Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Secondo il pensiero comune, la persona normale è quella che accetta le regole dell’istituzione
esterna (prima la famiglia e poi la società, e nelle società, i compiti di lavoro). È normale colui che
fa violenza alle sue tendenze profonde e incanala al comune sentire con la fatica del vivere; tende
inoltre ad avere paura del tempo. la persona in equilibrio esistenziale è in grado di raccontare la
propria storia. La capacità di racconto della vita, storytelling del tragitto sul e nel campo, è un
chiaro segnale di possesso e controllo della continuità psichica. Ogni discontinuità cognitiva ed
emotiva dà spazio a complessi e difficoltà di autoidentificazione che Jung descrive come parti
psichiche frantumate della nostra personalità. Inoltre secondo Jung non esiste equilibrio senza un
termine di opposizione. Ogni azione e realtà corre verso il suo contrario. La vita è come il respiro:
l’inspirazione cerca l’opposto, l’espirazione. Solo così c’è equilibrio.
Il più importante meccanismo di difesa che la persona dovrebbe usare nel campo dello sviluppo è
l’accettazione della sfida. Il corpo a corpo con la realtà favorisce l’esaltazione energetica ed
allontana l’avvento della nevrosi. Per anticipare l’evento nevrotico e il bisogno di terapia esterna, il
campo va affrontato ogni giorno formulando il giusto livello di motivazione, intesa come
percezione chiara ed anticipata dei risultati positivi cui condurrà l’azione proiettata nel suo giusto
tempo di esecuzione. Un lieve stato di nevrosi non può essere evitato da nessun essere umano.
Nel contesto del lavoro umano, alcune diffuse risposte nevrotiche sono date per normali , anche
se provocano notevoli danni. Ad esempio: l’attivismo, permette di sperimentare temporanei sensi
di vitalità, ma nel medio-lungo periodo è emotivamente letale poiché scambiato per eroismo
sociale; l’aggressività, tende ad imporre all’esterno le proprie visioni settoriali e viene tollerata se
fa aumentare la produttività delle organizzazioni. 5
Secondo Binswanger, volontà e pazienza sono termini di riferimento per gestire fatica e sofferenza
e per attraversa il campo mantenendo la propria unicità personale.
Caruso, invece, suggerisce di leggere nelle sindromi psicanalitiche non solo l’espressione del
destino individuale, ma anche quello della società che lo esprime. Caruso sostiene che l’organismo
viventesi crea, modifica e si adatta. La consapevolezza della fragilità degli strumento con cui
affronta il campo può aiutare la persona a reggersi trovando sempre il baricentro di forze dentro
se stessa.
Nella costruzione del nostro Super Io, sembra spesso che il mondo ce la metta tutta a tentare di
plasmarci contro la nostra vocazionalità profonda. Un compito di vita mancato sembra portare
comunque l’impronta dell’alienazione. Nel dare questo giudizio alla persona, sembra sfuggire la
propria originale capacità costruttiva. La risposta si può trovare nell’atto di coscienza, che è un
atto di resistenza. C’è sempre una via di fuga anche quando non sembra, il campo è aperto.
Capitolo 2
Campo transestetico
Il mondo è cambiato così come le logiche di produzione. Prima vi era da una parte l’industria, con
la scienza e le tecnologie, e dall’altra c’è l’arte, con l’emozione e l’estetica. Nel XX secolo però
queste due sfere si sono sempre più intrecciate tra loro, tanto che il mondo della produzione,
distribuzione e consumo sono oggi influenzati da operazioni di tipo estetico.
Il processo di produzione si orienta sulle linee di fabbricazione industriale e tende ad essere
sempre di più il luogo di creazione, co-creazione e fatica erogata in funzione di un risultato unico,
di qualità superiore. Ormai quindi stile, bellezza, mobilitazione del gusto e della sensibilità si
impongono ogni giorno come imperativi strategici dei marchi industriali. È il modo di produzione
estetica del capitalismo di iperconsumo. Il fenomeno è riconducibile ad una matrice originale e
comune, ovvero la crescita del fattore intelligenza incorporato nella produzione e atteso nel
consumo. Ogni prodotto è costituito da elementi impalpabili che ne aumentano e garantiscono la
consistenza tecnica, mentre il consumatore è sempre più in grado di comprendere quegli elementi
qualitativi del prodotto stesso ed anticipare la qualità di soddisfazione e funzionalità. Inoltre, il
consumatore diviene prosumer, ovvero produttore- consumatore, personalizzando il prodotto-
servizio così da adattarlo alle proprie aspettative funzionali ed estetiche.
Si modificano inoltre, le regole di gestione della creatività nelle organizzazioni; infatti l’idea si
genere negli spazi specializzati, ma anche negli impianti produttivi.
In tale ambito, le imprese cercano continuamente di reclutare le menti più smart e trattenere i
talenti nei propri spazi.
Vediamo perciò che in un contesto del genere, l’imprenditorialità assume connotazioni
completamente diverse dal passato. Infatti, vanno considerati anche i processi dovuti alla
globalizzazione del business internazionale, la nuova localizzazione dei punti di innovazione e di
produzione e il cambiamento legato alle tecnologie di comunicazione, che accentuano processi di
denazionalizzazione del prodotto industriale e tecnico. 6
Questo contenitore mondiale, assai confuso, viene definito dai sociologi francesi transestetico e gli
economisti lo dichiarano come postconsumistico.
E’ stata quindi messa in crisi la concezione ottocentesca dell’imprenditore basata sulla
disponibilità di grandi capitali finanziari per rispondere a diffusi bisogni di consumo. Oggi, infatti,
l’imprenditore è colui che sa mettere in vetrina la fattibilità, in termini finanziari, di una idea.
Oggi l’impresa è ciascuno degli aspiranti ad un posto di lavoro che può essere pensato in
autonomia. Infatti, l’ottimizzazione delle risorse produttive e il risultato commerciale finale
possono essere generati e controllati solo da chi ha l’idea vincente.
I nuovi analisti simbolici che si formano nelle università diventano promotori di nuova impresa ad
elevato tasso di capitale intellettuale. Ecco quali sono le condizioni per diventare però un
imprenditore.
Si deve capire il significato e le conseguenze del termine impresa. Gli anglosassoni infatti hanno
almeno 7 diversi termini i per tradurre tale parola:
1. Firm è l’impresa-ditta, società costituita in termini giuridici per conseguire un risultato di
produzione, commercializzazione e profitto.
2. Concern, può sembrare generico, qualcosa di cui mi occupo, che mi dà responsabilità. Concern è
essere intellettualmente ed emotivamente coinvolti nell’affare-impresa. Playing concern è una
ditta che ripaga, con successo; going concern è un business che corre bene e fa affari.
3. Enterprise è la parola più usata per citare l’iniziativa economica e non. Si tratta di una parola
composta: enter, ovvero entrare, e prise, ovvero premio.
4. Undertaking, termine che i britannici usano per dipingere il gesto imprenditoriale. Si tratta di un
composto, under, come se l’impresa avesse bisogno di uno scavo che è mentale. Si parte da sotto
per arrivare ad affermare, taking, qualcosa. Infatti, l’undertaker è l’imprenditore per
l’antonomasia, ovvero colui che prende le mosse a fronte di un’idea valida per realizzare
l’iniziativa, facendola decollare.
5. Venture, ovvero azzardo e misura o può essere speculazione, poiché ogni impresa è basata sul
rischio.
6. Exploit, ovvero se l’impresa è un risultato glorioso. È una esplosione visibile di successo che si
attribuisce a miti moderni. Vedi Steve Jobs.
7.Achievement, ovvero impresa-risultato, è quella che conta di più poiché arriva al fondo delle
aspirazioni da cui è nata. Il classico achiever è lo studente che conclude con buona votazione un
ciclo di studi. Secondo i sociologi americani degli anni 50, il bisogno di ottenere risultati positivi ed
esaurienti (need for archievement) si forma in famiglia e nella scuola come orientamento al
successo personale.
Alla radice del fare c’è sempre una voglia di, affermazione, completare la propria individuazione.
Una situazione sociale ed economica di stagnazione o immobilità negli scambi genera assenze e
negligenze sul piano dell’iniziativa d’impresa. Tuttavia, nelle zone di degrado e miseria, vi sono
bacini fertili di autopromozione e se non vi sono canali legali di emersioni, il bisogno di fare si
muove verso organizzazioni extra o illegali. 7
Il rallentamento o il blocco dell’inerzia positiva verso nuove realizzazione produttive sono in altri
contesti giustificati da eccessivi stati di benessere e di appagamento dovuti a quella che gli
anglosassoni chiamano affluence; infatti le famiglie appagate possono non incitare più i
componenti più giovani a rischiare. Al contrario, l’uscita forzata da situazioni di grave minaccia
fisica individuale e collettiva dà sempre luogo ad un più alto quoziente di propensione all’iniziativa
personale. Infatti, è riconosciuto che il successo scolastico ed accademico dei figli delle famiglie
appartenenti a minoranze di recente insediamento nei paesi industrializzati. Accanto a tali
tendenze socio-demografiche, si considera anche la profonda trasformazione della mente
economica dell’Occidente a partire dagli anni 60 del novecento. La protesta politica, il tessuto
sociale e familiare viene messo in discussione e in crisi dal complesso fenomeno definito hype.
Movimento di critica sociale che ha puntato su messaggi semplici e immediata come “Fallo”, “Fallo
tu”, “Sii te stesso”. Incitamenti di quella che è stata definita la controcultura giovanile. Roba da
underground diventata oggi mainstream, corrente principale, nei messaggi del nuovo mercato.
L’impresa si è appropriata, infatti, delle regole della trasgressione e le ha fatte diventare un
catechismo di comportamento quotidiano: essere se stessi, nell’accedere alle tendenze di moda.
L’impresa è diventata estetica e a volte sinonimo di trasgressione.
Vediamo ora l’impatto della comunicazione via internet e dei social media. Si tratta di un territorio
di iniziativa del potenziale nuovo imprenditore che è definito dalla sua indefinitezza o dalal sua
virtualità impalpabile. In questo spazio virtuale, è consentito al candidato imprenditore di agire
secondo un modello estetico di vita personale. Lipovetsky e Serroy dise