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SITUAZIONE DI INEGUAGLIANZA PERCHE’ SI CERCA DI MANTENERE UNO STATUS QUO!
I Paesi non nucleari più delusi dal Trattato furono: Germania dell’Ovest e Italia. Questo problema poi si riverserà anche nei Paesi non
allineati. Tra questi ultimi ricordiamo sicuramente India e Brasile che denunciarono questi 2 articoli:
- Chiedono il “NO FIRST USE” à Vorrebbero che i Paesi nucleari prendessero l’impegno circa il non ricatto di questa posizione
di vantaggio;
- Chiedono poi di ottenere dai Paesi nucleari una certa garanzia di sicurezza; vogliono garanzie future su possibili minacce
nucleari;
Queste rivendicazioni non arrivano a buon fine purtroppo. Su altri articoli però si arriva ad un compromesso:
- Art. 4 (anche qui forte dibattito. Articolo ottenuto per volere dei Paesi maggiormente penalizzati): per scopi pacifici si potrà
ricercare, fabbricare materiale nucleare. Questo fu uno degli articoli per convincere diversi Paesi a firmare questo Trattato di non
Proliferazione;
- Art. 6: ciascuna delle parti del Trattato si impegna a lottare per il disarmo nucleare, per la rinuncia della corsa agli
armamenti e si impegnano nel decidere una data per tale disarmo totale. Questo articolo, molto generico, rappresenta il risultato di
uno scontro tra USA, URSS e Nazioni dell’18 Disarmamed National Committe. Risulta essere un impegno molto vago preso dalle
potenze nucleari per un futuro disarmo per mettere fine a questa situazione di disuguaglianza che tale trattato imponeva.
L’Assemblea della Nazioni Unite nella primavera ’68 approvano a grande maggioranza questa bozza: solo 4 contrari. Tutto ciò per
spingere verso un’accettazione degli altri Paesi. Il 1° luglio del 1968 “i 3 Paesi firmatari” firmano (questa ulteriore prova di forza
porterà alla NON firma di molti Paesi). L’Eighteen Dis. Nat. Committe organizza un incontro contro questo Trattato per l’agosto dello
stesso anno.
Vi è un’altra discussione che si risolve solo alla fine del ’67: la durata del Trattato. L’Italia risulta essere ancora contraria anche in
questo. Gli USA propongono una durata illimitata, ma alla fine si decide per 25 anni. Allo stesso tempo però i Paesi prendevano
l’impegno di incontrarsi per trattare di questa materia ogni 5 anni.
Per finire vi è la questione dell’Euratom: i Paesi membri dell’Euratom cercano di utilizzare questa organizzazione per impedire la
firma di questo Trattato. Verrebbe meno il controllo degli arsenali atomici militari dell’Euratom per un trattamento diverso dato alla
Francia. alla fine si raggiunge un compromesso: i Paesi Euratom e quindi la stessa dovrà firmare un accordo con l’AIEA; inizialmente
gli europei dovranno controllarsi da soli e poi riferire all’AIEA.
Cosa farà Israele di fronte al Trattato di Non Proliferazione?
In quel momento il programma israeliano era già avanzato. Ben Gurion fu il padre fondatore dello Stato d’Israele. Israele, quando
nasce, lo fa con una certa precarietà di solidarietà interna. Come poteva aumentare la sicurezza? Poteva contare sull’esercito? No per
il numero. Potevano puntare sull’inventiva e la ricerca scientifica e sullo sviluppo delle risorse tecnologiche.
Quindi il programma nucleare israeliano era già nella mente di Ben Gurion da tempi remoti e già dopo il 1945. Il programma ha inizio
nel 1951 quando al ministero della difesa viene affidato il compito di sviluppare la tecnologia. A capo di questo ufficio viene chiamato
Berman. Quest’ultimo nel giugno ’52 verrà messo a capo della Commissione dell’energia atomica.
Cos’ha a disposizione in questo periodo Israele? Poche risorse; comincia a lavorare i fosfati per ottenere uranio da alcune zone
desertiche israeliane e riesce ad estrarre piccole quantità di uranio. Avvia questo programma nucleare in tutto segreto e in ciò si
ritrova un’analogia con la Francia. la decisione di avviare un programma del genere inizialmente non viene discussa
democraticamente, ma nasce nell’entourage di Ben Gurion. Inoltre il leader israeliano lavorerà sulla formazione scientifica di
scienziati che andranno a studiare all’estero già dalla fine degli anni ’40 in USA e in Francia.
In questa prima fase (fino alla fine degli anni ’50) il programma israeliano assomiglia a quello francese perché tale programma lavora
“nel sottosuolo”, segretamente. Questa segretezza ovviamente era dovuta a motivazioni internazionali. 20
Programma nucleare israeliano
È un programma basato su un’ambiguità di fondo, un’opacità, definita amimut, che si concretizza proprio durante il dibattito sulla
non proliferazione. L’avvio del programma è legato a Ben Gurion e Bergman, capo del Committee on Atomic Energy di Israele dal
giugno 1952, e successivamente S. Perez.
Gurion punta molto sul fatto che Israele ha bisogno di avere una capacità scientifica e tecnologica cruciale per il futuro del paese
nella regione.
Nei primi anni ’50 Gurion manda alcuni scienziati a studiare all’estero e inizia a pensare alla creazione di un programma nucleare
civile attraverso Atoms For Peace.
Il 12 luglio 1954 si firma un accordo con gli USA per l’ottenimento di un piccolo reattore per la ricerca sulla produzione di energia
atomica.
In Egitto il regime di Nasser ha prodotto tensione in tutto il Medio Oriente e degli accordi tra Francia e Israele, dato che il ministro
della difesa francese ha interessi per la compravendita di armi. Questi primi accordi vengono perfezionati in ambito nucleare nel ’56
con un accordo stipulato da S. Perez per lo sviluppo dell’impianto di Dimona per l’energia nucleare per il quale la Francia fornisce un
piccolo reattore.
In quest’anno la situazione in Medio Oriente precipita a causa della crisi di Suez e l’intesa tra GB, Francia e Israele produce un
ulteriore riavvicinamento che all’inizio del ’57 porta all’avvio di colloqui per l’ampliamento del trattato sul reattore, per ampliare il
progetto.
Il 3 ottobre 1957 si firme un’intesa per la fornitura da parte della Francia di un reattore più grande per creare un impianto di
riprocessamento per il plutonio. La Francia chiede solo l’impegno a mantenere finalità pacifiche per l’impianto, dato che ha interesse
a mantenere i rapporti con i paesi arabi ed avere un mercato tecnologico francese.
Israele ha anche bisogno, però, di una certa quantità di acqua pesante, che chiede agli USA, dato l’accordo del ’54, che però
chiedono in cambio una capacità di ispezione. Israele si rivolge allora alla Norvegia che in termini di governo si astiene dall’aiuto, ma
viene creata una società per la fornitura di acqua pesante.
Quindi alla fine degli anni ’50 Israele è pronto a portare avanti un programma che potrebbe avere anche fini militari, dato che a
Dimona c’è l’impianto di riprocessamento del Plutonio.
De Gaulle va al potere e opta per una presa di posizione (1960) richiedendo la garanzia (ispezione) sullo scopo pacifico per non
interrompere la collaborazione. Questo preoccupa Gurion che predispone un incontro bilaterale nel giugno 1960 a Parigi, nel quale
però si parla poco della questione e si ribadisce che Israele non accetta l’ispezione.
Nei tre mesi successivi al colloquio si avviano le trattative tra Perez e il ministro della difesa francese, giungendo ad un
compromesso: il governo francese interrompe la cooperazione lasciandola alle imprese private francesi che possono continuare a
lavorare con Dimona. Quindi il progetto prosegue, finchè non si avvia definitivamente il programma nel ‘65-’66.
All’inizio degli anni ’60 si hanno i primi tentativi americani di capire qualcosa in più sulla situazione. Kennedy va al potere con
informazioni dei servizi segreti americani che provano l’esistenza di un importante programma nucleare israeliano piuttosto
ambiguo. Queste notizie, accumulate già con Eisenhower, costringono Gurion (21 dicembre 1960) a fare le prime dichiarazioni sul
programma, sottolineandone lo scopo civile, quindi ammettendone l’esistenza.
Con Kennedy iniziano le pressioni per avere un’ispezione a Dimona, finché nel maggio 1961 questa possibilità viene data a un gruppo
di scienziati americani che possono constatare la liceità delle strutture, tranne per l’impianto di riprocessamento. Una seconda
ispezione si ha nel settembre del 1962, nella quale però non viene permesso di esaminare a fondo gli impianti.
Gli USA cercano un ulteriore accordo per due ispezioni annuali nel ’63, con un incontro tra Gurion e Kennedy, che porterà alle
dimissioni del primo.
Situazione interna israeliana
La conoscenza del programma è diffusa tra pochi, esso è gestito dal primo ministro ed una burocrazia ristretta. Tuttavia questa
situazione cambia a seguito della dichiarazione di Gurion.
Nel 1962 si è svolto un incontro sulla politica nucleare israeliana, con la presenza di esponenti importanti di vari partiti, in cui
emergono diversi orientamenti, due in particolare:
- Il programma nucleare israeliano non ha alternative ad una prosecuzione militare. La proliferaizone è inevitabile e il
programma nucleare militare non sarebbe una minaccia, ma una garanzia di equilibrio nell’area.
- Un programma nucleare civile è fondamentale, date le sue potenzialità tecnologiche, ma un programma militare è da
evitare perché rischia di aumentare l’instabilità nell’area
Con il 1962 questi due orientamenti sono a confronto e si accordano per la prosecuzione del programma con la necessità di
prendere una decisione in futuro.
Già fra il 1962 e il 1963 gli israeliani scoprono che l’Egitto ha acquisito missili dalla Germania dell’ovest ed ha tecnici tedeschi per
sviluppare la potenza missilistica; di conseguenza anche Israele conclude un accordo con l’industria francese per progetti missilistici.
Nel ’63, dopo la morte di Kennedy Johnson cerca di seguirne il precorso, impegnandosi nella politica di non proliferazione. Rispetto
all’area mediorientale questa politica porta ad una serie di accordi per dei cacciabombardieri (conclusi nel ’69 con Nixon) con Israele.
Gli USA di Johnson non riescono ad esercitare la stessa pressione di Kennedy, mantenendo solo l’accordo per un’ispezione annuale a
Dimona. Si riesce poi ad avere nel marzo 1965, una dichiarazione scritta da Eshkol che sostiene che Israele non sarà mai la prima
potenza a introdurre armi nucleari in medioriente.
Questa dichiarazione è ancora più ambigua dato che non ammette nulla sul fatto di avere il nucleare o meno o di volerlo (giugno
1967 guerra 6 giorni).
La dichiarazione del marzo ’65 viene resa pubblica nel ’66 e sulla scarsa chiarezza si innesta la guerra dei 6 giorni, in cui Israele si
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