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Modularismo Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, parallelamente
.
alla crisi del Cognitivismo entra in crisi anche la AI, l’intelligenza artificiale, come
sistema di risoluzione dei problemi, quando questi diventano complessi.
Il Cognitivismo sopravvive tuttora e il maggior esponente è un allievo di Noam
Chomsky, Jerry Fodor. Pensatore estremamente complesso, ritiene che esista un
linguaggio del pensiero: “il mentalese”, le cui rappresentazioni mentali sono in forma
di frasi. Il mentalese è un linguaggio formale. Con un lavoro pubblicato nel1983, dal
titolo “La mente modulare”, Fodor diventa il maggior esponente del modularismo.
Esso prevede un’architettura cognitiva “verticale”, in moduli, appunto, che dall’imput
trasforma computazionalmente i dati in rappresentazioni e li fornisce alla unità
centrale. Fodor in questo modo si ricollega alla teoria delle facoltà di Gall, all’inizio
dell’800.
Connessionismo . Il connessionismo parte da assunti diametralmente opposti al
modularismo. Quanto quello prevede una struttura verticale e distinta, questo prevede
un’organizzazione verticale e interconnessa. Abbandona il parallelismo mente-
calcolatore del tipo Von Neumann, con memoria completamente passiva e una unità
centrale CPU, che ne è il vero “cervello” elaborante le informazioni per mezzo di
programmi che le vengono forniti. Qui la memoria viene estratta serialmente, un dato
alla volta, attraverso un vero e proprio “collo di bottiglia”.
I connessionisti sostengono che il cervello è fatto in modo profondamente
diverso: esso ha circa 100 miliardi di neuroni, ogni neurone è connesso con alcune
migliaia di altri neuroni. Ogni connessione può essere in due stati: eccitatorio o
inibitorio.
Si ha quindi una macchina estremamente interconnessa ma più lenta dei tempi
di elaborazione di una CPU (qualche decina di millesimi di secondo, contro valori
inferiori al milionesimo di secondo). Il parallelismo può essere fatto qui tra mente e
calcolatore del tipo “connection machine” di Hillis, macchine interconnesse.
Il termine connessionismo deriva da un articolo di Hopfield pubblicato nello
1983, anno di pubblicazione del testo di Jerry Fodor “Mente modulare” e rappresenta
una modellizzazione della conoscenza e dell’apprendimento in termini di reti neurali.
Una rete neurale è una struttura in grado di autoregolarsi ed apprendere. In
modo semplicistico essa consiste in una serie di unità (nodi o ciascun neurone),
collegati tra loro da legami (più o meno lunghi), a ciascuno dei quali è attribuito un
“peso”, che potremmo definire “valoriale”. In tutte le reti l’apprendimento è dato
dalla modifica del valore di questi pesi. Le unità posso essere attivate quando
ricevono un imput di valore superiore (al peso assegnato) a quello della loro soglia; a
questo punto inviano un output alle unità a valle o all’esterno.
Esempio di rete “feed forward” con apprendimento per “back propagation”. La rete è
costituita da almeno tre layers o livelli: uno di imput, uno di unità “nascoste”, uno di