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Borsa del commercio
Nel 1776 Soufflot propose, per un settore del Louvre, un tetto con capriate in ferro saldato che aprì
la strada all’opera pionieristica di VICTOR LUOIS, cioè a tetto in ferro costruito da Louis nel
1786 per il “Theatre Francais”. Theatre Francais
Verso la metà del secolo, pilastri di ghisa e sbarre di ferro dolce, usate insieme a vetrate modulari,
erano divenute la tecnica standard per la prefabbricazione e la costruzione rapida dei centri di
distribuzione urbana: mercati coperti, banche e gallerie. Quest’ultimo tipo fu sviluppato a Parigi: la
“Galerie d’Orleans” di FONTAINE, costruita nel Palais Royal nel 1829, fu la prima galleria ad
avere una volta a botte vetrata. Il fatto di essere prefabbricati garantiva a questi sistemi in ghisa non
solo una certa velocità di montaggio, ma anche la possibilità di trasportare i pezzi della costruzione
su grandi distanze: dalla metà del secolo in poi, i paesi industrializzati iniziarono a esportare
strutture prefabbricate di ghisa in tutto il mondo.
“Galerie d’Orleans”
Esempio aureo di celerità costruttiva fu uno dei più importanti edifici costruiti durante questo
periodo: il “Cristal Palace” di PAXTON. La prima Esposizione Universale si tenne nel 1851 a
Londra. Per celebrare quest’evento il comitato organizzatore bandì un concorso internazionale per
la costruzione di un padiglione da collocare al centro di una delle zone più verdi della città: tra
Hyde Park e Kensington Gardens. Tra i 245 progetti presentati venne scelto quello di Paxton, un
costruttore che ambiva alla realizzazione di un faraonico architettonico in ghisa e vetro che, con i
suoi oltre 77 mila metri quadrati di superficie, sarebbe stato lo spazio più vasto mai coperto da una
costruzione in tutta la storia dell’umanità. L’impresa fu portata a termine in pochi mesi tra lo
stupore e i consensi generali. La costruzione, subito fantasiosamente battezzata “Palazzo di
Cristallo”, si compone di una navata centrale a gradoni lunga oltre mezzo silometro, nella quale si
innesta un transetto coperto con una gran volta a botte in ghisa e vetro, appositamente costruita al
fine di non dover abbattere alcuni alberi secolari del parco. L’opera di Paxton fu resa possibile
soprattutto dal fatto che i diversi elementi strutturali, avendo forme geometriche sempre ricorrenti,
poterono essere realizzati in serie commissionandoli a varie fonderie. Dopo l’Esposizione l’edificio
venne smontato e rimontato a Sydenham, una località agricola alla periferia meridionale di Londra,
dove potremmo forse ancora ammirarlo oggi e nel 1936 non fosse stato distrutto da uno spaventoso
incendio. Il Palazzo di Cristallo rappresenta in un certo senso la prima vera “cattedrale
contemporanea”. Come quelle gotiche furono costruite per levare alto in cielo il loro grido di fede,
sfidando la forza di gravità, questa rappresenta un inno tecnologico alla civiltà industrializzata. Per
costruirlo non furono necessarie grandi equipe di architetti e di ingegneri, ma semplicemente un
progettista di serre e una squadra di manovali ben attrezzati a ripetere sistematicamente l’innesto di
organismi già predisposti. Siamo all’apertura dell’architettura contemporanea.
Palazzo di Cristallo
Ad HARDWICK si deve la “stazione di Euston”, opera architettonica in cui gli spazi non sono
legati coerentemente tra di loro. E’ una struttura che, in definitiva, può essere definita come un
esempio mal riuscito di architettura di ferro. L’ingresso voleva riprodurre i propilei dell’Acropoli di
Atene, l’architettura sembra un tempietto “in antis”ma, in generale, l’elemento di per se gode di una
certa logica compositiva. La grande aula è un’esempio emblematico di coerenza “tettonica”, in cui
il soffitto cassettonato perde la sua funzione statica e si risolve in un mero pittoricismo fortemente
enfatizzato dalla spinta verticale cui lo spettatore è soggetto entrando nella struttura chiusa. Per la
demolizione del 1926, è stato possibile studiare i singoli organismi costruttivi ideati da Hardwick.
L’ingresso
La grande aula
La stazione
JAMES BUNSTONE BUNNING ideò la “Borsa del carbone”, che fu più volte incendiata. Il
bando del concorso fu affidato a Bunning da una giuria composta, tra l’altro, dallo stesso Hardwick.
Il risultato è una forte disarticolazione complessiva. La dimensione angolare privilegiata reca nelle
facciate laterali una lontana reminiscenza della “monumentalità” dei palazzi cinquecenteschi
romani, al cui centro angolare domina una torre “pittoresca” che, se pur enfatizzando l’ingresso,
sminuisce e svalorizza la cupola retrostante della sala centrale della borsa. Essa, come tutto
l’interno, è molto interessante dal punto di vista compositivo-architettonico, in cui predomina una
forte scansione verticale (particolarmente nella sala della borsa grazie allo slancio prodotto dalla
cupola vetrata). Borsa del carbone
LA FRANCIA
La grande biforcazione:
Con la fondazione, nel 1795, dell’Ecole Polytechnique, i Francesi si applicarono alla definizione di
una tecnologia appropriata ai fasti dell’Impero napoleonico. Mentre questo risalto dato alla tecnica
applicata servì solo a consolidare la crescente specializzazione dell’architettura e dell’ingegneria
(disciplina già istituzionalizzata attraverso l’Ecole des Ponts et Chaussèes di Perronet), la Scuola
delle belle Arti ideava una integrazione di tutte le arti nei piani di studio, formando così uno
specialista erudito in tutte quelle discipline ritenute “artistiche” ( storia dell’arte, pittura, scultura,
architettura, design, ecc …. )
In questa tensione si forma LABROUSTE, proveniente dalla Scuola delle Belle Arti. Vinta una
borsa di studio per merito, si trasferì a Roma in Villa Medici per un soggiorno-studio. Nella città
eterna egli potè ammirare e analizzare le opere dell’Antichità Romana. Il bando della borsa di
studio prevedeva che egli dovesse fornire degli schizzi di rilievo architettonico e redigere alcune
tavole di inquadramento delle opere analizzate. Egli prese le mosse dal tema del rilievo così come
ideato da Piranesi, in cui dominava un misticismo di emozioni dal lato pittoresco). Il suo approccio
era, inversamente, scientifico e analitico anche nella contestualizzazione urbanistica dell’opera
d’arte presa in esame.