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ENEA

Ha empatia con l’avversario, non solo con il diverso da se.

È un eroe epico-empatico.

L’immagine tradizionale di Enea col padre sulle spalle è diventata l’immagine di

Enea (devozione filiale). È forte e poi triste. La pietas di Enea ha anticipato la

misericordia cristiana. È un personaggio moderno perché empatico. La pietas è lo

stigma di Enea. Viene chiamato pater perché figlio di Anchise, per la devozione che

prova per lui, non perché padre di Ascanio a cui gli rivolge la parola solo una volta.

La pietas non è un connotato moderno ma è un immaginario tipico del cittadino

romano. La pietas non è invenzione virgiliana, è già sua. Enea soffre col nemico, la

pietas distanzia da noi Enea. È simile ad Andromaca perché il destino tragico di

morire non è avvenuto, è malinconico, sa che sarebbe dovuto morire, prova disonore

nell’essere sopravvissuto.

V. 170: Enea appare per la prima volta controllando chi si è perso e chi si è salvato

(preoccupazione virgiliana, in omero se ne fregano. Tipo di guida fondato

sull’accudimento empatico. Ciò non ha precedenti). Poi si rivolge ai compagni per

consolarsi, in questo discorso Enea è triste, prova un grande dolore.

V.210-241: Enea non può mostrare la sua malinconia e dolore. Rifermento culturale

al verso 210 che ci informa che i troiani mangiano la carne cotta, non più cruda.

Qui vi è la ricreazione di un simposio e ciò è anche ripreso da Orazio.

V.279: Giove dice che darà un impero senza fine ai troiani. Le fatiche avranno fine

ma l’impero no.

V.279-359: Il personaggio epico non dorme tranquillo. Venere gli appare come

cacciatrice, è un incontro strano perché di solito si incontra il padre per caso, non la

madre. Enea chiede di far alleviare il loro dolore (capisce che non è umana, ma non

che sia la madre). Gli da le coordinate geografiche per giungere in Italia.

V. 360-417: Venere teme che Didone possa diventare una nemica e trama una storia

d’amore tra i due. Didone è un Enea che si è portata avanti con il lavoro.

Quando Enea riconosce la madre la rimprovera , è una delle poche volte che Enea fa

qualcosa di inutile.

l’amore paterno passa attraverso la mente, non il cuore. Enea ha un cuore

V. 643-652:

torbido, il contrario del pius, ha poca sensibilità perché non ha consapevolezza del

modo femminile dato che è cresciuto in una famiglia maschile.

LIBRO II

Ettore gli appare com’era

V.268-299: quando Achille ne trascinò il corpo a terra dopo

È l’Ettore sconfitto, non trionfante. E’

averlo ucciso. un sogno di presagio

in cui Ettore gli dice che la città sta bruciando (Troia è caduta dal punto più alto della

sua fortuna: le mura, che sono prese dai greci). Troia non perde la guerra, è

conquistata con l’inganno perché il destino ha voluto così.

Due sono le cose importanti dette da Ettore:

1) informa Enea che la città è in fiamme

2) gli raccomanda le cose sacre ed i Penati

L’ordine di ricostruire gli eventi sono della

V.558: cosa più importante alla meno

importante.

V.563: la i di Iulio va considerata consonante

Respicio: è il verbo di Orfeo, il gesto che non avrebbe mai dovuto fare.

I versi in corsivo sono l’episodio di Elena del II^ libro dove Enea la incontra e ha

l’impulso di ucciderla, gli subentra la vendetta di vendicare la patria che sta cadendo.

L’affiancamento rimanda all’età augustea. Ma

Elena/Cleopatra Venere appare (a lei

non importa di Anchise, Ascanio, Creusa ma solo di Enea) e lo richiama ai suoi

doveri di maschio cittadino. Dice che Paride ed Elena non hanno colpe ma la colpa è

il disegno del fato contro Troia. Enea sa che non può combattere perché la caduta è

è la cura della famiglia, dalla’altro cerca

voluta dal fato, è un eroe misto (da un lato vi

il combattimento). presenti nell’Eneide

V.624-712: vi è una delle poche similitudini l’idea di Anchise

Enea ritorna nella battaglia e vorrebbe combattere. Sta confutando

che crede che ci sarà un nemico pietoso ma Enea gli dice che arriverà qualcuno che li

ucciderà tutti.

Creusa qui parla come Andromaca, gli chiede a chi lascerà Ascanio, Anchise e lei,

ma il verbo è tutto su di lei. Tenta di impietosirlo usando il lessico amoroso. Ricorda

la scena in cui, nell’Iliade, Ettore saluta il figlio e la moglie. Enea eredita dei caratteri

di Ettore , nonostante sia se un viaggiatore non ricalca Ulisse, ma rispetto ad Ettore

non ha questa apertura verso il privato ( lui non si toglie mai la corazza nei confronti

del figlio e solo una volta gli parlerà), Ettore riesce a essere sia padre che figlio. Poi

Enea si convince a non andare a combattere grazie ad un prodigio, un intervento

divino, che predige il futuro glorioso di Ascanio. Enea non solleva il figlio e non gli

parla come fa Ettore perché è passivo, è come Ettore ma Virgilio gli toglie qualcosa,

un lampo di di umanità. Appare una cometa che indica loro la strada. Dopo questo

Anchise si convince ad andare. che racchiude l’atmosfera onirica. Mentre

V.730-804: Ritorna molto il verbo videor

fuggono si sente il rumore di passi ed Enea inizia a correre temendo che siano i greci,

Anchise guida il gruppo. Forse c’è una divinità

poi si accorge di aver perso Creusa.

nemica che gli fa perdere il senno e lo fa correre ( per questo perde la moglie). Non si

sa cosa accadde a Creusa: o si è persa o è stata uccisa da un greco. Enea è una specie

di anti Orfeo (1^ PARAGONE) perché non si volta per vedere se Creusa lo segue e

non si preoccupa. Enea non si gira per eccesso di responsabilità, lui è prima figlio e

padre, essere marito di Creusa conta pochissimo. 2^ PARAGONE : Creusa è come

Alcesti che si sacrifica per il marito.

Enea accusa sia gli uomini che gli dei per la scomparsa di Creusa, che è la cosa

peggiore.

Dopo essersi accorto che la moglie è scomparsa Enea ritorna in città, da solo,

ripetendo i pericoli e non ha paura. Ripercorre le sue tracce. Prima era spaventato, ora

vede Troia con orrore, ha il dubbio che non la ritroverà. La casa è presa e bruciata dai

greci. Ha una visione tragica di Troia, ha la percezione della sconfitta che prima non

aveva perché quando esce dalla città non vede quasi niente, ora, essendo solo, vede

quell’orrore, sembrano scene delle tragedie di Euripide. È descritto Enea che ripete

la parola, ma la parola non è ripetuta nel testo. Gli appare Creusa come fantasma che

gli dice quale sarà il suo futuro e che lei non ne farà parte. Poi scompare. Tre volte

Non si sa se Enea se ne fa

Enea prova ad abbracciarla. È un sogno, un’apparizione.

una ragione, è molto sfuggente per ciò che lo riguarda. Non dice come si sente per la

scomparsa di Creusa ( lei è presentata come una sacrificata). Ad Enea resta un

miserabile vulnus della superbia troia.

I Dispersi, libro di Piontek degli anni 50, ricorda Virgilio. Vi è un soldato con sulle

spalle il vecchio padre ed è simbolo di un popolo che si riunisce. Negli anni 50 Enea

conosce una grande fortuna, molti autori si ispirano a lui, perché il viaggio di Enea

bene l’Italia post bellica. Dopo anni di critica al personaggio di Enea perché

descrive

poco colludente, freddo, non passionale .

Giorgio Carponi scrisse tre componimenti al Passaggio di Enea (Didascalia, Epilogo,

Versi). Dopo aver visto una statua di Enea col padre e il figlio, per lui divenne

simbolo della resistenza di un intero popolo, un eroe nazionale (l’Italia a differenza di

altri paesi non ha un eroe nazionale). Il motivo per cui lui si identifica con Enea è

perché la moglie, morta, si identifica con Creusa.

Enea è uno sconfitto perché Troia è caduta, Enea è Palinuro, il sogno della nuova

patria che non si è mai realizzato. LIBRO III

Si parla della caduta di Troia come di un evento avvenuto per volere degli dei ( i

troiani non sono stati sconfitti ma ingannati. Inoltre Virgilio non può far derivare

Roma da una città sconfitta).

Fumat: forma sincopata del perfetto fumavit (secondo alcuni), è un caso di ossitonia,

l’incendio fu così

cioè dobbiamo leggere fumàt. Troia fuma ancora, in quanto forte

che il ricordo è ancora vivido nonostante siano passati alcuni anni.

Il concetto che troia sia caduto viene ripetuto 3 volte.

Vi sono due stati d’animo: Anchise, che dà ordini per la partenza, è come se non

conoscesse il dolore della partenza in quanto non ha futuro, quidni è come se non

partisse davvero. Invece, il figlio Enea soffre, viene trascinato in mare e ciò dimostra

poca volontà. In lui non c’è nessuna energia per la partenza, diversamente da

ama l’avventura.

Odisseo. La sua partenza è triste, cupa. Lui non

V.10: nella temporale vi è il presente perché è un cum inverso che viola la consecutio

temporum, mostra un capovolgimento dell’azione.

V. 11: Epifrasi: aggiunta di una parte di significato ad una frase che era già conclusa.

V.13: Inizia la descrizione della Tracia, regnata da Licurgo con cui i troiani avevano

un rapporto/vincolo di ospitalità.

(“sono portato qui”):

V.15: Feror huc è come se Enea non avesse guidato la

navigazione.

Curvo litore: per un poeta la spiaggia è sempre curva. È un epiteto esornativo, non

aggiunge significati.

prolessi di ciò che verrà dopo, cioè l’episodio

Fatis iniquis: di Polidoro.

Poliptoto: stessa parola che appare in due flessioni diverse.

–eo –itus.

VV. 19-57: I verbi in sono verbi di stato che generano aggettivi in

Antitesi: quanto è celeste quel mondo più sarà infernale l’impresa da affrontare

(l’incontro con Polidoro).

Iperbato: separazione tre aggettivo e participio.

Horreo: che sta in piedi, quando si rizzano i piedi.

Horrida: è femminile perché tutti i nomi di piante sono femminili. Visione

spaventosa del cespuglio, versione ostile della natura.

V.24: Convellere è composto da cum, che in composizione con i verbi indica un

movimento rapido, nervoso, indica l’immediatezza.

non è il sangue ma tutto ciò che c’è nel corpo.

Sangune:

Passo influenzato dal Prodigio Religioso.

L’uso dell’infinito invece del congiuntivo è un poetismo per maggiorare la

maneggevolezza dei costrutti. –es

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Publisher
A.A. 2016-2017
13 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lisag1996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Perrelli Raffaele.