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Caratteristiche comuni:

 forte emozione, che ha sia ripercussioni negative sull’equilibrio psiciofisico sia effetto protettivo e

funzionale per la sopravvivenza (è elemento motivante a superare situazioni minacciose per la vita)

 imprevedibilità: le persone sono psicologicamente impreparate ad affrontare la situazione (non

aspettarci qualcosa che accade ci sconvolge)

L’imprevedibilità è una variabile che diventa traumatica per chi svolge una professione di soccorso. Ogni

evento d’emergenza, potenzialmente traumatico, per sua stessa definizione è imprevedibile nelle sue

caratteristiche. Non si può prevedere l’impatto emotivo dell’evento.

Inquadramento della tipologia professionale

Operatori delle emergenze /del soccorso: helping professionals che forniscono soccorso in situazioni

traumatiche d’emergenza.

 Operatori ambulanze

 VVFF (hanno capacità di resilienza molto superiori)

 Protezione civile

 Forze dell’ordine

CRISIS MANAGEMENT (Concetto chiave per la psicologia dell’emergenza)

Studio e implementazione di strategie per la gestione di situazioni critiche. Strategie che, in situazioni

d’emergenza più o meno gravi (naturali/provocate dall’uomo), possono contribuire a una rapida ed efficace

risoluzione dei danni.

Crisis (evento traumatico)

Significato: evento dotato di scarsa probabilità, di un forte impatto e in grado di incidere negativamente sul

normale funzionamento dell’individuo e, più in generale, del sistema sociale.

Le cause non sempre sono subito e facilmente identificabili ed anche gli effetti non si possono sempre

predire efficacemente e quindi anche gli interventi che possono essere organizzati sono difficili da

organizzare e studiare.

Gli effetti e gli interventi attuali non sono univoci, ma richiedono rapida capacità decisionale. Gli interventi

devono essere rapidi.

Crisis = episodi catastrofici estremamente gravi (es. tsunami) o situazioni traumatiche più “comuni” ma in

grado di produrre effetti psicologici marcatamente negativi (es. incidente stradale).

Caratteristiche:

 Imprevedibilità

 Potere minatorio sul regolare corso delle attività della comunità

 Necessità di agire tempestivamente (rapide e d efficaci decisioni).

Crisis management (Gestione delle operazioni sia durante la crisi sia anche prima e dopo la stessa)

FASE PRE-CRISI: più sono gli interventi preventivi, minore la probabilità che si crei confusione

CRISI: evento verificato, comunicazione chiara e rapida fra gli operatori che intervengo con ruoli e mansioni

diverse nella gestione della crisi vera e propria affinché quelli che potrebbero essere gli eventi futuri

vengano tenuti sotto controllo.

Fasi  PREVENZIONE

 Costruire un team addetto al crisis management e un centro di comando: nelle strutture

addette al soccorso (CRI) è fondamentale formare gli operatori su come prevenire e

affrontare situazioni critiche. Dal punto di vista organizzativo occorre stabilire i meccanismi

di coordinamento per garantire rapidità ed efficacia degli interventi.

 Valutazione del rischio: individuare le vulnerabilità dell’ambiente/area colpita dall’evento

critico

 Definire i piani d’azione strutturati per i possibili eventi critici: le squadre devono formulare

anticipatamente piani d’azione per ogni possibile situazione. Piani formulati in maniera

specifica e concreta (suddivisione di ruoli e responsabilità).

 Impostare piani di recupero da realizzare dopo l’evento critico: verificare, se possibile, e in

che misura, recuperare le risorse materiali ed economiche spese durante la crisi

 Preparare piani di comunicazione con altre strutture addette al soccorso: le varie strutture

dovrebbero operare in sinergia, gli operatori delle varie strutture devono poter comunicare

fra loro in maniera rapida e continuativa, le strutture devono conoscersi reciprocamente,

fissare modalità di rapido scambio di informazioni

 Esercitazioni: dopo le fasi preparatorie, esercitazioni pratiche svolte regolarmente.

 INTERVENTO

 Riconoscere la crisi e attivare le squadre di crisis management: fondamentale riconoscere

subito la situazione critica attraverso segnali d’allarme

Fonte del segnale (es. area che coincide con epicentro terremoto)

Tipologia di segnale (es. pericolo avvistato da persone/dispositivi)

 Valutazione: possibile avvalersi del modello delle 4P:

fattori protettivi -> per ogni sistema esistono fattori in grado di mitigare gli effetti negativi

delle situazioni critiche (avere un piano è già un fattore protettivo)

fattori di predisposizione -> elementi che rendono il sistema più vulnerabile (opposto dei

protettori)

fattori di precipitazione -> in grado di far scaturire l’evento critico ( es. diga con danni

strutturali). Correlati a scarsi fattori protettivi e numerosi di predisposizione. Valutandoli è

possibile, non evitare l’evento, ma determinare l’entità dell’evento da gestire, le probabilità

ad esso correlati, relativi rischi, possibilità di risposta e reazione

fattori di perpetuazione -> il sistema possiede elementi in grado idi perpetuare la crisi nel

tempo? Esiste la probabilità che in futuro so verifichino eventi simili? (es. di questo fattori:

negazione della gravità dell’evento, incapacità di comunicare con altre strutture del

soccorso). 8/04/2013

 Contenere la crisi

Occorre limitare il più possibile:

effetti fisici (es. distruzione di strutture) ed effetti psicologici (impatto dell’evento su

vittime e opinione pubblica)

 Rispondere alle esigenze della comunità: comunicare in maniera tempestiva e continuativa

gli sforzi attuati al fine di ristabilire una condizione di normalità.

 GESTIONE EFFETTI A LUNGO TERMINE

 Obiettivo: riabilitare le persone e l’intera comunità dal punto di vista fisico, psicologico ed

economico.

Meglio focalizzarsi su strategie di prevenzione e intervento, solo in ultima istanza su

queste.

Attuate quando l’evento si è verificato e ha già dato luogo a conseguenze di risoluzione non

immediata. (es. defusing, debriefing).

RISCHI PSICO-SOCIALI

Conseguenze di eventi critici su: vittime dirette e professionisti a medio-alto rischio (professionisti del

soccorso) che possono presentare reazioni fisiche o psicologiche derivate da un’esposizione all’evento

critico (anche indiretta) che li porta a sviluppare reazioni psicologiche, sociali, fisiche negative con relative

conseguenze a livello personale e professionale.

 STRESS

L’esposizione ad un evento traumatico è una condizione necessaria ma non sufficiente per sviluppare

stress. La gravità dell’evento critico a cui siamo sottoposti è una fonte di stress acuto (stress di picco molto

intenso, reazioni evidenti e fastidiose per chi le vive, limitate nel tempo). Fonti di stress acuto + stress

cronico (forma meno grave ma costante nel tempo) + pregressa storia del soggetto (es. possibili traumi

subiti in passato)di eventi traumatici -> condizione patologica di stress.

IL RUOLO DEL PASSATO “TRAUMATICO”

È peggio aver vissuto eventi traumatici simili o diversi rispetto a quello attuale?

2 scuole di pensiero: esperienze simili -> abituazione -> maggior capacità di affrontarla;

esperienze diverse -> no risorse per affrontarla -> maggior rischio di stress.

COPING

 STRATEGIE COGNITIVE

Ristrutturazione cognitiva: capacità di focalizzare l’attenzione più sugli aspetti positivi che su quelli

negativi dell’evento

Controllo sulla situazione

 STRATEGIE EMOTIVE

Libera espressione delle emozioni

Uso dello humor

Il meglio è l’utilizzo di strategie cognitive unite alle strategie emotive.

TRAUMATIZZAZIONE VICARIA

Contatto diretto con persone in sofferenza/che hanno sofferto -> alto rischio di sviluppare malessere

psicologico simile a quello delle vittime.

 Trauma diretto -> DPTS

 Trauma indiretto -> traumatizzazione vicaria (viene vicariamente trasmessa dalla vittima diretta

all’operatore; è come un processo mediato)

Origine studi: anni ’80, Figley osserva le reazioni dei familiari dei reduci della guerra del Vietnam. Sembrava

che vivessero indirettamente i traumi del conflitto attraverso i racconti, le risposte emozionali e

comportamentali del reduce -> Vittimizzazione secondaria (Figley, 1982)

Sintomi traumatizzazione vicaria: identici a quelli della sindrome post traumatica da stress.

 Pensieri intrusivi (vi rientrano gli incubi, i flashback, déjà-vu)

 Evitamento (evitano luoghi, cose, persone con cui hanno vissuto l’esperienza traumatica; evitano

stimoli umani e non che possono riportarli con la mente all’accaduto)

Non consente di dimenticare l’evento critico, mi consente solo di accantonarlo.

 Arousal (sensazione di continua agitazione, tensione, nervosismo; si manifesta in vari modi)

BURNOUT

Forma particolare di stress lavorativo (sintomatologia caratteristica e tipico solo di alcune categorie

professionali). Primi studi sulle professioni d‘aiuto (insegnati, medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi).

Oggi la patologia sembra essere estendibile a qualsiasi tipo di occupazione (allargamento forzato).

Stressors acuti (es .morte) + cronici (es. organizzativi; componente molto più forte) -> possibilità di

sviluppare burnout. La presenza degli stressors cronici in questo caso è fondamentale.

Componenti (3 sintomi caratteristici):

 Esaurimento emotivo: sensazione di sovra-affaticamento, derivante da abuso di risorse fisiche ed

emotive

 Cinismo (o depersonalizzazione): reazione di distacco nei confronti degli utenti, in situazioni

lavorative molto impegnative

 Ridotta efficacia professionale: sensazione realistica di incompetenza, di incapacità di raggiungere i

risultati lavorativi come prima. 15/04/2013

Risultato: il soggetto sente come di aver “bruciato” tutte le proprie energie.

Conseguenze per:

 Il singolo

 Gli utenti/pazienti

 L’organizzazione (minor produttività, minor efficienza, minor efficacia)

TECNICHE D’INTERVENTO PER LA GESTIONE DEL POST-EMERGENZA

Obiettivo finale comune: riportare i soggetti a uno stato di “normalità”; situazione in cui elaborato quello

che è successo si può ritornare ad una condizione di normalità.

Tecnica comune: rievocare gli eventi traumatici (anziché ignorarne l’esistenza) -> rielaborarli (dare una

giusta collocazione dal punto di vista sia materiale che emotivo)-> integrarli nel sé (nuovo sé, ogni qualvolta

la nostra vita viene caratterizzata da aventi di grossa portat

Dettagli
A.A. 2014-2015
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giada.ferrari.37 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle organizzazioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Argentero Piergiorgio.