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Lucia e il suo incontro con l'innominato
Lucia di alzarsi, anche se la giovane non si muove e resta tremante con la testa tra le mani, ancor più spaventata dall'arrivo di quell'uomo; egli rinnova l'invito dicendole che non intende farle del male, al che Lucia si scuote e si inginocchia a mani giunte di fronte al bandito, invitandolo a ucciderla. L'innominato torna a dire che non vuol farle del male e Lucia si lamenta del fatto di essere stata rapita, chiede pietà al suo sequestratore in nome di Dio, poiché "Dio perdona tante cose, per un'opera di misericordia". Lucia sola con la vecchia: torna a rannicchiarsi in un cantuccio e rifiuta letto e cibo. Il voto di verginità: si rende conto che forse le sue preghiere sarebbero più facilmente accolte se promettesse qualcosa in cambio e poiché si rende conto che ciò che ha o ha avuto di più caro è l'amore per Renzo, decide di fare sacrificio di esso con un voto alla Madonna, chiede a Maria
di salvarla da questo pericolo, promettendo in cambio di restare vergine e di rinunciare a sposarsi. L'innominato, il pensiero del suicidio: maledice la sua decisione di vedere Lucia, rimproverandosi di essersi lasciato impietosire come una donnicciola e cercando di scuotersi al pensiero che spesso, nella sua vita scellerata, ha sentito donne piangere e talvolta anche uomini. Questi ricordi però non gli ridanno affatto coraggio né lo spingono a terminare l'impresa cominciata, anzi gli inducono nell'animo una specie di oscuro terrore, una sorta di pentimento di cui si rammarica e prova grande vergogna. È tentato dall'idea di liberare Lucia e di vedere il suo volto rasserenato. Passa in rassegna tutte le malefatte degli anni precedenti, a pensare a tutti i delitti commessi, pensiero che gli sembra insopportabile e che gli si presenta in tutta la sua mostruosità, portandolo in breve alla disperazione. Afferra una pistola dalla parete accanto al
fondo della valle e formata da uomini, donne, fanciulli che aumentano via via di numero e procedono allegramente verso una destinazione sconosciuta al bandito.
Temi: l'innominato quest'ultimo matura il ravvedimento che porterà alla sua conversione e alla successiva liberazione della giovane, d'altro canto Lucia pronuncia il voto di verginità che in seguito costituirà un grave ostacolo al suo ricongiungimento a Renzo e che verrà sciolto da padre Cristoforo solo nel cap. 36. Il momento saliente del capitolo è ovviamente la duplice notte angosciosa vissuta da Lucia e dall'innominato, che avendo cause diverse si chiude anche in modo opposto: la ragazza trova conforto nel voto pronunciato alla Vergine e riesce alla fine a prendere sonno, invece il bandito è oppresso dalla coscienza dei crimini compiuti ed è in preda alla più tetra disperazione, sfiorando l'idea del suicidio (forse c'è una vita oltre la morte).
E un giudizio divino). Ancora una volta la notte viene presentata come momento di inquietudine e incertezza per un personaggio. La notte tragica dell'innominato è una delle pagine più famose del romanzo, un raro esempio di finezza psicologica e verosimiglianza nel descrivere il rovello interiore che non dà pace al bandito e lo porta alla disperazione. La frase "tu non dormirai", che l'innominato crede di sentirsi rivolgere dall'immagine di Lucia tremante all'inizio della sua notte angosciosa, si ispira al Macbeth di W. Shakespeare, in cui il protagonista dopo aver assassinato re Duncan crede di sentire una voce che gli dice "Sleep no more!" (non dormirai più). Il voto di verginità abile espediente narrativo, anche se l'impegno non è valido in quanto dettato dalla coercizione e dalla paura, condotta di Lucia è a dir poco avventata e indice di un profondo egoismo che la porta, pur di salvarsi,
È sacrificar il suo amore per Renzo, anche se forse questo giudizio è eccessivamente severo: non va dimenticato, infatti, che la giovane è prigioniera di un bandito che l'ha fatta rapire dai suoi sgherri e che la prospettiva di essere consegnata a don Rodrigo la riempie di terrore, pudica e timorosa all'eccesso che arrossisce al solo sentir parlare di temi amorosi, povera contadina analfabeta, che vive una religiosità popolare fatta di antiche credenze e superstizioni in cui il voto.
Capitolo 34 - Renzo entra a Milano, Peste
Renzo sa che in teoria nessuno potrebbe entrare a Milano senza certificato di sanità, anche se in realtà tale prescrizione non è eseguita alla lettera data la noncuranza e l'impotenza delle autorità. Il tempo è brutto e il cielo grigio e tetro, l'aria pesante che non promette pioggia e la campagna tutt'intorno appare desolato. Il passante: si spaventa, fa un passo indietro e minaccia Renzo con
un bastone appuntito,gridandogli di allontanarsi subito. Il giovane non capisce il motivo di quel gesto ma se ne va. Il passantetorna a casa e racconta la sua disavventura, ovvero di avere incontrato un untore. La donnasequestrata in casa: si sente chiamare da una casa una donna con diversi figli, sono chiusi per ordinedel Tribunale di Sanità, poiché il marito è morto di peste e l'uscio è stato inchiodato, ma nessuno è venutoa portar loro da mangiare. Lamenta che i figli rischiano di morire di fame, al che Renzo, colpito, decide didonare loro i due pani che ha acquistato il giorno prima. Il giovane è soddisfatto dell'opera di misericordiacompiuta, che gli sembra una riparazione per non aver restituito i pani trovati in strada durante il primoviaggio a Milano, durante il tumulto. Continua a cercare la casa di don Ferrante e Lucia. I carri con gliappestati morti: corteo di monatti. Renzo osserva quel triste spettacolo e prega per i morti,
cercando di allontanare il pensiero che, forse, insieme a quei cadaveri potrebbe esserci anche il corpo di Lucia. Indicazioni da un prete: domanda della casa di don Ferrante e il prete non solo gli fornisce precise indicazioni, ringrazia e riferisce al sacerdote della povera donna sequestrata in casa. I monatti e la madre di Cecilia: nella squallida città spettrale, sono all'opera per caricare i cadaveri che portano fuori dalle case, cerca di scansarli. Una donna ancor giovane, la cui bellezza è offuscata da un grande dolore e dai segni della peste, che procede a fatica ma non senza dignità verso uno dei carri. Essa porta in braccio una bambina di circa nove anni, morta. Uno squallido monatto le si avvicina per prendere il corpicino, ma la donna dice di voler essere lei a deporre la figlia sul carro e dà all'uomo una borsa con del denaro, chiedendo che la bambina venga seppellita così com'è, senza essere denudata. La donna dice addio.allafiglia chiamandola per nome (Cecilia) e poi dice ai monatti di andare, preannunciando che a sera verranno a prendere anche lei insieme all'altra figlia superstite: infatti rientra in casa e dopo pochi momenti si affaccia alla finestra, con in braccio un'altra bambina più piccola, ancora viva ma con i segni della malattia in volto. Lazzaretto e gli infermi: Renzo prega per l'anima della donna e delle figlie, quindi supera la commozione e riprende la strada cercando di ricordare l'itinerario per giungere alla casa di don Ferrante. A un tratto da un angolo di strada sente giungere un rumore insolito, un suono confuso di grida minacciose e lamenti mescolati a un pianto di donne e a voci di bambini: va avanti e, giunto all'incrocio, vede un gruppo di ammalati che viene condotto al lazzaretto, per cui si fa da parte per lasciarli passare. Alcuni appestati si ribellano invano ai monatti e gridano di voler morire a casa propria, altri camminano in silenzio e come.istupiditi; vi sono donne coi bambini in braccio, bambini spaventati dalle urla e che invocano la madre, forse rimasta a casa preda della peste e destinata a morire da sola, oppure dimentica persino dei figli a causa della malattia. Nella confusione non mancano esempi di sollecitudine, come padri e madri che confortano con buone parole i loro cari, e anche ragazzetti e fanciulle che guidano i fratellini più piccoli, raccomandando loro di essere ubbidienti e rassicurandoli circa il fatto che il luogo in cui andranno li accoglierà per farli guarire. Renzo sente una stretta al cuore, pensando che la casa di don Ferrante è vicina e che Lucia potrebbe anche essere tra quei malati; superato dalla triste processione, si rivolge a un monatto chiedendo un'indicazione, ma la risposta che riceve è solo un insulto. Il giovane vede poi in coda al convoglio un commissario dal viso più umano e gli rivolge la stessa domanda, al che l'uomo indica con un bastone la.direzione da cui proviene spiegandogli come arrivare a destinazione. Renzopreso x untore: alla casa di Ferrante risponde una donna dicendo che Lucia è al lazzaretto, ammalata di peste. Quando chiede info una donna grida all'untore e si raduna una folla che vuole aggredirlo e lui salta al volo sul carro dei monatti, uno di loro lo rassicura dicendogli che è come se fosse in chiesa, mentre un altro, per allontanare i popolani che ancora imprecano all'indirizzo di Renzo, afferra un lurido cencio di un cadavere e minaccia di scagliarlo verso di loro, credendolo davvero un untore e gli dicono che fa bene aspargere la peste e a sterminare la popolazione di Milano. Lazzaretto: ancor prima di entrare in quel luogo di sofferenza, si vede un'anticipazione delle miserie che deve contenere: ci sono gruppi di malati che entrano nel recinto, altri che siedono privi di forze sulle sponde del fossato che lo costeggia; altri appestati sono in preda al delirio, un ammalato canta.per andare a capo. Ecco un esempio di come potrebbe essere formattato il testo:
a squarciagola una allegra canzone contadinesca ditema amoroso, che stride in modo grottesco con lo squallore della scena.
C'è anche un forsennato che è saltato in groppa a un cavallo e lo sprona a forza di pugni, inseguito tra le bestemmie dai monatti che tentano inutilmente di f