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La verità e le forme giuridiche

Questo testo – una conferenza tenuta all'università di Rio de Janeiro nel 1973, che tiene conto della svolta avvenuta nel 1971 relativa alla 'scoperta' del metodo genealogico nietzscheano, con l'articolo, Nietzsche, la genealogia, la storia – prepara e anticipa certi temi che produrranno l'importante lavoro sulle prigioni e sul sistema penale, Sorvegliare e punire, che sarà pubblicato due anni più tardi. Ne La verità e le forme giuridiche Foucault tematizza "le pratiche giudiziarie, la maniera in cui tra gli uomini si giudicano i torti e le responsabilità,[…] le forme giuridiche, e di conseguenza la loro evoluzione nel diritto penale". Prima di analizzare tali forme di sapere, Foucault ricorda che questo suo metodo d'indagine trova un esplicito riconoscimento nella filosofia di Nietzsche. Grazie alla filosofia nietzscheana "si può parlare

del carattere prospettico (polemico e strategico) della conoscenza perché c'è battaglia e perché la conoscenza è l'effetto di questa battaglia". Foucault indica brevemente quali siano le forme giudiziarie che possiamo riscontrare nella storia. La prima forma si trova in Omero: la sfida tra due guerrieri di fronte agli dei. Qui, sostiene Foucault, non c'è un giudice, un terzo, ma tutto è stabilito all'interno della contesa. In un secondo momento nella civiltà greca si sviluppa la figura di un testimone, di una persona che può dire la verità sul potere: è il modello dell'indagine svolta ad esempio nel caso di Edipo. Edipo è colui che vuole conoscere la verità sia su se stesso sia sugli altri, non per una specie di complesso paterno o di colpa di cui parla Freud, bensì perché il suo essere aristocratico gli consente di esercitare il diritto/potere di conoscere. Nel

medioevo poi il diritto germanico, definito come “una sorta di ritualizzazionedella lotta tra individui, […] una maniera regolamentata di fare la guerra”, siincrocia con il diritto romano. Foucault illustra i vari modi in cui nell’altomedioevo predomina il diritto germanico: qui “il giudice non fornisce unatestimonianza sulla verità, ma solo sulla regolarità della procedura” . Vi è una provache stabilisce non tanto chi dice la verità, ma solo chi è il più forte. Soltanto dopo ilXII secolo si assisterà ad una modificazione dell’idea del diritto. In generale gliindividui cercano di superare i contrasti chiedendo al potente “la regolarità dellaprocedura”. Il potente, accumulando denaro e armi, prima interveniva per redimerele liti, poi per decidere in toto le sorti della contesa. Si forma allora il Principato esuccessivamente lo Stato nazionale. Il monarca ha così bisogno

del procuratore, figura nuova nella storia del diritto, che interviene per dirimere le questioni nella sua veste di rappresentante del re. Chi si pone come vittima è protetto dal re, il quale è chiamato ad intervenire per una sorta di analogia: chi colpisce un mio protetto colpisce me. "Il torto non è solamente un'offesa di un individuo a un altro ma anche un'offesa che un individuo reca allo Stato, al sovrano". A questo punto - osserva Foucault - l'idea del diritto come forza comincia a stemperarsi. Il re ha bisogno di controllare la popolazione, di sapere chi paga le tasse, di chi sono le proprietà, chi è suo alleato. Ecco che l'indagine, vecchia pratica greca, ritrova la sua importanza. La Chiesa stessa, il diritto canonico rafforzerà tale pratica. Si ha ora bisogno di sorvegliare le anime, le intenzioni degli uomini. Si ha la nascita di quello che Foucault chiama il potere pastorale. Foucault hacosì rovesciato l'intuizione elementare, l'idea puramente positiva, che comunemente abbiamo del diritto. Non siamo di fronte ad una storia progressiva e cumulativa in cui vi sarebbe "una ragione che opera su se stessa, si elabora, che progredisce autonomamente", semmai siamo di fronte ad una serie di giochi di forza che si organizza per dominare. Ma è a partire dall'Illuminismo che il criminale, ponendosi contro l'ordine della razionalità, è considerato un vero e proprio nemico sociale. Perché accade questo? Quale nuovo paradigma si instaura? Quello secondo il quale l'individuo non è più un corpo inerte e insignificante per il potere, ma una forza attiva di lavoro. Su questa utilità sociale dell'individuo il potere costruisce una "ortopedia sociale". Una gigantesca serie di istituzioni si forma per addestrare e inquadrare gli individui, per renderli meno pericolosi e piùfacilmente abili ad obbedire: nell'esercito, che si organizza intorno a nuove tecniche militari; negli ospedali, con il nuovo approccio scientifico al problema dell'igiene; nei manicomi, con la 'scoperta' della follia come malattia organica; nelle carceri, con l'invenzione del panottico; nella società stessa, con la formazione della polizia. Dall'idea del diritto come indagine si passa ad una nuova tecnologia di potere: la sorveglianza, la disciplina, l'esame, la normalizzazione. Tutto ciò, sostiene Foucault, si produce soprattutto in Inghilterra "con la nascita del capitalismo": Tutta questa popolazione di poveri, di disoccupati, di persone che cercano lavoro, ha ora un contatto diretto, fisico, con le fortune, con la ricchezza. Il furto nei navigli, il saccheggio dei magazzini e degli stock, le ruberie nelle officine divengono normali alla fine del XVIII secolo in Inghilterra. E appunto il grande problema del potere in

Inghilterra in quest'epoca è promuovere dei meccanismi di controllo che permettano di proteggere questa nuova forma materiale di ricchezza. Si capisce perché il creatore della polizia in Inghilterra sia un individuo che prima è stato commerciante, poi incaricato da una compagnia di navigazione […] La polizia di Londra è nata dal bisogno di proteggere i depositi, i magazzini, gli stock. Intorno alla fabbrica si crea una struttura in cui si prega insieme, si lavora, si mangia, si dorme, ci si sposa ecc. Ogni istituzione segue questo nuovo modello di fabbrica: fabbrica-ospedale, fabbrica-manicomio, fabbrica-convento, fabbrica-prigione, fabbrica-scuola. È il modello del panopticon teorizzato da Bentham. Il potere non esclude ma integra e fissa ogni individuo al suo posto di lavoro. Il potere modella tutte le fasi della vita: il tempo, il denaro, la morale, la sessualità. Nasce il biopotere. Per Foucault si è passati con ciò da una

società basata sulla sovranità, sulla legge, a una società basata sulla norma, sul controllo. Coloro che tra i filosofi concepiscono ancora la legge come contratto, il potere come entità incarnata legittimamente nella figura di un principe o di uno Stato, il soggetto come coscienza autonoma, sono rimasti all'interno del vecchio modello giuridico. Occorre invece studiare le società sulla base dei soli rapporti di forza che vogliono dominare controllando e normalizzando. Occorre applicare il metodo genealogico alla formazione degli Stati nazionali per mostrare come, dietro i discorsi sulla legge e sul diritto, vi siano lotte e scontri sociali. Perché allora difendere la società? Chi vuole difendere questo tipo di società? Contro chi e che cosa? Coloro che la vogliono difendere sono gli stessi che richiedono un controllo, una normalizzazione: polizia, procuratori, magistrati, giudici, capitalisti, potenti. Scrive Foucault: "Mais"

défendre la société contre quoi? Contre des infractions? Sans doute. Contre des dangers». Se “nella teoria giuridica classica il potere era considerato come un diritto di cui si sarebbe possessori alla maniera di un bene e che si potrebbe di conseguenza trasferire o alienare, in modo totale o parziale, attraverso un atto giuridico o un atto fondatore di diritto” ora Foucault oppone a tale visione ingenua del potere quella basata su rapporti di forza. Il potere non sarebbe una ‘cosa’ che si può trasferire o alienare, il potere non sarebbe neanche un organo di repressione, bensì una guerra continua. Per rafforzare tale idea Foucault rovescia la famosa affermazione di Clausewitz secondo il quale la guerra è la politica continuata con altri mezzi. Visarebbero allora due ipotesi per analizzare il potere. “Da una parte i meccanismi di potere sarebbero quelli della repressione (l’ipotesi di Reich), dall’altra, la

il potere non può più essere compreso solo attraverso il prisma del diritto e della sovranità giuridica. È necessario invece analizzarlo a partire dalle tecniche e dalle tattiche di dominazione che vengono utilizzate. Questa prospettiva si basa sull'idea che il potere non sia solo un fenomeno politico o istituzionale, ma che sia presente in ogni aspetto della vita sociale. Il potere si manifesta attraverso relazioni di dominio e sottomissione, che possono essere esplicite o implicite. Inoltre, il concetto di potere si è evoluto nel corso della storia. Se in passato il potere era incarnato in un unico soggetto, come un re o un monarca, oggi si è trasformato in un potere disciplinare e capillare, che si diffonde in modo diffuso e sottile nella società. Studiare il potere in questa prospettiva permette di comprendere come le dinamiche di dominazione si manifestino anche in contesti apparentemente neutri o privi di autorità formale. Il potere può essere esercitato attraverso meccanismi di controllo, norme sociali, discorsi e rappresentazioni simboliche. In conclusione, l'analisi del potere richiede di superare il modello tradizionale di sovranità giuridica e di esaminare le dinamiche di dominazione presenti nelle diverse sfere della vita sociale. Solo così si può comprendere appieno il funzionamento del potere e le sue implicazioni nella società contemporanea."le procedure della normalizzazione colonizzano sempre di più quelle della legge e del diritto". Se fino al XVIII secolo si può fare ancora la storia della sovranità, successivamente occorre affrontare la storia delle razze e della popolazione. Il diritto serviva ad occultare, a nascondere il fatto che fosse diventato tale in battaglia, che avesse preso il potere con la forza e con la conquista, con l'usurpazione e non per diritto divino. Nel momento in cui si formano gli Stati nazionali occorre dare un'identità al gruppo, e si costituiscono così varie teorie sulla stirpe, sull'idea di appartenere ad un popolo eletto, ad una razza. Lo Stato interviene per far credere di proteggere l'integrità della razza. Dal giuridico si passa al biologico: dal macro potere giuridico si passa al biopotere sociale. Scrive più chiaramente Foucault: "La sovranità dello Stato ha investito, ripreso a carico, riutilizzato,

All'interno della propria strategia, il discorso della lotta delle razze, ma a prezzo del trasferimento della legge alla norma, dal giuridico al biologico.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/12 Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rod75 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni e mutamento sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof D'Alessandro Lucio.