vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il “Regolamento” allegato al D.P.R. n. 275/99 oltre ad introdurre il POF ed il
curricolo e specificare le competenze delle scuole autonome, chiarisce le
prerogative del centro. Le richieste si fanno sempre più essenziali e riguardano
soprattutto il terreno delle finalità generali e degli obiettivi che dovranno
essere perseguiti. Spetta al centro fornire i riferimenti per la valutazione. Tali
richieste vengono proposte dal nuovo strumento che prende il posto dei
Programmi, denominato Indirizzi o Indicazioni. Il compito della scuola è quello
di elaborare il proprio curricolo didattico integrando nelle proprie scelte le
richieste che il centro esprime attraverso le proprie Indicazioni. Il curricolo
risulta composto da una componente nazionale che stabilisce il minimo
comune indispensabile e quella della singola istituzione scolastica alla quale
viene riconosciuta piena autonomia . Le due parti non vanno viste giustapposte
ma nella loro integrazione.
Il passagio dalla cultura dei Programmi alla cultura delle Indicazionu non è
facile. In questo breve arco di tempo si sono succeduti tre diversi testi:gli
Indirizzi per l’attuazione del curricolo (De Mauro 2000); le Indicazioni per i Piani
di Studio Personalizzati (Moratti 2003); le Indicazioni per il curricolo (Fioroni
2007). Questi documenti, al di là delle differenze, vanno visti come tentativi
ancora iniziali di superamento della logica dei Programmi e della cultura
centralistica.
La strada per l’autonomia richiede che si compia un duplice passaggio: da
parte del centro rinunciare a sostituirsi ai compiti che spettano all scuole; da
parte della scuola evitare di chiedere che il Ministero intervenga con le sue
Indicazionu in materie che sono di esclusiva competenza delle istituzioni
scolastiche.
Al di là delle ragioni politiche questo muoversi per continue revisioni è
abbastanza comprensibile. Le Indicazioni non sono i Programmi nazionali, non
si presentano come documento normativo fortemente strutturato e destinato a
durare nel tempo. E’ un documento destinato a continue revisioni, più
essenziale e più facilmente rivedibile anche alla luce degli inevitabili
cambiamenti. Sono uno strumento di innovazione e l’innovazione procede per
continui passi di miglioramento.
Che cosa Indicano le Indicazioni.
Le Indicazioni e il curricolo non vanno intesi come giustapposti: il primo riferitop
a ciò che tutte le scuole devono garantire, il secondo ciò che di specifico
compete alla singola scuola. In realtà il curricolo comprende le Indicazioni, le
assume e le utilizza.
Alcune caratteristiche distintive delle Indicazioni:
a) Essenzialità: è importante che siano essenziali e rispettose
dell’autonomia progettuale della scuola.
b) Unitarietà e continuità: i diversi ordini di scuola hanno una loro
specificità, ma non sono spezzoni separati e indipendenti. E’ importante
favorire la progettazione di percorsi didattici all’insegna della continuità.
c) Centralità della persona:persona intesa nella sua singolarità ma anche
nella sua dimensione sociale. A fondamento del curricolo individuiamo tre
grandi riferimenti pedagogici: la centralità della persona; l’idea di
cittadinanza; l’idea di comunità educante.
d) Competenza: finalizzazione della didattica alla promozione delle
competenze. La competenza non è mai del tutto raggiunta ma
l’apprendimento consente di pervenire a livelli sempre più elevati. Lo
sviluppo della competenza continua lungo tutto l’arco della vita.
e) Idea di insegnamento-apprendimento: le Indicazioni non privilegiano
specifici metodi di insegnamento o modelli didattici particolari. Il loro
carattere prescrittivo riguarda i criteri che il buon insegnamento è tenuto
a rispettare. Mentre piena è la libertà metodologica, vincolante è
valorizzare l’esperienza degli alunni, favorire un apprendimento
esplorativo, prestare attenzione alle diversità, incoraggiare le diverse
modalità di apprendimento, sviluppare l’apprendimento collaborativo,
favorire la consapevolezza delle proprie modalità di apprendere,
sostenere esperienze di laboratorio.
f) Ricerca: le Indicazioni vanno concepite come strumento di dialogo con la
realtà della scuola e per questo anche soggette ad essere riformulate con
una certa flessibilità. La riflessione curricolare impegna tutti i membri
della comunità scolastica a misurarsi sul senso dell’impresa educativa e
sulle strategie da adottare e richiede un costante monitoraggio
dell’esperienza. Prima di essere una lista di cose da fare, il curricolo
sollecita una ricerca continua di miglioramento.
Capitolo terzo
La scuola dell’apprendimento
L’espressione “scuola dell’apprendimento” mette in risalto la centralità
dell’alunno nella relazione didattica e l’importanza del ricorso a modalità di
insegnamento che ne promuovano il protagonismo.
L’alunno protagonista
Come l’Attivismo si era contrapposto alla scuola trasmissiva della lezione
verbale, così il cognitivismo si contrappone alla concezione lineare elaborata
dal comportamentismo nella prima metà del secolo scorso. Al posto di un
insegnamento direttivo, imperniato su una concezione cumulativa e meccanica
del sapere, si afferma una visione strategica che intende favorire un
apprendimento costruttivo, nel quale le conoscenze non sono oggetto di un
immagazzinamento meccani coma il risultato di processi complessi di
rielaborazione, che comportano la messa in crisi di schemi precedentemente
conseguiti.
Oggi parliamo di alunno attivo, non in termini motori, ma mentali, l’alunno
cognitivamente attivo. Ciò è possibile quando si possiede un pensiero
strategico. Diventa fondamentale insegnare a pensare, piuttosto che insegnare
nozioni.
Mentre Piaget ha messo in luce l’importanza dell’ambiente fisico, che
consente una continua interazione sensoriale attraverso la quale il bambino
inizia a costruire le sue conoscenze, Vygotskij ha dimostrato l’importanza
dell’ambiente sociale condizione indispensabile per quella che è chiamata la
co-costruzione dei significati. Impportanza strategica dell’interazione con gli
altri. Per Vygotskij lo sviluppo del pensiero e del linguaggio è incrementato
attraverso l’interazione con gli altri, per Piaget si sviluppa in modo solitario.
La visione socio-costruttivista di Vygotskij è quella più largamente diffusa.
Emerge l’influenza della cultura. Il bambino cresce e sviluppa le proprie
competenze in un ambiente culturalmente segnato, altamente simbolico, e
nell’interazione continua con gli altri. Da queste convinzioni derivano le
strategie co-costruttive, fondate sull’apprendimento di tipo collaborativo.
Queste strategie comportano una revisione profonda della didattica e
contribuiscono a de-centralizzare il ruolo dell’insegnante, investendo gli alunni
di compiti e responsabilità nuove. La didattica direttiva cede il posto ad una
didattica indiretta.
Le due principali conseguenze del de-centramento sono: l’attenzione ai
processi di costruzione di significato e la valorizzazione dei gruppi cooperativi.
Dal curricolo all’aula
Il curricolo didattico comprende al suo interno le progettazioni degli insegnanti
in relazione alle discipline che insegnano. La progettazione delle azioni
didattiche si muove in coerenza con i principi del POF, ma si misura anche con
la concreta realtà della classe, con condizioni organizzative proprie della realtà
scolastica. Si pone il problema della traduzione delle linee guida generali nella
concretezza della situazione operativa, cioè delineare in termini concreti,
perseguibili nel breve e medio periodo gli oboettivi, i contenuti, le modalità
metodologiche ed organizzative ritenute più efficaci. Si tratta di passare dalla
programmazione curricolare alla progettazione di singole unità di lavoro.
Questo passaggio può essere compiuto seguendo due modalità: l’agire
deduttivo e l’agire euristico.
L’agire deduttivo è molto lineare e sistematico. Consiste in una analisi logica
dei contenuti da trasmettere e nell’impostare le unità di insegnamento in modo
da affrintare in progressione i singoli argomenti. Il criterio ordinatore sarà dato
dai contenuti, a prescindere dalla situazione della classe.
L’agire euristico si muove al contrario, in dialogo con la situazione di classe,
pur senza perdere di vista gli obiettivi dell’azione didattica. L’insegnante si fa
ricercatore e l’azione didattica può essere intesa come “un processo di
soluzione di problemi”. Non è solo l’insegnante a dare e l’alunno a ricevere, ma
c’è una continua interazione, un dialogo.
Possiamo parlare di didattica come comunicazione, e non come trasmissione,
quando c’è circolarità, ascolto reciproco, flessibilità adattiva dell’itinerario di
insegnamento. Comunicare non è soltanto trasmettere, è anche ascoltare e,
ascoltando, modificare il proprio comportamento.
La relazione tra insegnante e alunno, quando è bene impostata, può essere
vista come un accordo, un patto nel quale le due parti hanno qualcosa di
specifico da apportare e molto in comune da condividere.
Sebbene gli itinerari didattici tendano a concentrarsi sui contenuti, bisogna
tenere presente che l’insegnamento avviene sempre all’interno di contesti
particolari e di relazioni umane. Tempi, spazi, oggetti giocano un ruolo e ancora
di più lo giocano le emozioni degli alunni, la motivazione, i problemi, i loro
interessi.
Se si considera esclusivamente il programma da svolgere, ma si perde di vista
lo studente, si finisce per caratterizzare la propria didattica in termini di
eccessiva rigidità. Quando la relazione è solo trasmissione, il trasmettere è
uno spedire ignorando chi lo riceverà. Al contrario, il comunicare presuppone
di tenere ben presente l’altro come parte essenziale della relazione. Bisogna
però evitare una didattica dispersiva delle occasioni, tutta estemporaneità e
spontaneismo. In una scuola che si appiattisca sugli interessi episodici e così
mutevoli degli alunni, tutta all’insegna delle occasioni, inevitabilmente la
didattica finisce per risultare dispersiva e inconcludente. La capacità di
ascoltare l’alunno, cogliere i suoi messaggi ed assumerli all’interno di un
percorso didattico intenzionale, da atteggiamento pedagogico deve farsi
competenza professionale.. Alla sistematicità di partenza, propria del
modello lineare, non va sostituita l&rs