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L'invenzione del diritto Pag. 1
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Estratto del documento

Nome: URSU DENISA IONELA

Matricola: 904213

L’invenzione del diritto.

È un libro che vuole esprimere certe verità, le quali sono all’interno del

nostro tempo e che il Prof. Grossi ha chiamato post-moderno, un tempo che

inizia ad avviarsi i primi del 900 e che non è ancora terminato: vuole

indicarci che ci stiamo allontanando da un tempo, ossia la modernità

giuridica. Il momento culminante di questo tempo moderno lo possiamo

collocare nella rivoluzione francese, alla fine del 700.

Nel 1950 Giuseppe Capograssi affermò “Tutto era allora così semplice!”,

rievocando gli ultimi anni della Belle Époque, ma era una semplicità fatta di

certezze: lo Stato era l’unico a chiamare il diritto e la sua voce era la legge,

unica fonte perché collocata al sommo di una gerarchia piramidale

rigidissima: siamo qui nell’età del Codice Civile del 1804, il quale non è solo

una raccolta di articoli, ma un sistema unitario concernente più branche

disciplinari con una finalità. Si tende all’esclusività e a disciplinare tutto

l’universo di quelle materie. Il Codice fu creato per durare e la sua

promulgazione lo ha mobilizzato per sempre. La società era amorfa,

chiamata all’obbedienza e all’assoluta passività. Ci fu anche un tentativo di

porre argini al potere con il costituzionalismo. Quest’ultimo venne qualificato

come delle carte dei diritti: sono delle proporzioni di indole filosofico-politica,

le quali vengono assunte dal personaggio che si vuole intitolare: non l’uomo

dello stato di natura, non il modello di uomo e non in carne ed ossa. Non

importa se sia povero o ricco, sapiente o ignorante. Si parla di religione,

cultura, lingua, lavoro, risparmio, paesaggio, salute etc. Tutti questi diritti, il

possesso della proprietà il quale venne messo al primo posto, sono dei poteri

con cui il potere politico non può espropriare il cittadino.

Un grande giurista, di nome Santi Romano, definisce crudamente queste

carte dei diritti, come catechismi in un modo eccessivamente negativo,

volendo indicare che gli uomini di cui si parla sono solo delle statuine. Le

costituzioni sono rivolte al legislatore, il quale deve tradurre i principi che

queste emanano.

Quest’età moderna era caratterizzata da una sofferenza data da una

separazione netta tra diritto e società. Anatole France sosteneva che il

regime era democratico in facciata. La legge che è uguale per tutti è

l’uguaglianza giuridica, la quale potenzialmente è piena i risultati, ma non

tocca mai le situazioni economiche: chi è povero deve rimanere povero e chi

è ricco deve rimanere tale.

All’inizio del 900 cambiano le regole, ma rimane un secolo pieno di

incertezze. L’evento fondamentale è un evento tragico, cioè la prima guerra

mondiale: gli Stati sono immersi in problemi di crisi economiche. Finalmente

nel 1913, abbiamo un quasi perfetto suffragio universale maschile, mentre le

donne aspetteranno fino al 1946. L’ordinamento giuridico indica il

programma di un tempo post-moderno, perché colto come un comando o 1

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
3 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ursu.denisa03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Parini Sara Veronica.