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Il ritorno di Tolomeo

OVESTmostri, un universo favoloso composto di meraviglie, oltre il quale si trovava la sede celeste. Tutti i racconti di viaggio, tutte le descrizioni del mondo nel Medioevo, passano proprio attraverso tre tappe: Gerusalemme, che è al centro del cerchio (pallino rosso), l'Asia e il paradiso. È chiaro che in tale modello è dominante un aspetto che variferito al rituale religioso → se l'ecumene fosse stata concepita come sferica, il centro della Terra sarebbe stato all'interno, dunque sotterraneo e inaccessibile → a propria volta sarebbero stati inaccessibili gli stessi centri sacri.

Per quanto riguarda la concezione della Terra nel suo rapporto con l'universo, la modernità inizia con la rivoluzione copernicana. Con l'avvento di questa, però, inizia ad essere trascurata la precedente rivoluzione tolemaica. In realtà è proprio a Tolomeo che, per quanto riguarda la Terra, noi dobbiamo

l'inizio della modernità, dunque la fine dello schema medievale. Il ritorno del testo geografico di Tolomeo in Occidente, all'inizio del Quattrocento, renderà possibile la sintesi della concezione astronomica (dunque sferica) della Terra con la concezione corografica (regionale, dunque piatta). Tolomeo insegna a ridurre la sfera al piano, introduce cioè l'equivalenza tra globo e superficie piatta. L'innovazione costituita dal modello tolemaico fu davvero dirompente → basti pensare al destino di Gerusalemme, sacro centro del modello medievale, che in tal modo perse ogni primato → se l'ecumene diventa la superficie di una sfera, tutti i punti possono costituirne il centro, poiché dipende dal punto di vista. Al contrario della tradizione omerica e di quella biblico-aristotelica, che volevano che la Terra giacesse sull'acqua, con Tolomeo sono i mari (notare il plurale) che giacciono sulla Terra → in questo modo, ciòche della superficie terrestre non è ancora conosciuto sono le terre emerse, non ancora raggiunte, e non più l'acqua. Con le teorie tolemaiche si verifica pure il crollo della teoria delle cinque zone climatiche → ancora a metà del Quattrocento i marinai portoghesi erano convinti che oltrepassando la linea equatoriale si andava incontro all'incredibile calore in grado di bruciare i navigli. Soltanto alla fine del Quattrocento in tutta Europa gli ambienti universitari cominciano a credere davvero, sulla scorta delle esperienze dei marinai, che la teoria delle cinque zone non sia più valida. Dopo l'impresa di Colombo si riconosce che l'uomo poteva vivere in qualsiasi parte della superficie della Terra, e che il problema non è tanto la sfericità della Terra quanto l'estensione e la sfericizzazione della sua superficie abitabile, il fatto che l'ecumene fosse diventata sferica da piatta che era. E tale mutazione vienericonosciuta irreversibile all'inizio del secondo decennio del Cinquecento, quando nasce la maniera di concepire la sfera terrestre che è ancora la nostra maniera → si parla di "globo terracqueo" → con ciò si riflette in pieno la moderna innovazione tolemaica → essa riguarda sia la composizione sia la forma della Terra stessa, al cui interno l'estensione solido-terrestre acquista rilevanza rispetto a quella liquida (anche se non è proprio visto che i due terzi del pianeta sono acqua) e per la prima volta appare dotata di consistenza, continuità e coerenza rispetto a quest'ultima. Il primo ad utilizzare questa espressione è l'umanista svizzero Vadiano, che per primo riesce ad integrare la vecchia teoria aristotelica con le inconfutabili esperienze marinaresche. Egli definisce la Terra una specie di zolla, una parte della quale emerge dal vastissimo oceano "costituendo una sola rotondità con l'acqua.dubbio anche l'intero sistema di conoscenza e di interpretazione del mondo. La scoperta di nuove terre e la constatazione che la Terra non era piatta, come si credeva, ma aveva una forma sferica, ha portato a una rivoluzione nel modo di concepire la geografia. La geografia, infatti, non si limitava più a descrivere le terre emerse e i loro confini, ma si interessava anche alla loro posizione e alla loro relazione reciproca. Si iniziò a studiare le coordinate geografiche, come la latitudine e la longitudine, per individuare con precisione i luoghi sulla superficie terrestre. Inoltre, la scoperta di nuove terre ha portato alla nascita di nuove teorie sulla formazione e l'evoluzione della Terra. Si è iniziato a ipotizzare che i continenti potessero essere stati uniti in passato e che si fossero separati nel corso dei millenni. Questa teoria, chiamata deriva dei continenti, è stata poi confermata dalla scoperta delle placche tettoniche. La geografia moderna si occupa quindi di studiare non solo la configurazione attuale della Terra, ma anche i processi che hanno portato alla sua formazione e che ancora oggi la modellano. Si studiano le catene montuose, i vulcani, i fiumi e i mari, cercando di comprendere come si sono formati e come interagiscono tra loro. In conclusione, la geografia è una disciplina che si occupa di studiare la Terra nella sua interezza, analizzando la sua forma, la sua composizione e i suoi processi. Grazie alle scoperte e alle teorie sviluppate nel corso dei secoli, siamo in grado di avere una visione sempre più completa e dettagliata del nostro pianeta.discussione sulla presenza di quell'intervento divino, che aveva fatto sì che la terra emergesse: la questione dell'azione che spiegava non soltanto l'esistenza dell'ecumene cristiana, cioè della terra, ma anche la sua natura. Insomma, all'inizio del Cinquecento era molto chiaro per i marinai che non esistevano due sfere, una d'acqua e una di terra, ma che acqua e terra costituivano un'unica sfera, il cui centro era il centro della Terra. Dunque, soltanto alla metà del Cinquecento il mondo comincia ad essere per noi quello che oggi la Terra è. Il fondo dell'abisso e il posto del corallo Il Seicento è il secolo del globo terracqueo, del globo al cui interno, per la prima volta, si riconosce che la terra e l'acqua stanno insieme e sono unite al centro del mondo. È nel Seicento che nasce il geografo, perché una volta riconosciuta la composizione mista della Terra, si aveva bisogno di qualcuno che fosse ingrado di esercitare gli strumenti più adatti per la definizione della forma, dei lineamenti e della logica di questa composizione. Ma già nel Settecento l'espressione globo terracqueo viene abbandonata in favore di "globo terrestre". Quest'ultima espressione è più corretta perché indica l'opposizione tra un globo celeste, il cielo, dove tutte le costellazioni sono chiaramente visibili, e un altro globo, chiamato appunto terrestre, che invece mostra le posizioni e le relazioni che tra loro hanno le parti della Terra che sono emerse: le isole e i continenti. È come se una volta ammesso che la Terra si compone di acqua e di terra si dicesse globo terrestre per paura dell'abisso liquido. È come se il Settecento tornasse ad avere paura di Tiamat, dell'abisso d'acqua oscuro e vertiginoso, e avesse bisogno di Marduk, dell'eroe che lo sconfigge. Il primo che ha misurato l'abisso e ha tentato dicomprendere e misurare, almeno in Occidente, la profondità del mare è stato Marsigli → è l'autore del primo manuale di oceanografia, concepito alla foce del fiume Rodano sul golfo Leone tra Marsiglia e Costa Azzurra. Intorno al 1680 egli si arruola volontario nell'esercito dell'imperatore dei romani, nonché re d'Austria, per combattere contro i turchi, dunque contro gli infedeli. Ma per Marsigli fare la guerra e conoscere la Terra è un'unica attività, nel senso che non soltanto si realizza attraverso le stesse operazioni, ma obbedisce ad un'unica logica e ad un unico senso. Come all'inizio del Seicento Galileo aveva abolito il cielo, aveva cioè infranto il modello celeste di Aristotele, alla stessa maniera, un secolo dopo, Marsigli abolisce l'abisso → egli inventa la scarpata, quella che noi oggi chiamiamo la piattaforma continentale, e afferma che il fondo del mare è unito alle rive, in

quanto esso ne è la continuazione. È sempre la vecchia logica della tavola che lavora, e che impone anche a quel che non si vede (all'abisso) la continuità e l'omogeneità, cui s'aggiunge adesso la simmetria → Marsigli dà al mar Mediterraneo la profondità uguale all'altezza delle catene montuose che lo circondano, cioè dei Pirenei e delle Alpi. Tuttavia egli non riesce a stabilire con precisione cosa sia il corallo: un minerale, un vegetale o un animale? La natura del corallo restava all'inizio del Settecento ancora indecifrata, uno degli enigmi più misteriosi, in grado di sfuggire ad ogni classificazione. All'inizio Marsigli crede che il corallo sia una aggregazione minerale, perché la forma e la disposizione dei rami penduli dal soffitto delle grotte sottomarine gli ricordava quelle che noi oggi chiamiamo stalattiti. Cambia però idea quando vede qualcosa di straordinario: un ramo di corallo,

immerso la sera precedente in un1 parte sommersa dei continenti che si estende con una determinata pendenza dalla linea di costa fino a una profondità stabilita perconvenzionevaso pieno d'acqua di mare, si era tutto coperto di qualcosa (le madrepore) che gli pare molto simile a dei fiori bianchi. Egli pensa allora che il corallo sia una pianta marina proprio perché per lui, uomo del Seicento, la Terra è un globo terracqueo → dunque, sulla Terra c'è il mare e nel mare c'è la Terra. E allora se Cartesio aveva stabilito che la Terra e il cielo sono fatti della stessa materia, Marsigli stabilisce la stessa cosa per quanto riguarda la Terra e il mare.17 All'insegna del pesce che sputaA metà del Seicento, Thomas Hobbes trasforma in mostro terrestre il Leviatano, che per le sacre scritture era invece il gran dragone che abita il mare → così il gran mostro diventa tutto di terra esattamente come qualche decennio dopo ci.si inizierà a rappresentare il globo. La differenza consiste nel fatto che se si riduce la Terra alla sua componente solida e statica, se si elimina il mare dalla sua immagine, ancora una volta la si riduce ad una tavola, perché si cancella da essa ogni traccia di profondità. Se la Terra conservasse la sua dimensione ctonica il suo centro sarebbe invisibile ed inaccessibile perché coinciderebbe con il centro della sfera, e perciò non visarebbe più posto per nessun provvidenziale intervento divino. In un passo di Moby Dick, scritto da Melville nel 1851, il capitano Achab, come ogni sera, siede solo in cabina davanti alle sue carte nautiche, riempiendo di tratti gli spazi bianchi con lo scopo di raggiungere e uccidere al più presto la balena bianca che è la sua ossessione. E mentre così lavora, la pesante lampada sospesa sulla sua testa oscilla al muoversi della nave gettando sprezzi di luce e d'ombra sulla sua fronte rugosa. Formattazione del testo

come se una matita invisibile andasse tracciando anch'essa linee e rotte sulla carta profondamente incisa del suo volto. Achab impersona la mappa, la razionalità volta allo scopo; Moby Dick è inv

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Publisher
A.A. 2022-2023
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sofiam13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof De Spuches Giulia.