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RIFORMA ELETTORALE
Ci fu una grande novità grazie alla riforma del codice civile, del sistema
proporzionale a scrutinio di lista che contribuì a dare forza alla politica italiana e al
nuovo partito di massa che si stava formando, questa legge favorì i socialisti. Per
tutto il biennio rosso il partito socialista alimentò la propaganda rivoluzionaria che
era percepita come una minaccia da parte della borghesia e del ceto medio e come
tradimento da parte di tutta l’opinione pubblica italiana e che era pronta a coltivare il
mito della vittoria “mutilata”, negata dagli alleati alla conferenza Versailles.
Le occupazioni delle terre e delle industrie avevano spinto il padronato italiano a
chiedere al governo di intervenire per contenere l’azione delle leghe rosse (di matrice
comunista) ma anche di quelle bianche (matrice cattolica) ma l’autorità dello stato e
la forza pubblica non reagirono, queste richieste non potevano essere soddisfatte con
l’inflazione in aumento, il ceto medio impiegatizio fu colpito da una grande ascesa
economica.
LEGISLATURA 1919-1921
Alle elezioni politiche del 1919 il ceto politico liberale prese la maggioranza con 100
seggi dei popolari e 156 dai socialisti e ponevano qualsiasi governo a dover
collaborare con il gruppo popolare (cattolici) per avere la maggioranza parlamentare,
ma questa era una collaborazione difficile perché i liberali avevano ridotto i consensi
liberali. Il governo Nitti fu costretto ad attivare la collaborazione con i popolari ma fu
un’alleanza precaria e difficile che non riuscì ad affrontare e risolvere la questione di
Fiume e non fu in grado di contenere la conflittualità sociale restituendo autorità alle
istituzioni centrali periferiche dello stato. Il ritorno di Giolitti al potere nel 1920 portò
a chiudere la questione di Fiume con il trattato di Rapallo che fu dichiarata città libera
e fu inoltre sistemata la questione adriatica con i confini del Venezia Giulia che si
estendevano fino a Monte nevoso e con l’acquisizione delle isole di Cherso e di
Lussino. Sul piano interno i titoli azionari vennero intestati alla persona che li
possedeva in modo da poterci pagare una tassazione, l’aumento delle tasse di
successione e l’evocazione all’erario dei sovrapprofitti di guerra ovvero che tutte
quelle aziende che durante la guerra avevano avuto dei soprapprofitti legati alla
guerra, lo stato toglieva loro una parte di quel profitto senza indennizzo. Fu motivo di
contrasto con il gruppo socialista l’abolizione del prezzo politico del pane. Giolitti
inoltre gestì la fase del biennio rosso dove vi era l’occupazione delle fabbriche ma
come sempre Giolitti non intervenne nonostante furono fatte richieste di intervento
per far finire queste occupazioni poiché vi era l’impossibilità di mandare avanti la
produzione senza tecnici e senza la direzione. L’azione di Giolitti si dimostrò corretta
poiché queste occupazioni si conclusero con l’accordo tra confindustria e CGdL che
prevedeva la costituzione di una commissione per definire le forme della
partecipazione operaia alla gestione delle imprese, e venivano concordati gli aumenti
salariali. Tutta la vicenda dell’occupazione fu vista fal sindacato come una lotta
rivendicativa n funzione di obiettivi alti di natura economica e di gestione delle
imprese, al contrario la direzione del partito socialista diede all’occupazione un
significato del passaggio verso l’azione rivoluzionaria. La conclusione
dell’occupazione secondo le prospettive espresse dal sindacato scatenò una serie di
lamentele fra sindacato e partito e tutto questo porterà alla formazione nel marzo del
1919 dei fasci di combattimento che erano un’organizzazione paramilitare e
usavano la violenza. Questo nasce per volontà di Mussolini che viene espulso dal
partito.
GIOLITTI E I FASCISTI
Il movimento fascista era entrato in fase di cambiamento del corso del 1920, una
mutazione ideologica dove venivano abbandonate i temi di socializzazione delle
fabbriche, la repubblica, la costituente, la lotta antireligiosa che avevano allontanato
fino a quel momento il consenso della borghesia. Questa conversione procedeva di
pari passo con la trasformazione dei fasci nel quale il ceto medio (prima rurale e poi
urbano) iniziava ad affluire. Fra la fine del 1920 e gli inizi del 1921, fino al patto di
pacificazione del 1921 si scatenò un crescendo di violenze nel centro-nord, nelle
campagne e nelle città, senza che le forze dell’ordine dimostrassero di avere la
volontà di far carico allo stato la tutela dell’ordine pubblico e la garanzia personale
dei cittadini. Il governo emanò direttive chiare e ferme di imparzialità nell’azione
repressiva contro le violenze. Giolitti preparò l’alleanza elettorale fra liberali e
fascisti che ebbe l’effetto di dare legittimazione politica al fascismo e di permettere a
Mussolini di entrare in Parlamento con le elezioni del maggio del 1921 con 35
deputati. Il risultato delle elezioni anticipate fu di sostanziale sconfitta per il
presidente del Consiglio, la sinistra fu indebolita ma non sconfitta, perse 20 seggi
invece i popolari non persero consensi e guadagnarono accrescendo i seggi a 108. I
liberali non ottennero la maggioranza assoluta che volevano conquistare in modo
autonomo, (?)
Mussolini appena entrato nella camera fece un discorso che esprimeva sentimenti di
lealtà monarchica e di ossequio verso la Chiesa. Questo discorso anticipò il patto di
pacificazione che fece Bonomi per far finire gli scontri fra fascisti e socialisti, il patto
fu rotto dai capi periferici del fascismo (RAS) che non volevano limitare l’azione
eversiva e espansiva del fascismo nel momento in cui la sinistra si stava difendendo.
Così il fascismo si dotò di una struttura organizzativa con la fondazione del partito
nazionale fascista con la guida di Michele Bianchi fedele a Mussolini.
MARCIA SU ROMA E MUSSOLINI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Mussolini per salire al potere tentò il tutto per tutto, formò un quadrumvirato al quale
affidò un’azione di forza dimostrativa: la marcia su Roma, messa in atto per
intimorire il re e mettergli pressione con lo scopo poi di dare a mussolini l’incarico di
formare un nuovo partito che gli fu successivamente dato con la firma del re Vittorio
Emanuele III e divenne presidente del consiglio, Mussolini godendo dell’appoggio di
molti poté dedicarsi a ristabilire la pace e nacquero così: il gran consiglio del
fascismo e la milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Lo scopo finale di
mussolini era quello di formare una dittatura e da qui si ebbe l’inizio della
trasformazione dell’Italia.
La costruzione della dittatura passo attraverso due provvedimenti: un’ampia delega al
governo in materia amministrativa ed economica e la riforma elettorale e il secondo
fu la legge Acerbo dal nome del primo firmatario che introduceva un sistema
elettorale a premio di maggioranza così consegnato: la lista che avesse ottenuto
almeno il 25% dei suffragi sarebbe stata premiata con i 2/3 dei seggi alla Camera
rimanendo ferma la distribuzione dei restanti in via proporzionale alle opposizioni.
Era un meccanismo pensato perché la lista predisposta dei fascisti (listone)
conquistasse la maggioranza qualificata anche grazie alla confluenza in essa dei
fiancheggiatori e togliesse a Mussolini dalla scomoda posizione di dover rispondere
ad alleati di governo.
ELEZIONI DEL 1924 E GIACOMO MATTEOTTI
Tutti gli oppositori furono soggetti a intimidazioni e violenze, in queste elezioni il
partito di Mussolini ebbe gran successo con il 65% di voti, il parlamento era nelle
mani Mussolini. Matteotti denunciò il clima di violenza instaurato da fascismo prima
e durante le elezioni e ne contestò il merito. Esso pochi giorni dopo fu rapito e
assassinato ucciso da un gruppo di fascisti. Gli oppositori di Mussolini non vollero
rientrare in parlamento tranne i comunisti fino a che non fosse stata sciolta la milizia
e ripristinata la legalità, così si rifugiarono sul colle Aventino e aspettarono lì fino a
che il re non sancisse il ritorno alla legge e desse le dimissioni di mussolini.
L’intervento del re non giunse e la protesta contro il fascismo si spende lentamente.
Mussolini si assunse la responsabilità del delitto di Matteotti, i giorni successivi i
circoli e le sedi degli oppositori furono attaccate e i direttori dei giornali sostituiti.
Quest’opera di smantellamento dello stato liberale consolidò il potere a mussolini.
Il consolidamento del nuovo regimo fu caratterizzato da molti aspetti che si
sovrapponevano l’uno l’altro, che divenne l‘unico sindacato fascista autorizzato,
venne approvato dal senato una legge contro le associazioni segrete, il presidente del
consiglio divenne capo del governo, venne abolita la divisione dei poteri e il sindacò
fu sostituito dalla figura del podestà.
La segreteria del partito passò sa Farinacci a Turati che si occupò di riorganizzare il
partito rendendolo ossequioso ai voleri del duce e soprattutto di farne un gran partito