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Immigrazione in Italia

L'Italia fino agli anni Sessanta è essenzialmente un paese di migrazione. Già a partire dal '45 in Italia conosciamo i fenomeni migratori. Cominciano ad arrivare profughi dalle ex colonie africane e balcaniche, poi questi profughi cominciano ad abitare in campi destinati a loro. Nella scrittura della nuova costituzione italiana si discute molto sul diritto d'asilo e risente dell'esperienza dell'esilio degli oppositori antifascisti durante il fascismo. Dunque, non guarda ancora ai possibili migranti che possono arrivare da fuori. Di fatto durante tutto il dopoguerra, l'attenzione della politica italiana è orientata verso l'aiuto alle emigrazioni dei lavoratori italiani verso l'estero. Negli anni '60 il numero dei migranti non aumenta in maniera significativa, ma si comincia a differenziare. Se fino a quel momento si trattava di migranti che ritornavano, qui ci troviamo i primi gruppi di persone straniere. Sonoessenzialmente studenti e migranti per il lavoro domestico. Si comincia a superare una normativa che prevedeva ancora controlli di polizia molto serrati sugli stranieri che arrivavano in Italia. Queste comunità cominciano a radicarsi sul territorio, si tratta di persone che decidono di vivere per un lungo periodo in Italia o di viverci a vita. Alla fine degli anni 70, notiamo una netta crescita delle presenze straniere in Italia. Si inizia a notare una maggiore presenza nel mondo del lavoro, anche al di là del lavoro domestico. Cominciano ad arrivare nuovi gruppi di profughi, da aree che in quegli anni sono interessate da conflitti, cambiamenti politici, ecc. A questo punto si nota che la legislazione italiana sulla migrazione era insufficiente, l'Italia aveva infatti aderito alla convenzione di Ginevra ma poi non aveva mai elaborato una legge autonoma e che regolasse l'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati politici. La legislazione poi era evidentemente

Pensata per profughi e rifugiati politici provenienti dall'Est Europa, ma non considerava possibili arrivi da altri continenti o da regioni differenti. Già in questa prima fase si cominciano a delineare tratti differenti dell'immigrazione italiana rispetto agli altri paesi europei. Intanto c'è un intreccio di motivazioni politiche ed economiche, infatti è difficile stabilire le motivazioni del movimento migratorio in Italia. Mentre negli altri paesi europei le provenienze sono chiaramente legate al passato coloniale, in Italia la provenienza è estremamente variata. E nello stesso tempo anche le destinazioni sono estremamente variate. I migranti si diluiscono su tutto il territorio e nei più diversi ambiti sociali. Già in questo primo periodo si nota la lentezza dell'Italia nel gestire questo fenomeno con un eccesso di burocrazia e una moltiplicazione di provvedimenti legislativi che complicano l'esistenza dei migranti, ma anche

Tutte le iniziative di possibile accoglienza. Negli anni Ottanta c'è una crescita progressiva della presenza dei migranti e cominciano a nascere iniziative di sostegno, di assistenza e di integrazione. Finalmente la politica italiana elabora una prima legge organica su questa problematica. La legge chiamata Foschi cerca di regolare l'arrivo e la presenza dei migranti stranieri in Italia. Molti altri paesi europei in quegli stessi anni affrontano lo stesso problema. Questa legge cerca di mettere ordine, ma lo fa in maniera incompleta, non contemplando molti aspetti della realtà. A tal fine, si nota come alla legge si debba accompagnare una prima sanatoria per regolarizzare gli stranieri arrivati prima dell'86 in assenza di una legislazione. Comincia a nascere la rete anti razzista perché si nota che nel tessuto sociale italiano cominciano a emergere situazioni di questo tipo. L'anno di svolta è considerato il 1989, non solo perché la

La politica mondiale è sconvolta dal crollo del muro di Berlino e dal cambiamento radicale dell'ordine mondiale, con un ampio arrivo di migranti (Polonia, Romania), ma anche perché nella crescita della migrazione proveniente dall'Africa si nota un cambiamento progressivo. L'evento che segna questo cambiamento è l'omicidio di Jerry Masslo in provincia di Caserta, perché questo evento risulta essere simbolico nel cambiamento sia nella presenza dei migranti sia nelle reazioni degli italiani. Era un rifugiato politico, proveniente dal Sud Africa, era un uomo di cultura che però arrivato in Italia non trova una collocazione e comincia a Roma cercando lavoro. Però trova lavoro nella zona agricola in provincia di Caserta per la raccolta dei pomodori. Nel 1989 va in questo paese per la seconda stagione consecutiva di raccolta di pomodori, e considerate le condizioni di lavoro e le paghe, Masslo insieme ai suoi compagni organizza una protesta.

C'è anche una manifestazione e poi viene ucciso da membri della delinquenza organizzata che controlla la produzione e la raccolta in quelle zone. Questo evento è entrato nella storia d'Italia come l'evento scatenante di tutto quello che succederà dopo con il fenomeno migratorio, sia per l'coinvolgimento della politica in una serie di leggi sia che per il fatto che attraverso il suo assassinio questo problema diventa una delle questioni centrali nella politica e nella società italiana. Nei primi anni Novanta, infatti, c'è la prima legge sul fenomeno migratorio che completa quella precedente, che si accompagna poi ad una sanatoria. Nello stesso tempo ci sono gli accordi europei che regolano l'accesso all'Europa ed eliminano le frontiere interne. L'accordo di Dublino in realtà risale al 1990. Nel 1990 a Roma, viene sgomberata l'ex fabbrica della Pantanella in cui avevano trovato alloggio provvisorio un enorme.

quantità di migranti. Senza dare una soluzione alternativa, valida. Nel 1991 avviene poi il fenomeno più significativo, l'arrivo dei profughi albanesi. Nell'estate del '91 nei porti pugliesi, arriva un numero enorme di migranti albanesi. Il 9 agosto del '91, un mercantile con a boro circa 20.000 persone si avvicina al porto di Bari. Questo evento segna un altro momento cruciale dell'emigrazione in Italia, perché se fino a quel momento le autorità e le comunità avevano accolto in maniera favorevole chi arrivava dall'Albania, in questo caso le autorità reagiscono in maniera totalmente diversa visto anche il numero di migranti arrivati tutti in una volta. Qui registriamo un cambiamento radicale delle autorità italiane, fino a quel momento abbastanza aperto. Lo si potrà vedere anche quando inizia il conflitto nella ex Jugoslavia nel '92, che provoca anche qui un movimento migratorio molto importante. Nel '92 viene approvata la nuova

legge sullacittadinanza, importante perché di nuovo la politica italiana sembra non accorgersi di quello che sta succedendo. Infatti, la legge è molto generosa nella concessione della cittadinanza con gli italiani della 2, 3 o 4 generazione che vivono all'estero, ed è invece molto restrittiva nei confronti di coloro che stanno arrivando o che sono arrivati negli anni 70, 80 e che vivono in Italia da ormai decenni.

Negli anni Novanta osserviamo poi un netto consolidamento della presenza migratoria e nascono le reti transnazionali che gestiscono i flussi migratori. Le frontiere italiane diventano frontiere europee e in questo senso l'accordo con Gheddafi è significativo, si prende l'impegno di controllarla. Nel '98 viene approvata la legge Turco-Napolitano, che sostituisce in parte la legge Martelli, che cerca di regolare in maniera nuova quella situazione ma in modo non completo. A partire da qui, tutte le leggi cercano due aspetti: il controllo dei

flussi di entrata e il governo della situazione interna. Però l'attenzione è sempre maggiore sul controllo dei flussi di entrata. Alla fine degli anni Novanta scompaiono alcune figure che erano state fondamentali in questi ambiti: Luigi Di Liegro e Vito Frisullo. Questa presenza comincia ad essere avvertita anche a livello di mezzi di comunicazione, di arte, di scritture. Comincia ad emergere una letteratura della migrazione, vale a dire testi scritti da migranti che scelgono l'italiano per esprimere la loro situazione. Anche nella scuola inizia una riflessione sulla pedagogia interculturale che ha raggiunto livelli di approfondimento importanti. Nei primi due decenni del 2000, la presenza straniera in Italia è diventata strutturale. Il primo decennio è sconvolto da eventi che cambiano completamente il quadro internazionale e da un generale inasprimento delle politiche verso gli stranieri. Nel 2002 viene approvata la legge Bossi-Fini, che inasprisce in

particolare l'accoglienza e inaugura la politica dei flussi, vale a dire dovrebbe essere deciso all'inizio di ogni anno quanti stranieri possono entrare in Italia. Per gli arrivi non regolati si cominciano a creare centri di smistamento e accoglienza, che però diventeranno centri di permanenza. In molte regioni i migranti rappresentano ormai gran parte della mano d'opera. Questo decennio conosce anche momenti

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Publisher
A.A. 2020-2021
4 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/05 Letteratura spagnola

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessia.lupi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di intercultura spagnola e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Tedeschi Stefano.