimedi, ma che la scrittura delle leggi dovrà essere fatta da tutti.
La legge: Si presenta come ricordo di qualcosa che manca, ci ricorda che dobbiamo comportarci in
modo corretto perché per noi non è chiaro cosa lo sia. Equità e legge si presentano come le ragioni e
la volontà attraverso cui l’uomo artificiale (lo stato) appresta rimedi alla violenza della società (dice
Hobbes); l’efficacia del rimedio è affidata al giusto dosaggio della violenza che il sovrano ha
espropriato ai cittadini.
l’acquisizione
Il linguaggio: Secondo Hobbes ci sono 4 usi del linguaggio: delle arti, la
comunicazione delle conoscenze, la trasmissione di desideri e propositi, il gioco; egli individua
anche 4 abusi: l’auto-inganno, dovuto all’errata interpretazione delle parole, l’inganno degli altri
attraverso l’uso d metafore, la bugia o la reticenza e la parola come arma per danneggiare. Hobbes
afferma che il linguaggio serve a rendere gli uomini più potenti, ma non sicuramente migliori.
All’interno di esso è nascosto il rimedio, l’incantesimo, il pharmakon. La
Il mantello di Fedro:
natura imita l’arte di Dio e l’uomo imita la natura, che viene così a perdere il suo mistero, diventa
decifrabile e riproducibile, il mantello viene così aperto e mostra l’esistenza dell’incantesimo. La
ragione artificiale è il fondamento della nuova regola della sovranità, ma se ne deve nascondere
l’origine, la giustificazione, deve essere presupposta, ci deve essere un convenzionalismo che
descriva il patto che le leggi dovranno ricordare.
Creare l’ordine sociale: Per sopravvivere a se stessa la società deve eliminare la violenza e la
guerra e creare così un ordine sociale che non è più presupposto, ma deve essere creato. Per poter
osservare la violenza della nostra società dovremmo “tirarci fuori” dalla nostra storia. 2
L’utilitarismo della prevenzione: Nasce da un esigenza di umanizzazione e legalizzazione della
pena, e racchiude in se anche il rifiuto della pena di morte e la proporzionalità tra pena e delitto.
Mentre Blackstone giustifica l’inopportunità delle pene per minori e dementi con l’umanitarismo,
Bentham afferma che la punizione si deve adottare solo quando e perché è utile e nel caso di questi
non lo sarebbe, poiché gli altri minori e dementi non sarebbero in grado di recepire il messaggio
deterrente della punizione. La violenza, infatti, deve essere praticata solo quando la minaccia non è
stata efficace.
Perché questa sia possibile bisogna che l’osservatore si ponga ad una
Osservazione della violenza:
distanza di sicurezza da essa, e per farlo si deve distinguere la violenza della società in buona e
o trasgredirlo. All’interno della
cattiva, è il libero arbitrio che dovrà scegliere fra lo stare al patto
società convivono attori ed osservatori, che non possono essere esclusi dalla violenza proprio in
quanto appartenenti alla società. Per superare questo paradosso Kant afferma la necessità
dell’affinamento dell’osservazione sull’uomo ed il superamento della fase non adulta dell’uomo,
poiché la violenza è scelta consapevole (e in quanto tale merita una punizione).
L’unanimità della violenza può essere interrotta solo
Differenziazione della violenza:
misconoscendone l’unanimità stessa e, attraverso il diritto e la legge, creando una differenziazione
fra chi regola ed osserva il tutto ed il resto della società. La violenza statuale, che si presenta come
l’unica consentita, non sarebbe legittima senza un diritto che la regolasse e senza qualcuno che
ponesse le regole stesse (il sovrano). Il diritto che si presenta, così, diverso dalla violenza, non può
contraddirsi o si ricadrebbe nell’unanimità; la cura non può assimilarsi troppo alla malattia.
parla della “spelonca della tarantola”
La pratica del sospetto: Nietzche in Così parlò Zarathustra
usando la metafora della tarantola il cui morso lascia un segno evidente ma ha conseguenze ancora
peggiori sotto la superficie con il suo veleno, che rappresenta la sua vendetta. Nietzche critica infatti
non la tarantola in quanto tale, ma il suo essere nascostamente vendicativa: bisogna svelare il
doppio volto di “carnefice e segugio” di chi giudica. In Nascita della tragedia, il filosofo afferma
che <<tutto ciò che esiste è giusto e ingiusto, e in entrambi i casi ugualmente giustificato>>.
Dalla tragedia al socratismo: Nel mito di prometeo si vede come esso pur oltrepassando i limiti
impostigli ne riconosca la necessità, commette un delitto ma ne soffre; questa indecidibilità è il
carattere fondamentale dello spirito classico della tragedia. La legalità moderna ha, invece, subito
è definito “socratismo del presente”, in cui
un cambiamento, ha preso le caratteristiche di quello che
scompare ogni indecidibilità e compare il carattere della volontà, la decisione, è una legalità
caratterizzata non più dalla “lotta eroica”,ma dalla forza d persuasione del discorso, ed è così che la
legge inizia a diventare rimedio.
Il “Ressentiment”: E’sbagliato far derivare la giustizia da una necessità di vendetta (ressentiment)
perché così si continua a rimanere impigliati nella mimesi; non l’uomo del risentimento, ma
<<l’uomo attivo, aggressivo, prevaricante, è pur sempre 100 passi più vicino alla giustizia
dell’uomo che reagisce>> ed è attraverso il diritto che si cerca di allontanare il ressentimenent.
il “delinquente” è colui che ha trasgredito il patto comune, colui che ha danneggiato la
La festa:
comunità, la pena si presenta quindi come la giusta reazione del tutto. Si arriva, così,
all’indifferenziazione fra il nemico interno (il criminale) ed il nemico esterno. L’affermazione della
giustizia del tutto attraverso la pena è quindi una festa, un’affermazione di potenza, il criminale
diviene l’elemento che accomuna. Col crescere della potenza della comunità bisogna stare attenti a
far sì che la punizione non assomigli troppo alla guerra ed alla festa, altrimenti si ricadrebbe nella
mimesi. L’indifferenziazione fra nemico interno ed esterno si è presentata quando la società ha 3
cominciato ad auto-osservarsi ed auto-rappresentarsi come qualcosa di diverso dagli individui che la
compongono, il tutto non è più la “somma delle parti”, il pericolo non sarà più rappresentato dalla
singola trasgressione, ma dalla violenza “indifferenziata” del tutto.
“tutto”
La grazia: Per evitare la violenza indifferenziata del la giustizia deve auto-sopprimersi, e
l’auto-soppressione trova il suo compimento nella grazia, il perdono, che va oltre il diritto ed è
prerogativa del più potente; molti divieti vengono così ad avere la funzione di sorreggere il potere di
chi può punire o perdonare. La grazia è un potere così grande perché presuppone la condanna, se
non fosse stata pronunciata una condanna non ci potrebbe essere nessuna grazia. Scopi, utilità delle
pene, e perdono e grazia stessi, sono tutte tracce del fatto che una volontà di potenza ha imposto il
suo potere su qualcosa di meno potente e gli ha impresso il senso di una funzione.
la potenza ha l’esito specifico di ingabbiare e monopolizzare la
La violenza amministrata:
creando la “violenza amministrata”, che rappresenta però una razionalizzazione della
violenza,
violenza, e non la sua scomparsa.
La trasgressione religiosa e militare: Weber afferma la tesi per cui il diritto penale si sviluppa
religiosa ed alla trasgressione militare,in quanto “sfere di
come reazione regolata alla trasgressione
unificazione” che non sopportano trasgressioni e che necessitano di un potere che intervenga. La
sfera religiosa ha norme legittimate su base “magico-religiosa” che vanno ad incidere non solo sul
singolo trasgressore, ma su tutta la comunità, che a sua volta reagirà con la stessa magia/religione
(es. messa al bando, linciaggio,espiazione); quella militare è di origine politica, ma anche in questo
caso la trasgressione comporta conseguenze negative per tutti, che saranno tutelati da un
accertamento del fatto collegato ad un eventuale pena interna.
Il potere religioso e il potere militare sono definiti “poteri domestici”, i poteri “extra-
Imperium:
domestici” (o “imperium”) si differenziano in quanto non hanno sistemi punitivi interni ma si
basano sulla vendetta, che avviene fra potenze simmetriche ed equivalenti, fra gruppi differenti, non
all’interno di un “tutto”. Questa violenza simmetrica richiede quindi un imperium che si differenzi e
sia quindi capace di regolare il tutto sia tramite l’uso diretto della forza che con la minaccia di
che
pregiudizi, di una punizione istituzionalizzata, statuita, di una violenza razionale, che espelle tanto
la vendetta quanto l’etica della fratellanza (che è contro ogni tipo di violenza e che, secondo Weber,
deve fare i conti con il mondo reale e la razionalizzazione). Lo stato moderno si presenta come
un’associazione istituzionale di detentori di “imperia”, limitati sia all’esterno che all’interno dalle
regole che li statuiscono.
Performatività: La violenza interminabile prodotta da guerre e vendette simmetriche è percepita
“performativamente”;
come problema quando i suoi confini sono definiti questi confini pongono
“trascendente” “contingente”
come la violenza dei sistemi politici e di quelli giuridici rispetto alla
della società in cui si produce. Diversamente dalle società primitive noi guardiamo alla differenza
che nasce dal conflitto, alla vittoria dell’uno o alla sconfitta dell’altro,e se vale il criterio per cui la
violenza che vince è quella giusta e trascendente, varrà anche quello per cui è essa stessa che si
pone come tale. Sarà quindi la performatività (validità) a stabilire la differenza fra giusto e ingiusto,
ma è anche la capacità di riaffermare la differenza giusto e ingiusto che crea performatività.
La vendetta “a catena” appare come la perfezione della mimesi, rende i
La crisi della differenza:
soggetti della violenza dei “doppi”. Un sistema giudiziario deve differenziarsi dalla violenza per
interrompere il suo circolo vizioso, la crisi della legalità si presenterà quindi come crisi delle
differenze. Il moderno deve quindi rendere performativa, valida, la sua pratica di scomposizione
della violenza, una pratica che sia quindi differente (che non vuol dire più forte). Lo stato di diritto
sarà formato da una struttura di garanzie praticate costantemente al fine di minimizzare la violenza.
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Questa crisi non deve essere attribuita solo alle differenze “micro-sociologiche” tra gli individui, ciò
che rappresenterebbe un meccanismo di misconoscimento della violenza, ma anche a quelle tra
grandi sistemi.
di un carattere
Il carattere umano della sovranità: Una lettura di Girard parla di un’attribuzione
“divino” alla sovranità, attraverso un processo di trascendimento di questa rispetto alla società; ma
in realtà la sovranità è caratterizzata dalla sua natura ambivalente di meccanismo interno ed esterno
alla società, non ha più bisogno di giustificarsi attraverso un carattere divino.
L’illusione del giurista: Il giurista è inerme quando gli appare esiguo il confine tra “l’aver ragione”
e la “prepotenza”, poiché egli era vissuto di questa differenza, differenza su cui il diritto aveva
scommesso e che lo poneva fuori dai pericoli della politica. L’occhio del diritto non gode di nessun
punto di osservazione privilegiato, è quindi una differenziazione illusoria quella fra giurista e
politico, che regge solo in “tempi tranquilli”, legato alla contingenza (e quindi a situazioni
politiche), al caso.
La crudeltà della guerra civile:
E’ condotta all’interno di una comune unità politica che comprende anche l’avversario;
1.
2. Si svolge nello stesso ordinamento giuridico;
3. In essa le 2 parti in lotta affermano ed al contempo negano la loro comune unità.
simmetricamente, pongono l’avversario nel “non-diritto” pur facendo parte dello
Entrambe le parti,
stesso diritto; la convinzione di un “proprio diritto” porta, così, alla perdita della differenza fra
nemico e criminale e si affiderà unicamente sulle sue chance di vittoria.
Tracce cancellate: Girard afferma che il pensiero occidentale ha effettuato una cancellazione delle
tracce della violenza tramite meccanismi di composizione /decomposizione, le istituzioni. La
cancellazione delle tracce lascia essa stessa delle tracce (come dice Freud), tracce del rapporto fra
sovranità e violenza che le istituzioni nascondono allo sguardo. L’obbligazione politica fra suddito e
sovrano ha come fondamento l’interruzione della guerra, il sovrano viene a rappresentare il rimedio
alla violenza della società.
Il sovrano diventa “malinconico” poiché scopre che il suo potere è
La malinconia del sovrano:
esposto a quella stessa violenza che dovrebbe governare, la sua violenza è la stessa della società,
dovrà quindi ripiegarsi su se stessa, auto-osservarsi. Sarà compito della teoria politica cancellare le
tracce di questa violenza unanime, lo strumento più adatto al raggiungimento di questo fine saranno
il contratto sociale, che rappresenta l’accordo di ognuno con tutti, e un sovrano che garantisca la
pace attraverso una violenza terza, giusta, che rompa l’indifferenziazione, come i “colori platonici”,
in grado di duplicare la natura perché ricavati da essa. Solo con il contratto la sovranità potrà essere
“unanime” che ha un valido riconoscimento. Si è ormai infranta l’illusione
pensata come consenso
che la politica sia il luogo della pace.
La conformità dovuta all’obbedienza ad un sovrano viene elusa, si viene a far strada
La doppiezza:
l’idea che la difformità dei singoli sia risaltata e confermata proprio dalla conformità del tutto. E’ la
scoperta della differenza del sistema sociale dalla politica,differenza rappresentante l’inadeguatezza
pubblica ai comandi del sovrano
dei meccanismi di quella sovranità. Sarà l’adesione a garantire
spazi di difformità, <<lo scritto si deve conformare alle regole pubbliche ma contemporaneamente
arricchisce la conversazione privata>>. Il segreto diverrà sempre più visibile e la capacità di
aggirare la censura diverrà il carattere distintivo dell’arte dello scrivere; solo il lettore che saprà
“leggere fra le righe” ne capirà il vero senso. Il conformismo permetterà di dominare e piegare la
propria obbedienza per raggiungere la libertà della disobbedienza, si è coscienti di pensare contro il
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conforme, di stare sulla linea di confine fra conformità e difformità, e ciò gli consegna la libertà e lo
inserisce in un mondo più grande di quello in cui vive.
La guerra: Il presente continua a ripresentarsi sempre con quegli stessi problemi di violenza ma,
tuttavia, ne avverte la contingenza, e ciò gli permette di esplorare altre possibilità e limita gli auto-
inganni. Ma a colpire non è il ripetersi delle quanto il fatto che una soluzione qualsiasi finisca
sempre per convivere con il problema che sta risolvendo. Quando gli uomini vivono senza un potere
comune che li tenga in soggezione, si trovano in uno stato di guerra di tutti contro tutti, la natura
della guerra non risiede, infatti, nell’atto del combattimento, ma nella disposizione dichiarata verso
questo, nella mancanza del suo contrario (la pace).
La condizione da cui uscire è l’instabilità della violenza simmetrica e ciò sarà
Il contratto sociale:
possibile attraverso il contratto, la sovranità, sotto la forma delle istituzioni politiche. Rousseau
scrive che un popolo può donarsi ad un Re, quindi un popolo è tale già prima di sottomettersi al
il vero fondamento della società sarà, perciò, l’atto in virtù del quale si è formato (il
sovrano,
contratto). Il patto di tutti è simmetrico e reciproco, ma tale simmetria dovrà essere spezzata per non
ricadere in quel meccanismo di violenza simmetrica, dovrà creare una dissimmetria, un sovrano che
faccia osservare i patti e che usi la violenza in modo differente, che sia regolata dalla legge, che
“caso”.
sostituirà la morale ormai divenuta
La rivalità: Hobbes afferma che la rivalità fra gli uomini deriva dalla loro sostanziale uguaglianza,
la differenza fra 2 uomini non è, infatti, così considerevole da far sì che l’uno rivendichi per sé un
beneficio e che l’altro non abbia il diritto di pretenderlo; perciò, se 2 uomini desiderano la stessa
cosa, diventano nemici, rivali. Il tempo della rivalità per una felicità è il presente, né il passato né il
futuro, e quella della rivalità è una strada obbligata verso la violenza, che nella modernità si incarna
nella politica.
all’interno della simmetria è quello
Fuoriuscita dal codice: uno dei modi per creare una differenza
di auto-sottrarsi dalla rivalità mimetica, di uscire dal codice della reciprocità, della mimesi. Ne sono
un esempio il rapporto servo-padrone descritto da Hegel ed il concetto di tolleranza, dove il primo
afferma che il servo esce dal codice del suo rapporto di subordinazione quando acquista la
consapevolezza che solo il padrone dipende da questo rapporto , mente lui ne è libero. Nella
tolleranza, invece, la differenza è già all’opera, il tollerante è, infatti, già più in alto e differente dal
tollerato, poiché, rinunciando alla propria dimensione di configgente, si pone al di fuori del codice.
E’
Fuga in guerra: un diritto fondato su quello che Hobbes definisce criterio fondamentale di ogni
ordinamento, la self-preservation, è una strada individuale di sopravvivenza che proprio in quanto
individuale, non è in grado di interrompere la violenza.
la violenza è necessario l’aggiramento, l’inganno, il depotenziamento
La densità: Per interrompere
di una particolare caratteristica della violenza, la densità. La violenza ha bisogno di densità dei
corpi, di ostacoli, quindi, ingannare la “densità” che la violenza presuppone vorrà dire non
contrapporsi ad essa nella forma di un’altra violenza.
Isonomia: Hobbes afferma che il diritto è, o dovrebbe essere, una legge della distribuzione, una
decisione che eviti la rivalità, iso-nomia (spartizione in parti uguali), fin quando la spartizione potrà
essere in parti uguali. L’isonomia cadrà nell’indifferenziazione o per la scarsità di risorse, o perché
altri soggetti vorranno far parte della distribuzione o veder distribuite le risorse in modo diverso. Il
di un’altra legge che decida sui criteri di decisione, di una
diritto e la sua legge hanno bisogno
“prima legge”. 6
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Filosofia del Diritto, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente La Certezza e la Speranza, Eligio Resta.
Gli argomenti trattati sono: Pharmakon, Gewalt, l'inganno della violenza, la sovranità, la certezza e la speranza, lo stupore, la violenza, il misconoscimento della violenza, il sacrificio, l'osservazione della società, la liberazione della violenza.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vip22 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Roma Tre - Uniroma3 o del prof Resta Eligio.
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