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Attenzione alla storia

Questa attenzione alla storia, che d'altra parte è una costante in tutta la produzione di Manzoni, dalle odi alle tragedie? Perché dovere e compito morale dell'arte è riferire la verità del mondo e intervenire su di essa, non inventare mondi fantastici e creare illusorie bellezze e consolazioni. È solo la verità della storia, dunque, che può garantire l'autenticità dei valori, dei pensieri, delle vicende umane. E in questa direzione opera anche l'espediente del manoscritto autonomo da cui Manzoni avrebbe tratto la vicenda (anche questo "ereditato" principalmente da Walter Scott): si tratta di un elemento in più che conferisce autenticità ai fatti narrati. Nel modo in cui l'Autore presenta la storia, è evidente anche la sua posizione polemica nei confronti della concezione tradizionale che prevede solo la relazione dei grandi avvenimenti politici e militari, e l'attenzione esclusiva.

ai personaggi famosi, autorevoli, potenti. L'interesse di Manzoni è rivolto invece alla presenza, attiva o passiva, del popolo alle vicende pubbliche: dei grandi avvenimenti quali la guerra e la peste interessa individuare le responsabilità collettive a tutti i livelli, e le conseguenze anche e soprattutto sugli strati più deboli della popolazione. Inoltre, la vicenda raccontata dimostra che esistono sempre rapporti diretti fra gli accadimenti pubblici e le vite private dei più umili e sconosciuti popolani: una guerra fra stati ha dirette conseguenze, ad esempio, sulle condizioni di esilio dello sconosciuto operaio tessile Renzo Tramaglino. RIASSUNTO Il 7 novembre 1628 don Abbondio, curato d'un borgo montano sulle rive del lago di Como, rientra dalla passeggiata serale. Due bravi di don Rodrigo, signorotto delluogo, lo fermano e gli comandano di non celebrare il previsto matrimonio tra Lucia Mondella e Renzo Tramaglino. Don Rodrigo s'è invaghitodi Lucia e ha scommesso con il cugino conte Attilio che la fanciulla sarebbe stata sua. Don Abbondio, che è un uomo pauroso e servile, si dichiara pronto all'ubbidienza e, quando il mattino seguente Renzo si presenta a lui per le ultime formalità, oppone una serie di impedimenti. Il giovane, interrogata Perpetua, serva di don Abbondio, riesce a sapere la verità. Renzo comunica subito il fatto a Lucia e a sua madre Agnese. Quest'ultima consiglia a Renzo di rivolgersi all'avvocato Azzeccagarbugli, che al nome di don Rodrigo allontana il giovane. I due promessi tentano allora un matrimonio a sorpresa, ma il tentativo fallisce per la reazione di don Abbondio che sveglia l'intero paese. Nello stesso momento i bravi di don Rodrigo guidati dal Griso falliscono il rapimento di Lucia. Per salvarsi, i due giovani non resta che la fuga. Con l'aiuto di padre Cristoforo, il frate cappuccino confessore di Lucia, lasciano il paese, Lucia diretta a Monza e Renzo.aMilano. Da questo momento trascorreranno due anni prima che possano ritrovarsi. Raggiunto il convento di Monza, Lucia è affidata alle cure di Gertrude. Gertrude che è diventata monaca a forza, costretta dalla volontà paterna, ha da tempo una relazione con Egidio, un nobile legato all'Innominato, potente e malvagio signore. Quest'ultimo, con l'aiuto di Egidio e Gertrude, rapisce, per ordine di don Rodrigo, Lucia che viene condotta nel suo castello. Al cospetto di lei, della sua disperazione e dignità, alle sue parole che invocano anche la misericordia di Dio per lui, colpevole di orrendi misfatti, l'innomminato vive una notte di crisi profonda. Tutto gli appare insensato e la vita solo una rapida corsa verso la morte. Al mattino, informato dell'arrivo in paese del cardinale Federigo Borromeo, a festeggiare il quale dalle campagne e dai borghi vicini arrivava tanta gente, si recada lui. Spinto dalle parole affettuose del cardinale

L'Innominato piange, lo abbraccia e si sente pronto ad affrontare un radicale cambiamento di vita. L'uomo rinnovato dalla Grazia prevale in lui sull'uomo antico. Decide di aiutare Lucia. L'affida a donna Prassede, moglie del dotto don Ferrante. Renzo, che avrebbe dovuto trovare rifugio in un convento di cappuccini a Milano, giunto incittà è rimasto coinvolto nei tumulti di San Martino. Scambiato per uno dei capi della rivolta, mentre veniva condotto in carcere è stato salvato dall'intervento della folla. Sfuggito alla giustizia si è rifugiato a Bergamo dal cugino Bortolo e dietro suo suggerimento ha preso il nome di Antonio Rivolta. La guerra per la successione del ducato di Mantova strazia intanto l'Italia settentrionale coinvolta nella Guerra dei Trent'anni. La carestia e la peste, diffusa dall'esercito dei lanzichenecchi, cominciano a mietere vittime. Renzo, informato che Lucia è a Milano da donna Prassede, lascia Bergamo.

Arriva in città quando il contagio è al colmo. Scambiato per un untore si salva saltando su un carro di monatti che lo portano al Lazzareto. Qui ritrova padre Cristoforo, che si prodiga per i malati nonostante sia anch'egli vicino alla fine, don Rodrigo morente e finalmente Lucia. L'ultimo ostacolo alla felicità dei due giovani è il voto di castità pronunciato da Lucia nel terrore della prigionia al castello dell'Innominato. Padre Cristoforo scioglie la giovane dalla sua promessa, che per quanto nobile e sincera, era stata fatta in un momento di grande agitazione e senza tener conto che lei s'era già promessa a Renzo. Una pioggia purificatrice segna la fine dell'epidemia. Tornati al paese, Renzo e Lucia sono sposati da don Abbondio. Dopo il matrimonio si trasferiscono altrove. Li attendono le normali difficoltà della vita, che più maturi e consapevoli sapranno affrontare. VALORI Il valore più alto che ispira la vicenda,

Il principio assoluto che spiega il senso relativo della storia e della vita umana, è la fede: questa è la convinzione fondamentale alla base di tutta l'opera manzoniana. La fede in Dio è l'unica forza che può e sa contrapporsi alle violenze che segnano la vita sociale e i rapporti umani, ed è l'unica che sa consolare di fronte ai dolori e alle ingiustizie: una fede che opera attraverso le persone che la rappresentano (e per questo il ceto dei religiosi è presente quasi sempre con segno positivo nel racconto) e le persone che in essa confidano (l'esempio di Lucia è il più evidente), ma che interviene anche in modo trascendente, come diretta espressione della presenza divina nel mondo: non a caso l'episodio decisivo dal punto di vista della trama e sublime da quello morale è la conversione dell'Innominato. Per questo I Promessi Sposi, sono stati definiti anche il romanzo della Provvidenza: una provvidenza

che agisce in modo non sempre comprensibile all'uomo, ma che anche i momenti di maggior sconforto e sofferenza li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Naturalmente il romanzo presenta diversi modi di vivere la religione e ancora una volta sono proprio i due promessi sposi a offrire l'immagine dei due modelli prevalenti. Da una parte la religione istintiva e sicura di Lucia, che con semplice ma lucida onestà spirituale si affida alla Chiesa e ai suoi rappresentanti, rifuggendo da ogni ipocrisia e malizia e distinguendo con chiarezza il Bene dal Male. Dall'altra parte la fede popolare, concreta e a volta superficiale di Renzo, che si sovrappone e confonde con abitudini e superstizioni, e che scende spesso a patti con il tornaconto personale e con l'astuzia. Ma i testimoni più alti della religione, così come concepita da Manzoni, sono senza dubbio fra Cristorofo e il cardinale Federigo Borromeo. Essi interpretano lo spirito della religione in modo autentico e profondo, mettendo in pratica i valori di amore, giustizia e perdono.

La carità cristiana si manifesta come un servizio costante e concreto verso gli altri, in particolare verso gli umili, i poveri, i deboli. È una testimonianza pronta a fare ogni sacrificio e persino ad arrivare al martirio, come dichiarato e realizzato esplicitamente. In contrasto a queste figure, possiamo individuare Don Abbondio e la monaca di Monza, due religiosi che tradiscono il loro ruolo morale e sociale. Tuttavia, anche per loro c'è una disposizione positiva da parte dell'Autore che in parte riscatta la loro immagine.

Dalla visione della storia e dalla fede emerge l'attenzione centrale dedicata dall'Autore al popolo: il popolo come protagonista della storia e come destinatario principale della solidarietà e della carità cristiana. Per questo motivo, il romanzo di Manzoni è definito anche il romanzo degli umili.

Il primo elemento che va in questa direzione è la scelta stessa di due popolani come protagonisti della vicenda:

Una scelta innovativa e "rivoluzionaria" nella tradizione letteraria italiana, dove i personaggi delle classi sociali più basse erano per lo più assenti, o trattati in chiave minore e comico-parodistica. Qui invece al popolo, e alla sua contrapposizione con i ceti del potere, è affidato un ruolo decisivo e attivo: i pensieri, le azioni, i comportamenti delle persone umili sono costantemente al centro dell'attenzione, con dignità pari e spesso superiore a quella dei signori. A loro è affidata l'individuazione dei significati sociali e psicologici della vita umana, con una grande varietà di situazioni e giudizi. Si riflettono in questa impostazione narrativa tanto lo spirito democratico del cattolicesimo di Manzoni, quanto la sua concezione morale di una fede che è innanzitutto concreta, attiva carità verso i deboli.

LO STILE

La soluzione linguistica scelta da Manzoni per l'edizione definitiva si integra efficacemente

con lo stile medio, alieno da ogni effusione lirica o tentazione enfatica, che caratterizza l'intero romanzo. I Promessi Sposi sono considerati la prima grande opera popolare della tradizione italiana: scritti per un pubblico vasto, composti in una lingua comune e viva ma artisticamente affinata, dedicati alle vicende della storia italiana, capaci di rappresentare un'intera società, essi furono considerati non solo un modello linguistico, ma l'opera letteraria che è riuscita a rappresentare l'unità culturale italiana.

LA NARRAZIONE

Ne I Promessi Sposi, la materia romanzesca è continuamente sottoposta allo scandaglio sottile del narratore, che esprime il proprio giudizio sugli eventi. Il realismo del romanzo, vivo nella storicità della materia e nel dettaglio concreto della narrazione, si integra continuamente con un'intenzione riflessiva. Prevalentemente il narratore onnisciente, che spiega e chiarisce, cioè, i diversi avvenimenti,

Scruta l'interiorità dei personaggi finendo con l'esprime

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
7 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dodicielode di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Baldi Giuseppe.