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FC
- flussi di cassa che l’investitore deve attualizzare,
t
dividendi e capitale rimborsato in caso di cessazione
dell’attività o di liquidazione sul mercato;
t
- periodo di attualizzazione dei flussi, dal momento in cui
si valuta al momento di possibile liquidazione, della società o del titolo;
r
- tasso di mercato richiesto dall’investitore composto da un tasso privo di
rischio e da un premio per il rischio.
Valore delle azioni attraverso l’attualizzazione dei dividendi attesi:
Prezzo azione tempo 0 ed è possibile trovare il rendimento
D
¿ −P
1+ P
(¿ )/( )
P
1 0 0
=¿
r e
Prezzo azione tempo 1
P P P
può essere trovato sostituendo la formula di in
0 1 0
t t (1+ g)
Se dividendo al tempo è uguale a , moltiplicati per , quindi per un
1 2
tasso costante di crescita dei dividendi si ottiene che:
Formula di Gordon.
All’aumentare del tasso di crescita dei dividendi aumenta il valore dell’azione perché
aumenta g (al denominatore), e all’aumentare del rendimento richiesto dal mercato
diminuisce il prezzo.
Esempio modello di Gordon
Società value hanno dividendi elevati ma poca crescita.
Società growth distribuiscono pochi dividendi ma hanno alta crescita.
Strategia azione sottovalutata il prezzo dell’azione dovrebbe essere più elevato se
l’aspettativa è corretta sarebbe un titolo in cui investire.
La valutazione dei titoli avviene tramite multipli cioè dei criteri di valutazione:
- Finalità è affidare al mercato la stima di valori di difficile previsione e i prezzi di
mercato sono la migliore approssimazione del valore dell’impresa.
- Sono modelli di valutazione relativa in quanto il valore delle attività è derivato
dal prezzo di attività comparabili, standardizzate sulla base di variabili comuni
come utili, flussi di cassa, valore contabile, fatturato.
Principale criterio:
- P/U (prezzo/utili) anche indicato come price earnings ratio (P/E) indica quante
volte la quotazione di un titolo azionario è multipla dell’utile netto unitario
ottenuto dividendo l’utile totale dell’ultimo bilancio per il numero di azioni in
circolazione.
In ipotesi di costanza di utili il P/E indica il numero di anni necessari per
recuperare con gli utili l’esborso per l’acquisto del titolo ma se l’ultimo
bilancio è in perdita, il rapporto è privo di significato.
La decisione di investimento richiede il confronto tra il P/E del titolo con il valore del
P/E medio del settore.
D=( )∗U
1−b quindi può essere riscritto , e si ottiene
. (1−b)
b è il tasso di ritenzione degli utili aziendali e è il tasso di distribuzione
degli utili aziendali. P
I fattori che determinano sono il livello degli utili per azioni, il payout ratio, g e r.
E D 1
=
P →
può essere riscritto ROE, return on equity, cioè
g=ROE∗b 0 r−ROE∗( )
b
(RN /PN )
utili netti su capitale proprio il capitale proprio accresce nella misura in
cui gli utili non vengono distribuiti.
INDICI:
- ROE return on equity, misura il rendimento globale dell’azienda per i portatori di
capitale di rischio dato da ROE=RN/PN (reddito netto/patrimonio netto);
- ROA return on asset, risultato operativo in rapporto al totale attività, cioè la
capacità di vendere e di guadagnare sulle vendite date un certo livello di investimenti
ed è dato dal ROA=RO/TA (reddito operativo/totale attivo);
- ROS return on sales, fornisce una misura del margine percentuale di risultato
operativo sul fatturato mettendo in relazione i prezzi di vendita e i costi della gestione
caratteristica, dato da ROS=RO/V (reddito operativo/fatturato). Il peggioramento
dell’indice può essere dovuto a un aumento dei costi rispetto i ricavi o a una
contrazione dei ricavi rispetto i costi;
- ROD return on debt, rappresenta gli oneri finanziari in percentuale dei debiti ed
è detto anche costo del debito, dato da OF/D;
- TIGEX, misura l’incidenza sul RN delle componenti di costi e ricavi che non
entrano nella gestione caratteristica (gestione finanziaria, straordinaria, patrimoniale e
fiscale) ed esprime il contributo della gestione extra-caratteristica, dato da
TIGEX=RN/RO;
- Tra gli indici di rotazione e durata cioè che misurano la capacità di tradurre in
fatturato le risorse investite rapportando le vendite agli impieghi, rientrano:
• (D)Rotazione del capitale investito dato da V/TA (ricavi netti di vendita/totale
attivo), un’impresa con bassa rotazione è ad alta intensità di capitale cioè servono
forti investimenti per fare una unità di fatturato;
• (D)Rotazione della attività correnti dato da V/AC (fatturato/attività correnti)
misura l’efficienza d’impiego degli investimenti col processo di acquisto-
trasformazione-vendita;
• (Q)Durata media dei crediti, il tempo che intercorre in giorni tra la vendita e
riscossione del credito, dato da Durata media dei crediti commerciali=(Crediti
commerciali/V)*360;
• (Q)Durata media del magazzino, i giorni che passano tra l’inizio del ciclo
operativo e di vendita, dato da Durata media magazzino=(Magazzino/(V/360));
• (Q)Durata media dei debiti commerciali, indica il periodo tra un acquisto e il
relativo pagamento ed è dato da Durata media dei debiti commerciali=(Debiti
commerciali/acquisti)*360;
• (Q)Ciclo commerciale è la somma della media di crediti, magazzino e debiti. Una
durata positiva indica a reazione di fabbisogno finanziario, di segno negativo la
creazione di liquidità;
Indici di indebitamento, danno informazioni circa il livello dell’indebitamento, la
composizione del debito e la durata, tra questi:
- Leverage dato L=TA/PN indicando quante volte gli impieghi superano il PN, e di
conseguenza l’indebitamento (se 1 gli impieghi sono finanziati dal PN, 2 solo il 50% da
PN e restante da debito, >2 il debito eccede il PN);
- Grado di indebitamento=TA/PN, misura l’ammontare di investimenti realizzati
con un euro di capitale netto.
Indici di liquidità:
- Rapporto corrente=AC/E (attività correnti/passività correnti), misura se gli
investimenti che si trasformeranno entro l’esercizio in liquidità sono maggiore dei
debiti (1 c’è capacità di fare fronte ai debiti in scadenza);
- Acid Test=(AC-magazzino)/E, indicatore di breve periodo dove 1 indica che
l’impresa è in grado di rimbordare i debiti in scadenza senza fare troppo affidamento
sulla possibilità di monettizare il magazzino.
La redditività netta è uguale a:
[ ]
( )
RO OF
− ∗D
TA D
RO + ∗ RN
TA PN
RN =
PN RC
RO → Returnon asset ROA .
TA
OF → Return on debt.
D
RO OF
− → differenza tra redditività operativa e gli oneri finanziari in percentuale
TA D
dei debiti è la redditività netta.
D → livello di indebitamento, cioè i debiti su PN rappresenta la leva finanziaria,
PN
cioè quanto debito si usa rispetto al capitale proprio.
RN fattore di correzione che tiene conto delle imposte dove RC (reddito
RC
corrente) è il risultato operativo al netto degli oneri finanziari.
La gestione finanziaria aggiunge valore agli azionisti quando la redditività operativa è
superiore al costo del debito.
La leva finanziaria può far bene se serve ad aumentare la redditività netta ma
aumenta però la rischiosità e la variabilità dei risultati attesi all’aumentare
dell’indebitamento e il rendimento richiesto deve essere maggiore quindi un premio
per il rischio maggiore.
( )
RO OF
− ∗D
TA D esprime leva finanziaria che può avere effetto positivo o negativo
PN
sulla redditività netta quindi può contribuire positivamente al risultato operativo e al
valore dell’azione.
- La valutazione del rischio
Rischio di mercato è la variabilità del prezzo nel tempo e poiché il valore di un’azione
dipende dal valore attuale dei flussi di cassa, gli eventi che influenzano il valore
attuale dei flussi si traducono in variazioni di prezzo.
Rendimento atteso è la media ponderata dei rendimenti che possono realizzarsi nel
futuro, ciascuno di quali ha una diversa probabilità di verificarsi (con somma delle
probabilità=1).
Rischio è lo scarto quadratico medio o deviazione standard dei rendimenti dal
valore atteso (oscillazione del rendimento del titolo intorno al valore medio, espresso
in termini %).
Un titolo è poco rischioso se il suo valore si mantiene stabile nel corso del tempo, a
prescindere da avvenimenti esterni alla società emittente (shocks esogeni) che
influiscono sulle performance generali di Borsa.
Esempio
Deviazione standard = 10% su base annua.
Le oscillazioni del rendimento effettivo intorno al rendimento medio sono state del +/-
20% con probabilità del 95%.
Deviazione standard = 40% su base annua.
Le oscillazioni del rendimento effettivo intorno al rendimento medio sono state del +/-
80% con probabilità del 95%
La volatilità riassume il livello di rischio assunto nel passato, ma non fornisce
indicazioni sicure per l’andamento futuro del prezzo del titolo.
La variabilità dei titoli finanziari è maggiore rispetto a quello dei titoli azionari e quindi
ci sono rischi maggiori di perdite e di guadagni.
- Diversificazione del rischio
È possibile mettere insieme più titoli azionari per sfruttarne le correlazioni e ridurne la
rischiosità.
Coefficiente di correlazione 1 significano che aumentano insieme i due titoli. Se è
-1, all’aumentare di un titolo l’altro diminuisce. Se è 0 non c’è correlazione.
I punti rappresentano combinazioni di titoli rischio-rendimento di portafogli possibili.
La curva di efficienza consente a parità di rendimento la minore variabilità o che a
parità di variabilità garantisce il maggiore rendimento.
Il punto scelto nella teoria CAPM è un unico punto efficiente che è quello di mercato
M (rappresenterebbe l’indice di borsa), dato dalla tangenza tra la curva dei rendimenti
obbligazionari e il portafoglio.
Beta riflette la correlazione tra l’andamento del titolo e quello d