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CAPITOLO II
Le guerre romano-liguri
II.1 Le prime vicende belliche e il Bellum Apuanum (238-180 a.C.)
L’inizio degli scontri tra Romani e Liguri secondo l’ipotesi di Tito Livio si colloca nel
238 a. C. data in cui il console romano Tiberio Sempronio Gracco li sconfisse per la
prima volta: “Adversus Liguras tunc primum exercitus promotus est ”.
108
Questa notizia, posta all’interno dell’opera nel periodo di tempo compreso tra la
deduzione della colonia di Spoleto (241 a. C.) e la ribellione dei Sardi e Corsi, è
109
confermata indirettamente da Zonara , che indica come proprio nel 238 a. C. fosse
avvenuto uno scontro con alcuni Liguri, sui quali il console Publio Cornelio Lentulo
110
celebrò il proprio trionfo due anni dopo . Secondo la testimonianza che si ricava
dall’Epitome di Floro, l’inizio delle guerre romano liguri
invece andrebbe collocato
qualche anno più tardi, ovvero nel 235 a. C., quando per la seconda volta nella storia di
111
Roma venne chiusa la porta del tempio di Giano , in effetti riaperta poco dopo a
causa delle rivolte scoppiate presso i Galli Insubri, gli Illiri e gli stessi Liguri.
Al di là delle discordanze cronologiche, questa prima fase di guerra ebbe termine
attorno al 230 a. C. e vide i Romani respingere momentaneamente la minaccia ligure,
destinata tuttavia a ripresentarsi presto.
L’arrivo allo scontro vero e proprio fu comunque piuttosto graduale e fu preceduto
da periodi in cui Romani e Liguri furono probabilmente alleati. A favore di questa
108 Cfr. Liv. Per., 20.
109 La notizia trova conferma in Zonar. VIII, 18, 2.
110 Cfr. Zonar. VIII, 18, 7.
I, 19, 1: …Peracto
111 Cfr. Flor. Punico bello secuta est brevis sane quasi ad recuperandum spiritum requies,
argumentumque paci set bona fide cessantium armo rum tum primum post Numa clausa porta Iani fuit; deinceps
statim ac sine mora patuit. 28
ipotesi si esprimeva all’inizio del secolo scorso già Solari, secondo cui tra il III e il IV
secolo a. C. i Romani avrebbero sfruttato la pericolosità dei Liguri per fiaccare la
“dovevano servire ai
resistenza degli Etruschi. Secondo la sua interpretazione i Liguri
Romani come mezzo per soggiogare quelle popolazioni della parte settentrionale della
”, ovvero gli stessi Etruschi e i
112
penisola che più delle altre si opponevano Galli.
Questa lettura acquista maggiore spessore se osserviamo che Livio, parlando della
deduzione della colonia romana di Lunae, avvenuta in epoca successiva, definisce il
territorio lunense come luogo sottratto dai Liguri agli Etruschi dopo la sconfitta patita
113
da questi ultimi nella battaglia di Sentino contro i Romani (296 a. C.). Da fonti
come Strabone ricaviamo inoltre che i rapporti tra Etruschi e Liguri non furono
114
amichevoli , specie con gli Apuani, con i quali i primi ebbero da subito motivi di
attrito per il dominio della frontiera lungo il fiume Magra. Tutto ciò giocò
indirettamente a favore degli interessi espansionistici di Roma che mirava al dominio
dell’Italia settentrionale.
La prima parte delle guerre che intercorsero tra Romani e Liguri videro questi ultimi
intrattenere rapporti stretti con la componente celtica del nord Italia, assieme alla quale
intrapresero un’offensiva nel territorio italico che lì portò, unitamente ai Galli Boi e
Insubri, a soli tre giorni di marcia da Roma e spinsero i Romani a condurre una
115
campagna di sottomissione di tali popolazioni nel 223 a. C. .
Con il definitivo annientamento del comune nemico etrusco, nel periodo successivo
dall’aumento graduale del volume degli
si aprì una fase caratterizzata scontri tra
112 Cfr. A. Solari, Delle guerre dei Romani coi Liguri per la conquista del territorio lunense-pisano, in Studi
storici per l’antichità classica, Vol. I, Pisa 1908, pp. 58-84, spec. pp. 68-69.
113 Cfr. Liv. XLI 13, 4: De Liguribus captus ager erat; Etruscorum ante quam Ligurum fuerat.
114 Cfr. Strab. V, 223.
115 Cfr. M. G. Angeli Bertinelli, Da Liguri a Romani, in Storia della Liguria, a cura di G. Assereto e M. Doria,
Bari 2007, pp. 5-23, spec. p. 10. 29
Romani e Liguri. Tralasciando le prime avvisaglie di guerra che, sebbene celebrate dai
rendere l’area
Romani come vittorie, ottennero soprattutto di meno stabile,
l’avanzamento romano in Liguria conobbe risultati significativi solo al tempo della II
guerra punica, in particolare fra il 218 e il 201 a. C.. Livio contestualizza la sua
narrazione degli avvenimenti in questa regione proprio durante lo svolgimento della
spedizione dei Barcidi in Italia che - come noto - vide protagonista Annibale,
promotore di una politica aggressiva in direzione antiromana, culminata con la
conquista della colonia di Sagunto (219 a. C.). Responsabile già della violazione del
trattato dell’Ebro del 226 a. un’impresa tanto ardua quanto efficace,
C., egli compì
ovvero l’attraversamento delle Alpi con cinquantamila uomini in direzione di Roma,
ottenendo poi la vittoria a Canne (216 a.C.) dove i Romani subirono una delle sconfitte
più pesanti della loro storia.
In questo contesto storico Livio colloca i Liguri fra i primi alleati del nemico
presenti come mercenari nell’esercito di Annibale che preparava la
cartaginese, massiccia nell’armata al
116
spedizione in Italia (218 a. C.) e in maniera ancora più 117
comando di Asdrubale che valicò le Alpi per la seconda volta e venne sconfitto dai
Romani nella battaglia del Metauro (207 a.C.). Il racconto dello storico lascia
intendere che in seguito, sotto il comando di Magone, ago della bilancia in Liguria, i
Cartaginesi, favorendo a volte una tribù a volte un'altra, trovarono fertile terreno per
l’urbe.
promuovere rivolte e sedizioni contro Significativo è il caso avvenuto nel 205
a. C. quando il cugino di Annibale scelse la Liguria come terra di sbarco in Italia; una
volta arrivato, strinse alleanza con la grande tribù degli Ingauni attaccando in loro vece
116 Cfr. Liv. XXI, 22, 2: Hasdrubal fratri, viro impigro, eam provinciam destinat firmatque eum Africis maxime
praesiidiis, peditum Afrorum undecim milibus octigentis quinquaginta, Liguribus trecentis, Baliaribus
(quingentis).
117 Cfr. Liv. XXVII, 39, 2: Octo milia Ligurum conscripta armataque coniunctura se transgresso in Italiam esse
nisi mitteretur in Ligures qui eos bello occuparet. 30 118
i Liguri Montani e, dopo aver messo a ferro e fuoco Genua che era da tempo civitas
, decise di stazionare nell’area
119
foederata dei Romani per reclutare uomini e tenere la
propria flotta alla fonda. In questi luoghi Magone si adoperò per creare sedizioni,
cercando a tal fine alleanze anche con i Galli, i quali mal digerivano le pretese
120
espansionistiche di Roma. Riunendo una grande assemblea gallo-ligure , il
cartaginese organizzò la rivolta, mentre le popolazioni galliche fornivano il
vettovagliamento all’esercito di Magone, i Liguri dilazionarono le operazioni
chiedendo due mesi di tempo per compiere una leva militare. L’obiettivo della potenza
chiaro: l’esercito che Magone stava reclutando tra gli insorti, rimpinguato
africana era
dagli aiuti provenienti dalla madrepatria, avrebbe dovuto unirsi con Annibale,
121
stanziato tra Crotone e Locri, per dare il colpo di grazia a Roma . Il disegno
cartaginese non ebbe comunque applicazione pratica; mentre a sud le legioni romane
tennero impegnato il fratello, a nord Magone dovette affrontare da solo un esercito
romano al comando di Gaio Servilio e Marco Cornelio Cetego, che lo sconfisse nel
203 a.C. nella Gallia Cisalpina. Gravemente ferito, egli rientrò in Liguria presso gli
Ingauni; richiamato in patria a causa della mutata situazione bellica morì nel corso del
122
rientro in nave .
Una volta partito il nemico africano, l’arco ligure poté essere riorganizzato e
pacificato dai Romani che avevano la necessità di garantirsi una certa sicurezza sul
118 Cfr. Liv. XXVIII, 46, 8: Genuamque nullis praesidiis maritimam oram tutantibus repentino adventu cepit.
l’esistenza di un trattato di alleanza tra
119 Si veda M. G. Angeli Bertinelli, cit., p. 11 che ipotizza Genua e Roma
anteriore al 218 a.C.
120 Cfr. Liv. XXIX, 5, 3-4: In iis locis tum forte Mago tenebat classem; qui legatorum auditis verbis iubentium
exercitus quam maximos comparare, extemplo Gallorum et Ligurum - namque utriusque gentis ingens ibi
multitudo erat - concilium habuit; et missum se ad eos vindicandos in libertatem ait et, ut ipsi cernant, mitti sibi
ab domo praesidia.
121 Cfr. Liv. Per., 29: Magoni, qui Albingauni in Liguribus erat, ex Africa et militum ampla manus missa et
pecuniae, quibus auxilia conduceret, praeceptumque, ut se Hannibali coniungeret.
122 Cfr. Liv. XXX, 19, 5: (Mago) simul sperans leniorem in navigatione quam in via iactationem volneris fore et
curationi omnia commodiora, impositis copiis in naves profectus vixdum superata Sardinia ex volnere moritur.
31
concentrare maggiormente gli sforzi per l’impegnativa
fronte settentrionale e
campagna in Africa guidata da Scipione l’Africano. Il Senato romano affidò allora la
zona al propretore Spurio Lucrezio, che nello stesso anno della partenza di Magone
123
ricostruì Genua rasa al solo pochi anni prima proprio dal generale cartaginese ,
mentre nel 201 a. C. gli Ingauni stipularono un foedus decennale con Roma per opera
124
di Publio Elio Peto . Questa mossa fu davvero molto importante per la politica
romana, in quanto con questo trattato si attuarono le condizioni per rendere meno
pericoloso l’itinerario tra Spagna e Italia e avviare il processo di pacificazione e
zona. Tuttavia l’anno successivo
romanizzazione della il progetto ebbe una pausa
d’arresto: mentre Roma era impegnata nella prima guerra macedonica contro Filippo
V, scoppiò nella Cispadana l’insurrezione dei Galli Insubri, Cenomani e Boi uniti alle
popolazioni liguri dell’entroterra 125
lombardo, ovvero Celini e Ilvati . Capeggiati da
Amilcare, generale cartaginese rimasto in Gallia con quel che restava della grande
armata annibalica, i Liguri crearono ostilità nella zona e occuparono addirittura
Piacenza, un centro che per la politica espansionistica romana costituiva una pietra
miliare in quanto testa di ponte per la pianura Padana e soprattutto per la Gallia. La
risposta romana non si fece aspettare e fu veemente. Mentre il console Caio Cornelio
Cetego fu incaricato di risolvere la rivolta gallica, il suo collega Quinto Minucio Rufo
fu inviato in Liguria, dove ottenne risultati significativi riuscendo a sottomettere
126
quindici città dei Liguri e a far prigionieri ventimila uomini . Particolarmente
123 Cfr. Liv. XXX, 1, 10: Et Lucretio prorogatum imperium ut Genuam oppidum a Magone Poeno dirutum
exaedificaret.