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La Spagna negli anni Trenta
La teoria dei Rosselli venne ben presto applicata. Non solo, lo abbiamo visto, in Italia con la guerra d'Etiopia, ma anche in Spagna dove tra il 1936 e il 1939 si consumò quello che rappresenta certamente il principale conflitto che sconvolse l'Europa prima della seconda guerra mondiale. Ma vediamo come si presentava il paese negli anni Trenta.
Rispetto al resto dei paesi industrializzati, la Spagna appariva un mondo fermo a un'altra epoca storica. Aristocrazia fondiaria e grandi proprietari terrieri avevano un peso dominante: il 50% della proprietà agraria apparteneva a meno dell'1% della popolazione. La metà dei contadini viveva a livelli vicini alla fame; più di un terzo della popolazione era analfabeta.
I militari erano una casta alla guida di un esercito (un generale ogni cento uomini) stremato dalle imprese coloniali, l'ultimo dei quali, in Marocco, era stato un bagno di sangue: 10 mila morti e 15 mila prigionieri.
E poi c'era...
La Chiesa cattolica, il cui potere politico ed economico non aveva paragoni in ogni altro paese europeo. Roccaforte culturale e spirituale era fautrice del mantenimento del vecchio ordine.
Spagna: situazione politica
La situazione politica precedente al conflitto era la seguente. Nel 1930 si dimise il dittatore Primo De Rivera, che aveva sperato di impersonare il Mussolini spagnolo. Come il duce era infatti stato nominato primo ministro dal re Alfonso XIII, che aveva salvato la monarchia minacciata dall'azione politica di repubblicani, socialisti, comunisti e anarchici, ma anche dai separatisti catalani e baschi.
Le similitudini con la vicenda italiana si fermano qui, però: infatti de Rivera, nobile proprietario terriero, non si dotò di un suo partito, né aveva il carisma necessario a conquistare i consensi dei giovani, dei militari e degli intellettuali.
Dopo la crisi del 1929, la situazione economica e sociale spinse il sovrano a far cadere de Rivera, che andò in
esilio. Vennero indette nuove elezioni, vinte dalle componenti politiche che auspicavano un cambiamento istituzionale, si instaurò quella che verrà definita la "Seconda Repubblica". Le forze politiche vincitrici delle elezioni dotarono il paese di una nuova costituzione il cui incipit – a dire la verità simile a quello dei nuovi stati democratici sorti in quel periodo – recitava che la "Spagna è una repubblica dei lavoratori", allargando così il campo all'area dei diritti politici e sociali. Presidente del consiglio incaricato di realizzare questo programma che appariva una dichiarazione di guerra alla vecchia Spagna era il repubblicano Manuel Azaña. Un programma riformistico molto ambizioso che oltre la riforma principale, quella agraria, prevedeva anche l'espulsione dei gesuiti e il ridimensionamento del ruolo socio-economico della Chiesa, il potenziamento della scuola pubblica, la riduzione dei quadri militari.La nazionalizzazione di banche, ferrovie e grandi industrie, assicurazioni sociali e riduzione a otto ore della giornata lavorativa. Un programma riformatore, considerato da molti un 'libro dei sogni', destinato a restare tale, anche perché le nuove istituzioni democratiche erano appoggiate apertamente soltanto dai partiti repubblicani, mentre i socialisti avevano una posizione ambigua, divisi in due componenti: riformisti e rivoluzionari. La rigettavano invece gli anarcosindacalisti, rappresentati dalla potente Confederazione nazionale del lavoro – in molte regioni più influenti del Partito socialista – che soffiavano sul fuoco della protesta. Si andò verso nuove elezioni, vinte nel 1933 da una coalizione di destra che si pose come obiettivo primario lo smantellamento o il depotenziamento di tutte le riforme iniziate nel biennio precedente, creando un forte stato di tensione sociale. Per contrastare un pericolo di una deriva fascista, le forze di sinistra (socialisti,comunisti - sia quelli ligi alle direttive provenienti dal Comintern sia quelli antistalinisti -, e anarcosindacalisti) si posero nell'autunno del 1934 alla guida di un'insurrezione che dilagò in molte province ed ebbe come epicentro le Asturie, dove i minatori proclamarono un governo di tipo "sovietista" con sede a Oviedo, mentre in Catalogna e nei Paesi Baschi, si produsse una forte mobilitazione dei movimenti separatisti.
L'insurrezione venne repressa con durezza ma verso la fine del 1935 a causa di ripetuti scandali la coalizione di destra entrò in crisi mentre le sinistre, mettendo da parte antichi dissidi e polemiche, si coalizzano nel Fronte Popolare.
Guerra Civile
Nel febbraio 1936 ci furono nuove elezioni, vinte dal Fronte popolare - e cioè una coalizione elettorale formata da repubblicani, socialisti, nazionalisti baschi e catalani e comunisti di varie tendenze, che ottenne l'appoggio degli anarcosindacalisti - che diede vita
A un governo che ripropose, rendendolo ancora più radicale, lo stesso programma del 1931. Si produsse un periodo di forte instabilità politica e sociale, con scioperi operai, occupazioni delle terre da parte dei contadini che, senza attendere l'applicazione di nuove leggi, si appropriarono dei latifondi, arrivando a bruciare delle chiese, occupare i municipi e distruggere alcune proprietà dei grandi agrari e degli aristocratici, mentre nelle città si moltiplicano scontri e omicidi di matrice politica. La destra conservatrice non restò a guardare e passò al contrattacco, appoggiando un colpo di stato che alcuni componenti militari stavano architettando da mesi. Tra il 17 e il 19 luglio 1936 reparti dell'esercito guidati da ufficiali golpisti presero il controllo della fascia settentrionale della Spagna, dalla Galizia all'Aragona (esclusi i Paesi Baschi). Il colpo di stato ottenne l'appoggio della Falange, un movimento fascista fondato nel
1933 da Josè Antonio Primode Rivera, figlio dell'ex premier. Alle elezioni del 1936 ifalangisti avevano ottenuto solo lo 0,6% dei voti, ma inpochi mesi le loro fila si ingrossano, nonostante il decreto discioglimento del movimento imposto dal governo.Già alla fine del mese di luglio i golpisti istituirono ungoverno militare: la Giunta di Difesa Nazionale e chieseroaiuto all'Italia e Germania per trasportare in Spagna letruppe di stanza in Marocco. A guidarle c'è il generaleFrancisco Franco.Il governo democraticamente eletto dopo le elezioni delfebbraio si trovò in grave difficoltà a gestire il golpe,mentre in molte zone della Spagna il sollevamento delleguarnigioni militari fallì per la spontanea reazione popolareguidata principalmente dai sindacati sia anarchici siasocialisti.In alcune regioni, come la Catalogna e parte dell'Aragonadove forte era l'influenza dell'anarcosindacalismo,nacquero forme di
Gestione socio-economiche autogestite con la collettivizzazione dei mezzi di produzione e distribuzione e dei servizi di pubblica utilità. Praticamente nelle zone controllate dal governo - definite 'repubblicane' mentre quelle controllate dai golpisti presero il nome di 'nazionaliste' - nei primi mesi della guerra s'instaurò una sorta di 'doppio potere'. Uno che possiamo definire di tipo 'istituzionale', rappresentato dagli organi del governo sostenuto dai Partiti repubblicani, dalla componente moderata del Partito socialista e dai comunisti di osservanza 'sovietica, e uno 'rivoluzionario' costituito dai Comitati delle milizie, controllati principalmente dagli anarcosindacalisti dai comunisti anti-staliniani e che godeva delle simpatie delle componente rivoluzionaria socialista. Questi due schieramenti erano uniti nella lotta contro i nazionalisti ma divisi sul futuro della Spagna dopo la sconfitta dei generali golpisti.
Il fronte 'istituzionale' era favorevole al ritorno a una democrazia liberal-borghese che riprendesse il programma di riforme portato avanti nel biennio 1931-1933 e poi dal febbraio al luglio 1936, mentre lo schieramento 'rivoluzionario' preconizzava la creazione di un sistema socio-economico-politico basato su forme di governo centrale e locale di tipo 'autogestionario'. Tali differenti visioni strategiche entrarono immediatamente in contrasto, creando dissidi nel campo repubblicano. Si produssero veri e propri confronti militari che sfociarono in quelle che furono denominate le 'giornate di Barcellona', scontri che avvennero nel maggio 1937. Questa latente 'guerra civile nella guerra civile' fu la causa principale della sconfitta delle forze repubblicane e l'instaurazione di una dittatura filo-fascista guidata da generale Franco. Francisco Franco e il golpe Nei primi giorni di agosto, il generale Francisco Franco, alla testa dellenonché dirifornimenti che arrivarono però molto lentamente essendotrasportati via mare.Neutrali e pavidi spettatori restarono invece Francia eInghilterra. Anzi, gli inglesi, al momento del golpe diedero avita a un comitato internazionale composto da 22 nazioni –comprese Italia, Germania e Unione Sovietica – con loscopo di impedire l’invio di armi ai belligeranti spagnoli e dicircoscrivere il conflitto a una questione tutta interna allaSpagna.Invece italiani, tedeschi e sovietici violerannoimmediatamente l’accordo.Alla fine dell’estate del 1936 il paese si presentava diviso indue fronti:- sulla costa atlan