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Sacramento e/o contratto.

Il matrimonio nella storia del Diritto.

La premessa del percorso del diritto medievale e moderno è il periodo

altomedievale antico. Il matrimonio è per i romani un contratto, un accordo

che non prevede particolari formalità, parole e forme precise per la sua

stipulazione, ma il semplice consenso, che può essere manifestato in

qualsiasi modo, delle due parti coinvolte e ha una durata corrispondente alla

durata di quel consenso, con la conseguenza che quando quest’ultimo non

c’è più si divorzia. Un’altra cultura è quella germanica, diversa da quella

romana in tutti i punti di vista. Il matrimonio è una sorta di compravendita e

chi stipula quei contratti non sono gli sposi ma i capifamiglia, sicuramente

due uomini e non le due donne. I due capifamiglia si accordano e quindi il

contratto ha una prima fase in cui c’è questo accordo, che riguarda la

consegna della donna e il “versamento” del prezzo. Con la convivenza la

moglie va a vivere assieme al marito e lì si completa il matrimonio. Con la

conversione al cristianesimo i longobardi iniziarono a vedere le cose in un

altro modo e a subire quindi il flusso della cultura cristiana che influenzano il

matrimonio. Vediamo già un’evoluzione che significa la partecipazione anche

della donna al momento della celebrazione della sua volontà, quindi il

matrimonio era visto come un atto sacro e a celebrarlo erano l’uomo e la

donna, anche se la donna non parlava e non manifestava la sua volontà con

parole ma con il gesto di accertare l’anello. Con il basso medioevo, nel quale

il diritto torna ad essere oggetto di scienza e oggetto di riflessione, la

dottrina giuridica è affidata interamente alla Chiesa e tutti gli abitanti

seguono le regole che la Chiesa costruisce su tutto quello che riguarda

l’essere cattolici, matrimonio compreso. Dal 1100 fino alla fine del 1700,

l’unica nozione giuridica di matrimonio con cui abbiamo a che fare è quella

canonica. Il matrimonio secondo la Chiesa è un sacramento, istituito da Dio,

essenziale per la vita delle persone. Per un matrimonio giuridicamente valido

occorre il consenso dell’uomo e della donna e dev’essere formato e

manifestato liberamente. Secondo alcuni teologi è sufficiente lo scambio dei

due consensi e se c’è questo scambio, il matrimonio è già fatto. Ma non tutti

ne sono convinti: ci sono teologi che sostengono che questo non basti e per

completare il matrimonio, ma che sono necessari i rapporti sessuali, perché i

due devono essere una sola carne. Per il matrimonio si richiedono le parole

per provare che esiste, perché un domani non sorgano dubbi e quindi, per

questa ragione si può fare qualche eccezione, rispetto a questa generale

necessità di usare parole: per esempio, dicono i giuristi medievali, un sordo-

muto può benissimo sposarsi. Il diritto laico è fatto anche di fonti diverse

come ad esempio gli statuti dei comuni e già lì comincia a sorgere qualche

problema in più perché le leggi locali introducono delle regole non

contemplate dalla Chiesa e che però hanno a che fare con il matrimonio. Se

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Publisher
A.A. 2017-2018
2 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ursu.denisa03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Parini Sara Veronica.