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La geografia feudale dell'Abruzzo e del Molise

Attraverso una politica matrimoniale (rito del matrimonio) con gli Aquaviva e i legami parentelari con i Carafa, i Caracciolo e gli Orsini, i Riccardi poterono rinsaldare i loro vincoli feudali.

Tra le più importanti famiglie feudali del regno, oltre agli Aquaviva, troviamo i Pianella, i Bisenti, i Notaresco, ma una famiglia molto potente era quella degli Aquino che possedeva numerosi feudi nei due Abruzzi.

Si nota come nel corso del tempo la geografia feudale della regione si trasforma, cambiando anche i vecchi castelli in moderni palazzi. Dal punto di vista economico, il feudalesimo abruzzese presentava un duplice volto. L'economia si interessò alla pastorizia e alle attività marittime. Con lo scontro tra aragonesi e angioini per la contesa del regno si trasformò non solo la geografia feudale abruzzese ma anche quella molisana. Tra i complessi feudali più importanti abbiamo quello dei Monforte che possedevano i feudi di Campobasso, Termoli.

Ripalimosani etc. Lo statofeudale dei Monforte più che avere un alto valore economico ebbe un rilevante valore strategico. Il matrimonio di Cola di Monforte con la figlia di Paolo di Sangro sancì un'ulteriore estensione territoriale dello statofeudale dei Monforte. Ad affiancarsi ai Monforte ci furono i De Capua che estesero il loro patrimonio feudale. I loro feudi avevano anche valore economico dovuto alla pastorizia ma furono divisi in due parti dopo la morte di Ferrante di Capua per mancanza di prole maschile.

In Molise possedevano numerosi feudi i Carafa. La ricostruzione della geografia feudale del Molise mostra come il processo di pugliesizzazione dell'economia fosse già compiuto a metà cinquecento. La prolungata fase di depressione economica del regno e l'aumento della pressione fiscale determinarono una svalutazione della rendita, che colpì anche la nobiltà che investiva capitali. Inizia così un periodo di ristrettezze.

finanziarie con conseguenze come il ridimensionamento dei vecchi complessi feudali. Dunque vediamo come la feudalità abruzzese e molisana fu costretta a vendere alcuni feudi.

Economia del feudo e rendita feudale

Il feudo era diviso in due parti: una del signore feudale e una in affitto. La parte più cospicua era quella gestita dal signore feudale, era dunque la parte più redditizia del sistema produttivo feudale che aveva nella cerealicoltura il suo asse principale.

Un'ultima parte del feudo contenente boschi, acque era utilizzata dal signore feudale per l'allevamento del bestiame e dagli abitanti del feudo anche se in misura limitata. Accanto alle terre del signore feudale vi erano quelle dalla corona e quelle della Chiesa.

Il signore aveva diritto giurisdizionale e potere economico e politico dei feudi.

La feudalità abruzzese e molisana, sulle tracce di quella regnicola, inizia a manifestare nuovi atteggiamenti, dimostrando di voler aumentare il suo status.

trasformandosi in proprietari terrieri. Feudalità e governo locale (amministrazione dei territori)

In età spagnola a governare i feudi erano le Università, a cui era dato potere feudale, anche se ad avere pieno controllo era il re con il suo potere assoluto e la nobiltà con il suo ruolo egemone nelle provincie. Ma nonostante questo non si sminuì lo sforzo dell'evoluzione civica da parte delle Università.

Un caso particolare è quello di Agnone: attraverso i suoi statuti si può verificare come le università riuscissero ad esercitare il loro potere, prettamente amministrativo e fiscale e non giudiziario, potere che spettava ai giudici e magistrati.

Il sindaco era sottoposto a sindacato dopo la fine di un mandato, ossia alla verifica del suo operato e doveva rispondere di persona se ci fossero stati dei danni nella comunità.

Coloro che esaminavano il bilancio erano i rationatores. A vigilare sui commerci e sul mercato erano i catapani,

Mentre ai provisores era riservata la verifica dei danni a cose pubbliche e private. Gli statuti di Agnone, oltre che presentare la gestione della macchina municipale, mostrano anche uno spaccato della vita sociale, civile, economica e produttiva della comunità. Per quanto riguarda la sua produttività, i prodotti principali erano: utensili di rame (produzione artigianale), oggetti d'oro e argento, calzature, vendita di carne al dettaglio, ecc. Tutti i prodotti dovevano rispettare norme specifiche e molto rigide. Inoltre, durante il periodo aragonese, anche nei centri minori del Molise, le università consolidarono la loro autonomia e libertà. Tutto questo, ovviamente, senza contrastare il potere feudale. Tra il feudatario e le università incorreva un rapporto dialettico, come dimostrano gli statuti di Carpinone, un centro molisano. Da questi statuti si evince che l'economia agricola di Carpinone era caratterizzata da un gran numero di piccoli proprietari terrieri.

Inoltre, un tratto distintivo della macchina municipale di Carpinone era l'esistenza del "gruppo di quattro", una commissione formata da 4 persone, eletta dall'assemblea parlamentare. Inoltre, questi statuti avevano funzione regolativa della vita amministrativa, delle norme di polizia urbana e rurale, della vendita di vari prodotti come il vino etc. Altre norme in seguito riguardavano i forestieri che lavoravano o possedevano terre nel territorio delle università. Si nota, dunque, che gli statuti di Agnone e Carpinone attestano come avanzò lo sviluppo comunale in Molise durante il periodo aragonese. Sviluppo che mirava anche al potere giudiziario e procedurale. I comuni miravano alla certezza del diritto. Caso fondamentale è Campobasso e la sua storia. Il governo delle università fu retto dal mastrogiurato con potere giudiziale, ma con De Capua, che subentra ai Monforte, tutto cambia. La città di Campobasso fu infeudata e si ritorna ad uno.stato feudale che vanifica tutti i progressi precedenti. In altre parole, le università devono fare i conti con la feudalità che però non riesce ad eliminarle del tutto. Quindi non vengono sconfitte. Dunque, il ruolo egemone della feudalità fa stringere l'autonomia municipale e fa ritardare la codificazione degli statuti. Quindi il contrasto università/feudatario a Campobasso non si risolse con la sconfitta delle università. Negli altri centri molisani gli statuti furono il risultato di un lungo e difficile accordo con il feudatario. La struttura delle università era composta da due organi: consiglio generale e consiglio di reggenza + altri uffici come quello del casciero (riscossione delle entrate), catapano (fissava i prezzi dei generi alimentari), razionali, giudice civile e cancellieri. Più complessa risulta la realtà abruzzese. Le cause più importanti sono: 1. Era divisa in Abruzzo citra e utra quindi l'evoluzione.

1. L'amministrazione dei comuni fu rallentata da vari ostacoli.

2. La crisi demografica del 300 aveva determinato una forte contrazione del numero dei comuni abruzzesi.

Nella parte settentrionale degli Abruzzi, l'evoluzione legislativa delle università giunse a compimento o si perfezionò nel corso del 500. Fu infatti promulgato lo statuto municipale di Atri composto da 386 articoli su feste religiose, la libertà cittadina, la regolamentazione dei commerci.

Diverso è invece il caso di Chieti, caratterizzato da un blocco di potere oligarchico, ossia il potere era nelle mani dell'oligarchia signorile. Il potere oligarchico eliminò ogni tentativo di mutamento politico interno. Si parla dunque del periodo della serrata, processo di chiusura, che istituzionalizzò uno stato di fatto, già collaudato da tempo. Il dominio era dunque nelle mani del patriziato chietino, nelle mani dei ricchi.

Per concludere, la ricostruzione storica delle università

abruzzesi emolisane nel corso del XV e XVII secolo evidenzia elementi comuni al processo di formazione degli organismi municipali: raccolta delle norme in testi unici, messa a punto della struttura del governo cittadino, autonomia amministrativa e mai politica delle università etc. Inoltre, i difficili rapporti tra governo locale e nobiltà nel contado di Molise e nei due Abruzzi confermarono le conclusioni di Galasso sull'opposizione comuni/feudalità nel regno. Nei centri più importanti i comuni avevano potere effettivo, contrastando con la feudalità, mentre nei centri minori i comuni dovevano lottare con i baroni. L'Abruzzo citra dal tardo medioevo fino alla metà del XVIII secolo fu dominato dagli Acquaviva, duchi di Atri. A porre fine a questo dominio fu un fatto prettamente biologico: la mancanza di un erede maschio. Tutto ciò mise in moto il processo di devoluzione del patrimonio a favore del regio fisco (1760-1770). Uno studio sullafamiglia d'Atri non è facile d'intraprendere anche a causa della dispersione dell'archivio familiare. Sodano si basa sull'analisi dei beni burgensatici della famiglia, ricostruendo la fisionomia del patrimonio burgensatico dei Duchi di Atri. Fu un lavoro difficile poiché i beni non erano tutti presenti negli archivi e non tutti erano registrati. La sua analisi però permette di riflettere sui caratteri dell'intero patrimonio feudale. I beni furono divisi: una parte nelle mani dei rivali Conversano e un'altra al sovrano, secondo quanto sanciva il contratto re/signore feudale (rapporto beneficium/servicium). Per quanto riguarda l'allevamento equino della famiglia, bisogna fare particolare attenzione sia per il suo valore monetario sia come testimonianza di una antica discendenza signorile (nobiltà di spada). Nella famiglia degli Acquaviva era racchiuso il valore simbolico attribuito al cavallo e alla cavalleria. Inoltre, gli Acquaviva

Possedevano molte residenze: una a Napoli per isoggiorni invernali, una ad Atri (dove fa fresco) per l'estate e l'autunno e una a Giulia (dove fa caldo) per l'inverno e la primavera. Il mobilio delle dimore era "bastevole e decoroso". Il primo inventario ad essere steso fu quello della casa di Giulia, la dimora invernale per sfuggire al freddo intenso di Atri. L'inventario procedette partendo dalle cantine del palazzo dove vi erano botti di vino, olio etc. Poi si sale al piano superiore, annotando stanza per stanza. La sala d'ingresso era identificata come luogo di glorificazione della storia della famiglia, grazie alla numerosa presenza di ritratti e statue. Poi c'è lo studio con una vasta biblioteca, indizio di un'abitudine alla lettura. Sedie, cantenari e tavolini erano gli arredamenti più diffusi nella residenza invernale degli Acquaviva.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Luz1234 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Brancaccio Giovanni.