Dopo la vittoria di Terracina, deducono una colonia latina a Lucera, al confine tra Daunia e Sannio,
completando l’acccerchiamento dei Sanniti intrapreso attraverso le alleanze con Marse, Frentane, Peligni.
Altre colonie latine sono dedotte nel 313 a Satucula e Sinuessa, a Interamna nel 312 e a Ponza nel 311
Nel 305 la presa di Bovianum chiude il conflitto. L’anno successivo si stipula una pace che rappresenta il
fallimento del tentativo sannita di ridimensionamento della presenza romana nel basso Lazio ed in Campania.
Nel 328 esplose il secondo conflitto sannitico, che venne determinato dai romani con la fondazione della
colonia latina di Fregelle al di là del fiume Liri, cioè in zona di egemonia sannitica. Dopo le vittorie del 322 sia
sui Sanniti che sugli Apuli. Le legioni romane, condotte dai consoli Veturio Calvino e Spurio Postumo, furono
circondate e costrette ad una resa umiliante nella gola tra Santa Maria a Vico e Arpaia, le Furculae Caudine.
Per un quinquennio la guerra venne sospesa con l’affermazione del dominio sannitico su quelle regioni.
Quando la guerra riprese, i Sanniti riuscirono ad allargare il fronte delle proprie alleanze. Nel 305 a.C. avvenne
la sconfitta dei Sanniti, con la riconquista del centro storico di Boviano, successiva ad una battaglia campane
decisiva in una località denominata Tifernum (Faicchio).
Fu caratterizzata da più insuccessi militari per i Romani. Ebbe come episodi culminati la guerra di Roma a
Neapolis e l’assedio e la resa dell’esercito romano alle Forche Caudine
Significativa la costruzione nel 312, ad opera del censore Appio Claudio, della Via Appia che, collegando
Roma a Capua, permetteva spostamenti di truppe, mentre nel 306 fu realizzata la Via Valeria
Terza guerra Sannitica (298-290)
I primi anni della guerra sono documentati dall’iscrizione funebre di Scipione Barbato
Lo scontro decisivo ha luogo a Nord di Roma: dopo una prima sconfitta subita a Camerino, i Romani vincono a
Sentino nel 295; l’anno successivo (294) si arrendono gli Etruschi e nel 293 i Sanniti sono sconfitti ad
Aquilonia
Le ultime resistenze sono annientate nel 290 da M.Curio Dentato: i Senoni sono obbligati a cedere la parte
meridionale del loro territorio; Sabini, Pretuzzi e due città sono annesse a Roma
I Sanniti sono costretti a cedere una porzione del loro territorio al confine della Daunia, ove è dedotta la
colonia latina di Venusia nel 291; un’altra colonia latina è dedotta sulla costa adriatica, Hatria, nel 289.
Nel 299 a.C. i Sanniti tentarono un’ultima riscossa, dopo aver soldato in alleanza una serie di popolazioni
italiche. Mentre i romani erano impegnati al nord a combattere contro i Galli Senoni, gli alleati assalirono i
Lucani, che avevano stretto un’alleanza a Roma. Il fronte della guerra si estese dalla Puglia alla Toscana e nel
295 gli alleati riuscirono a sconfiggere le legioni romane a Camerino. Ma poi a Sentino vennero sconfitti,
anche per il tradimento di tre abitanti di Chiusi che svelarono i piani della coalizione sannitica.
Pirro in Italia
Si afferma la figura di Agatocle di Siracusa
289: Agatocle muore; il suo impero si sfalda. I Mamertini occupano Messana. Taranto avoca a sé il compito di
difendere le altre città greche dalla minaccia italica
Thurii nel 285 chiede aiuto a Roma, che invia nella città magnogreca una sua guarnigione.
L’intervento a sostegno di Thurii viola un trattato stipulato nel 302 con Taranto, che fissava la frontiera tra la
sfera d’influenza romana e quella tarantina a Capo Licinio, a sud di Crotone.
282: dopo che i romani avevano sconfitto una coalizione composta da Sanniti, Lucani e Bruzi, altre colonie
greche chiedono aiuto a Roma
282: Taranto attacca una squadra navale romana, che attraversa il golfo tarantino, e poi Thurii, cacciando la
guarnigione romana e gli aristocratici turini favorevoli a Roma; si allea con gli italici e chiede aiuto al sovrano di
Epiro, Pirro. 3
Il conflitto vide due pesanti sconfitte romane, ad Eraclea (280) e Ascoli Satriano (279); Crotone e Locri
passano dalla parte di Taranto.
Pirro avvia trattative di Pace di pace con Roma per chiudere il conflitto. Emergono due differenti orientamenti:
- Una tendenza a regolare l’egemonia sull’Italia meridionale
- Una tendenza più espansiva
278: Pirro passa in Sicilia, invitato dalle città siceliote, per combattere i Cartaginesi
275: passa nuovamente in Italia; è sconfitto a Benevento da Curio Dentato
273: torna in patria lasciando parte del suo esercito a Taranto
272: Taranto si arrende, ottenendo buone condizioni di pace:
- Conserva l’autonomia, il diritto di battere moneta
- Fornisce contingenti navali
Le ultime operazioni si svolgono nella Puglia meridionale: nel 267 Attilio Regolo occupa Brundisium
Effetti della vittoria su Pirro per Roma:
- Rafforza la sua presenza nell’Italia meridionale
- Ha notevoli ricadute sul piano internazionale
Roma dovette misurarsi con una potenza straniera extra-italica, quella della monarchia ellenistica dell’Epiro,
retta dal re Pirro. Il progetto di Pirro era di inserirsi nelle contraddizioni delle città greche della Magna Grecia
per assumere un’egemonia greca in quell’area, contrastare i Romani e confrontarsi poi con i Cartaginesi.
La sua ambizione sarà sostenuta da quasi tutte le monarchie ellenistiche, e tutti i greci lo accoglieranno come
il liberatore della grecità dal pericolo romano in Magna Grecia.
Il pretesto si presentò quando, nell’autunno del 282 a.C., 10 navi da guerra romane penetrarono nel golfo di
Taranto, malgrado un precedente trattato tra le due città che impediva simili sconfinamenti. Il popolo di Taranto
assaltò le navi romani. I Romani riuscirono a mettere in campo un esercito di 30.000 uomini che si scontrarono
nel 280 con le forze inferiori di Pirro ad Eraclea, a Nord del fiume Siris. Dopo un inizio vittorioso, le forze
romane, terrorizzate dall’assalto degli elefanti, furono messe in fuga. Dopo Eraclea, una serie di città greche
della Magna Grecia e i popoli italici centro meridionali si schierarono dalla parte di Pirro. Ma Pirro tentò di
raggiungere un accordo con Roma.
Qui l’azione politica di Appio Claudio Cieco spinse verso la rottura delle trattative di pace e la ripresa della
guerra. La battaglia si svolge nel 279 a.C. presso Ausculum (Ascoli Satriano, Foggia). Nello stesso anno
giunse un’ambasceria di Siracusa per offrire al re la guida della guerra, contro la presenza di Cartagine in
Sicilia. L’ambizione di costituire un regno greco nella ricca Sicilia sedusse Pirro.
Ma i Cartaginesi resistettero fino a quando Pirro fu costretto a ritornare in Italia per portare aiuto ai suoi alleati
sanniti. Nel 275 a.C le legioni comandate dal console M.Curio Dentato travolsero la falange epirota. Tre anni
dopo Pirro morirà colpito da una tegola da una donna di Argo
Prima guerra Punica (264-242)
262: i Romani assediano ed espugnano Agrigento. Questo è un passaggio importante, poiché è questo il
momento in cui si dispiega pienamente l’imperialismo romano.
Filino attribuisce la responsabilità ai romani: sarebbero venuti meno alle clausole del trattato del 278 che
delimitava all’Italia la loro sfera d’influenza.
Polibio polemizza: la clausola non sarebbe mai esistita
260: i Romani ottengono la prima vittoria navale sulla flotta Cartaginese (G.Duilio a Milazzo); il console
Scipione viene catturato a Lipari
259: L.Cornelio Scipione attacca i Cartaginesi
256: Attilio Regolo sconfigge la flotta cartaginese all’Ecnomo
255: Attilio Regolo sbarca in Africa e viene sconfitto.
254: Roma conquista Panormo 4
253: la flotta romana
(150 navi) affonda a
Capo Palinuro per una
tempesta
250: nuova vittoria a
Panormo e assedio a
Lilibeo
249: flotta romana
sconfitta a Trapani e le
navi superstiti
affondano per una
tempesta a Calmarina
244: Amilcare Barca
conquista Erice
241: Lutazio Catulo
sconfigge Annone alle
Egadi
Il disagio prodotto a Roma dal protrarsi del conflitto è dimostrato dall’elezione al consolato di uno scriba,
M.Claudio Glizia, che rese necessaria la nomina di Atilio Calatino come dittatore
Condizioni di pace:
- Abbandono della Sicilia
- Pagamento di una indennità di guerra di 3.200 talenti (=83 tonnellate d’argento)
I comizi, che nel 264 avevano accettato con difficoltà la proposta di intervenire al fianco dei Mamertini, si
rifiutarono di ratificare le condizioni poste da Lutazio Catulo
- Abbandono della Sicilia
- Restituzione dei prigionieri
- Pagamento di una indennità ventennale
E oltre a chiedere condizioni più gravose
- Abbandono delle isole minori
- Aumento dell’indennità
Chiesero l’invio di una commissione di dieci senatori per affiancare Lutazio Catulo nelle trattative
All’inizio del III secolo Roma cominciò a penetrare in Sicilia. Dopo il fallimento della spedizione di Pirro contro
Roma e Cartagine, la città di Messana venne occupata da truppe di mercenari campani, detti mamertini
perché seguaci di Mamers, cioè di Marte, il dio della guerra. Sconfitti nel 270 da Gerone II, re di Siracusa, i
Mamertini chiesero aiuto prima a Cartagine poi ai Romani. Così esplose la guerra: la giustificazione fu che non
si poteva tradire la fides promessa ai Mamertini contro i Siracusani che si stavano alleando contro Cartagine.
Roma si vide impegnata a costruire una flotta da guerra con cui frontegiare l’esperta flotta punica: le battaglie
navali poco potevano concedere alla manovra e si trasformavano in battaglie di fanti sul ponte delle navi (i
Romani inventarono i corvi muniti di arpioni con cui agganciare le navi avversarie per dare inizio ad una sorta
di battaglia di fanteria sul mare). Appio Claudio sbaragliò i Siracusani e i Cartaginesi sui campi di Messina, e
ottenne il successo politico della defezione del re Gerone di Siracusa dall’alleanza con i Punici.
Nel 260 i Romani vinsero a Capo Milazzo sotto la guida di Gaio Duilio e attaccarono i Cartaginesi in Sardegna
e in Corsica. Nel 256 il generale Attilio Regolo vinse due battaglie navali in Africa, ma sul continente le sue due
legioni vennero distrutte.
Nel 241 Cartagine fu costretta a capitolare, a restituire i prigionieri di guerra, a evacuare la Sicilia.
Scoppiò a Cartagine una violenta rivolta di mercenari. I Romani aiutarono gli antichi nemici a debellare i
rivoltosi in terra d’Africa, ma approfittarono dell’occasione per impedirne il ritorno in Sardegna.
Sicilia, Sardegna e Corsica furono le prime province romane (territori extraitalici) conquistati
Le guerre illiriche
283: gli Illiri, sotto il governo della regina Teuta, minacciano le coste italiane
229: Roma attacca e sconfigge gli Illiri, costretti a smettere ogni azione piratica e ad abbandonare l’Atintania. A
Pharos il governo è affidato a Demetrio 5
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