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Nel primo mondo esistono 2 tipi di città:
a) “a ciambella”, tipiche USA, poveri concentrati al centro
b) “a piatto”, Europa, poveri e disoccupati bloccati in periferia
Modello dominante nel 3° mondo rimane quello dell’espulsione dei poveri dal centro, alcune città del 3° mondo
ripropongono invece il modello americano
Raramente vivere per strada, su un marciapiede è gratuito, ma è necessario pagare una somma a poliziotti, sindacati, ecc
Lo sviluppo nelle aree urbane marginali delle città del terzo mondo assume 2 forme principali:
1. possesso della terra senza vendita o titolo; gli occupanti sono spesso costretti a pagare
insediamento abusivo:
tangenti ai politici, alla malavita o alla polizia per avere accesso ai siti e continuare a pagare per anni il
“canone d’affitto” ; queste occupazioni dei suoli sono spesso sincronizzate con vicende favorevoli, come
un’elezione incerta, una catastrofe naturale,un colpo di stato,una rivoluzione (Squatting -> essenzialmente gli
squatter occupano terre inaffittabili, che hanno un così scarso valore che nessuno si prende la briga di
rivendicare o imporre il diritto di proprietà)
2. la terra passa di mano attraverso acquisizioni legali; è una privatizzazione
urbanizzazione pirata:
dell’occupazione abusiva; diversamente dagli autentici abusivi i residenti di una lottizzazione pirata ottengono
la titolarità del loro lotto in 2 modi:
a. titolarità giuridica: il proprietario può addirittura incoraggiare i residenti a organizzarsi come invasori
di terra cosicché lo Stato sia poi costretto a garantirgli un indennizzo e a farsi carico dello sviluppo
strutturale
b. titolarità di fatto: la terra è di proprietà demaniale ma gli occupanti acquistano una garanzia di
usufrutto da politici, leader tribali o org criminali;
le lottizzazioni pirata sono in genere divise in lotti uniformi ma i servizi sono poi rudimentali o inesistenti;
l’abitare informale ha visto una rapida crescita di specifici subsettori dell’affitto -> gli affittuari sono in genere i +
invisibili e indifesi tra gli abitanti degli slum, e in caso di una ristrutturazione o di uno sfratto non hanno diritto ad alcun
risarcimento o diversa sistemazione;
quasi tutte le città non hanno dati sul n° di unità abitative formali ed informali
Capitolo 3
Il tradimento dello stato
Come mai gli slum sono cresciuti lentamente nella prima metà del XX sec? Prima il massiccio trasferimento della
povertà rurale nelle città veniva ostacolato da equivalenti economici e politici delle mura cittadine; una delle barriere
principali è stato il colonialismo europeo che nella sua forma + estrema negava alle popolazioni il diritto di proprietà del
terreno urbano (apartheid -> livello estremo) alla fine però questo ideale di “città bianche campagne nere” si è scontrato
con la necessità del mercato del lavoro oltre che con l’eroica resistenza delle vittime; i britannici sono stati
probabilmente i + grandi creatori di slum, ma anche gli altri imperi hanno tentato di limitare e controllare la migrazione
rurale;
anche lo stalinismo asiatico cercò di tamponare l’afflusso dalle campagne; il maoismo limitava la crescita della
popolazione urbana;
+ che le carestie e i debiti sono le guerre civili e le pratiche controinsurrezionali le leve + efficaci dell’urbanizzazione
informale negli anni 50 e 60; fin dall’inizio le popolazioni profughe con base negli slum sono state pesantemente
dipendenti da benefattori politici e apparati politici corrotti; Nei paesi dell’africa subsahariana la campagna comincia a
riversarsi in città subito dopo l’indipendenza, a Città del Messico la strategia anti-slum e di crescita controllata si rivelò
incompatibile con il bisogno di manodopera a basso prezzo di industriali e con la richiesta di alloggi economici da parte
dei lavoratori;
lo slum non rappresentava l’inevitabile futuro della città, nei primi anni 60 infatti a Cuba si cominciò a rimpiazzare le
famigerate baraccopoli dell’Avana con case prefabbricate erette dagli stessi residenti (programma che ormai procede a
passo di lumaca e che ha avuto una forte battuta d’arresto dopo la caduta dell’URSS), nel resto del 3° mondo l’idea di
uno stato interventista fortemente impegnato nell’edilizia sociale e nello sviluppo dell’occupazione sembra un miraggio;
i governi hanno sempre abdicato a qualsiasi serio sforzo per combattere gli slum e risolvere i problemi della marginalità
urbana;
questo atteggiamento dei governi nazionali nell’offerta di case è stato ribadito dal Fmi e dalla Banca Mondiale: i Pas
imposti alle nazioni debitrici nei tardi anni 70 e negli anni 80 imponevano il ridimensionamento dei programmi
governativi e spesso la privatizzazione dei mercati abitativi;
gli enti che progettano lo svuotamento degli slum intravedono nei casermoni a basso costo un’alternativa per la
popolazione: la gente sa che l’espulsione e la vita in questi appartamenti ridurrebbero i loro mezzi di riproduzione e le
possibilità di una possibile sussistenza; inoltre l’accesso al lavoro è reso + difficoltoso dall’ubicazione di questi
appartamenti; questo è la semplice ragione per cui gli abitanti degli slum preferiscono rimanervi e lottare contro gli
sgomberi;
i ricchi urbani nel 3° mondo sono criminalmente sottotassati dai governi locali; l’edilizia pubblica negli stati del 3°
mondo è andata prevalentemente a favore delle classi medie e delle elitès urbane le quali sanno di pagare poche tasse
pur ricevendo alti livelli di servizi municipali;
Capitolo 4
Le illusioni del self-help
Negli anni 70 si assiste ad un progressivo abbandono della guerra agli slum da parte dei governi locali in
corrispondenza con il crescere della funzione di comando delle istituzioni di Bretton Woods (Banca Mondiale e Fmi)
I prestiti della Banca mondiale sono cresciuti dai soli 10 milioni di $ del 1972 a oltre 2 miliardi nel 1988 e ha finanziato
116 progetti di siti-e-servizi e/o risanamento degli slum in 52 nazioni; la Banca mondiale aveva un potere immenso
sulle politiche urbanistiche nazionali, oltre che un rapporto di patrocinio diretto con le comunità locali e le Ong degli
slum, permettendole inoltre di imporre proprie th urbanistiche;
apportare migliorie agli slum anziché rimpiazzarli è diventato così l’obiettivo dell’intervento pubblico e privato;
- inizialmente la filosofia della Banca mondiale era promuovere un approccio “siti-e-servizi”(fornitura di
infrastrutture e di opere di ingegneria civile di base) -> architetto Turner: sosteneva che gli slum + che il
problema erano la soluzione; th del self-help -> costruzione incrementale e legalizzazione dell’urbanizzazione
spontanea (approccio basato sull’efficacia dei costi, dovuto anche alla crisi che stava attraversando il globo ->
elogiare la prassi dei poveri era inoltre utile a nascondere lo storico ripudio degli stati ad alleviare la povertà e
la condizione dei senzatetto); l’autocostruzione è in buona parte un mito in quanto gran parte delle case fai da
te erano costruite con l’assistenza pagata di artigiani; inoltre anche i + ambiziosi e reclamizzati progetti della
Banca mondiale tendevano a finire nelle mani dei ceti medi o dei non bisognosi, non diversamente da quanto
accadeva con l’edilizia pubblica; nella maggior parte dei casi gli squatter destinatari dei lotti hanno venduto il
proprio lotto e sono tornati ad occupare abusivamente terre vergini alla periferia delle aree urbane; gran parte
dei lotti sono finiti in mano dei dipendenti pubblici e del ceto medio (questo perchè la disponibilità di denaro
minima richiesta dalla banca mondiale per poter accedere ad un mutuo edilizio era così alta da escludere la
maggior parte degli squatter)
- a partire dalla metà anni 90 la Banca mondiale , le Nazioni Unite e altre istituzioni di aiuto economico hanno
scavalcato i governi per lavorare con le Ong; compartecipazione tra grandi istituzioni e Ong locali; i veri
beneficiari sembrano però essere state le Ong + che le popolazioni locali; questo modello potrebbe essere
definito come in cui le maggiori Ong sono sottomesse all’agenda dei donatori
Imperialismo morbido
internazionali; le Ong sono congenitamente conservatrici, ne fanno parte al vertice funzionari pubblici e
uomini d’affari in pensione e + in basso operatori sociali in buona parte della fascia disoccupati istruiti e
casalinghe che non hanno alcun radicamento negli slum; 2° un attivista del movimento per la casa a Bombay
le Ong “adottano e diffondono la pratica di elemosinare favori in base a motivazioni solidali e umanitarie
anziché rendere gli oppressi consapevoli dei loro diritti”, “salvare gli slum equivale a dare il benestare alla
situazione di disuguaglianza”
- le Ong hanno abbracciato le idee dell’imprenditore peruviano de Soto che afferma che “il problema delle città
del 3° mondo non è la fame o nel posto di lavoro ma nel fatto che soffrano di carenza di diritti di proprietà; i
poveri in realtà sono ricchi ma non sono in grado di accedere alla loro ricchezza, perché non detengono gli atti
giuridici o titoli di proprietà; assegnando loro un titolo di possesso del suolo occupato si creerebbe all’istante
un consistente patrimonio con costi nulli per lo stato” -> ma la titolarità è un’arma a doppio taglio -> per i
proprietari è un bene ma per gli affittuari, che non possono permettersi di pagare le tasse aggiuntive che spesso
ne conseguono potrebbe rappresentare l’espulsione tot => si accelera la differenziazione sociale negli slum e
non fa nulla per aiutare gli affittuari che sono la maggioranza dei poveri in molte città; inoltre si tocca la
solidarietà all’interno delle colonias trasformando la lotta per la casa in un problema individuale;
i risultati positivi della filantropia internazionale e dei residui interventi statali vengono drasticamente
ridimensionati dagli impatti negativi dell’inflazione della terra e della speculazione edilizia; per generazioni le elite
possidenti rurali del 3° mondo si sono trasformate in proprietari di slum urbani; le case degli slum, sovraffollate e
maltenute sono spesso + redditizie, per metro quadrato di altri tipi di investimento immobiliare;
molto spesso i proprietari e gli immobiliaristi privati hanno manipolato gli squatter facendo in modo che
spingessero porzioni della terra sul mercato immobiliare, ottenendo dalle autorità una qualche infrastruttura urbana
e aumentando così il valore del suolo e aprendo la via all’edilizia urbana; in una seconda fase gli squatter vengono
espulsi dalla terra che avevano occupato e costretti a ricominciare