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Il Verismo e i suoi motivi di affermazione
Fra i principali motivi che contribuirono all'affermazione di questo movimento vi fu prima di tutto la crescente attenzione verso lo sviluppo del sapere scientifico, che sembra fornire gli strumenti più adeguati all'osservazione e alla spiegazione dei fenomeni naturali e dei comportamenti umani. Il secondo elemento determinante fu l'emergere della questione sociale in genere e in particolare, il diffondersi dell'interesse per le condizioni di vita del Meridione, un argomento che costituiva la materia privilegiata per quell'analisi oggettiva della realtà che i nuovi orientamenti della cultura consideravano un'esigenza primaria. Un ulteriore motivo di diffusione fu la volontà di favorire la crescita del livello culturale dei ceti popolari.
La dottrina del Verismo fu elaborata nel centro culturale più vivace di quel periodo, l'ambiente milanese. Colui che ne enunciò per primo i canoni teorici fu L. Capuana e il suo romanzo "Giacinta".
Può essere considerato un vero e proprio manifesto programmatico della nuova poetica. Sulle sue teorie esercitarono il loro influsso i modelli del realismo inglese, ma soprattutto i romanzi del naturalista francese Emile Zola. Le idee del Capuana sul romanzo, ebbero una palese influenza su tutto il gruppo della Scapigliatura lombarda e in particolare su G. Verga, che fu spinto verso il definitivo abbandono della maniera tardo romantica.
Il Verismo che si diffonde in Italia, deriva direttamente dal Naturalismo, ma è fedele alla indicazioni provenienti dalla Francia più nella teoria che nell'applicazione concreta. Verismo e Naturalismo condividono una narrativa realistica, impersonale e scientifica, che non lascia trapelare nessun intervento né giudizio da parte del narratore, mentre differiscono per quanto riguarda i contesti dove sono ambientate le vicende. Il Naturalismo si focalizzava di norma su ambienti metropolitani e classi (dal proletariato all'alta).
borghesia) legate alle grandi città e al loro sviluppo; il Verismo invece, privilegiava le descrizioni di ambienti regionali e municipali e di gente della campagna. La piccola provincia e la campagna, con la miseria e l'arretratezza, gli stenti e le ingiustizie sociali divennero i luoghi e i temi prediletti de esso e contribuirono in modo decisivo a svelare aspetti profondi o addirittura sconosciuti della realtà sociale.
Giovanni Verga.
Vita: Nasce a Catania il 2 Settembre del 1840 in una famiglia di agiate condizione economiche e di origine nobiliare. I tipi di educazione ricevuta sono sul piano politico, patriottica e risorgimentale; sul piano letterario, sostanzialmente romantica.
Fondamentali nella sua vita sono gli anni fiorentini (1865-72), dove avviene l'incontro con L. Capuana, con il quale inizia un rapporto d'amicizia e un sodalizio letterario. Più tardi si trasferisce Milano, città in cui vivacissimi sono gli scambi letterari; nasce
Proprio in quegli anni la Scapigliatura. La fase milanese coincide con la maturità dello scrittore e con la grande stagione dei capolavori. L'ultima fase della vita del Verga (Fig. 4) è caratterizzata dallo scambio epistolare con la contessa Dina di Sordevolo, conosciuta a Roma e amata per tutta la vita. Muore a Catania nel 1922.
Personalità: Discreto, solitario e riservato pur mantenendo sempre un tratto cortese, contrario a qualsiasi forma di pubblicità, chiuso in una sorta di costante malinconia: erano questi gli aspetti del Verga. Ne emerge l'immagine di un uomo sensibile, ma dal carattere difficile, per il quale l'approdo al Verismo, rappresentò forse il mezzo ideale per nascondere se stesso dietro la propria opera. Egli visse in un'epoca di transizione, caratterizzata dal passaggio dall'idealismo dell'Italia risorgimentale allo scetticismo positivistico dell'Italia post-unitaria, tanto vero che questa rinuncia.
All'idealismo romantico in nome di un atteggiamento di fiducia nella scienza si tradusse nel Verga in una forma di rassegnazione e accentuò la sua visione pessimistica della vita, vista come una drammatica lotta in cui solo il più forte è destinato a vincere e il più debole, fatalmente, a soccombere.
5- I Malavoglia.
Il Verga aveva già sviluppato l'intreccio dei Malavoglia nel "bozzetto marinaresco" scritto nel 1875, intitolato Padron 'Ntoni e inoltre, come sappiamo, ne aveva parlato in Fantasticheria.
Trama: La vicenda del romanzo abbraccia un periodo compreso tra dicembre del 1863 e il 1878 circa. Protagonisti sono i Toscano, una famiglia di pescatori del paesello di Aci Trezza, da lungo tempo soprannominati I Malavoglia. La famiglia, che vive nella "casa del nespolo", è composta dal vecchio patriarca Padron 'Ntoni, da suo figlio Bastianazzo sposato con Maruzza, detta la "Longa" e dai cinque nipoti: 'Ntoni,
Luca, Mena, Lia, Alessi. La chiamata di leva per il giovane 'Ntoni è il primo colpo per i Malavoglia, quello che determina il dramma successivo. Infatti Padron 'Ntoni, per guadagnare qualcosa mentre il nipote è assente, decide di comprare un partita di lupini a credito, che suo figlio Bastianazzo dovrà andare a vendere. La serie delle disgrazie non si ferma qui: la casa deve essere venduta per pagare i debiti; Luca, l'affare si rivela un tragico, fatale errore. La barca dei Malavoglia, la "Provvidenza", su cui Bastianazzo trasporta il carico, fa naufragio: Bastianazzo muore, i lupini vanno perduti. Partito soldato per sostituire il fratello 'Ntoni, muore nella battaglia navale di Lissa. 'Ntoni, tornato in paese, comincia a frequentare cattive compagnie e finisce in galera per contrabbando; scontata la pena, lascia per sempre il paese. Lia, sulla quale corrono voci malevoli, fugge e diventa prostituta in città. Anche Maruzza e ilnonno muoiono, l'una di colera, l'altro provato dai colpi della "malasorte". Svanito il fidanzamento con Brasi, imposto dal nonno, Mena rinuncia disua volontà a sposare il carrettiere Alfio Mosca, del quale è innamorata: vivrà insieme ad Alessi e a sua moglie Nunziata, curando i nipotini, quando il fratello, impegnatosi con tutte le sue forze per rispettare il volere del nonno, sarà riuscito a riscattare la "casa del nespolo". Personaggi: Il vero protagonista dei Malavoglia è il villaggio di Aci Trezza, all'interno del quale inizia e si svolge il dramma della famiglia Toscano. È senza dubbio la gente di questo paese (l'usuraio Zio Crocifisso, il calafato mastro Turi Zuppiddu, il segretario comunale don Silvestro) che sa sempre tutto e che ha un compito importantissimo, tanto che è stata suggerita non a caso, la definizione dei Malavoglia come opera "corale". Tuttavia, l'indiscutibileImportanza della "coralità" nel romanzo non esclude né diminuisce il rilievo di alcuni personaggi, tra i quali spiccano il vecchio Padron 'Ntoni e il maggiore dei suoi nipoti 'Ntoni. Nonno e nipote, occupano un posto centrale nella dinamica dei Malavoglia e sono quasi l'uno specchio dell'altro, poiché ognuno di loro rappresenta uno dei cardini della visione verghiana. Padron 'Ntoni è il simbolo dei valori fondati sulla tradizione, di quella "religione della casa e della famiglia", che rappresenta uno dei punti fondamentali del romanzo. Egli era solito mostrare "il pugno chiuso", emblema di una salda unione familiare e nel parlare, ricorre di continuo ai proverbi e ai motti, che racchiudono la saggezza degli antichi. 'Ntoni invece, incarna la ricerca del nuovo e del diverso che, sempre secondo l'ideologia verghiana, è implicita nello scorrere inarrestabile della "fiumana del progresso".
Una ricerca che in lui, si traduce in una costante irrequietezza. Per Padron 'Ntoni e 'Ntoni, la legge è la stessa e non cambia: l'unica differenza tra loro è che il primo la accetta, il secondo la rifiuta. Un legame analogo c'è anche tra Mena e Lia. Quest'ultima disonorata da un'accusa infamante è destinata ad una triste sorte sui marciapiedi della città. Mena invece, è una vittima volontaria e docilmente rassegnata dalla rigida "religione della famiglia". Ella infatti rinuncia a costruirsi una vita propria. Alessi, come Luca, che muore prematuramente, è l'unico che raccoglie e condivide l'etica e gli ideali sostenuti da Padron 'Ntoni.
5.1- Vita dei campi.
Questa raccolta del 1880, comprende le seguenti novelle: Cavalleria rusticana; Fantasticheria; Guerra di santi; Jeli il pastore; Pentolaccia; Rosso Malpelo; La Lupa; L'amante di Gramigna;
L'ambiente è quello della
Sicilia dei pastori, dei contadini, dei pescatori, dei minatori, che strappano alla vita, appena il necessario per vivere. Gran parte delle novelle ruotano intorno al cardine tematico dell'amore-passione, indagato nelle sue espressioni più accese e sanguigne, in quanto riflesso di una elementare comunità rusticana (L'amante di Gramigna, Pentolaccia, Cavalleria rusticana, La Lupa).
Le novelle migliori della raccolta sono Jeli il pastore e Rosso Malpelo, fondate entrambe sul motivo dell'estraneità dei protagonisti rispetto a un determinato ambiente.
Con "Vita dei Campi", Verga inaugura la stagione dei capolavori, mostrando una profonda adesione alla tecnica verista del racconto. Egli scrive che l'opera d'arte deve sembrare "essersi fatta da sé", deve essere "spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore".
Di quest'opera le novelle più interessanti sono
essenzialmente due: Cavalleria rusticana e Rosso Malpelo. 5.3- Novelle rusticane. Le Novelle rusticane furono pubblicate nel 1883 e segnano un inasprimento del Verismo verghiano, che diventa più tagliente. Nella società che l'autore delinea ogni valore è tramontato, i sentimenti e gli affetti non hanno più spazio, tutto si riduce, nell'ambito della lotta per la sopravvivenza, a pura economicità. Da questa raccolta riporto la novella Libertà. Libertà. La novella rimanda a fatti realmente avvenuti. Nell'agosto del 1860, a Bronte, un paese alle falde dell'Etna, scoppiò una rivolta contadina, alimentata dall'arrivo di Garibaldi in Sicilia. Alle classi subalterne il generale apparve come un mitico giustiziere, alimentando speranze di mutamento sociale.