vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
BIOGRAFIA
Nel nome di questo poeta bisogna probabilmente riconoscere un certo Guido di Guinizzello che fu giudice di professione e uomo di
legge come documentano alcuni atti compilati a metà duecento. Attivo politicamente, si schierò a favore della fazione ghibellina
guidata dalla famiglia Lambertazzi, in lotta con i guelfi Geremei la vittoria di questi ultimi costrinse il poeta in esilio vicino a
→
Padova, dove probabilmente morì.
OPERE
Sono rimaste cinque canzoni e quindici sonetti.
Attraverso la loro analisi pare individuare un percorso poetico lineare nella quale si trovano modelli siciliani, guittoniani, e altri
rielaborati secondo la modalità stilnovistica.
Fra le prime è il sonetto indirizzato dopo 1265 a Guittone dove esprime la sua ammirazione x la superiorità artistica e morale del
maestro ( O caro padre meo)
→
Altri sonetti come “Io vogl' del ver la mia donna laudare” documentano il mutamento della sua poetica e con “Al cor gentil..” si trovano
elementi che divennero poi centrali nello Stilnovo: sono ovvero i temi dell' amorecuore gentile, della donnaangelo, della lode, la
predilezione di metafore che derivano dalle scienze naturali tema che riprende dalla tradizione trobadorica e più spesso da quella
→
siciliana e siculotoscana.
La sua novità non è tanto nei contenuti né nell'aspetto tecnicoformale (infatti la metrica è conforme a quella siciliana soprattutto nello
schema del sonetto).
Piuttosto l'innovazione la si ritrova nell'impostazione dottrinale ai problemi di carattere amoroso ricorrendo a concetti elaborati della
filosofia contemporanea e quindi utilizza un discorso razionale.
E infine ancora, altra innovazione è il linguaggio definito da Dante “dolce e leggiadro” infatti mira ad un controllo rigoroso del
→
lessico e dello stile affinché si renda al meglio il sentimento provocato dall'amore.
GUIDO GUINIZZELLI: “Al cor gentil rempaira sempre amore”
In apertura il poeta enuncia subito in forma sentenziosa la compenetrazione tra amore e cuore gentile diventerà poi la chiave di
→
lettura del componimento.
Poi procedendo costituisce una serie di analogie tra questo concetto e le diverse manifestazioni in senso fisico.
Alla canzone è stata applicata l'etichetta di “manifesto poetico” dello Stilnovo, anche se oggi la si affida ad “Al cor gentil..” sulla
→
valutazione ha pesato l'attenzione prestata al testo da parte di Dante, che oltre a menzionarlo x la sua esemplarità linguistica e
stilistica ne sviluppò anche come tema centrale di un sonetto composto da lui e che si trova nella Vita Nuova intitolato “Amore e 'l cor
gentil sono una cosa”.
E ancora, sempre Dante riprende la metafora della pietra preziosa (qui a partire dal v.11) in un brano del Convivio dove commenta la
propria canzone “Le dolci rime d'amor..” questa canzone come quella di Guinizzelli, intende infatti definire la nobiltà d'animo
→
contrapponendola a quella nobiltà ereditaria.
ANALISI
Il punto fondamentale della poesia è la necessaria solidarietà tra l'amore e la nobiltà d'animo.
Quindi solo le persone di spirito nobile (di “cor gentil”) possono veramente innamorarsi, perchè solo un cuore gentile ha dentro di sé
le qualità necessarie per “concepire” l'amore.
Nelle prime quattro stanze questo concetto viene dimostrato con una serie di paragoni con il mondo naturale si tratta di immagini
→
scientifiche, in parte derivanti da enciclopedie medievali come i Lapidari: l'amore e la nobiltà d'animo sono come il sole e la luce,
nessuno può dire chi sia nato prima (v.57); sono come il calore e la luce di una fiamma (v.810: luce e calore non possono esistere
una senza l'altra); sono come una pietra preziosa (il cuore) che riceve le sue particolari proprietà dal pianeta che la governa
(l'amore); gli animi nobili sono attratti dall'amore così come i diamanti attraggono il ferro (v.2830).
Tutti questi paragoni ci suggeriscono che il rapporto tra nobiltà e innamoramento è un dato di fatto, reale e provato che deve avere
posto in una visione del mondo ordinata e razionale.
Poi il gusto per le metafore tratte dal mondo naturale è tipico della scuola siciliana.
Afferma poi il poeta argomentazioni contrarie, nel senso che non soltanto l'amore attare i nobili spiriti ma rifugge dalle anime
maligne, vili o altezzose, su cui non ha nessun effetto: ad esempio dice che anche se il sole splende, il fango rimane una materia
ignobile; anche se è illuminata dal sole, l'acqua non è capace di trattenerli (a differenze del cielo, che è nobile, in cui splendono le
stelle fisse v. 3940).
→
Nelle ultime due stanze il tono del discorso è più complesso perchè il poeta passa dal mondo naturale passa a considerare il mondo
spirituale e soprannaturale quindi entra in gioco il rapporto tra la donna e il suo innamorato che è paragonato come a quello tra
→
Dio (che sarebbe la donna) e le intelligenze angeliche che sono totalmente investite di volontà divina.
Specie poi nel congedo questo paragone tra la donna e Dio viene giustificata con un'immagine che diventerà fondamentale per tutta
la poetica stilnovistica: se ho amato una donna come se fosse Dio, dice il poeta, è stato solo perchè lei era come un angelo: v.58.
La struttura formale è molto vicina al gusto siciliano e provenzale ma nelle ultime due stanze se ne discosta. Lo si nota osservando il
collegamento fra le stanze, che è tipico della tradizione ma qui è più stretto ci sono le coblas capfinidas, riprese delle rime da una
→
stanza all'altra (ore, ura, oco, ende, ole, ile); la ripetizione in rima degli stessi vocaboli come core, valore, natura, loco, foco.
Restano poi poche rime che dimostrano collegamenti con la poetica siciliana come le rime ente v.69, osa v.1214, era v.2830.
Esistono anche altri elementi che lo dimostrano: le immagini dell'ausello in selva al v.2 e della donnastella al v.20; i versi 2627
richiamano poi i versi 16 della canzone Ancor che l'aigua di Guido delle Colonne.
Lo stacco del congedo è evidente dall'assenza del sintagma cor(e) gentil(e) e dei termini che gli sono apparentati come gentile e
gentilezza che si riscontra invece parecchie volte nelle stanze precedenti. Il sintagma infatti acquista notevole importanza sia per la
sua frequenza d'uso e sia x il suo utilizzo insieme ad espedienti stilistici l'abbinamento quasi costante con amore (es. v.1, 3, 4, 11
→
ecc); la collocazione del termine gentile ad apertura di stanza (v.1, 11,21).
GUIDO GUINIZZELLI: “Io vogl' del ver la mia donna laudare”
Questo componimento è legato al tema della lode della donna, tema che poi Dante riprenderà nella Vita nuova. Non minore
importanza assumono il motivo del saluto e quello della gentilezza.
Nelle terzine la descrizione degli effetti d'amore risulta antitetica, ma proprio per ciò complementare la presenza della donna ha
→
un potere nobilitante per cui le si addice di essere raffigurata in sembianza d'angelo.
ANALISI
La lode della donna può essere divisa in due ambiti distinti: nelle quartine si parla della sua bellezza fisica, mentre nelle terzine si
esaltano i suoi poteri spirituali.
Cercando di descrivere la bellezza, lo splendore della sua amata, Guinizzelli ricorre a paragoni al mondo naturale il poeta
→
riproduce i colori e la luminosità della natura con una sensibilità così profonda che il poeta ha meritato l'attributo di “poeta visivo”.
Nella descrizione della donna prevalgono gli aspetti luminosi, lo splendore dei colori che suggeriscono l'idea che la sua figura appaia
in un alone di luce.
Nelle terzine troviamo ancora quella opposizione tra gentilezza e viltà, e in questo caso vengono nobilitati gli effetti del saluto; poi
nell'ultimo verso allarga il raggio d'azione della virtù della donna, cioè anche il semplice fatto di vederla, libera l'uomo da pensieri
malvagi.
GUIDO CAVALCANTI
Fu il primo poeta fiorentino a risentire delle novità messe in atto da Guinizzelli.
Discendeva da una famiglia nobile fiorentina e, come Dante, appartenne alla fazione dei guelfi bianchi e sostenne la famiglia dei
Cerchi contro quella dei Donati. Dopo essere stato tra i firmatori della pace stipulata tra guelfi e ghibellini nel 1280, e membro del
consiglio generale del comune insieme a Brunetto Latini e a Dino Compagni, Cavalcanti venne escluso, come tutti i magnati e i
cavalieri dell'esercizio dell'attività pubblica, a seguito della emanazione degli ordinamenti di Giano della Bella (1293).
A causa di violenti disordini, si prese la decisione di bandire dalla città i rappresentanti più influenti di entrambe le fazioni, tra cui
appunto anche Cavalcanti stesso. Quando poi la condanna venne revocata, subito dopo il poeta morì.
I RAPPORTI CON DANTE
Dante lo definì “primo de li miei amici” in segno del loro legame che li univa sia a livello affettivo che artistico, un legame che ha
influenzato molto la formazione letteraria di Dante improntandone la sua esperienza giovanile stilnovistica si trovano riprese da
→
Cavalcanti nella Vita nuova e ancora nella Divina Commedia.
Poi della corrispondenza poetica fra i due amici, sembra aver partecipato anche Lapo Gianni.
OPERE E STILE
Il suo canzoniere è composto di 52 componimenti dai quali non è possibile ricavare alcuna indicazione cronologica.
É dominante il concetto dell'amore come passione irrazionale alla sfera sensitiva il poeta lo vive, lo subisce e ne analizza
→
l'essenza, le cause e le sue manifestazioni.
Dimostra anche un certo avvicinamento ai prìncipi della filosofia naturale, cioè della scienza che si occupa di fatti fisici, e di quelli
della psicologia, cioè della scienza dell'”anima” secondo la definizione aristotelica sfruttando entrambe si applica allo studio della
→
passione amorosa.
In diverse circostanze il poeta compie uno sfogo emotivo e coinvolgente: denuncia ad esempio la sofferenza provocato dall'irrompere
violenta della passione prova quindi un senso di “sbigottimento” che è dovuta alla perdita di controllo della razionalità e alla
→
consapevolezza di non potersi opporre a questa passione. In queste condizioni l'amore è vissuto come un conflitto interiore, è fonte
di angoscia, di paura, di sconvolgimento dell'essere a tal punto che lo “distrugge” fino a portarlo alla morte.
Per questo motivo utilizza un tono