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Ruolo docente e funzione sostegno

La Legge 517/77 sottolinea la priorità delle finalità pedagogiche sugli aspetti amministrativi in materia di sostegno all’alunno con handicap, di conseguenza, facendo riferimento all’integrazione, è sicuramente più congruo parlare di “funzione sostegno” piuttosto che di “insegnante di sostegno”, evidenziando il ruolo dell’intera Comunità scolastica piuttosto che del singolo operatore specializzato (come già messo in luce nella Legge 517/77). I motivi sono di carattere pedagogico e sociale, ma riguardano anche la programmazione stessa del curricolo, che dovrebbe sostenere sempre la “collegialità” (team-teaching). La figura dell’insegnante di sostegno è stata introdotta ufficialmente con C.M. (circolare ministeriale) n. 227/75, anche se compare già prima con il compito di alleggerire il sovraccarico di lavoro degli insegnanti delle classi.

normali allorquando i dirigenti di moltescuole decisero di eliminare le classi differenziali; si trattava di professori già presentinell’organico o di operatori dell’Ente locale. In altri casi invece i dirigenti mantenneroformalmente le classi differenziali, ma inserirono gli alunni nelle classi normali, utilizzando gliinsegnanti delle classi differenziali come insegnanti di sostegno.

La C.M. n. 227/75 servì a riordinare la situazione caotica in cui versavano le scuole esoprattutto a riorganizzarle in funzione della presenza di un alunno con handicap. Nonostanteciò resistono ancora alcune anomalie dovute all’incomprensione del ruolo dell’insegnante disostegno, quali per esempio la delega degli insegnanti di classe verso quelli di sostegno,l’emarginazione dell’insegnante di sostegno che ha la responsabilità di alcuni alunni e nondell’intera classe o ancora l’indeterminatezza del suo ruolo che mal si adatta

All'organizzazione rigida delle scuole, le quali non possono garantirgli una sua classe o un suo spazio, né tantomeno un programma sufficientemente preciso.

L'INNOVAZIONE DELLA SCUOLA IN FUNZIONE DELL'INTEGRAZIONE

Tra integrazione ed innovazione deve esserci necessariamente un legame di reciprocità, non può esserci l'una in mancanza dell'altra. L'innovazione necessita infatti di una politica di cambiamento, le cui istanze siano sviluppate in funzione di obiettivi concreti e che non si perdano invece dietro cambiamenti fini a se stessi o che restano comunque marginali.

L'attuazione dell'inserimento e dell'integrazione è stata un importante tentativo mirato a scardinare l'assetto troppo rigido e, per certi versi, antico dei vecchi modelli educativi che nel tempo non sono stati adeguatamente sostituiti. Il processo di innovazione educativa quindi è un progetto basato su obiettivi significativi, al

comunicare e collaborare con gli altri insegnanti e con gli operatori del settore;- l’insegnante deve essere in grado di adattare le proprie metodologie didattiche alleesigenze specifiche dell’alunno con handicap;- l’insegnante deve essere in grado di utilizzare strumenti e risorse didattiche adeguateall’alunno con handicap;- l’insegnante deve essere in grado di valutare in modo appropriato le competenze e leabilità dell’alunno con handicap.3.2 L’idea di insegnanteL’insegnante che si occupa dell’inserimento dell’alunno con handicap deve possederealcune caratteristiche fondamentali, tra cui:- una buona conoscenza delle diverse tipologie di handicap e delle relative esigenzeeducative;- una buona capacità di ascolto e di comunicazione con l’alunno e con la sua famiglia;- una buona capacità di lavorare in equipe e di collaborare con gli altri operatori delsettore;- una buona capacità di adattare le proprie metodologie didattiche alle esigenze specifiche dell’alunno con handicap;- una buona capacità di utilizzare strumenti e risorse didattiche adeguate all’alunno conhandicap;- una buona capacità di valutare in modo appropriato le competenze e le abilitàdell’alunno con handicap.

svolgere un lavoro interdisciplinare;

la pratica didattica deve fondarsi necessariamente su una buona teoria.

3.2 L'idea di insegnante

La modifica del vecchio ruolo di insegnante consiste nel passaggio da una concezione impiegatizia ed esecutiva ad una di tipo tecnologico, che si basa però anche e soprattutto sulla "relazionalità". Tra i cambiamenti possibili all'interno del sistema scolastico ("materiali": nuovo materiale didattico, "concettuali": nuove metodologie, e "relazionali": ridefinizione dei ruoli), quelli di tipo relazionale, infatti, risultano i più difficili da attuare, implicando una redistribuzione del proprio "potere" all'interno della scuola, che spesso provoca ansietà, resistenze prolungate e rifiuti.

4. ASPETTI TEORICI DELL'INNOVAZIONE

Le principali variabili che influenzano il processo innovativo sono:

  1. costo materiale e sociale;
  2. comunicabilità del
processo innovativo; c) rapporto fra il tipo di innovazione e le persone coinvolte; d) conformità fra innovazione e caratteristiche dell'ambiente. È necessario quindi che i soggetti interessati avvertano gli effetti dell'innovazione come positivi in relazione al loro ruolo. Naturalmente le variabili sopra elencate risultano avere più valore se la strategia di cambiamento tiene conto e si sviluppa partendo dalle esigenze di una situazione concreta e non da modelli già esistenti o dall'autorità della legge. La sequenza normale che porta all'adozione di un'innovazione passa attraverso i seguenti punti: 1) presa di coscienza. Il soggetto conosce l'innovazione ma non ha ancora informazioni sufficienti, l'atteggiamento è passivo; 2) interesse. Il soggetto cerca altre informazioni; atteggiamento attivo; 3) valutazione. Il soggetto valuta il grado di importanza che lui attribuisce all'innovazione; inizia a sentirsi coinvolto.
  1. sensibilizzazione. Consapevolezza dell'importanza dell'innovazione
  2. conoscenza. Acquisizione di informazioni sull'innovazione
  3. valutazione. Analisi dei vantaggi e svantaggi dell'innovazione
  4. coinvolgimento. Partecipazione attiva nella sperimentazione
  5. adozione. Assimilazione delle procedure innovative

Vari studi hanno scoperto che occorrono tempi piuttosto lunghi affinché un'innovazione venga adottata. Importante è anche il fatto che, nella scuola, alcuni gruppi possono fungere da riferimento, divenendo una fonte di ispirazione e facilitando l'adozione.

5. METODOLOGIA DELL'INTEGRAZIONE: I MODELLI

5.1 Prima fase: il modello emergenza

Indicativo dello stato di emergenza della scuola nei confronti dell'handicap, questo modello si applica a situazioni in cui il "sostegno" è delegato ad un docente (spesso specializzato); la scuola rimane estranea all'intervento e il suo assetto non subisce modificazioni. L'insegnante di sostegno viene vissuto anche come un appoggio psicologico per l'insegnante della classe, che riduce il suo carico di responsabilità.

5.2 Seconda fase: il

progressivo coinvolgimento Col passare del tempo e sotto sollecitazioni sociali in alcune situazioni (non molte) vi è un miglioramento della competenza professionale dell'insegnante di sostegno e una maggiore partecipazione da parte degli altri docenti; tutto gradualmente e senza una precisa intenzionalità. Ci si avvicina alla "funzione sostegno". 5.3 Terza fase: il modello innovativo In questa fase la scuola occupa un ruolo attivo, prendendosi la responsabilità di realizzare l'inserimento e l'integrazione dell'alunno con handicap. La "funzione sostegno" (F.S.) prende corpo divenendo un obiettivo da perseguire, anche se attualmente la maggior parte delle realtà scolastiche sono ferme al modello d'emergenza (da ricordare che la Legge 517 risale a 32 anni fa, 1977). 6. SOSTEGNO E INNOVAZIONE Di seguito alcuni aspetti critici riguardanti la realizzazione della Legge 517/77. 6.1 Solitudine e socialità La

“solitudine” si riferisce a situazioni in cui il lavoro didattico da svolgere con l’alunno con handicap non prevede il coinvolgimento di altri docenti. L’insegnante di sostegno rimane in una condizione di isolamento nonostante lavori con l’alunno all’interno della classe o abbia instaurato ottimi rapporti con gli altri alunni. Tale condizione è molto diffusa, anche tra gli insegnanti titolari. Spesso l’insegnante di sostegno, non avendo una propria classe, orario o aula, è costretto addirittura a chiedere ai colleghi di uscire fuori dai loro schemi quotidiani.

6.2 Contesto relazionale

Un contesto relazionale favorevole è indispensabile per runa qualsiasi attività di tipo professionale,; nella scuola in particolare si evidenziano alcune variabili fondamentali:

  • il tempo. sono sei le ore settimanali di attività didattica a cui è interessato l’alunno con handicap, e tenendo conto dello scarso coinvolgimento

degli altri docenti, il tempo utilizzato per apprendimento vero e proprio è un quarto del monte ore totale; nonostante un soggetto con handicap abbia bisogno di un tempo maggiore per il recupero delle abilità cognitive di base.

la motivazione. un alunno con difficoltà di apprendimento, usufruendo esclusivamente di un rapporto educativo isolato con l'insegnante di sostegno, avrà difficoltà anche a attrarre motivazioni dal suo operato. Per esempio per l'assenza di rinforzi provenienti dalle gratificazioni in presenza dei compagni.

l'insegnamento su misura. oltre alle situazioni di apprendimento costruite intorno alle sue abilità, l'alunno con handicap non esperisce alcuna possibilità di apprendere al di fuori della classe; cosa che invece sarebbe realizzabile tramite un'organizzazione collegiale delle attività didattiche, costruendo così un reale "insegnamento su misura".

6.3 Ruolo

impiegatizio e ruolo gestionale

Quando manca un lavoro collegiale tra i docenti all'interno di una realtà scolastica, l'insegnante di sostegno spesso si ritrova ad accettare il ruolo che per lui viene deciso, senza sentirsi in grado di avanzare richieste diverse; finisce così per accettare la delega e a ricoprire il "ruolo impiegatizio" del docente di sostegno. Tale situazione spesso è dovuta ad una scarsa conoscenza della tecnologia di programmazione.

6.4 Gli elementi di innovazione

Considerando l'insegnante un agente importante dell'innovazione, allora possiamo delinearne alcune caratteristiche cruciali:

  1. saper valutare le proprie forze e la propria disponibilità al cambiamento;
  2. conoscere i diversi ruoli attesi dall'ambiente;
  3. conoscere i processi di cambiamento ed i comportamenti relativi.

Da queste possiamo inoltre chiarire compiti specifici:

  • mentre si richiede agli altri un miglioramento, si è coinvolti
personalmente in un processo di auto perfezionamento; per ciò che riguarda l'assunzione di decisione,
Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Scarfì Simona.