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LE IDEE E LE VISIONI DEL MONDO: IL BAROCCO
Il termine “barocco” iniziò ad essere riferito all’arte del seicento nel secolo successivo ed aveva un
significato negativo, in contrapposizione all’arte del rinascimento perfetta e raffinata, in quanto
era considerata anomala, bizzarra, irregolare.
IL SENSO DELLA VISTA
Le arti del seicento si basano sul “senso della vista”. L’occhio indaga zone della realtà mai
osservate, mai pitturate, mai descritte.
ANALOGIA, METAFORA E “CONCETTO”
La ricerca di nuove esperienze e di nuove conoscenze, spinge l’uomo del seicento a ricercare
analogie tra settori tra loro lontanissimi e diversissimi e, fino ad all’ora, inesplorati. Quindi il
letterato ricorre alla metafora ed all’allegoria, per cercare somiglianze tra cose diversissime. Per
esaltare questa concezione, il letterato del seicento ricorre al procedimento del “concettismo”,
cioè l’uso esasperato di metafore e ricorre anche all’“ACUTEZZA”, costruzione metaforica scritta
per destare meraviglia, per l’audacia degli accostamenti (ES. “voce pennuta”). 2
LA MAPPA DELLA LETTERATURA NEL SEICENTO
LA LIRICA IN ITALIA
Sul piano letterario, nel seicento, si afferma la poesia del napoletano Giovan Battista Marino, che
passa dall’equilibrio dello stile del Petrarca, al nuovo stile, con l’uso di metafore e di “concetti”,
cioè l’utilizzo spropositato di metafore con accostamenti inconsueti che erano tratti dalla realtà,
ma assolutamente distanti ed estranei tra loro. ES. il verso di Marino: “onde dorate, e l’onde eran
capelli” (i capelli biondi della donna accostati alle onde del mare).
Il “concetto”, le metafore, la musicalità del verso, sono le caratteristiche specifiche del barocco, e
di Marino in particolare.
Un altro autore del seicento barocco fu Gabriele Chiabrera, che pur difendendo maggiormente la
classicità, produsse comunque una poesia nuova, con soluzioni inedite.
Il concettismo barocco si afferma anche in Spagna e in Inghilterra, e segnò la decadenza del poema
epico classico, attraverso il rovesciamento dei valori, dei temi e della struttura formale. Infatti il
poema epico diventa EROICOMICO.
LA PROSA SCIENTIFICA
Nel seicento si afferma un nuovo modello di trattato scientifico. È Galileo Galilei che ne modifica le
forme. Egli utilizza il modello del dialogo platonico a due o più voci, dove, esponendo tesi
contrastanti, propone le sue idee innovative. L’esempio principale è “Il Dialogo Sopra i Due
Massimi Sistemi Del Mondo”, dove un personaggio sostiene il sistema tolemaico (terra al centro
dell’universo) e un altro il sistema copernicano (eliocentrico). Assiste al dialogo un altro
personaggio, che si diletta di scienze e che man mano si convince e sposa la tesi dell’eliocentrismo.
LA LIRICA DEL SEICENTO
LA ROTTURA DEL CANONE CLASSICO (dello schema classico)
Alla fine del cinquecento il Manierismo (alla maniera di..) aveva già cominciato a modificare il
sistema delle regole classiche che imperavano nella poesia, richiamandosi al Petrarca. Il barocco,
all’inizio del seicento, rompe definitivamente gli ideali di equilibrio, le regole e la perfezione del
cinquecento. Lo stesso Marino giustifica questa “rottura” con la stanchezza del pubblico nei
riguardi dei classici, volendo, lo stesso pubblico, testi più arditi, più stuzzicanti, più stravaganti.
Marino cerca maggiormente la “quantità” di lettori rispetto alla “qualità” (letterati, nobili, clero).
Obiettivo del poeta è di suscitare la meraviglia del lettore (“far inarcare le ciglia”) e per far ciò
utilizza metafore spericolate ed infinite immagini. 3
LA LIRICA IN ITALIA, MARINO E I MARINISTI
Marinista è sinonimo di barocco. La lirica barocca, in Italia, corrisponde al Marino, tanto che i vari
poeti dell’epoca prendono il nome di “marinisti”. Marino ha un grande successo ed è richiesto da
tutte le corti d’Italia e di Francia.
La poesia barocca tratta un’ampia varietà di temi, ma è in quello amoroso che le innovazioni sono
più evidenti: la donna passa dallo stereotipo (bionda con occhi celesti), ad una donna castana,
nera, orientale, vecchia, zoppa, balbuziente, con gli occhiali. Inoltre la stessa donna, nelle varie
liriche, si pettina, nuota, annaffia le piante, gesti che mai erano stati descritti in poesia.
Anche nella poesia di autori più classici del seicento, come Gabriele Chiabrera, la tendenza
all’effetto emerge sempre. GIOVAN BATTISTA MARINO
Nasce a Napoli nel 1569, abbandona gli studi legali per dedicarsi alla letteratura. Ebbe una vita
giovanile avventurosa, anche con la prigione.
Nel 1602, a Venezia, pubblica Le Rime e da allora cominciò a girare per le corti: Ravenna, Torino,
ma fu a Parigi, nella corte di Maria de Medici, che venne accolto ed osannato come il maggiore
poeta vivente. Qui, tranquillo economicamente, poté dedicarsi alle sue opere:
-GALERIA, componimenti dedicati ad una collezione ideale di disegni, sculture, dipinti
-SAMPOGNA, raccolta di 12 idilli mitologici
-ADONE, lunghissimo poema mitologico
Rientra a Napoli trattato con tutti gli onori, dove muore nel 1625.
Marino ebbe un grande successo ed in poco tempo, per una serie di ragioni: innanzitutto, essendo
molto ambizioso, usava tutti i mezzi per “autopromuoversi” (relazioni con i potenti, scandali,
polemiche, affermazioni spregiudicate, etc.). Inoltre colse il momento giusto per inserirsi in una
società che si modificava e che era alla ricerca dell’innovazione, della sperimentazione. Marino
rinnovò i temi e lo stile e questo fu molto apprezzato dai lettori.
La Chiesa guardò sempre con sospetto gli scritti di Marino, ed arrivò ad inserire l’Adone, nell’
“Indice dei Libri Proibiti”. Una caratteristica del Marino è quella che lui stesso descrive in una
lettera ad un amico: “leggere col rampino (il gancio)”, cioè la capacità di riprendere argomenti e
versi già pubblicati, rielaborarli e farli propri attraverso gli artifici retorici di cui era capace.
Gli avversari, invece, lo accusavano di plagio. 4
L’ ADONE
Quest’opera del Marino rappresenta in pieno l’avvenuto distacco tra i modelli tradizionali
dell’epoca e la nuova letteratura barocca.
L’opera è immensa, composta da 40000 versi, che riprendono la favola mitologica degli amori tra
Venere ed Adone narrati da Ovidio in soli 73 versi. L’Adone invece, con i suoi 40000 versi,
racchiude in essa un’enciclopedia di tutto il conoscibile di allora, che Marino vi inserisce
aggregando materiali vecchi e nuovi, con digressioni, descrizioni infinite, narrazioni secondarie
amplissime, tanto da perdere il filo logico del racconto, che comporta l’ “estinzione” del racconto
stesso.
In fondo al Marino non interessava il racconto, egli aveva solo la necessità di mostrare ai lettori la
sua bravura e lo faceva dal punto di vista linguistico con virtuosismi estremi, tali da rendere i versi
molto musicali. Il Marino, nell’Adone, mette al centro di tutto l’esperienza sensuale, che supera
ogni altro argomento e rappresenta il motore del mondo.
GALILEO GALILEI
LA VITA
Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 da nobile famiglia. Studi scientifici a Pisa (medicina,
matematica, filosofia naturale). Si trasferisce presso l’università di Padova, dove approfondì i suoi
studi approfittando dell’importante ambiente culturale di quella città e della maggiore tolleranza
verso gli studi scientifici della Repubblica Veneziana. Qui intrattiene rapporti con grandi
personalità italiane e straniere. Lo stesso Galilei afferma “i diciotto anni migliori della mia vita”.
Nel 1610 si trasferisce a Firenze come “matematico e filosofo per il gran duca di Toscana”, che lo
proteggeva e gli consentiva di dedicarsi solo alla ricerca scientifica.
Il rapporto con la Chiesa e le sue istituzioni, a causa delle sue scoperte e dei suoi scritti, era sempre
al limite. Nel 1615 Galilei viene denunciato dai Domenicani all’inquisizione per l’insegnamento
della teoria eliocentrica di Copernico. Infatti, la teoria copernicana veniva definita “incompatibile”
con la fede cristiana e Galilei fu ammonito di non insegnarla, né difenderla a voce o per iscritto.
Con l’elezione del 1623 del nuovo papa Urbano VIII, suo antico estimatore, sperando di avere
maggiore comprensione, conclude la sua opera “Dialogo Sopra i Due Massimi Sistemi Del Mondo”,
nella quale Galilei descrive in volgare e con termini semplici le due opposte tesi cosmologiche –
tolemaica e copernicana-, con predilezione verso quest’ultima.
Il Papa fu costretto, dal suo entourage e dalle circostanze, a far condannare lo scienziato, il quale,
anziano e malato, fu “costretto” ad abiurare pubblicamente le sue tesi, dopo essere stato
condannato al carcere domiciliare a vita. Infatti, concluse la sua vita da solo, isolato, segregato
nella sua casa di Arcetri, dove continuò le sue ricerche che riuscì a far arrivare in Olanda.
Morì cieco nel 1642 a 78 anni. 5
IL PENSIERO SCIENTIFICO E IL METODO
La prima scoperta di Galilei fu una bilancetta idrostatica per determinare il peso specifico dei
metalli nell’aria e nell’acqua e la densità dell’aria e dell’acqua. Poi scoprì il sincronismo del
pendolo, e poi la teoria della caduta dei gravi.
Comprese subito l’importanza della collaborazione tra ricerca accademica e sperimentazione
pratica, per consentire la costruzione di strumenti sempre più precisi. Questo aspetto lo comprese
frequentando l’Arsenale di Venezia, il più grande e innovativo cantiere navale dell’epoca.
Inventa il “compasso geometrico e militare”, perfeziona il cannocchiale (inventato in Olanda),
inventa il microscopio.
Nonostante l’avversione della Chiesa studia, nell’ultima fase della sua vita, la meccanica, che
illustra nella sua ultima opera che invia in Olanda “Discorsi e Dimostrazioni Intorno a Due Nuove
Scienze”, da cui si svilupperanno la fisica e la scienza moderne. Nello stesso libro conferma
l’efficacia del metodo sperimentale.
IL METODO GALILEIANO E LE EPISTOLE
Di Galilei, più delle scoperte e delle ricerche scientifiche, viene ricordata la modernità del suo
atteggiamento metodologico.
La “Scienza Nuova” nasce con Galilei, perché per la prima volta la matematica viene applicata nella
sperimentazione concreta. Fu questo principio metodologico che inasprì il contrasto con la Chiesa,
che rifiutava l’ipotesi che la matematica, ancella della teologia, potes