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L’IO E L’ES
Questo saggio rappresenta la continuazione delle idee già proposte nell’opera “Al di là del principio
di piacere” del 1920, che vengono rapportate a diversi dati dell’osservazione analitica. Freud tenta
di definire un modello strutturale del funzionamento psichico umano. Il presupposto che governa
tale modello è la distinzione dello psichico, fondamentale in psicoanalisi, "in ciò che è cosciente e
ciò che è inconscio". La coscienza rappresenta una delle qualità dello psichico, che può
aggiungersi ad altre qualità ma che può anche rimanere assente, come si nota nei fenomeni
dell’ipnosi e del sogno. Freud inoltre sottolinea come appare evidente che una rappresentazione,
non è in genere cosciente in modo durevole, mentre diventa momentaneamente inconscia, ma in
certe condizioni può ridiventare cosciente. Per questo, Freud riconosce due tipi di inconscio, dal
punto di vista descrittivo, mentre uno solo dal punto di vista dinamico:
Latente: è capace di diventare cosciente ed è più vicino al cosciente rispetto all’inconscio.
- Rappresenta il preconscio, cioè ciò che è inconscio solo dal punto di vista descrittivo e non
in senso dinamico.
Rimosso: non è capace di diventare cosciente, in quanto vi si oppone una forza, detta
- resistenza, la quale produce e mantiene attiva la rimozione, cioè lo stato in cui le
rappresentazioni si trovano prima di diventare coscienti.
Questa organizzazione topica della mente, che Freud ha già illustrato in precedenza, non è
ritenuta però più adeguata allo sviluppo del pensiero psicoanalitico. Freud infatti ha scoperto che
anche l'Io, solitamente identificato con la coscienza, o almeno una sua parte indubitabilmente è
inconscia. (nell’io stesso vi è qualcosa di inconscio, cioè qualcosa che esercita potenti effetti,
senza divenire in quanto tale cosciente, e che necessita, per esser reso cosciente, di un
particolare lavoro).
2. l’io e l’es.
Freud sottolinea come tutto il sapere è legato alla coscienza, quindi è possibile conoscere
l’inconscio solo rendendolo cosciente. La coscienza rappresenta la superficie dell’apparato
psichico, in cui giungono tutte le percezioni:
Percezioni sensoriali: provenienti dall’esterno;
- Sensazioni e sentimenti: provenienti dall’interno.
-
secondo Freud, il materiale inconscio diventa preconscio attraverso il collegamento con le
rispettive rappresentazioni verbali. Queste sono dei residui mnestici, in passato percezioni, e in
quanto tali possono quindi ridiventare coscienti. Tali residui provengono da percezioni acustiche e
ottiche, e sono conservati in sistemi che premono sul sistema percezione-coscienza.
Le percezioni provenienti dall’interno forniscono svariate sensazioni, appartenenti agli stati più
profondi dell’apparato psichico, come nel caso della serie piacere-dispiacere. Queste sensazioni
sono più primordiali ed elementari rispetto a quelle esterne e possono essere diverse tra loro o
opposte.
Freud distingue in particolare:
Sensazioni di piacere: non presentano in sé stesse nulla di propulsivo, ma rappresentano
- una riduzione dell’investimento energetico.
Sensazioni di dispiacere: sono l’elemento propulsivo, che quindi spingono al cambiamento
- e alla scarica, in quanto il dispiacere rappresenta l’accentuazione dell’investimento
energetico.
Infine, Freud definisce QUID, ciò che diventa cosciente come piacere o dispiacere. Questo quid si
comporta come un impulso rimosso e può sviluppare forze senza che l’io ne avverta l’azione. Ciò
che rende cosciente questo quid come dispiacere è la resistenza contro tale coazione.
La funzione delle rappresentazioni verbali è quindi quella di permettere ai processi interni di
pensiero di trasformarsi in percezioni. Le rappresentazioni inconsce per essere portate alla
coscienza, richiedono che vangano prodotti gli elementi di collegamento verbale, mentre ciò non
vale per le sensazioni interne, le quali si trasmettono direttamente.
Freud cerca poi di costruire l’immagine dell’Io, infatti riprendendo gli studi di Georg Groddeck,
sostiene che l’io si comporta nella vita in modo passivo, in quanto vi è l’azione di forze ignote e
incontrollabili.
Freud definisce:
Io: l’entità che scaturisce dal sistema percezione-coscienza e comincia con il diventare
- preconscio,
Es: dove l’io si continua e si comporta in maniera inconscia, (l’io non è nettamente separato
- dall’es, ma confluisce in esso). Anche il rimosso confluisce con l’es, e ne rappresenta solo
una parte. Il rimosso è separato nettamente solo dall’io, mediante le resistenze della
rimozione, ma può comunicare con l’io attraverso l’es.
L’es è appunto la nozione di Groddeck che sulla scia di Nietzsche, che usano questa espressione
per indicare quando nel nostro essere vi è di impersonale e necessario. Inoltre, definiscono un
individuo come un Es psichico, ignoto e inconscio, sul quale poggia nello strato superiore l’Io,
sviluppatosi dal sistema P, come da un nucleo. Il rapporto tra l'Io e l'Es è un rapporto dinamico, in
quanto l'Io si sforza di far valere l'influenza del mondo esterno sull'Es e sulle sue intenzioni
tentando di sostituire il principio di realtà al principio del piacere, che nell'Es esercita un dominio
incontrastato. L’Io rappresenta la ragione e la ponderatezza, in opposizione all’Es, che è la sede
delle passioni, ma spesso è costretto ad obbedirlo. L’io ha infatti l’abitudine di trasformare in azione
la volontà dell’Es, come se si trattasse di una volontà propria.
Si pone a questo punto un problema ovvio. Se l'io riconosce la sua matrice nell'Es, in nome di che
tenta di civilizzare l'Es? Freud sostiene che ciò avviene per effetto delle influenze esterne, cioè
delle influenze esercitate dall'ambiente sociale e culturale. Ma per quanto riguarda come esse
riescono ad incidere sull'Io, interviene a questo punto la focalizzazione di una nuova funzione, che
in precedenza (Introduzione al narcisismo, Psicologia delle masse e analisi dell'Io) è già stata
adombrata: il Super-io. L'esistenza di questa funzione è imposta dall'esperienza terapeutica: in
quanto spesso nelle analisi vi sono persone in cui l'autocritica e la coscienza morale - e cioè
prestazioni della psiche alle quali viene attribuito un valore grandissimo - sono inconsce, e
producono proprio in quanto tali i loro effetti più rilevanti. La nuova esperienza, che costringe a
parlare di un "senso di colpa inconscio", è molto più imbarazzante e ci propone un nuovo enigma,
specialmente se ci finiamo col renderci conto che un tale senso di colpa inconscio svolge in un
gran numero di nevrosi una funzione decisiva da un punto di vista economico, opponendo i più
potenti ostacoli sul cammino della guarigione.
3. L’IO E IL SUPER-IO (IDEALE DELL’IO)
L’io non è solo la parte dell’es modificata attraverso l’influenza del sistema percettivo, ma Freud
stesso riconosce una differenziazione all’interno dello stesso io a cui va data la denominazione di
ideale dell’io o Super-io. Questa parte dell’io sembra avere rapporti meno stretti con la coscienza.
Per spiegare la genesi del Super-io, Freud riprende la spiegazione della melanconia, in cui la
sofferenza per l’oggetto perduto porta a sostituire l’investimento oggettuale con un’identificazione.
Questa sostituzione concorre alla configurazione dell’io e contribuisce a produrre il carattere della
persona.
(la melanconia è la reazione alla perdita di un oggetto d’amore, che viene vissuta come perdita del
proprio io. La melanconia è psichicamente caratterizzata da un profondo e doloroso sconforto, da
un venir meno dell’interesse per il mondo esterno, dalla perdita della capacità di amare,
dall’inibizione di fronte a qualsiasi attività la sua caratteristica fondamentale è l’avvilimento del
sentimento di sé, che si esprime in autorimproveri e autoingiurie e culmina nell’attesa delirante di
una punizione. Tutte le accuse che i malinconici rivolgono a se stessi, sono in realtà rivolte alla
persona amata, da cui l’io è stato profondamente deluso: ambivalenza. In particolare, dopo aver
investito la propria libido sulla persona amata, l’io subisce una mortificazione e una delusione che
turba inevitabilmente tale relazione oggettuale: la libido viene ritirata dall’oggetto, ma non viene
diretta su un altro oggetto, come accade normalmente, ma riportata sull’io. Ne deriva quindi
l’identificazione con l’oggetto abbandonato e per questo la perdita dell’oggetto viene perduta dal
melanconico come una perdita dell’io. Tre sono i fattori che portano allo sviluppo della melanconia:
perdita dell’oggetto, ambivalenza – l’odio per se stessi è in realtà amore e odio nei confronti
dell’oggetto perduto, regressione della libido nell’io- il melanconico ritorna allo stadio del
narcisismo primario, investendo la sua libido sull’io).
Originariamente, nella fase orale dell'individuo, investimento oggettuale e identificazione erano
indistinguibili. Successivamente gli investimenti oggettuali, provengono dall'es, che avverte gli
impulsi erotici come bisogni. L'io inizialmente ancora debole, tollera gli investimenti oggettuali,
oppure cerca di respingerli attraverso la rimozione.
Quando vi è una rinuncia dell'oggetto, avviene un'alterazione dell'io, come nella melanconia. Forse
l'io attraverso l'introiezione (regressione alla fase orale), allieva o facilita la rinuncia all'oggetto. Ciò
consente all'es di rinunciare ai propri oggetti.
Il carattere dell'io sembra quindi essere un sedimento degli investimenti oggettuali, contenente in
sé la storia di queste scelte. Inoltre questo tramutarsi di una scelta oggettuale erotica in
un'alterazione dell'io è anche un mezzo con cui l'io controlla l'es e approfondisce la relazione con
esso. Quando l'io assume i tratti dell'oggetto, si autoimpone all'es come oggetto d'amore e cerca di
risarcirlo della perdita, mostrandosi simile all'oggetto.
La trasformazione della libido oggettuale in narcisistica, implica però una rinuncia alle mete
sessuali, una desessualizzazione (sublimazione).
Se le identificazioni oggettuali dell'io prendono il sopravvento o diventano troppo numerose e
incompatibili tra loro, si può avere un esit