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BRIGATE

INTERNAZIONALI Messerschmitt b109

dell’aviazione franchista

Tutte le grandi rivoluzioni democratiche, a cominciare da quella nord-americana

del 1776 hanno avuto i loro “volontari” accorsi da ogni angolo del globo a

combattere per la libertà. I repubblicani spagnoli in guerra chiesero subito e

pubblicamente la partecipazione alla lotta armata dei primi “volontari

internazionali”. I giovani idealisti pronti a morire per la libertà di un popolo

straniero furono oltre 40'000 da oltre 50 paesi diversi. In tutto il mondo i partiti

comunisti e i sindacati si attivarono per

reclutare volontari, ne facevano parte i più

svariati soggetti: operai, avventurieri e

studenti. La numerosa presenza di

giornalisti, artisti, medici e scienziati ha fatto

si che le brigate venissero identificate come il

raggruppamento militare più acculturato della storia moderna. I primi volontari

che giunsero in Spagna erano anarchici Un Polikarpov I-15 repubblicano,

non all’altezza dei caccia

italiani e francesi poi entrati nella colonna

“Durruti”. Questo fatto ha anche una spiegazione geografica: il movimento

anarchico era molto forte in Catalogna, regione confinante con la Spagna e più

aperta a coloro che venivano dall’estero. Nell’Agosto ’36 arrivarono circa 300

inglesi marxisti aderenti al partito del POUM (anti-stalinista), tra loro il più

famoso è sicuramente George Orwell che pubblicherà le sue esperienze

spagnole nei libri “Omaggio alla Catalogna” e “La fattoria degli animali”. I

volontari italiani furono circa 4000, vennero inquadrati nella brigata “Garibaldi”

e nella “Gaetano Sozzi” e parteciparono a molte battaglie: quella per la difesa

di Madrid, quella di Guadalajara e all’offensiva dell’Ebro. Quasi tutti i volontari

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italiani delle Brigate Internazionali furono poi comandanti e commissari,

dirigenti politici nella guerra di liberazione italiana. “Oggi in Spagna domani in

Italia” era il motto di personalità di spicco come Carlo Rosselli, Luigi Longo e

Palmiro Togliatti che contribuirono al riscatto del popolo italiano da un

punto di vista politico nello scacchiere internazionale. Nella

battaglia di Guadalajara (cittadina poco a nord di Madrid) il CTV

e i nazionalisti furono sconfitti dai repubblicani, supportati dalla

brigata internazionale italiana “Garibaldi”. La battaglia segnò

una battuta d’arresto per l’esercito franchista e una grande vittoria per i

repubblicani che la usarono come strumento di propaganda per alzare il morale

delle truppe stremate dalla guerra. Venne considerata la prima sconfitta inflitta

al fascismo da truppe volontarie antifasciste.

GUERNICA

La città basca di Guernica (Gernika) fu bombardata a tappeto il 26 Aprile 1937

dagli aerei della Legione Condor e da quelli dell’Aviazione Legionaria. Gli

aeroplani tedeschi usarono la Spagna come banco di prova, erano in grado di

trasportare ordigni esplosivi di notevole peso e terribile forza distruttiva. Dopo

una prima ricognizione con bombardamento della stazione ferroviaria, per

sondare le eventuali resistenze, e constatato che nessuna

difesa aerea era operativa, il bombardamento ebbe inizio.

Fra le 16 e le 18 furono scagliati oltre un migliaio di

ordigni: fu il primo “Bombardamento a tappeto”, anche se

l’espressione si cominciò a usare più tardi, nei primi anni

quaranta, durante la guerra mondiale. Nell’azione aerea

fu rilevante la presenza, accanto ai bombardieri della

Luftwaffe, di aerei Savoia-Marchetti italiani e di Fiat CR 32

con funzioni di protezione. Gli aggressori non corsero

nessun pericolo perché Guernica non godeva di ciò che

Volontari della oggi chiamiamo difesa aerea, colpirla fu molto facile. Gli

brigata tedesca

“Thaelmann” aeroplani italiani e germanici rasero al suolo il villaggio

situato a trenta chilometri dalla città di Bilbao e a quindici kilometri dalla linea

del fronte del nord. L’obiettivo non era primario ma nemmeno irrilevante

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perché Guernica ospitava industrie di armamenti ed era sede del comando di

zona dell’esercito basco. La cittadina di seimila abitanti fu attaccata con

sistematicità, il suo centro andò distrutto e oltre il settanta percento degli

edifici fu raso al suolo. I carnefici

pensarono ad ogni singolo dettaglio: tre

quarti dell’esplosivo usato era di tipo

incendiario per non ingombrare il terreno

di macerie, che avrebbero ostacolato

l’ingresso delle truppe di terra. Il conto dei

morti (si pensa 200 ma altri dicono 2000)

fu reso difficile dalle circostanze ,

dall’impreparazione dei baschi e dal fatto Bombardiere italiano

che novantasei ore dopo entrarono in città Savoia-Marchetti 79

le truppe golpiste. Il significato del bombardamento non era militare, Franco

puntava a colpire un luogo sacro della cultura euskara per minare il morale dei

suoi combattenti. I fascisti, in segreto, miravano ad una possibile pace separata

con i baschi, per allontanarli dal blocco repubblicano, forse puntando al loro

forte cattolicesimo (nelle Euskadi non si erano verificate violenze contro il clero

dopo l’Alzamiento). La distruzione del villaggio ispirò Pablo Picasso nella

realizzazione dell’omonimo quadro commissionatogli dai dirigenti politici

repubblicani.

GIORNATE DI MAGGIO

L’insediamento del governo repubblicano Negrìn (filosovietico)

significò la messa da parte della spinta rivoluzionaria in Spagna.

Le giornate di Barcellona furono una vera e propria guerra civile

nella la guerra civile. La prima settimana del Maggio 1937 segnò la resa dei

conti tra il partito di chi riteneva che la guerra dovesse in qualche modo

sospendere le istanze di eversione dell’ordine borghese per la difesa della

Repubblica e la democrazia (liberali e, paradossalmente, gli stalinisti) e chi

invece sosteneva l’inscindibilità del binomio guerra-rivoluzione (anarchici della

CNT-FAI e trotzkistj). Fra il 3 e il 6 Maggio la polizia politica dei servizi segreti

sovietici, con la collaborazione del governo locale catalano attuò una

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sistematica azione volta a mettere fuori gioco coloro che seguivano la linea

“Rivoluzionaria”, un’azione che comprendeva anche misure estreme come

l’assassinio. Una serie di scontri cruenti tra gruppi di comunisti e anarchici

scoppiarono dopo il famoso assalto della Guardia Civil governativa alla

centrale telefonica collettivizzata di Barcellona gestita dal sindacato libertario.

La reazione degli anarchici fu forte e la città piombò nel caos. Il

regista della operazioni di polizia fu lo stalinista russo Orlov ma

anche agenti provocatori fascisti fecero la loro parte. Dopo qualche giorno i

comunisti, con il supporto della polizia, sconfissero spiritualmente i

“Rivoluzionari” spagnoli che rinunciarono alla lotta armata per non spaccare

ancor di pù il fronte antifascista. A questo seguì una forte riduzione

dell’autonomia catalana, la messa al bando del POUM, lo scioglimento delle

comuni agricolo-industriali e la sostituzione delle milizie sindacali con un

esercito popolare repubblicano. Dopo la marea rivoluzionaria che aveva

spazzato via l’antico apparato statale per abbozzare una nuova forma di

società basata sull’autodeterminazione dei lavoratori e l’autogestione delle

imprese, l’antica piramide sociale si rialza nuovamente. Vittima degli assassini

politici che seguirono fu anche Camillo Berneri: anarchico italiano originario di

Lodi membro di spicco del sindacato anarchico CNT-FAI, fucilato in una viuzza di

Barcellona dalla polizia.

LE MANOVRE FRANCHISTE

Francisco Franco, con il sostegno della chiesa cattolica intendeva redimere la

Spagna dai “Rossi”. Inizialmente il golpe sembrava fallito ma l’aiuto delle

potenze dell’asse fu cruciale per i nazionalisti. Gli aerei italiani permisero a

Franco di giungere in Spagna con le sue truppe e marciare su Toledo,dove la

guarnigione della città era assediata nell’Alcazar (una vecchia fortezza), e poi

su Madrid. La capitale repubblicana resistette ad una prima offensiva grazie

alla mobilitazione totale della popolazione e all’arrivo delle prime brigate

internazionali “Miste”. I tentativi di espugnare Madrid continuarono fino alla

fine del conflitto ma fallirono, Barricata anarchica sulla Rambla a Barcellona

Madrid sarà presa solo con la

resa della Repubblica. I fascisti marciando diedero vita ad una sistematica

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occupazione del territori, ma con calma e senza perdere uomini come nella

regione madrilena. Il cambiamento di strategia che seguì fu frutto anche della

sconfitta subita dai legionari italiani a Guadalajara, impegnati nell’aggiramento

della capitale. Franco nel ’37, una volta abbandonata l’idea di conquistare

Madrid, spostò l’offensiva nel nord verso i Paesi Baschi. Il bombardamento di

Guernica e precedette la grande offensiva finita nel Giugno dello stesso anno

con la conquista di Bilbao. La “Caida del

norte” non fu difficile grazie all’aiuto delle

milizie cattoliche di destra

originarie della Navarra: le

Requètes. Nell’estate 1937, una

volta sottomessa l’armata basca,

i nazionalisti dilagarono

nell’Aragona sconquassata dalle

tensioni anarco-comuniste. Saragozza venne

presa dal governo di Franco, che

Requetès marciano con un crocifisso fu riconosciuto anche dallo stato

del Vaticano. LA RETIRADA

Nel Aprile 1938, dopo la presa di

Teruel, i fascisti tagliarono in due

la Spagna repubblicana

dividendo la Catalogna dal

governo centrale. Il morale

lealista era a pezzi perché la

Repubblica aveva sempre

considerato il fronte di Aragona

come secondario. Il governo

repubblicano cercò di trattare un

cessate il fuoco ma Franco voleva

la resa incondizionata. Le principali forze militari catalane vennero

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definitivamente distrutte con la controffensiva dell’Ebro, dopo questa durissima

battaglia Franco conquistò in poco tempo tutta la Catalogna e i dirigenti

repubblicani riparano in

Francia. Circa 500'000

spagnoli oltrepassarono il

confine francese per sfuggire

alle persecuzioni franchiste,

questi profughi furono accolti

in campi recintati da filo

spinato del governo parigino

dopo una lunga marcia

chiamata “La retirada”. Con

l’occupazione nazionalista

l’autonomia catalana scomparve del tutto, la repressione contro gli avversari

politici toccò il suo culmine e il saluto fascista divenne il più diffuso per le

strade di Barcellona. Il levante della Spagna, co

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
27 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dubbiseri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Saresella Daniela.