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La scrittura come strumento di riflessione critica
Il testo scritto, per sua stessa natura, si consegna alla vista, e perciò alla riflessione e all'analisi, costituendo il presupposto indispensabile per la nascita di un'attività di riflessione critica. La scrittura è stata fondamentale per la nascita della lingua scientifica. Per noi occidentali è difficile pensare l'esistenza di altri sistemi di scrittura differenti dal nostro, questo è il caso dei conquistadores con i Maya, che distrussero buona parte dei manoscritti maya perché considerati di natura demoniaca. Tuttavia, il vescovo De Landa decise successivamente di prendere in analisi la stessa scrittura maya, facendosi aiutare da degli scriba indigeni, cercando di creare una corrispondenza tra la scrittura maya e quella alfabetizzata europea. La corrispondenza tra grafemi (lettere) e fonemi non è precisa in nessuna delle scritture storiche, neanche nell'italiano. Nelle scritture alfabetiche storiche il...Il rapporto tra le lettere e i suoni non è mai perfettamente biunivoco, nonostante questa strategia scrittoria si possa ritenere in assoluto la più precisa forma storica di notazione della lingua parlata per mezzo di disegni grafici.
Tutti sanno che in Europa (e in America, del resto) il sistema di scrittura di gran lunga prevalente è l'alfabeto latino adattato con diacritici e segni speciali alle esigenze delle diverse lingue. Ragioni di prestigio storico e culturale hanno favorito la preservazione nella sua terra d'origine dell'alfabeto greco, da cui, pertanto, quello latino discende, per il tramite dell'etrusco. Ai confini del nostro continente si estendono vaste regioni (Russia e Nord-africa) in cui sono impiegate scritture, geneticamente connesse o meno tra di loro e/o con gli alfabeti latino e greco, che, per quanto diverse dalla nostra per forma dei segni e per tipi di suoni trascritti, sono pur sempre di natura alfabetica (arabo, cirillico,
La vicenda dei geroglifici egiziani, così come quella della scrittura maya, offre invece un esempio molto chiaro di come anche per persone colte, abituate da generazioni all'utilizzo dell'alfabeto, il funzionamento di una scrittura radicalmente diversa, considerata "ideologica", risulti assai difficilmente afferrabile o intuibile. La scrittura egiziana, come vedremo, è davvero ricca di ideogrammi, ma la stragrande maggioranza dei testi è costituita da una trascrizione fonetica, per cui a ogni segno scritto corrisponde uno o più suoni della lingua.
L'unico trattato completo sui geroglifici tramandato dall'antichità è "Hieroglyphica di Orapollo", filosofo ed erudito egiziano (400 e 500 d.C.) nonostante le sue spiegazioni inverosimili, però, Orapollo attinse certamente da fonti attendibili, nella misura in cui la maggior parte dei simboli da lui descritti trova una reale corrispondenza.
Nell'antica scrittura geroglifica. Lo stesso testo di Orapollo rappresentò, poi, la conferma più "autorevole" dell'idea che i geroglifici egiziani fossero una forma di comunicazione direttamente filosofica o teologica mediante simboli e non mediante lingua, vale a dire, di natura esclusivamente logografica, la cui interpretazione era svincolata da qualsiasi lingua soggiacente. Si ebbero così, nel XVIII secolo, le stravaganti interpretazioni filosofico-simboliche del dotto gesuita Kircher che si riteneva il decifratore dei geroglifici, avendo pubblicato molto sull'argomento anche per la sollecitazione papale, e ottenendo all'epoca un certo riscontro, almeno negli ambienti romani, dove divenne la massima autorità in questioni di egittologia. Ma anche nel "secolo dei lumi", quando le idee di Kircher erano ormai sorpassate, non si giunse mai a superare il preconcetto dei geroglifici come scrittura "simbolica".
ossia completamente logografica. I primi passo verso il superamento dell'erronea communis opinio sui geroglifici egiziani (concezione puramente simbolica e logografica dei segni) solo quando ci si poté positivamente e proficuamente avvalere della comparazione con un tipo di scrittura tipologicamente affine: il cinese. In questo caso si trattava di una scrittura ancora in uso, anche se, allora non ben conosciuta in occidente, neanche a livello accademico. La famosa stele di Rosetta, documento triscritto (geroglifico, demotico e greco) era stata rinvenuta il 2 agosto 1799, sulla base del confronto col cinese, Sacy poté scrivere: "conosciamo l'esperienza cinese di questa difficoltà (cioè scrivere i nomi stranieri) e sappiamo che essi sono talvolta obbligati a impiegare un segno speciale per indicare che i caratteri utilizzati nell'esprimere un nome proprio sono ridotti a semplice valore (fonetico)". Tra l'altro l'idea che iCartigli e l'uso fonetico dei geroglifici
L'idea che i cartigli rappresentino il fonetismo, rispetto all'uso puramente ideografico dei segni, è sbagliata. In realtà, i cartigli indicano la regalità del nome che vi è scritto. Secondo Champollion, questo alfabeto era utile solo per la trascrizione dei nomi o delle parole straniere, ma questa teoria è errata.
Nel 1823, con la pubblicazione del "Precis du systeme hieroglyphique", l'uso fonetico dei geroglifici assunse un ruolo centrale e abbandonò quello secondario a cui era stato relegato. Di fatto, costituiva l'anima dell'intero sistema di scrittura. L'alfabeto individuato da Champollion era utilizzato non solo nei cartigli reali dell'epoca greco-romana e faraonica, ma anche nelle iscrizioni comuni di tutti i tempi, allo scopo di riprodurre per iscritto i suoni della lingua egiziana parlata.
In verità, gli elementi costitutivi delle scritture cosiddette "ideografiche" presentano delle affinità sorprendenti che...
Sono senza dubbio servite a riesumare il funzionamento di scritture cadute da secoli nell'oblio. Le tipologie di scritture usate sono riassumibili in due categorie: