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SVO FRASE SCISSA

La spiegazione che voglio dare è questa E’ questa la spiegazione che voglio dare.

Il mio vicino fa molto rumore → E' il mio vicino che fa molto rumore

Dal punto di vista concettuale le due frasi sono equivalenti perché veicolano lo stesso messaggio. La FS però, non solo

ha caratteristiche formali diverse rispetto alla frase SVO, possiede anche un valore aggiunto dal punto di vista

pragmatico, una maggiore forza illocutiva, perché sposta tutto il peso informativo sul segmento frasale “il mio vicino”

su cui si focalizza l'attenzione e questo risulta essere l'informazione nuova (il rema) da enfatizzare, mentre la

subordinata “che fa molto rumore”, è il contenuto presupposto (il tema) e pertanto conosciuto nello scambio

comunicativo. E' una strategia sintattica volta ad evidenziare "il punto di maggiore salienza comunicativa della frase,

l'elemento su cui si concentra maggiormente l'interesse del parlante e che fornisce la massima quantità di informazione

nuova" (Berruto). Una struttura non marcata (SVO), al contrario, risulta più ovvia sia a livello dell'informazione che

dell'interpretazione, di conseguenza l'impatto comunicativo sul destinatario è più debole.

La subordinata che segue l'elemento focalizzato (o rema) può essere di due tipi

a) esplicita che + verbo al modo finito

b) implicita a + verbo all'infinito: SVO FRASE SCISSA

Tu non capisci → a) Sei tu che non capisci (esplicita)

b) Sei tu a non capire (implicita

Dislocazione

In linguistica (per traduz. del fr. dislocation), spostamento di un componente della frase da quella che sarebbe la sua

posizione ritenuta normale, spesso collocando al suo posto un pronome anaforico; per es., l’avevo già previsto, questo

ritardo; oppure: questo ritardo l’avevo già previsto.

Consiste nell’alterazione dell’ordine no marcata SVO attraverso lo spostamento di un componente in posizione iniziale

e la sua ripresa con un pronome atono.

1. Dislocazione a sinistra

Si ha l’anticipazione del complemento oggetto con una connessione sintattica mediante la ripresa pronominale anaforica

(lo nell’esempio).

Es: il giornale mio marito lo legge la sera, io lo leggo la mattina.

L’elemento diverso dal soggetto assume la funzione di tema ed è collocato a sinistra, seguito dal rema.

La dislocazione serve a rendere tema un elemento che generalmente non lo è (tematizzazione).

2. Dislocazione a destra

Quando un costituente viene collocato in posizione finale, a destra e viene anticipato con un pronome cataforico.

L’oggetto rimane al medesimo posto del costrutto non marcato SVO.

Es: l’ho già salutata, tua sorella

Gliel’avevi detto tu, a Paolo.

Li hai tu i biglietti, vero?

Ci voglio lavorare oggi su questi testi. (  Su questi testi, ci voglio lavorare oggi DISLOC. A SINISTRA)

3. Tema sospeso

Il tema sospeso è un costrutto formato da un costituente, con apparente funzione di soggetto, collocato a inizio frase,

seguito da un costrutto non congruente.

Il tema sospeso è pronunciato ma non ha legami sintattici col resto della frase.

Es. Gli esami finali vi spiegherò cosa studiare.

Gli asparagi adesso non è stagione.

Questo vino bisogna berne 2 bicchieri per star bene.

Il tema sospeso può stare nel linguaggio pubblicitario, ma non nel linguaggio istituzionale perché è rigido.

Il contenuto informativo & il contenuto concettuale dell’enunciato/frase

Il contenuto informativo dell’enunciato è diverso dal suo contenuto concettuale.

Contenuto concettuale

- : una frase ha contenuto concettuale poiché esprime un concetto. Nonostante ciò è

possibile disporre i suoi costituenti in vario modo a seconda del contesto informativo. Ad esempio:

Io non voglio il gelato.

Il gelato io non lo voglio.

In entrambe le frasi, anche se la posizione dei costituenti è diversa, il contenuto concettuale non varia,

perché il contenuto concettuale è che io non voglio un gelato.

Questo avviene perché in un contesto comunicativo, il modo in cui ci si esprime, e dunque il contenuto

concettuale, varia a seconda del contesto e della situazione informativa.

Altro esempio:

Domanda: Lo vuoi un gelato?

Risposta 1 No un gelato non lo voglio

Risposta 2 No, non lo voglio il gelato.

In entrambe le risposte, anche se strutturate in maniera diversa, con la posizione diversa dei vari costituenti,

possiamo notare come il contenuto concettuale resti invariato, perché il concetto della frase è che non voglio il

gelato. contenuto informativo

- Diversamente dal contenuto concettuale, il varia perché il contesto lo richiede.

Es: alcuni alunni prendono appunti col PC (frase non marcata SVO)

i ragazzi prendono appunti col PC? - alcuni si, altri no

i ragazzi portano il pc per prendere appunti? - si alcuni ragazzi portano il pc.

In tutti gli esempi sopra citati, il contenuto concettuale non varia, diversamente il contenuto informativo

varia, perché si privilegiano alcuni elementi in prima posizione rispetto che altri, in base alla propria volontà di

strutturare la frase e di focalizzare l’attenzione su un particolare elemento.

Il contenuto informativo varia dunque a seconda dello scopo comunicativo e del contesto comunicativo che lo

richiede.

Ad esempio, in alcuni casi, nello strutturare la frase, si pone l’attenzione su un determinato elemento, cui

posizione normale non risulti essere la prima, ma grazie al fenomeno della tematizzazione, si riesce a

focalizzare l’attenzione su quell’elemento che diventa cosi primo elemento di frase.

Allofrasi

Si intende la strutturazione diversa del contesto concettuale delle frasi in base alla necessità del contenuto informativo,

le varianti della stessa frase dal punto di vista del contesto concettuale si chiama ALLOFRASI (diverso contenuto

informativo di una stessa frase).

Allo  prefisso molto usato in linguistica, esempio Allofono, ovvero la realizzazione di un fono diverso da quella

canonica, esempio la r ugulare non è fenomeno in italiano, è fono perché realizzazione fonica che non cambia il

contenuto semantico/significato della frase.

Ad esempio la realizzazione delle nasali (m – n) prende il punto di articolazione delle vocali precedenti e delle

consonanti successive: es:

canto nasale bilabiale che prende l’articolazione della P

campo articolazione dentale, perché T è dentale occlusiva sorda

fango articolazione velare, perché G è velare occlusiva sorda.

In italiano, la qualità della nasale non è fonematica, cioè non cambia il significato della parola.

Diversamente dall’inglese, dove il tipo di nasale è distintivo, la differenza ad esempio tra sin (peccato) e sing (cantare,

la g non è pronunciata ma si avverte che la N è articolata allo stesso posto della G). (sin & sing  coppie minime).

Dunque in inglese la nasale ha valore distintivo.

Clitico

Pronome atono, ovvero senza accento, ad esempio lo, la le, ci, ne, che si appoggia alla parola che segue o che precede

formando un’unica unità fonemica.

Quando il pronome atono si appoggia a un’altra parola con accento proprio, esso può essere in posizione:

- enclitica (fine parole prendilo, guardalo)

- proclitica (precede la parola  lo prendi, lo guardi). “e” “ma”

In italiano antico, la posizione clitica del pronome atono è obbligatorio ad inizio frase dopo e dopo , ad

esempio vedesi. Oggi vi è qualche residuo nella lingua italiana, come in vendesi, affittasi.

Le particelle mi, ti, si , ci , vi , ne si dicono:

Proclitiche quando precedono una parola e si scrivono quindi staccate, es. Vi amo, ti ascolto.

Enclitiche quando seguono la parola e si attaccano ad essa graficamente, es. Guardaci.

Rapporto tra linguaggio pubblicitario e lingua comune (info web)

Il linguaggio pubblicitario è un linguaggio particolarmente innovativo che investe tutti gli aspetti della vita quotidiana,

influenza e a sua volta è influenzato dalla lingua comune. Tale linguaggio può definirsi una modalità d'uso o un "uso

[manipolato] pubblicitario della lingua" (Berruto). Esso possiede alcune caratteristiche specifiche che lo distinguono

non solo dalla lingua comune, ma anche dai linguaggi settoriali. Non va considerato una degenerazione della lingua

italiana o di un'altra lingua naturale. Esso, infatti, è un linguaggio artificiale, che nasce dalla lingua naturale ma poi si

evolve con delle proprie regole e una propria autonomia. Assorbe le tendenze della lingua contemporanea comune

strumentalizzandole e rendendole proprie. Il linguaggio pubblicitario, nell'usufruire della lingua comune, crea delle

proprie codificazioni (Corti 1973). È come uno specchio che riflette i materiali della lingua comune di cui si appropria

per deformarli, stravolgerli e sintetizzarli in modo che nuovi materiali siano adottati dai parlanti che si impadroniscono

di modi di dire pubblicitari e li modificano nuovamente.

La lingua della pubblicità non solo attinge dalla lingua comune, ma esercita anche una certa influenza su di essa o

comunque sul consumatore. Per effetto dei mass media e soprattutto della pubblicità, le strutture della lingua subiscono

dei cambiamenti. La gente canticchia i jingle, ripete i "tormentoni" inventati dalla pubblicità, gli slogan, i neologismi.

Tali trovate, tali innovazioni e invenzioni, che gli conferiscono una certa autonomia rispetto alla lingua comune, hanno

brevissima durata e devono spesso rinnovarsi (cfr. 4).

C'è chi vede in tale influenza esercitata dal linguaggio pubblicitario sulla lingua comune degli aspetti negativi, chi dei

meriti:

• Il linguaggio pubblicitario gode di un grande prestigio presso molti parlanti. Il timore più grande riguarda la

possibilità che tale linguaggio possa diventare un cattivo modello di comportamento linguistico. Naturalmente

questo timore aumenta laddove a seguire tale modello siano parlanti che possiedono un esile lessico e scarse

nozioni grammaticali e sintattiche (ad esempio i più giovani). C'è, dunque, chi accusa il linguaggio della

pubblicità di influenzare la lingua comune in modo negativo. Alcuni linguisti sono seriamente preoccupati che

la lingua pubblicitaria, in quanto "lingua selvaggia, destrutturata", può portare all'analfabetismo sintattico. La

pubblicità viene accusata di demolire il tessuto linguistico generale e di essere la causa dell'impoverimento e

dello svuotamento di molti significati che appartengono alla lingua comune (amore, fiducia, libertà) da cui tale

linguaggio deriva.

• C'è chi parla di meriti e aspetti positivi di tale linguaggio in rapporto alla lingua comune. Il lingu

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
46 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cladonny di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Italian for business and institutional communication e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Robustelli Cecilia.