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MILANO (AREA BRAMANTE-CANONICA-SARPI)
Dagli anni 20 del 900: cinesi che hanno convissuto a lungo con gli italiani. A
partire dagli anni 80 situazione problematica. È iniziato un processo di
gentrification (arrivo classe media) e via Sarpi si è trasformata n un punto di
attrazione commerciale per la classe media. Ad oggi, sono il 15% è cinese
quindi non si può parlare di una Chinatown. Molti imprenditori italiani, però,
hanno abbandonato la zona e questa si è trasformata in un centro
polifunzionale di servizio alla comunità cinese. Sono emersi problemi di
viabilità, di conflitti sugli usi dello spazio pubblico impropriamente presentati da
autorità e media come conflitti “etnici” (uso strumentale per alimentare un
dibattito aggressivo sull’immigrazione). I problemi riguardano, però, sia i
residenti italiani che i commercianti cinesi. Ci sono conflitti anche all’interno
della comunità cinese (tra nuovi arrivati e immigrati storici). In questa zona,
prevalgono gli esercizi all’ingrosso. Nel 2010, è stata realizzata un’isola
pedonale e la viabilità è stata limitata: questo è stato visto come un ostacolare
gli esercizi (come a Veronetta si agisce sull’intralcio utilizzando una forma di
zoning). Sono emerse, inoltre, associazioni che uniscono sia i commercianti
cinesi che quelli italiani.
BRESCIA (QUARTIERE DEL CARMINE)
Nel cuore del centro storico di Brescia. Struttura urbanistica di origine
medievale. È un’area popolare e artigianale che ha attratto immigrati dalle
aree montane circostanti (fine 800), poi dal Veneto e dal meridione (anni 60-
70). Attività illegali, povertà, esclusione sociale, prostituzione. La costruzione di
quartieri popolari periferici ha fatto sì che le famiglie più giovani andassero
via invecchiamento popolazione, degrado dello spazio pubblico e delle
abitazioni, spopolamento, chiusura negozi favorito insediamento immigrati 3
(40% dei residenti; di più etnie). Sovraffollamento, abusivismo, condizioni
igieniche precarie, sfruttamento economico di e tra immigrati, sviluppo esercizi
commerciali etnicamente connotati 2001 Piano di recupero (riqualificazione
degli edifici residenziali in mano a privati-sono stati dati incentivi per
ristrutturare gli immobili, pena l’esproprio + miglioramento spazio pubblico +
università + biblio universitaria + asilo nido + stazione polizia + alloggi per
studenti + diversificazione e rilancio attività commerciali con bandi
incomprensibili per gli immigrati classi medie-alte e city user attratti
gentrification immobiliare e solo parzialmente quella commerciale (gli esercizi
gestiti dagli immigrati sono usati anche da gentrifier e city user!)
allontanamento anziani e immigrati mancando un piano di
accompagnamento sociale, se ne sono dovuti occupare i servizi sociali
anziani e immigrati regolari trasferiti nel quartiere di San Polo. Altri, non guidati
dalla mano pubblica, sono andati in zona stazione e via Milano (aree già
problematiche) emerse nuove situazioni di degrado alcuni proprietari di
immobili in zona Carmine avevano immobili anche in via Milano doppia
possibilità di guadagno immobili del Carmine affittati a prezzi elevati e le
situazioni di sfruttamento sono state trasferite in via Milano).
Il Carmine ha mantenuto i caratteri di un luogo di incontro e socializzazione per
nuovi arrivati. Oggi la presenza straniera è al 40%, ma si tratta di famiglie e
soggetti meno problematici.
GENOVA (CENTRO STORICO)
Nei “sestieri” la presenza immigrata è significativa (anche se nel centro storico
non supera il 20%, ma nel ghetto arriva al 40%). È stata capitale europea della
cultura nel 2004 per le caratteristiche di “città-porto” e “città meticcia”.
A fine 800, le classi medio-alte hanno occupato le zone collinari lasciando il
centro storico città vecchia lasciata a sé stessa (apice declino: anni 80 con
l’arrivo stranieri). Negli anni 70 la attività portuali sono state dismesse e
Genova è rinata negli anni 90 grazie al turismo e ai city user. Così, si è deciso di
recuperare edifici degradati, ma preziosi dal punto di vista architettonico del
centro storico e collegare questo con il porto antico. Sono tornate le classi
medie gentrification del nucleo antico. Il numero di stranieri è calato e
convivono con gli italiani: ciò è dovuto ai vicoli molto stretti su cui si affacciano
edifici anche di 6 piani (questo comporta poca illuminazione dei piani inferiori e
quindi poco appetibili dai gentrifier). Quindi, la gentrification a Genova non è
così diffusa.
ZONING: forma più o meno diretta di controllo sociale. Si disegnano i confini
entro i quali si esercita una forma di “discriminazione positiva”. Può rimediare a
situazioni di emergenza e risolvere problemi (provider) o può essere strategica
e attivare o ri-attivare risorse locali (enabler). Serve per influire sul livello di
mescolanza tra popolazioni presenti e per introdurre regole “speciali”. Si rompe
la territorialità dei luoghi di insediamento degli immigrati. Si fa attraverso
esercizi non connotati etnicamente, eventi, università, biblioteche…per attrarre
visitatori e city user. Così, gli esterni considerano la zona meno pericolosa. (a 4
Genova si è spostata la facoltà di architettura nella città vecchia per esempio; a
Milano è diverso perché c’è un conflitto sugli usi dello spazio, non è solo
questione di stigmatizzare un’area abitata da immigrati). Si interviene su:
Università
Dimensione degli alloggi
L’idea di periferia non riguarda solo la distanza dal centro, ma anche la
marginalità economica e sociale. Il Carmine, ad esempio, rappresenta una vera
e propria periferia in pieno centro storico. Per questo, andava riqualificata
attraverso il risanamento del degrado edilizio e urbanistico e ponendo
l’attenzione alle questioni sociali (questa ultima fase non è stata avviata per
una discontinuità politico-amministrativa). A Genova, si voleva fare lo stesso:
riposizionare un centro storico stigmatizzato per attrarre nuove popolazioni e
attività.
PROGETTO DI PORTA PALAZZO E BORGO DORA (TORINO)
Progetto “The Gate. Living not Leaving” (1998-2002) reso possibile dai
finanziamenti previsti per chi aveva le caratteristiche che rispondevano ai
requisiti richiesti dai progetti comunitari Urban Pilot Project. Politica urbana
area-based centrata sul tema dell’inclusione economica e sociale degli
immigrati (ma non solo).
1954-1964: ondate migratorie dal sud Italia; è una one-company town (per il
dominio della FIAT). Anni 70 declino economico in Europa colpisce anche
Torino deindustrializzazione nelle aree urbane perdita di popolazione e di
capacità d’impiego 1980 anno peggiore si cercò una nuova vocazione
riqualifica centro storico promuovendone la storia, il patrimonio architettonico,
prime industrie cinematografiche, movimento slow food (prodotti a km zero)
politiche di riconfigurazione fisica di una città industriale frammentata,
miglioramento trasporti, recupero aree dismesse e costruzione di nuove
centralità ridefinizione del termine “periferia” (riferito anche ad aree centrali
e semicentrali degradate) che diventa un’area da integrare nel contesto
urbano idea di città policentrica (composta da molte realtà urbane diverse,
ma complementari) ha costruito rapporti saldi con l’UE, scambi, esperienze
condivise ha portato risorse non solo economiche (vedi Olimpiadi 2006)
tutto ciò grazie a continuità politica per 20 anni (centro-sinistra)
Ha iniziato ad attrarre immigrati dal 1985 che si sono insediati lontano dal
centro, ma anche in aree semi-centrali (Porta Palazzo). 1995 preoccupazione
degli italiani progetto su 4 temi:
1. Sicurezza (illuminazione strade, forte presenza forze dell’ordine,
telecamere…) anche se cessate le attività diurne, emerge la
microcriminalità.
2. Infrastrutture e rigenerazione urbana (sottopassaggio stradale di Piazza
della Repubblica, miglioramento fisico spazi pubblici degradati e
convinzione che esista correlazione tra ordine sociale e cura spazio
pubblico, costruzione parcheggi …) 5
3. Servizi sociali (integrare immigrati e italiani attraverso azioni partecipate
per conoscere le varie culture, centro assistenza rivolto ai lavoratori in
diverse lingue, serie di eventi…)
4. Politiche di sviluppo (migliorare mercato di Porta Palazzo e mercato delle
pulci del Balon e gestione dei rifiuti prodotti quotidianamente. Il mercato
di Porta Palazzo è gemellato con il mercato della Boqueria di Barcellona e
nel 2005 e nel 2006, Torino ha ospitato banchi di prodotti, cuochi,
convegni che venivano da zone diverse del Mediterraneo) pag 69, 70
Si sono utilizzati fondi comunitari e fondi comunali + Ministero dei lavori
pubblici + fondazioni bancarie + Camera di Commercio locale. Il tutto gestito
da organizzazione no-profit indipendente.
Durante il progetto, gli immigrati sono aumentati fino al 23% e l’origine delle
popolazioni è mutata. Si è cercato di vedere una risorsa negli immigrati.
The Gate è ancora attivo in diversi ambienti:
1. Economico (sostegno all’economia naturale)
2. Sociale (contrasto a povertà, esclusione…)
3. Costruito (riqualificazione ambiente…)
4. Sostenibile (sensibilizzazione ambientale…)
5. Culturale (sostenere carattere multietnico dell’area)
Perché le politiche area-based in Italia non funzionano?
Perché gli aspetti fisici prevalgono su quelli economici, sociali, culturali e
ambientali.
A Torino, l’idea è che ci sia correlazione tra la qualità dei rapporti tra condomini
e il degrado degli edifici. Per cui, sono stati forniti esperti per consulenze
tecniche.
Limiti del percorso torinese:
1. Cercava di vedere nelle varie aree una centralità, e così toglieva loro un
qualsiasi approccio assistenziale
2. Erosione negli anni di possibilità finanziarie
3. Con le Olimpiadi, l’approccio sociale e di welfare si affievolisce, per porre
l’accento sulla competitività
4. Si affievolisce il dibattito pubblico, concentrandosi solo su questioni di
impatto mediatico
5. È mutato il contesto economico e anche il clima culturale che avevano
animato i programmi di rigenerazione 6
Alcuni studi hanno evidenziato che gli immigrati hanno garantito con il loro
arrivo la vitalità di molti quartieri la presenza straniera è u