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Storia moderna - il feudalesimo nel Mezzogiorno Pag. 1
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Il feudalesimo

Il feudalesimo (o feudalismo), detto anche "rete vassalla",[1] era un sistema politico, economico e sociale che si affermò nell'Europa occidentale con l'Impero carolingio (IX secolo) e con la morte di Carlo Magno,[2] fino alla nascita dei primi Stati nazionali nel XIX secolo. In senso sociale ed economico fu un'evoluzione della società curtense. L'abolizione ufficiale del feudalesimo si ha nel 1806 da parte di Napoleone Bonaparte, più di tre secoli dopo la fine del Medioevo. Il sistema feudale trasse le sue origini da due tradizioni antiche e simili - quella germanica dei fedeli che contornavano il capo e quella romana dei clienti dell'amministratore delle province - che si erano incontrate nei regni romano-barbarici. Elementi fondamentali del rapporto vassallatico-beneficiario[modifica | modifica wikitesto] A livello teorico erano tre gli elementi fondamentali e caratterizzanti del sistema vassallatico-beneficiario: 1. Elemento reale:

Feudo

Il feudo era un onore o beneficio concesso dal dominus o senior al vassus, parola di origine celtica che significava "giovane". Si trattava di un bene materiale, come terre, beni mobili o uffici remunerati a vario titolo.

Un elemento personale del feudo era la fedeltà personale del vassus, garantita da un rito chiamato homagium ("omaggio"). Durante questa cerimonia, il vassus si dichiarava "homo", quindi adulto e fedele al suo signore.

Un elemento giuridico del feudo era l'acquisizione dell'immunità giudiziaria, cioè la concessione di esercitare il potere giudiziario nella zona interessata, con i conseguenti proventi.

"Feudo" è entrato nella nostra lingua dal latino "feudum", che riprendeva la radice germanica feh=bestiame. Infatti, presso le popolazioni nomadi, la ricchezza più tipica era rappresentata dal bestiame.

la quale siremuneravano i servigi.[2] Gli storici sono sostanzialmente concordi nell'indicare infatti l'originedel feudo in quei beni materiali (bestiame, armi e oggetti preziosi) con i quali i principi barbaricioffrivano al proprio seguito, il comitatus.[8] Quando i Germani divennero sedentari il termine iniziò a significare un "bene" generico, ovvero il suo "possesso" e, più in generale, la "ricchezza".Nel Medioevo il "benificium" (altro nome del feudo) veniva dato in dono ai vassalli del signore che,prestando servizio a quest'ultimo, ricevevano in cambio protezione e una frazione territoriale dacoltivare. Questo "pezzo" di terra è considerato il feudo.[1]È importante sottolineare come all'inizio il terreno del quale beneficiavano i sottoposti fosseconcesso solo a titolo di "comodato": essi ne erano possessori, ma non godevano della pienaproprietà. Per questo alla loromorte il possesso ritornava al signore e non si tramandava agli eredi. Molto spesso la storiografia tradizionale ha tramandato il mondo feudale come gerarchico, dominato da una rigida piramide sociale in cui i vertici godono della sudditanza assoluta dei sottoposti. Questa rigida separazione in gradini sociali sarebbe stata indicata dai giuramenti vassallatici che ogni vassallo doveva prestare al proprio signore e, di conseguenza, avrebbe comportato che sulla vetta ci fosse un concessore di benefici (vedi il paragrafo al riguardo) e che a lui facessero capo tutte le altre figure. La tradizionale piramide modello del sistema è la seguente:
  1. Governante, quasi sempre un re o un nobile di alto rango, ma anche un'alta carica religiosa.
  2. Vassalli, solitamente nobili di medio rango.
  3. Valvassori, solitamente nobili di medio-piccolo rango.
  4. Contadini liberi.
  5. Servi della gleba.
Alla base della gerarchia feudale, al di sopra dei contadini liberi e dei servi della gleba,

c'erano imilites e i caballari dotati di scarse risorse ma aventi il diritto e le capacità economiche di possedere un cavallo e un'armatura e di partecipare alla vita delle corti.[16]

Storia moderna (Abruzzo)

La gerarchia tra i nobili era la seguente (e formalmente lo è ancora negli stati europei a regime monarchico): imperatore, re, principe, duca, marchese, conte, visconte, barone, signore e cavaliere. Maggiore era il titolo, maggiori erano i possedimenti ed il prestigio sociale, nonché l'influenza a corte e ovviamente il potere.

Epoca Moderna

Nella prima metà del XV secolo la pastorizia abruzzese ha il suo massimo splendore. Almeno la metà della popolazione d'Abruzzo dipendeva dalla pastorizia, sia direttamente che indirettamente. Vi erano oltre 3 milioni di ovini e 30000 pastori. Tale sviluppo fu dovuto alla pratica della transumanza. La transumanza abruzzese aveva lo sbocco nelle fiere mercantili di Foggia, e partiva dai vari tratturi.

del territorio aquilano e majellano, come il famoso Tratturo L'Aquila-Foggia, il più grande, o il Tratturo Pescasseroli-Candela. Vi erano tratturi anche a Sulmona e a Lanciano. Nello stesso periodo Jacopo Caldora si arroga il diritto di comprare gran parte dei vecchi castelli della Majella e dei centri fortificati della costa, come Pacentro, Civitaluparella, Castel di Sangro, Ortona e Vasto. Castelli ancora presenti oggi sono quello di Pacentro e quello di Vasto. A Ortona il castello aragonese in origine era proprietà dei Caldora, assieme alle mura caldoriane di via Gabriele D'Annunzio, oggi in parte accorpate alle abitazioni civili. La città di Teramo nelle vicende dell'Abruzzo, fino al XVI secolo, fu sempre poco coinvolta, data la vicinanza con le Marche. Infatti fino a quel periodo rimase sempre legata ai fatti storici di Ascoli Piceno, ad esempio durante il dominio svevo le mura furono attaccate dagli ascolani, nel XIV secolo fu esemplare delsignore-vescovo Niccolò degli Arcioni che fece restaurare il Duomo, mentre sempre in quest'epoca si affermò la potente famiglia dei Melatino, di cui rest ancora l'abitazione medievale, che contraddistingue il centro storico teramano. La famiglia Melatino di origine lombarda, prese il suo nome dal Castello Melatino, vicino Teramo, residenza già dal XIII secolo. Successivamente il castello andò in rovina e si trasferirono nel centro, nel quartiere di San Leonardo, mantenendo un ruolo molto importante nell'ambito politico; i primi nomi della famiglia appaiono nei registi del 1160[160]. Maccabeo, signore di Melatino, Campora e Nepezzano, Il suo discendente Matteo figlio, Cavaliere di Federico II, fu ricompensato con i feudi di Squillace. Nel 1335 Guglielmo Melatino fu governatore di Anagni per il re Roberto, mentre Berardo fu il podestà di Firenze nel 1347. Enrico Melatino fu Capitano di Campli nel 1394, e divenne il principale fautore della lotta.contro Antonello della Valle, che prevalendo su di loro divenne signore di Teramo. Enrico Melatino nel 1390 per questo si alleò con gli Acquaviva di Atri per uccidere il Della Valle, e Andrea duca di Atri, divenuto signore di Teramo, fu ucciso da Enrico dopo una drastica rottura dei rapporti, per mezzo di congiura. La vendetta degli Acquaviva fu tremenda, Teramo venne assediata ed Enrico trucidato. Da ciò la famiglia Melatino cadde lentamente in disgrazia, e gli ultimi membri di rilievo furono Mariano Melatino, balivo del giudice regionale dell'Aquila nel 1456. Nel 1454 vengono intrapresi lavori della fabbrica della basilica di San Bernardino a L'Aquila, lavori bloccati dal grave terremoto del 1461, e successivamente riportati in opera dal maestro Nicola Filotesio di Amatrice, che realizzò la pregevole facciata. In questo periodo nella grande piana di Navelli si sviluppò la coltivazione dello zafferano, che dette a L'Aquila notevoli benefici. La guerra

Di successione angioino-aragonese (1420-1424)

Nell'ambito della guerra di successione tra il casato d'Angiò e degli Aragona, l'Abruzzo rimase profondamente coinvolto, specialmente Sulmona e L'Aquila. In quel tempo il capitano molisano Jacopo Caldora era uno dei più famosi uomini d'armi del Regno di Napoli, fedele al partito angioino, che era a capo di un vero e proprio esercito di mercenari nomadi. Benché dal 1424 fosse stato in possesso del Giustizierato d'Abruzzo e del Contado di Molise e della Capitanata, non volle mai essere chiamato "principe" o onorato con titoli nobiliari. Nel 1414 alla morte di Ladislao di Durazzo, molti capitani del Regno si misero al servizio di Jacopo.

Storia moderna (Abruzzo)

La dinastia Caldora in Abruzzo

Dal momento vittorioso aquilano, Jacopo Caldora divenne il capitano di ventura più famoso del Regno, e anche papa Martino V si avvalse delle sue capacità nel 1425, quando lo assoldava per

Una serie di spedizioni in Umbria. Posto l'accampamento a Perugia, Jacopo si diresse a Città di Castello per recuperare i territori che erano stati di Fortebraccio. Nel mese di luglio dello stesso anno, alleato di Pietro Colonna governatore della Marca, con 3000 fanti e 1500 cavalieri, spostava l'esercito da Ancarano verso Ascoli Piceno.

Cronologia:

  • 1442: gli Abruzzi fanno parte del Regno di Napoli, sotto gli aragonesi. Con Alfonso V d'Aragona il regno di Napoli è unificato a quello di Sicilia. Nel 1442, Napoli, in mano a Renato d'Angiò e assediata dagli Aragonesi, fu costretta alla resa. Questo segnò la fine della dominazione angioina sul meridione d'Italia. Alfonso V d'Aragona, che fu poi detto il Magnanimo, riunificò il regno di Napoli alla Sicilia. Le opere di costruzione di Alfonso sono le mura aragonesi di Lanciano, di cui rimane la fascia di via del Torrione, con la torre cilindrica, la ricostruzione di una delle Torri
Montanare sempre di Lanciano, il castello aragonese di Ortona e il Castello ducale di Crecchio, modificato successivamente dalla famiglia De Riseis. 1444: Bernardino da Siena giunge a L'Aquila da Viterbo, e ammalatosi, muore in odore di santità. Immediatamente diventa santo patrono della città e viene fondata una Basilica in suo onore. 1445: fondazione della fortezza di Civitella del Tronto. 1455, 1459, 1462: terremoti all'Aquila. Il più grave è quest'ultimo, in cui viene seriamente danneggiata la Basilica di San Bernardino, e ricostruita in forme rinascimentali. 1456: forti scosse di terremoto si verificarono negli Abruzzi, specialmente nel Citeriore, con danni e morti specialmente a L'Aquila, Ortona e Sulmona. La prima scossa avvenne nella notte tra il 4 e il 5 dicembre e altre ne seguirono nei giorni successivi. (Romanel. Scov. Frent., tomo 2, cap. 22) con rovine di edifici e strage di abitanti. In Teramo (scrive lo

storicoMuzio Muzj), ...caddero molte case, colla morte di dugento e più persone. Più o meno didanno risentirono le altre città e luoghi del Regno

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nikoazrael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Trotta Marco.