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ETA’ GIOLITTIANA
Giolitti aveva già una carriera politica alle spalle ma fu il Primo Presidente a non aver
fatto il risorgimento, si era formato negli anni di fine secolo.
Maggio 1892 dicembre 1893
Novembre 1903 marzo 1905
Maggio 1906 dicembre 1909
Marzo 1911 marzo 1914 (il 2°/3°/4° periodo sono considerati Età Giolittiana)
Giugno 1920 luglio 1921
Rappresentava una nuova classe dirigente e un’età di
cambiamento di progetto politico rispetto alla deriva
autoritaria presa dall’ultimo crispismo, Giolitti cambiò il
progetto politico con una serie di riforme con l’obiettivo di
allargare il consenso, si pose in un’ottica modernizzatrice
dello stato e cercò di imprimere una svolta antirepressiva e
progressista; Avviò un rapporto privilegiato con i socialisti
per esempio, furono gli anni del decollo industriale italiano.
Periodizzazione dell’industrializzazione italiana
Il decollo industriale (tra anni 1880 e 1°WW) riguardò prevalentemente il Nord
1. , Torino – Milano Genova, il triangolo industriale, belle epoche industriale
italiana;
Tra le 2 guerre mondiali
2. Rallentamento e consolidamento (riguarda tutto l’occidente)
Effetti della crisi economica degli anni 30;
19451950 (anni del Piano Marshall ..)
3. Il miracolo economico (fase di maggiore fase della crescita occidentale), è tra i
paesi protagonisti;
Anni ’70‘90
4. Crisi e ristrutturazione (crisi petrolifere, anni del terrorismo e dell’avvio della
seconda fase del’unificazione europea).
Dentro questo quadro cronologico ci sono alcune costanti, i caratteri originari
dell’industrializzazione italiana, delle specificità strutturali:
Dualismo fra Nord e Sud, non c’era una complementarietà fra sud ricco di
◊ materie prime e nord industrializzato;
Povertà di materie prime (è l’unico grande paese industriale che è povera di
◊ tutto, ha pochissimo carbone …), ha un handicap economicostrutturale che
deve importare le risorse (carbone innanzitutto) da Francia, poi America e
Germania. C’è un vincolo strutturale nella bilancia dei pagamenti italiani;
Sovrappopolamento/disoccupazione: squilibrio maltusiano
◊ emigrazione (a partire dagli anni 80 dell’800) ha alleggerito il vincolo della
◊ povertà delle risorse; fino alla Prima Guerra Mondiale sono state
transoceaniche, tra le 2 guerre ci fu un rallentamento dell’economia che fece
chiudere le frontiere all’immigrazione negli Stati Uniti e quindi gli italiani
cominciarono a dirigersi verso la Francia che aveva da sempre una dinamica
demografica rallentata, dopo la 2°Guerra Mondiale continuano a migrare in
Europa (Belgio, Germania) ma soprattutto ci fu un forte processo di
migrazione interna: la popolazione del mezzogiorno migrò verso le grandi città
industriali del nord come Torino e Milano. Questa fu una fase di forte
complementarità fra nord e sud (il sud aveva popolazione – manodopera) e il
nord aveva bisogno di lavoratori nelle fabbriche).
Solo a metà degli anni 70 ci fu un’inversione del saldo migratorio italiano:
immigrazione emigrazione, situazione di piena occupazione (disoccupazione
>
attorno al 1%) prima degli anni 70 una delle più importanti fonti di sostegno
del reddito italiano erano le rimesse dei migranti.
Ansaldo Genova 1853
• Barilla Parma 1877
• Pirelli Milano 1883
• Acciaierie Terni 1884
• Montecatini 1888
• Ecc…
•
Trasformazione urbanistiche delle città italiane, c’era attrazione verso le grandi città
industriali che sorpassano per abitanti le vecchie capitali de regno delle 2 Sicilie.
I caratteri strutturali dell’industria italiana erano:
Forte presenza della politica;
◊ Grossa disponibilità di manodopera pochi incentivi a investire nelle nuove
◊ tecnologie;
Fragilità della bilancia dei pagamenti finanziata dalle rimesse dei migranti.
◊
Le grandi riforme giolittiane furono innanzitutto delle leggi sociali, di produzione del
leggi sul lavoro,
lavoro di fabbrica/industriale: tutela per le donne lavoratrici,
limitazioni nella manodopera minorile, ispettorato del lavoro è una prima
attenzione dello stato legata all’industrializzazione e alla nascita di una nuova classe
sociale; (in altri stati europei queste riforme erano già state fatte Germania);
nazionalizzazione delle ferrovie
la seconda serie di riforme strutturali riguardava la
italiane, che da decenni era una questione portata in Parlamento, 1905 (aveva causato
la caduta della destra storica).
municipalizzazione dei pubblici servizi
Allo stesso tempo ci fu la (tram,
illuminazione) 1905, i mezzi pubblici erano legati alla nuova mobilità sociale, ai
nuovo luoghi della produzione e alla nascita della società di massa.
Ci si accorse però che il decollo riguardava prevalentemente il Triangolo Industriale
del Nord Piemonte, Lombardia, Liguria Torino, Milano e Genova. Lo stato allora
cominciò a dedicarsi al dualismo fra il nord e il sud ponendo a 100 il reddito ligure (la
media italiana era 57, è sempre stata una regione con un alto reddito). Giolitti avviò
politica di INTERVENTO STRAORDINARIO
una nel Mezzogiorno che cercava
Leggi speciali
di favorire l’iniziativa privata: con delle (che avranno una lunga
evoluzione nel corso del Novecento). l’allargamento del suffragio
Un altro settore di cui si occupò Giolitti fu nel 1913:
potevano votare tutti i maschi italiani di almeno 30 anni (abbassato a 21 nel caso
avessero un determinato reddito). Questa legge portò il voto dal 7% al 24% della
popolazione e causò un cambiamento dell’idea di cittadinanza che si slegava dal
censo, ci fu l’ingresso di una nuova cittadinanza delle masse contadine al nord e al
sud.
Soltanto nel 1919 il voto sarà esteso a tutti i cittadini maschi con almeno 21 anni
suffragio universale maschile.
partecipazione cattolica al voto
Giolitti sostenne anche la poiché aveva buoni
rapporti con il partito socialista e con il mondo cattolico: dopo l’unificazione c’era
stato il non expedit, in virtù del quale il papa non riconosceva la legittimità dello stato
italiano (il primo partito cattolico sarà poi con Don Luigi Sturzo nel 1919), i cattolici
però partecipavano alla vita del nuovo stato anche se non erano rappresentati da un
Patto Gentiloni,
partito politico. Con il un patto informale, l’elettorato cattolico
avrebbe sostenuto quei deputati liberali che si impegnavano, nel loro programma
elettorale, a non far passare delle leggi percepite come anticlericali (per esempio
quella sul divorzio che passerà solo negli anni 70 del 900). Cominciò una
rappresentanza indiretta dei cattolici.
Con le elezioni del 1913, le prime elezioni con il suffragio molto allargato, si registra
una grande avanzata socialista che ottiene oltre il 17% dei voti (79 deputati) ma anche
vittoria ed elezione di molti liberali eletti con il patto Gentiloni, con il sostegno dei
cattolici. La svolta del 1913 è considerata molto importate perché fu la prima volta
che ci fu una rottura con la rappresentanza ristretta e con una dimensione
profondamente laica che aveva caratterizzato lo stato post risorgimentale. Fu anche il
momento in cui incominciarono delle forti tensioni all’interno del Parlamento (la
vittoria dei socialisti favorì dei sentimenti nazionalistici, lo sviluppo di una destra
nazionalista e fece dividere il parlamento), sempre più avverso al grande mediatore
Giolitti.
In questo quadro Giolitti avviò anche una nuova fase della politica estera cercando di
recuperare un po’ il rapporto di amicizia con la Francia, restando dentro la Triplice
Alleanza, pensando a una seconda fase dell’espansione coloniale italiana che si
orientò verso il Nord Africa e che richiedeva un appoggio dei francesi. Si sarebbe
indirizzata verso la Tripolitania e la Cirenaica.
Questo progetto determinò delle rotture interne al Parlamento con i socialisti
(Salvemini diceva: in
“andiamo a conquistare quello scatolone di sabbia”),
particolare l’Avanti, giornale socialista si scagliò fortemente contro Giolitti.
I grandi stati nazionali ottocenteschi non furono gli unici attori della scena
internazionale del secolo, vanno infatti considerati anche i declini relativi dei grandi
imperi multinazionali: Russo, Austro Ungarico e Ottomano. Erano costituiti da
diverse nazionalità, religioni, etnie.
(Oggi c’è un grande ritorno allo studio dei grandi imperi perché è ritornata
l’attenzione alle minoranze nazionali e i conflitti etnici.)
Si parla di declino in confronto all’ascesa di potenza delle società occidentali, di
incapacità di reggere le modernizzazioni sul piano economico, politico e sociale.
L‘interpretazione del declino relativo è molto eurocentrica perché mette in relazione
le trasformazione dell’Europa con il resto del mondo ma non è detto che gli stati
nazionali siano l’unico modello: l’uso delle religioni come forme di controllo, le
relazioni all’interno di quadri multietnici, teoria delle globalizzazione (questioni moto
aperta. L’ottocento è stato spesso definito come l’epoca della prima globalizzazione
dell’età contemporanea, oggi la storiografia tende a valorizzare la 1° globalizzazione
come luogo di interazione, le crisi dei grandi imperi sono viste come frutto dei
cambiamenti innescati dalla globalizzazione).
Gli imperi ebbero un’evoluzione diversa in età moderna rispetto al modello si stato
nazionale liberale: continuavano ad essere delle compagini statali/imperiali in cui
convivevano etnia, religioni e minoranze diverse, la storia dell’800 può essere letta
come l storia di un rapporto degli stati nazionali occidentali con gli imperi.
La fase che va dalla seconda metà dell’800 alla Prima Guerra Mondiale è quella del
declino appunto:
Lungo e violento processo;
Questione delle minoranze razziali;
Nuovi esperimenti politici, diversi dai modelli di stati nazionale occidentale
(per esempio la rivoluzione comunista);
Tentativi di recuperare relativo ritardo economico rispetto all’Occidente
industriale (forte spinta emulativa)
Difficile identificazione stato nazione;
o
Questo processo culminerà con la Prima Guerra Mondiale dando origine, come
conseguenza della frantumazione di questi imperi, a tutta una serie di stati che
daranno un nuovo volto al mondo e agli assetti internazionali.
IMPERO AUSTROUNGARICO
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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