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NOMI.
Cerca di capire che cosa contraddistingue due enunciati di diversa identità e con la stessa verità:
→
A) ESPERO = ESPERO gli enunciati di verità sono analitici (il predicato non dice nulla di nuovo rispetto al
soggetto) a priori (non hanno bisogno di prove empiriche).
→
B) ESPERO = FOSFORO enunciato di verità, ma non a priori
RIDUCTIO AD ASSURDUM di questa teoria (cerca di descrivere il significato dei nomi), tre teorie:
→ →
TESI 1 SIGNIFICATO funzione che va da un nome ad un riferimento. C’è una differenza informativa tra i
due risultati.
→
A) vera ancor prima di indagare la realtà
→
B) no. Si pensavano fossero due stelle distinte
→
NOME RIFERIMENTO dare nome alle cose
→
TESI 2 c’è un ovvia differenza tra questi due enunciati
→ → →
TESI 3 IDENTITA: >ontologica rapporto che il concetto ha con se stesso; >linguistica due segni che si
riferiscono alla stessa cosa. È una convenzione.
→
TESI 1/ TESI 2/ TESI 3 non possono essere tutte e tre vere contemporaneamente.
TESI 3→ la vera identità solo linguistica/ontologica
→
TESI 2 non può essere negata, ovvia differenza informativa tra questi due enunciati
→
TESI 3 falsa. Il significato non è solo un nome associato all’oggetto che ne è portatore. Bisogna introdurre
un terzo elemento.
SENSO
→
SIGNIFICATO RIFERIMENTO è un binomio fondamentale: senso e riferimento. Sono i costituitivi del
significato. Sono presenti contemporaneamente in ogni espressione linguistica.
→ →
RIFERIMENTO realtà a cui un nome si riferisce. TESI 1 INTEGRATA insieme di caratteristiche e di
proprietà con cui l’oggetto ci si presenta.
→
SENSO uno dei possibili modi attraverso i quali il riferimento si presenta. L’oggetto può essere lo stesso ma
avere modi di presentazione differenti.
→
ESPERO = ESPERO stesso riferimento stesso senso
→
ESPERO = FOSFORO stesso riferimento ma senso diverso.
PREDICATI.
A) SOCRATE E’ SAGGIO
B) BRUTO HA UCCISO CESARE 4
Bisogna capire quale sia il significato dei predicati. Secondo Frege il predicato non è identificabile con la sua
estensione (= insieme di una classe i cui membri sono solo questi oggetti a cui il predicato si applica con
verità. Gli oggetti del predicato ‘’è saggio’’ devono essere saggi; il predicato deve applicarsi con verità)
→ che per essere completate devono essere riempite da un nome.
PREDICATI parti del linguaggio insature,
Ogni predicato ha la sua adicità. ‘’HA UCCISO’’ ha bisogno di due nomi per essere saturato.
Il riferimento di un predicato è un concetto. (concetto=funzione)
→ → →
Predicati entità insature, assumono entità sature nomi e producono un ulteriore termine saturo
proposizione.
Proposizione= predicato (insaturo) + nome (saturo). Producono una nuova espressione satura = FUNZIONE
→ → →
X E’ SAGGIO X POSTO VUTO
Parallelismo tra funzioni matematiche e osservazioni linguistiche. Assimilare predicati a funzioni:
BRUTO HA UCCISO CESARE
X Y
I predicati si comportano come funzioni matematiche.
→
La funzione mi sostituisce la funzione di verità da un enunciato, e gli elementi possono essere veri o falsi.
→
Le funzioni sono quindi come espressioni matematiche è vero quando l’oggetto aggiunto al predicato è
coerente con l’estensione del predicato.
Quindi:
→
NOMI SIGNIFICATO: >SENSO→ insieme di caratteristiche con cui il riferimento si presenta;
>RIFERIMENTO→ oggetto a cui viene dato un nome.
→
PREDICATI SIGNIFICATO: >SENSO→ modo in cui si fa riferimento ad un concetto che a sua volta è una
funzione; >RIFERIMENTO→CONCETTO→ predicato + nome
→
Significato in Frege funzione che dipende dall’esistenza di un oggetto (significato) e dal senso del nome. È
per mezzo del senso che io riesco a cogliere il riferimento. Il riferimento di un significato è un concetto, che è
a sua volta una funzione matematica.
ENUNCIATI.
È terza grande categoria linguistica. Sono entità linguistiche che si producono applicando il pensiero ad n.
Nomi + predicato
Frege ci propone di analizzare un certo enunciato:
→
ULISSE SBARCO’ AD ITACA : RIFERIMENTO potrei essere interessato al riferimento di Ulisse, di Itaca e di
Sbarcò. Oppure potrei interessarmi al senso di Ulisse, Sbarcò ed Itaca.
→
PRINCIPIO DI CAMPO il riferimento ad un enunciato complesso è funzione dal riferimento delle sue parti
costitutive. →
RIFERIMENTO DI UN ENUNCIATO VALORE DI VERITA’, vero o falsa (oggetti, entità assestanti. Tutti gli
enunciati veri hanno il vero).
→
SENSO DI UN ENUNCIATO il pensiero che esso esprime (antipsicologismo). Ma non dobbiamo confondere i
→
pensieri dalle rappresentazioni mentali. (pensieri termine equivoco, termine cambiato poi in proposizione)
È tramite il pensiero che ci rapportiamo ai pensieri. Che sono diversi dalle rappresentazioni mentali. Per Frege
il significato è la distinzione tra il riferimento e il senso. Applica questo nella distinzione di nomi, predicati ed
enunciati. A volte ad uno stesso nome diamo sensi differenti. Questo è un problema che in una lingua
perfetta andrebbe eliminato. Possono esistere nomi per cui avendo un certo senso non hanno un riferimento,
ma hanno un mezzo attraverso il quale ci si può riferire ad un riferimento che però non esiste.
→
PRINCIPIO DI SOSTITUTIVITA’ se ho due espressioni che hanno lo stesso riferimento posso sostituirle a tutti
gli enunciati a cui esse ricorrono, mantenendo la verità dell’enunciato. 5
NOMI PREDICATI ENUNCIATI LINGUISTICA
SENSO SENSO SENSO INTERA SEMANTICA DI
FREGE
OGGETTI CONCETTI PENSIERO REALTA’
VERO/FALSO
→
CAPITOLO 4 SENSO, RIFERIMENTO E VERITA’: UN’INTRODUZIONE
1.1. Senso e riferimento di nomi e predicati
Nel costruire la nuova logica, Frege sviluppa un’analisi del contenuto concettuale o informativo, che
denomina ‘’senso’’. Frege attribuisce senso a ogni tipo di espressione del suo linguaggio: termini singolari,
predicati e enunciati. La sua definizione di pensiero come senso di un enunciato caratterizza quella che si
suole definire la ‘’svolta linguistica’’ del XX secolo. Molti autori ritengono che Frege abbia posto sotto il
concetto di senso troppi aspetti non sempre coerenti tra di loro.
La prima distinzione, tra le più famose di Frege, che ha segnato gli inizi della semantica logica. La distinzione
tra senso e riferimento (o denotazione) viene sviluppata da Frege in uno dei suoi saggi più famosi, discutendo
il concetto di identità.
In che cosa consiste l’identità? Le risposte a prima vista sono due: l’identità è (1) un rapporto tra oggetti, o (2)
un rapporto tra segni. Entrambe le risposte non riescono a spiegare la differenza di valore conoscitivo tra a=a
e a=b.
(1) Non basta dire che, dato che le due espressioni si riferiscono allo stesso oggetto, l’identità riguarda
l’oggetto stesso; infatti non si distinguerebbe un tale asserto (a=b) da una qualsiasi applicazione del
principio di identità (a=a). infatti a=a è una verità analitica e a priori, mentre a=b esprime, nell’esempio
dato, un giudizio sintetico a posteriori tale cioè che accresce la nostra conoscenza e richiede esperienza;
(2) Non basta nemmeno dire che l’identità è un rapporto tra nomi, tra etichette diverse attribuite allo stesso
oggetto, perché il valore cognitivo non riguarda semplicemente la scelta arbitraria di termini
intercambiabili.
Per spiegare la differenza tra a=a e a=b Frege ritiene necessario prendere in considerazione un terzo
elemento oltre al nome e all’oggetto, e cioè il modo di presentazione dell’oggetto. Un asserto di identità del
tipo a=b comporta il riconoscimento che uno stesso oggetto è presentato in due modi differenti. Frege dà
quindi una definizione di senso, relativamente al senso dei termini singolari:
il senso di un termine singolare è il modo di presentazione dell’oggetto cui il termine si riferisce.
Frege così ci invita a distinguere sempre tra:
(1) Il segno o espressione linguistica (il nome, o termine singolare, in questo caso);
(2) Il senso, o modo di presentazione dell’oggetto;
(3) Il riferimento, cioè l’oggetto stesso.
Per Frege i predicati sono espressioni che denotano concetti. Una definizione di senso di un predicato sarà
dunque analoga a quella del senso dei nomi:
il senso di un predicato è il modo di presentazione del concetto denotato dal predicato; il riferimento di un
predicato è il concetto stesso.
Per Frege due concetti sono equivalenti (sono lo stesso concetto) se hanno la stessa estensione, cioè se ad
essi corrisponde la stessa classe di oggetti. Egli non approfondisce il problema del senso dei predicati. Si può
ipotizzare che lo stesso concetto possa avere modi di presentazione differenti. Ad esempio animale razionale
e bipede implume sono lo stesso concetto perché determinano la stessa classe, ma il modo di presentare il
concetto è diverso.
4.2. senso e riferimento di enunciati: il pensiero
Frege cercava una teoria semantica, in cui ogni espressione avesse sia un senso sia un riferimento. Come
estendere la distinzione agli enunciati? Frege definisce ‘’pensiero’’ il senso di un enunciato e ‘’valore di
verità’’ il suo riferimenti. Arriva a queste due definizioni con due argomenti differenti: 6
1. Il primo argomento si regge su un’idea intuitiva: se due enunciati possono essere ragionevolmente
creduti l’uno vero e l’altro falso, allora esprimono diversi pensieri (principio della differenza intuitiva di
pensieri). Se i due enunciati rappresentano diversi pensieri, e l’unica differenza tra i due enunciati è il
loro avere espressioni con lo stesso riferimento e con diverso senso, è ragionevole identificare i pensieri
con i sensi degli enunciati;
2. Il secondo argomento ha anch’esso una base intuitiva e si basa sulla differenza tra poesia e scienza, e sui
motivi per cui siamo interessati alla verità di un enunciato. Frege si domanda che differenza passa nel
considerare ‘’Ulisse sbarcò a Itaca’’ nel caso in cui ‘’Ulisse’’ si riferisca a un individuo in carne ed ossa o
nel caso in cui si ritenga che ‘’Ulisse’’ sia sem