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LA BELLA EPOQUE
L’espressione “Belle Epoque” è una definizione per indicare dopo la prima guerra mondiale il
periodo caratterizzato da progresso, benessere e pace ( 1890-1914).
Vuol dire "epoca bella" per l'eccezionalità dello sviluppo civile, economico e culturale vissuto dagli
europei in quel lasso di tempo, che contrastava con le barbarie in cui l'Europa precipitò con la
Grande Guerra.
Nella Belle Epoque gli europei conobbero i frutti di un benessere che pareva garantito da un ciclo di
pace generale.
All'inizio del Novecento erano diverse le ragioni che entusiasmavano la società: erano diminuite le
epidemie e ridotta notevolmente la mortalità infantile.
Si registrò un aumento della produzione industriale e del commercio mondiale.
Le città crescevano a dismisura con l'inurbamento degli operai e di pari passo aumentava la
frequenza scolastica che riduceva, in particolare nelle classi giovani, le altissime percentuali di
analfabetismo.
La più grande manifestazione di sviluppo civile, tuttavia, fu l’aumento della militanza politica delle
masse, segnale che tutte le società iniziavano ad avvertire l’interesse per le questioni pubbliche.
Parigi, più di altre, fu la città-vetrina di quel nuovo mondo: divenne la capitale europea del turismo e
dei consumi, degli spettacoli e dell'arte, della cultura e della scienza, dello sport e della moda.
Per questo fu anche la capitale della Belle Epoque, con tutta la variegata delle sue espressioni, dai
fenomeni di costume sociale (i caffè concerto, le gare sportive, le corse automobilistiche, i voli in
aeroplano, i grandi magazzini) a quelli dell'espressione artistica (il teatro, l'opera, il cinema dei
fratelli Lumière, la pittura degli impressionisti).
Lo sviluppo economico della Belle Epoque è caratterizzato da:
-riduzione mortalità infantile e crescita demografica;
-pace in Europa;
-nascita della società dei consumi;
-seconda rivoluzione industriale;
-interdipendenza;
-imperialismo;
Il progresso aveva un prezzo: il benessere di alcuni si basava sul disagio di molti altri; innanzitutto
del proletariato operaio e contadino.
Quest’ultimo tuttavia, soprattutto quello operaio, durante la Belle Époque cominciò a godere di
qualche vantaggio grazie alla logica stessa dell'economia del mercato.
In base a questa logica, infatti, se si vuole guadagnare di più, bisogna produrre e vendere di più.
Ma per aumentare le vendite è necessario che masse sempre più estese abbiano più denaro per
comprare. Gli imprenditori, quindi, man mano che la produzione scendeva, accettarono di
concedere aumenti dei salari, facendo salire il reddito pro capite nei paesi sviluppati.
L’aumento dei salari corrispose all’aumento del reddito disponibile.
Questo maggior reddito non fu speso in generi di prima necessità e quindi contribuì all’aumento dei
consumi di generi voluttuari.
Si realizzò, dunque, un allargamento del mercato grazie alla crescita della distribuzione; beni di
consumo come abiti, calzature, mobili, utensili domestici, che prima erano prodotti artigianalmente e
venduti da piccoli commercianti al dettaglio cominciarono a essere offerti da una rete commerciale
sempre più ampia. Si moltiplicarono i grandi magazzini, furono incrementate la vendita a domicilio e
per corrispondenza, furono trovate nuove forme per il pagamento rateale, che indebitava le famiglie,
ma nel contempo rendeva accessibili ai meno abbienti una quantità prima impensabile di prodotti
costosi.
In appoggio a questa strategia di vendita nasceva la pubblicità, che cominciava ormai a riempire i
muri delle città e le pagine dei giornali.
SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La Belle Epoque fu un periodo in cui la tecnologia la vita degli uomini (dall'illuminazione privata e
pubblica all'elettrificazione delle ferrovie).
I settori portanti furono:
Industria pesante (Bessmer, Martin-Siemens e Gilchrist-Thomas): aumento produzione di acciaio;
Nuove fonti di energia: elettricità (termica e idraulica) e petrolio (motore a scoppio);
Industria chimica (applicazioni in agricoltura, industria, esplosivi e farmaci)
Il settore siderurgico conobbe la rivoluzione dell'acciaio, una lega di ferro e carbonio.
La chimica permise la fabbricazione di nuovi materiali, come l'alluminio, e diffuse i coloranti artificiali
e i concimi.
L’elettricità ricevette nel periodo della seconda rivoluzione industriale una forte accelerazione.
Nuovi mezzi di trasporto come l’automobile l’aeroplano che comunicazione nella prima guerra
mondiale divennero armi belliche.
L'automobile fu blindata creando il carro armato, l'aereo fu reso da combattimento, i treni servirono
per il trasporto di materiale bellico e di truppe, anche le navi furono utilizzate per scopi militari.
L’innovazione più importante fu un nuovo sistema di produzione, definito American System of
Manufacturing.
Il simbolo dell’American System of Manufacturing fu la fabbrica di Henry Ford.
Il grande successo della Ford “T” diede anche il nome al nuovo sistema di produzione: il Fordismo.
La caratteristiche principali del Fordismo sono:
1) Organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo);
2) Intercambiabilità delle parti componenti,
3) Jig System (attrezzature di guida degli utensili);
4) Lavorazione in sequenza di produzione e assemblaggio.
La struttura organizzativa della produzione, subì dunque altri cambiamenti ovvero la formazione di:
-Cartelli, cioè organizzazioni di imprese indipendenti, che producono prodotti simili e collaborano per
alzare i prezzi e limitare il livello di produzione.
-Multinazionali. Imprese che crearono una rete commerciale e di assistenza ai clienti direttamente
sui mercati di esportazione.
Nacque così il capitalismo monopolistico.
L’IMPERIALISMO
L’imperialismo nasce alla fine dell’Ottocento e presuppone il disegno di un governo centrale, volto a
raggiungere obiettivi di assoggettamento politico oltre che di sfruttamento economico.
alcune definizioni di storici di chiara fama internazionale.
Cohen ha definito Imperialismo ogni rapporto di effettivo dominio o controllo politico o economico,
diretto o indiretto che una nazione esercita su un’altra.
Smith lo ha definito come il dominio effettivo esercitato da uno Stato relativamente forte su un
popolo più debole sul quale non ha lo stesso controllo che esercita sui cittadini della madrepatria.
Per Reynolds, l’imperialismo è un rapporto di dominio, a volte esplicito, nella forma di una sovranità
politica mantenuta con la forza su popoli soggetti, indipendentemente dal loro consenso.
Imperialismo diretto: la potenza imperialistica esercita un pieno controllo sull’area dipendente
trasferendo funzionari che occupano le più alte cariche dello stato provenienti dalla metropoli,
oppure utilizzando “governi fantoccio”.
Imperialismo indiretto: dominio effettivo, senza occupare un territorio materialmente.
Verso la metà dell’Ottocento ripresero le conquiste coloniali oltremare.
Alla vigilia della prima guerra mondiale erano finiti i territori liberi.
Il sistema coloniale, però, era incompleto e dal punto di vista economico rendeva poco.
Le caratteristiche dell’imperialismo liberista sono:
scarsi consensi politici; postazioni costiere (sfruttamento estensivo); vantaggi economici e
commerciali
imperialismo finanziario e compagnie “alla carta”.
Fino alla contesa coloniale, l’imperialismo non godeva di grandi consensi.
Gli indigeni dovevano aprirsi al commercio e rinunciare a riscuotere dazi.
In cambio ottenevano garanzie sulle proprietà; privilegi di ordine giuridico e fiscale ed
extraterritorialità. La corsa all’Africa
Dopo gli anni ’70, in coincidenza con l’inizio della Grande depressione, l’imperialismo diventò più
intensivo e sfociò nella competizione formale per la conquista dei territori ancora liberi.
La competizione coloniale si acuì soprattutto per la conquista di alcune aree: l’Africa, ed in
particolare la regione inesplorata del Congo ;il Vicino Oriente; Indocina e Pacifico.
In Sud Africa iniziò la contesa tra i boeri(discendenti dei coloni olandesi) e gli inglesi.
Dopo un'iniziale superiorità, i boeri furono sconfitti nel 1902.
Negli anni ’80 Bismarck iniziò il suo progetto di sottrarre ai concorrenti l’Africa occidentale, partendo
dal Congo. I France iniziarono a prendere accordi con i capi tribù dell’alto Congo; Gli Inglesi
cercarono di ottenere dai portoghesi concessioni di diritti territoriali sulla regione.
Francia, Gran Bretagna e Germania continuarono a spartirsi l’Africa con il sistema delle annessioni
preventive. Nel 1885 fu convocata un’assemblea a Berlino per regolare le annessioni.
La conseguenza fu l’obbligo di instaurare amministrazioni formali molto dispendiose.
Secondo Marx e Lenin la dinamica dell’imperialismo fu la seguente:
1) La concorrenza del mondo capitalistico si intensificò e le grandi imprese eliminarono le piccole,
2) Il capitale si accumulò nelle mani delle grandi imprese e il potere d’acquisto delle masse diminuì;
3) Si creò sovrapproduzione per cui i capitalisti ricorsero all’imperialismo per ottenere il controllo
politico in aree dove poter investire i capitali in eccesso e vendere i prodotti in eccedenza.
L’apertura e lo sfruttamento del canale di Suez fu sicuramente uno dei casi più accesi della contesa
coloniale.
Per lunghi periodi di tempo durante il millennio successivo il canale fu trascurato.
Solo dopo quattro anni fu costituita La società che doveva gestire la costruzione e l’amministrazione
del canale di Suez si basava in origine su capitali privati egiziani e francesi.
La Gran Bretagna era particolarmente interessata al canale data la strategicità nei commerci con
l’India.
Francesi e Inglesi finirono per dominare finanziariamente l’Egitto, causando la reazione degli
indigeni.
Dopo una serie di trattative la Francia si ritirò dall’Egitto consentendo che nascesse il Sudan anglo
egiziano.