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V – LA VERA ARTE DI FARE I DISCORSI: QUALI SONO I CORRETTI CRITERI METODOLOGICI DI

FARE DISCORSI?

259E: La vera arte di fare i discorsi: discutere, comunicare, scrivere hanno un senso, un limite, una negatività

intrinseca o estrinseca? Un discorso può essere corretto, ma non si sa se esso sia vero, ovvero buono. Un

sillogismo ad esempio può essere corretto ma sbagliato allo stesso tempo, in quanto non vero. La formalità e la

correttezza di un sillogismo come di un discorso non dipendono dal contenuto. La correttezza, la forma non

precludono la verità di un discorso, i sofisti ad esempio sono attratti dalla perfezione del discorso, da ciò che

ammalia del discorso ma non dalla verità. Per Socrate l’errore è dovuto al fatto che le premesse non sono

coordinate con la natura. Se comunque il discorso viene elaborato da un filosofo allora sarà corretto e vero, dato

che il filosofo punta alla verità. Un retore, come Lisia, elabora un discorso che sarà particolarmente persuasivo e

perfetto nella forma ma non è detto che contenga la verità. Bisogna dunque verificare come i metodi del discorso

vengono utilizzati, per comprendere se il discorso stesso sia vero o se è pronunciato da un truffatore,

sicuramente seducente. Il discorso deve fondarsi sul vero e non sull’opinione  il discorso fatto bene ed in

modo bello appartiene a colui o colei che lo formula conosce il vero intorno alle cose su cui si accinge a

parlare. Non esiste uomo che sa parlare di tutto, è solo esercizio musicale che non serve alla comunicazione che

è cosa sacra regalata dalle muse. Nell’oratore è importante non tanto conoscere le cose giuste e belle, piuttosto

conoscere le cose che sembrano belle e vere agli occhi della moltitudine che ascolta, in modo da generare il

consenso.

Il filosofo non potrebbe mai tradire la verità e la bellezza per catturare il consenso, vuole infatti che il suo

ascoltatore conosca e cresca, l’oratore- retore invece non ha invece scrupoli. L’aspetto non-etico sta nel fatto che

il retore potrebbe anche sapere cosa è giusto e cosa è bello, ma lo nasconde per toccare le corde giuste per

generare consenso. Socrate meTte Fedro dinnanzi ad un paradosso: un allevatore parla di un asino,

descrivendolo come un cavallo secondo l’idea di una condizione generale di quadrupede. Secondo Gorgia

ognuno di noi è una sentinella, dobbiamo escludere coloro che parlano di una cosa senza sapere cosa questa

cosa è, perché genera pericolo. Bisogna capire se chi parla sa cosa è il vero e se sta parlando del vero, in quanto

in caso contrario genererebbe elogio del male come se fosse un bene, e persuade chi lo ascolta ad operare il

male invece che il bene. La causa del male non è il discorso, bensì l’intenzione con il quale esso viene

elaborato. Ad un certo punto Socrate si sente addirittura preoccupato di aver offeso l’arte dei discorsi, ecco

perché puntualizza il fatto che il male non proviene dal discorso ma da chi lo elabora senza buone intenzioni. Per

Socrate esiste una scala dei valori: bisogna prima acquisire il vero e poi donarlo agli altri imparando a parlare di

essi, imparare cioè la filosofia ed imparare a proferirla. Questo significa parlare secondo arte: imparare ad

acquisire il vero ed automaticamente riconoscere il falso. Il vero infatti dona la forza di svelare l’inganno in

quell’oratore che vuole vendere il cavallo per asino. Invertendo la scala dei valori si diventa sofisti, truffatori. La

rigida gerarchia implica la filosofia come acquisizione del vero e la retorica come mezzo per proferire. Ma la

retorica al servizio della filosofia è arte o pratica?! Già c’è una sottile risposta nell’affermazione di Fedro secondo

cui lo Spartano, ovvero anche chi ha una conoscenza molto sensibile ed immediata, afferma che una vera arte

del dire che non tocchi la verità non c’è e non ci sarà mai. Preannuncia che la retorica non è affatto arte, ma solo

pratica a servizio della filosofia.

261 B:Platone sta dicendo che l’unico ad utilizzare l’arte ei discorsi a fin di bene è il filosofo, il retore obbedisce

alle sue passioni, e mette una tecnica a servizio del suo utile, non della comunità. Si pone la questione della

tecnica: per cogliere come si scrive un discorso, bisogna individuarlo. Dove si trova il discorso? Lisia che è

formato sulla retorica, afferma che il discorso si trova nei tribunali. Socrate ribatte alla credenza di Fedro,

secondo la quale si scrive arte dei processi, e dunque il luogo naturale della retorica sta nei tribunali. Lo fa

riflettere su un elemento: è dappertutto che si esercita la comunicazione, nelle cose pubbliche e nelle private,

nelle cose importanti e nelle cose di poco conto. La comunicazione c’è sempre, l’uomo vive la quotidianità della

comunicazione dunque Fedro deve rivedere la sua posizione. Fedro ha frequentato ambienti nei quali giovani

sono stati indottrinati secondo valori non volto etici. Quando afferma <<per Zeus, non ho sentito affatto dire

così>>, sembra essere un semplice passaggio invece in Fedro si sta aprendo una prospettiva che fino a quel

momento aveva ignorato a causa dell’indottrinamento che ha ricevuto. Per Socrate la comunicazione non

avviene solo in quelle aule, bensì anche tra le mura di casa negli affari privati, si vuol persuadere anche le

persone fuori dai tribunali, per motivi ovviamente personali. La comunicazione è unica infatti, queste sono solo le

sue sfaccettature. La comunicazione è un’arte unica, e se si tratta di un’arte significa anche che possiede un

oggetto su cui fonda il suo sapere. Così come il medico esercita l’arte della medicina, anche la comunicazione

avrà un oggetto della sua arte. La retorica, se non possiede un oggetto preciso, delle modalità con cui esporlo e

degli obiettivi finali non può essere detta arte. E’ difficile affermare che la retorica sia un’arte, sarebbe meglio dire

che si tratta di una tecnica: non esiste un oggetto e come obiettivo ultimo non esiste la verità, in quanto il retore

non può conoscere la verità! L’unico a conoscere la verità è appunto il filosofo, il quale dunque utilizzerà la

tecnica della retorica, della persuasione, in modo giusto, in quanto sa quel che dice, sa qual è la verità. Il retore

non ha un’arte, in quanto non è vincolato alla comunicazione della verità. Il problema è che in Atene esistono

troppi sofisti, che educano i giovani all’uso spregiudicato della retorica, uno strumento che di per sé è neutro

ma che può essere utilizzato in maniera nefasta. Socrate invita all’attenzione nell’utilizzo delle tecniche, in quanto

devono necessariamente sposarsi con l’etica per non produrre effetti negativi. L’ affermazione dello Spartano è

volutamente ambigua per affermare che la retorica, che non tocca la verità, non è un’arte e non lo sarà mai, è

una tecnica. un’arte ti dice cosa devi fare, una tecnica no! E la retorica non affida metodologie, obiettivi bensì si

allontana dall’obiettivo vero della comunicazione: la verità. Platone non svalorizza mai la retorica, ma conduce la

sua negatività al mancato legame con l’etica. la giustizia se non procede nel bene, determina che il giusto e

l’ingiusto si capovolgano e ciò a causa dei retori.

261 c: Socrate conduce l’attenzione di Fedro sulla scena di un tribunale: due avvocati giudicano un fatto,

secondo uno è criminoso per l’altro no, si contrastano due tesi retoriche. Dunque dato ciò che fa retorica farà

apparire volta per volta il giusto l’ingiusto, e l’ingiusto il giusto le medesima cosa, ai medesimi uomini. Se l’uomo è

colpevole, ed il suo avvocato sa bene che egli lo è, il retore farà sembrare la sua azione giusta. Questa non è

arte, in quanto possiede il vero, la verità. Invece nei tribunali avviene continuamente il tradimento della verità. Per

Socrate inoltre ciò avviene costantemente, in tutti i contraddittori che si creano tra due persone, e non solo nel

tribunale. La TECNICA PERSUASIVA viene utilizzata da tutti in modo costante, quindi tutti costantemente

tradiscono la verità. La simulazione, dissimulazione, sono tutte maschere legate alla retorica, e l’uomo tende,

attraverso queste maschere, a dipingersi agli occhi degli altri nei modi più convenienti. La comunicazione non è

affare di tribunali, è affare di tutti. Non a caso Socrate dirà che l’uomo è un animale politico che vive

comunicando. La retorica è pericolosa anche perché ognuno la utilizza ormai senza nemmeno accorgersi,

l’uomo la richiama tutte le volte che gli è utile oscurando il vero. L’unico tutore della verità rimane il filosofo, l’unico

che usa la retorica dopo aver appreso il vero e la usa per comunicare il vero.

261 d Socrate chiede se l’inganno si verifica nelle cose che differiscono di molto o di poco. Secondo Fedro è

ovvio che si tratta del secondo caso. per Socrate infatti per ingannare, convincere il proprio interlocutore bisogna

avvicinare, a piccoli passi, le due posizioni. Bisogna cogliere i tratti somiglianti e dissomiglianti tra le due,

eliminando i dissomiglianti e puntando sulle prime. esistono retori veramente abili che riescono a condurre il

discorso, a poco a poco, mediante la somiglianza dall’essere al suo contrario. Chi fa ciò senza possedere la

verità, procurerà un’arte dei discorsi ridicola e priva di arte e sarà andato solo a caccia di opinioni, non di verità. Il

vero retore in questo costrutto sembra essere proprio Platone: Lisia fa un discorso, Socrate fa un dialogo. Lisia

comunica una posizione che sembra indiscutibile, sembra verticale, la verità è data dall’oratore ai suoi ascoltatori.

Nel dialogo di Socrate, Socrate e Fedro sono sullo stesso piano, la verità la costruiscono insieme. Quindi mentre

per Lisia la verità è già, Socrate e Fedro costruiscono la posizione della verità. Si ha la sensazione che Fedro

filosofi, viene stimolato dalla maieutica di Socrate. E’ vero sì che Socrate lo convince della sua posizione, ma

Fedro vi partecipa. Nel discorso di Lisia, che era statico, compiuto, ciò non poteva avvenire. E’ più facile credere

però in un discorso in movimento di cui noi partecipiamo, in quanto ci si sente collaboratori di quella costruzione.

Analisi dei 3 discorsi elaborati precedentemente, per verificare quali siano i modi scorretti o corretti di

fare discorsi:

ESAME DEL DISCORSO DI LISIA SULLA BASE DI NUOVE CATEGORIE: adesso Fedro è in grado di accettare

le critiche al discorso di Lisia, quindi cresciut

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giorgi.One di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Cambi Maurizio.