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Nella guerra Giappone-Russia è il Giappone ad avere la meglio.

I soviet sono i consigli di contadini che organizzano la rivoluzione del 1905.

Il partito socialdemocratico operaio russo, fondato sul 1898, è di formazione marxista, e dunque proibito dal

potere imperiale. Questo partito si divide in due correnti: quella di maggioranza (bolscevichi) e quella di

minoranza (menscevichi, i “riformisti” come vengono chiamati nei partiti socialisti europei). La fazione di

minoranza sosteneva le posizioni di un socialismo marxista gradualista (prima bisogna aspettare l’avvento

del capitalismo, dopo si sarebbe attuata una rivoluzione borghese verso il liberismo e solo dopo si sarebbe

potuto pensare alla rivoluzione proletaria).

I bolscevichi sono il corrispettivo dei “massimalisti” dei partiti socialisti europei: in ogni caso bisogna attuare

la rivoluzione proletaria per arrivare alla costruzione della società socialista.

Nel contesto russo (feudale o post-feudale) le posizioni dei bolscevichi rappresentano più che negli altri

stati e negli altri partiti socialisti una forzatura della storia. Una “doppia rivoluzione”, ancora più radicale di

una “semplice” rivoluzione nel contesto di una società capitalista. La rivoluzione russa avviene in una

società ancora imperiale, post-feudale (la maggioranza della popolazione è fatta di contadini).

Lenin analizza l’imperialismo come fase ultima del capitalismo, che mostra tutte le contraddizioni del

capitalismo che avrebbero portato a un conflitto tra le potenze capitalistiche e da questo conflitto sarebbe

derivata una rivoluzione comunista. Il partito rivoluzionario è l’espressione dell’avanguardia del proletariato.

Il partito è organizzato in una rigida struttura centralizzata e verticale, con una rigida disciplina di partito.

A differenza del Pcus, il Partito socialista rivoluzionario è il portavoce degli ideali populisti-rivoluzionari,

diversi dagli ideali comunisti-rivoluzionari.

Nel 1905 si fa una manifestazione in appoggio allo zar, ma il governo spara ad altezza umana sulla folla.

Quella “domenica di sangue” cambia il rapporto tra zar e popolo. Lo zar allora concede la convocazione

della Duma, una specie di parlamento russo.

Nel 1914 la Russia entra in guerra. Nel cuore della guerra, nel febbraio 1917 l’impero collassa con la presa

del Palazzo d’Inverno, sede dello zar. Dal 1914 al 1921 la Russia vive permanentemente in uno stato di

guerra.

Lezione 15

Nell’ottobre 1917, mentre la Russia è ancora in guerra, avviene la seconda rivoluzione, la Rivoluzione

d’ottobre, una presa del potere da parte delle forze armate della parte bolscevica del Pcus (maggioranza

nel Pcus, ma minoranza nella popolazione comunista). I bolscevichi mettono al centro il partito nella lotta

rivoluzionaria, con una organizzazione verticale e rigida di questo. Il 25 ottobre (7 novembre) 1917

comincia l’esperimento bolscevico, fondato sulla presa del potere rivoluzionario e sulla fondazione di uno

stato che per la prima volta ha una ideologia ufficiale, ovvero il marxismo-leninismo, e lo stato si costituisce

sulle basi di un partito, quello bolscevico. Nel vasto territorio russo dopo la presa del potere da parte dei

bolscevichi, comincia una guerra civile: alcuni approfittano del clima rivoluzionario per dare una svolta

nazionale al potere (come in Ucraina, che si dichiara una repubblica indipendente, nel Caucaso, in

Georgia, in Azerbaigian). Alcuni pezzi di esercito (l’esercito bianco) non riconoscono il potere bolscevico;

anche i contadini si ribellano contro il potere bolscevico (anche organizzati in eserciti contadini). Nel

1920-1921 la Russia rivoluzionaria combatte contro il nuovo stato della Polonia, ristabilito dalle potenze

vincitrici dopo la Prima guerra mondiale con il Congresso di Parigi. Lo stato bolscevico si forma in una

condizione di guerra costante (la Russia sta sempre in guerra dal 1914 al 1921).

I bolscevichi sono per la pace, quindi per la fuoriuscita della Russia dal Primo conflitto mondiale, infatti

viene firmato il trattato di pace nel 1918. Il secondo decreto di Lenin è sulle nazionalità: l’impero russo è

una prigione di popoli. Lenin vuole la liberazione dei popoli dal giogo zarista. Lenin dichiara quindi i diritti

delle nazionalità dell’impero russo. Tutte le nazionalità dell’impero vengono riconosciute. Questo secondo

decreto, a differenza del primo sulla pace, non trova attuazione: il governo bolscevico manda un esercito in

Ucraina per attenuare il sentimento secessionista. L’Urss viene fondata nel 1922 mantenendo buona parte

dei territori imperiali e mantiene anche in un certo senso il modus operandi dell’impero. Da quattro

repubbliche che fanno parte dell’Urss, dopo la Seconda guerra le repubbliche diventano quindici,

individuate con un principio di tipo nazionale. Comunque, in futuro tali repubbliche si smembreranno

secondo principi nazionali.

Alcune di queste repubbliche in Urss hanno comunque una autonomia amministrativa di tipo nazionale.

Il terzo decreto che Lenin proclama è quello sulla terra ai contadini: si parla di una alleanza tra operai e

contadini per realizzare la rivoluzione (forzatura del marxismo “classico”, poiché in Russia la maggioranza

è formata da contadini, che fanno parte di un sistema di tipo “feudale”). Il potere bolscevico abolisce la

proprietà privata e nazionalizza banche, imprese, commercio. Ma un grande problema della Russia è

quello dell’approvvigionamento alimentare delle città. C’è il problema di approvvigionare l’esercito (formato

da Trotsky nel 1905). E allora nel “comunismo di guerra” fondato da Lenin si obbliga i contadini di fornire il

raccolto, di metterlo in comune, e di tenere una minima parte del raccolto per il sostentamento degli stessi

contadini. Il mondo contadino chiaramente resiste, con parti di raccolto nascoste o con rivolte contadine

(eserciti anarchici contadini), sempre represse nel sangue. Insomma, i contadini sono i principali oppositori

del nuovo potere bolscevico. I contadini sono legati all’universo culturale tradizionale del mondo rurale,

mentre i bolscevichi sono interpreti di una cultura urbana, industriale, operaia. Dopo il “comunismo di

guerra” si passa alla Nuova politica economica (Nep), che va incontro alle esigenze del mondo contadino,

perché abolisce il sistema delle requisizioni di raccolto, ma introduce un sistema di tassazioni. La Nep ha

opposizioni all’interno del Pcus. Si passa alla Nep anche grazie a una carestia (raccolto scarso per

condizioni climatiche), che provoca diversi milioni di morti e che indebolisce il mondo contadino. Allora con

la Nep si tenta di far rientrare questa forte opposizione contadina che era diventata ben organizzata.

Caso analogo si ripropone nel 1933. Nel 1929, quando è al potere Stalin, si cambia la politica della Nep,

perché Stalin introduce una campagna per la collettivizzazione delle terre, sempre per via del problema

degli approvvigionamenti delle città, che crescono sempre più e si vuole dare uno slancio

all’industrializzazione (per questo c’è bisogno di una garanzia degli approvvigionamenti alimentari). I

contadini vengono suddivisi in tre “fasce”: i kulaki (contadini ricchi), i contadini medi e i contadini poveri. I

Kulaki si erano arricchiti grazie alla Nep. La terra adesso non è più dei contadini ma diventa delle aziende

contadine (kolchoz), per un principio di socializzazione. Si attua quindi una campagna di de-

kulakinizzazione. Ogni tipo di resistenza viene represso con la forza. Anche in questo caso una carestia

interviene fiaccando la resistenza contadina. Questa carestia provoca milioni di morti (in Ucraina 3-4

milioni).

Nel 1918-1921 vi è una ondata socialista in Europa che sembra confermare l’obiettivo della rivoluzione

mondiale, ma dal 1922 questa ondata si spegne. Quindi l’Urss viene a pensarsi non come l’inizio di una

rivoluzione mondiale, ma come stato che assume un ruolo di difensore e propagatore della rivoluzione

socialista (“Socialismo in un solo paese” obiettivo individuato da Lenin e poi perseguito da Stalin). Lenin

decide di spostare la capitale da Pietrogrado a Mosca, soluzione motivata da ragioni strategiche e politiche,

perché Mosca è il centro del potere russo. Il Cremlino è il luogo sacro del potere russo. L’intronizzazione

degli zar avveniva infatti al Cremlino. Il Pcus entro il 1921 si costituisce come partito unico. Il Pcus tra l’altro

vieta ogni forma di frazionismo interno. Sono vietate le correnti, i gruppi interni. Il partito deve essere

guidato secondo la logica verticale e centralistica. Lo stato si costituisce quindi intorno al partito. Si formano

però due strutture: una di tipo statale e l’altra di tipo partitico, ma le strutture partitiche hanno più peso

rispetto a quelle di tipo statuale. Il Pcus è organizzato dal Comitato centrale, diviso in dipartimento settoriali

(dipartimento industria pesante, dipartimento agitazione e propaganda…), da una Segreteria che lo

governa e da un Politbjuro che governa la segreteria, e che quindi è l’organo principale del Pcus. È il partito

l’ossatura dello stato sovietico. Il partito ha anche la missione di educare la popolazione al marxismo.

Nell’armata rossa sono aboliti i gradi, così come Lenin e Stalin sono commissari generali del popolo.

Gli apparati di repressione vengono istituiti sin dal 1918 (Cheka, poi KBU, OKBU, NGBD, NGB, KGB) e

diventano il braccio armato del partito. Nel 1921 viene aperto il primo campo di concentramento. Dal 1929

viene formato un estesissimo sistema di campi, il Gulag. È quindi uno stato ideologico, è uno stato-partito,

ma anche uno stato repressivo. La modernizzazione è attuata dall’alto, con l’uso della forza, spesso con

l’uso di lavori forzati (usando la forza lavoro nei campi di concentramento).

Si è cercato di individuare connotati comuni tra i tre regimi tra le due guerre, indicati come totalitarismi. I

primi antifascisti accusano i fascisti di totalitarismo nei confronti del nuovo regime che si andava

affermando. Il regime totalitario si fonda su una ideologia egemone, su un partito unico di tipo centralistico

e di massa, su un utilizzo della forza repressiva e sull’uso del terrore come forma di governo della società.

Il Pnf nasce il 1919 a Milano come Movimento dei fasci italiani, guidato da Mussolini. Resta una dialettica

tra Stato e partito, ma non si risolve mai nella prevaricazione del partito sullo stato. La dialettica spesso

conflittuale tra ras (partito) e prefetti (stato) si risolve nella presa di Mussolini che si proclama capo del

governo e duce del fascismo. A livello provinciale Mussolini decide di far valere le decisioni dei prefetti.

Mussolini al governo quindi usa lo

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A.A. 2015-2016
17 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simone.scacchetti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Roccucci Adriano.