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IL XX CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA SOVIETICO
Il 25 febbraio del 1956, alla conclusione del XX congresso del Partito comunista sovietico, il capo del partito Nikita Hruscëv tenne un discorso segreto durato più di cinque ore in cui denunciò i crimini commessi dal regime sovietico durante l'era staliniana.
La cartella con il discorso segreto, "la cartella rossa", finì all'ambasciata israeliana di Vienna e poi a Tel Aviv, per arrivare negli Stati Uniti.
Il New York Times poco tempo dopo, il 6 luglio 1956, pubblicò un estratto dal discorso segreto sui crimini staliniani. Nel frattempo nell'Europa dell'Est il discorso venne letto a tutti i membri dei partiti comunisti nazionali.
Per i paesi satelliti dell'URSS il discorso del capo del partito comunista sovietico e la destalinizzazione furono interpretati come la possibilità di veder realizzato un nuovo socialismo dal volto umano.
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Nell'Europa occidentale
Il discorso di Chruščëv e dei crimini contro l'umanità compiuti durante l'era staliniana ebbero un effetto shock; Vera Belmont, del partito comunista francese, considerava il partito come una famiglia, una dimensione umana e all'insegna della fratellanza. Il partito comunista francese entrò dopo le rivelazioni del XX Congresso del PCUS in un'impasse interna e strutturale. Intanto nell'Unione sovietica venivano riabilitati i primi prigionieri politici dei gulag; per i prigionieri, come Susanna Petschura e Juri Fidelholz, al ritorno a casa ci fu il divieto però da parte del KGB di raccontare quello che succedeva nei gulag. I reduci furono considerati come stranieri in terra propria. La reazione nei paesi satelliti fu diversa da stato a stato: per la DDR si trattò semplicemente di distanziarsi dalla linea tenuta da Stalin, in Polonia invece si respirava un clima di insoddisfazione per l'aumento dei prezzi e per il crollo.del potere d'acquisto. Il 26 giugno del 1956 cento mila lavoratori polacchi scesero per le vie di Poznań per protestare: "pane gratis" fu lo slogan. Poi però si cominciò a gridare: "Fuori i Russi dalla Polonia". La repressione fu durissima. In ottobre fu l'Ungheria a sollevarsi contro l'URSS. I carri armati entrarono a Budapest il 19 ottobre con l'ordine, se necessario, di sparare. Chruščëv non voleva rischiare che si finisse in un bagno di sangue, così decise di far rientrare i carri armati, ma il 23 ottobre gli operai e gli studenti scesero di nuovo in piazza a Budapest: fu la primavera d'autunno. "La statua di Stalin venne rovesciata a terra con la faccia contro l'asfalto e poi fatta a pezzi", ricorda (non tutti i simboli del consumismo vennero presi il 23 ottobre d'assalto, solo il culto per Stalin venne ripudiato). I carri armati sovietici tornarono a Budapest, ma il Cremlino scelsela strada della trattativa; fu incaricato Anastas Mikojan come mediatore per il Cremlino, Notscha per gli Ungheresi. Egli fu disposto al compromesso con Mosca, ma allo stesso tempo non voleva rinunciare alla lotta. Il 27 ottobre Notscha chiese il ritiro dei carri armati; fu arrestato e processato il 30 ottobre. In poco tempo però iniziarono i durissimi scontri che durarono 11 giorni.
Per il comunista francese Michel Cardoza la violenta repressione della rivolta di Budapest ha rappresentato l'affermazione del potere personale di Hruscëv e la fine di un sogno, la disillusione per i paesi dell'Europa dell'Est.
Strategia centrista: Il centrismo che fu criticato negli anni successivi era stata la scelta fondamentale che ha qualificato la Dc come partito pilastro nello schieramento politico con gli altri movimenti e le altre espressioni culturali così varie nel nostro paese. Una scelta vincente che ha dato un ruolo forte e determinante anche se non corrispondente
Alla reale ed effettiva consistenza elettorale dei cattolici come tali che non hanno mai avuto posizioni fortemente maggioritarie. Il disegno degasperiano infatti ha ricercato la collaborazione di partiti a destra e a sinistra della Dc per arginare le opposizioni di sinistra e della destra estrema allora entrambe antidemocratiche in una situazione di mediazione dei vari interessi, delle varie esigenze di una società con forti contraddizioni, ma desiderosa di trovare un equilibrio istituzionale che attuasse le conquiste civili e democratiche che la Carta Costituzionale aveva elaborato.
Capitolo 3
Il trattato sull'Unione Europea
§ 1 - Verso gli accordi di Maastricht
La fine della contrapposizione est-ovest, seguita al crollo del regime sovietico nel 1999, produsse grandissime conseguenze anche sul processo di integrazione europea che, per quanto fondato su motivazioni economiche, mirava anche all'allargamento dell'area della democrazia a Paesi fino ad
allora sottoposti al dominio sovietico. La definitiva chiusura di un lungo periodo di guerra fredda, l'apertura di nuove prospettive economiche mondiali spinse i paesi della comunità ad imboccare con maggiore decisione strade da tempo tracciate, ma troppo spesso evitate o abbandonate. Un senso di maggior fiducia ma anche di urgenza apriva le porte non solo per l'economia e per la finanza, ma anche per la trasformazione delle regole comuni in materia di lavoro, di amministrazione, di diritti civili. L'ingresso di un intero Stato (l'ex Repubblica democratica tedesca) nella comunità, dopo la riunificazione delle due Germanie rendeva necessario rispondere alle nuove sfide e dava fiato alle tesi federaliste. Il traguardo (previsto dall'AUE) si presentava pieno di speranze e di sfide, per molti come la strada unificante di più ampi obiettivi politici, di nuove opportunità e modifiche strutturali. Nel 1990, per iniziativa di Francia e Germania,rappresentate da statisti di primo piano come Mitterrand e Kohl, fu sollecitato un avanzamento del processo di integrazione basato sul consolidamento delle istituzioni, sulla piena realizzazione del mercato comune, su una più forte concertazione in materia di politica estera e di sicurezza. I governi di Gran Bretagna e d'Irlanda si mostrarono assai più tiepidi, ma questo era un sintomo di un processo di profonda revisione dei trattati e delle regole comunitarie. Non solo per rendere funzionale il mercato, ma per affrontare temi quali la protezione sociale, la tutela del lavoro, le linee comuni di contrasto alla criminalità e all'immigrazione clandestina. Il tema delle libertà, anche di spostamento all'interno dello spazio europeo, si collegava a problemi di cooperazione giudiziaria e di polizia (in tema di libertà di spostamento, bisogna evidenziare gli accordi di Schengen del 1985: trattato che coinvolge sia alcuni Stati.membridell'Unione europea sia stati terzi. Gli accordi, inizialmente nati al di fuori della normativa UE, nedivennero parte con il Trattato di Amsterdam, e vennero integrati nel Trattato sull'Unione europea(meglio noto come Trattato di Maastricht). Gli stati membri che non fanno parte dell'"areaSchengen" (nome con cui i paesi membri del trattato in questione indicano l'insieme dei territori sucui il trattato stesso è applicato) sono il Regno Unito e l'Irlanda, in base a una clausola di opt-out.Gli stati terzi che partecipano a Schengen sono Islanda, Norvegia e Svizzera: un totale di 28 statieuropei aderisce quindi allo Spazio Schengen. Fra questi, tre (Cipro, Romania e Bulgaria) nonhanno ancora attuato nella pratica tutti gli accorgimenti tecnici necessari per aderire all'areaSchengen, e pertanto, in via provvisoria, mantengono tuttora i controlli alla frontiera. Si puòdefinire Schengen come una cooperazione rafforzata.
all'interno dell'Unione europea); la legislazione comunitaria diventava in effetti uno strumento decisivo per risolvere i problemi pratici posti dall'applicazione e dallo sviluppo degli accordi del 1986. Ne era ben consapevole il Parlamento europeo che, nel dicembre 1989, votò a larga maggioranza una risoluzione tendente ad attribuire all'Assemblea poteri più ampi di ratifica e di codecisione non solo sulla legislazione comunitaria ma anche su tutti gli accordi internazionali di rilievo. L'anno successivo, nel dicembre 1990 a Roma, un'importante conferenza intergovernativa proponeva un altro importantissimo tassello per la realizzazione dell'Unione economica e monetaria (UEM). Sulla base delle premesse del Rapporto Delors si lavorò per cominciare a sciogliere i principali punti di dissenso e cioè la data di partenza per la costituzione di una Banca Centrale Europea (BCE), le tappe di una moneta unica e le.possibilità di una adesione in tempi diversi a seconda delle necessità dei singoli Stati. (per UEM vedi anche paragrafo 3). UEM [Unione Economica e Monetaria] artt. 98-124 Trattato CE Processo di convergenza delle politiche economiche e monetarie degli Stati membri della Comunità europea, sfociato, il 1° gennaio 1999, nell'adozione di una moneta unica e nella istituzione della Banca centrale europea. Il progetto dell'UEM costituisce uno delle più significative disposizioni del Trattato di Maastricht. Sulla scorta del rapporto presentato dalla Commissione Delors, il trattato ha previsto che il processo di integrazione si svolgesse in tre fasi: - la prima fase ha avuto inizio il 1° luglio 1990 e si è conclusa nel 1993; - la seconda fase, partita il 1° gennaio 1994, avrebbe dovuto chiudersi il 1° gennaio 1997; problemi operativi hanno però consigliato di prolungarla fino al 31 dicembre 1998; - la terza fase, che ha avutoinizio il 1° gennaio 1999. Questa scansione temporale ha riguardato sia il processo di convergenza delle politiche economiche (v. Unione economica) sia l'integrazione monetaria. Il coordinamento economico è stato affidato all'ECOFIN (v.), unico organo autorizzato a formulare gli indirizzi di massima per le politiche economiche (indirizzi che costituiscono il principale strumento per il coordinamento economico).
Per quanto riguarda l'unione monetaria, dopo la totale liberalizzazione dei movimenti di capitali fra gli Stati membri (1° luglio 1990) si è assistito ad una forzata convergenza della politica monetaria adottata dai singoli paesi. Nel corso della seconda fase, questo maggior coordinamento ha riguardato, soprattutto, i criteri di convergenza (v.) previsti dal Trattato di Maastricht (finanze pubbliche, inflazione, tassi d'interesse, stabilità del cambio).
Sulla base di questi criteri, sono stati individuati i paesi in grado di partecipare
alla terza fase dell'unione monetaria (1° gennaio 1999). A partire da quest'ultima data, l'euro è stato adottato come moneta bancaria e come