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IV.
Portando avanti i due fattori fondamentali, Sachs, utilizzando i dati
economici del 1995, incrocia climi e vicinanza o lontananza dal
mare, facendo rilevare come nei climi temperati, dove la
popolazione è di numero minore che nei climi tropicali, vi sia una
superiorità di prodotto interno lordo. A questo studio attribuisce
anche una dimensione storica, ponendo come misura il valore del
dollaro del 1990, e anche in questo frangente è denotabile la
superiorità dei climi temperati.
Ma come mai la zone temperate sono così sviluppate e perché si
sono sviluppate in questo modo?
Il gap differenziale tra le due zone è per Sachs in parte attribuibile
al colonialismo a cui sono state sottoposte le popolazioni dei climi
tropicali, e al differente radicamento in questi luoghi degli ideali
occidentali, come sostenuto da Max Weber, ideali come il
capitalismo. Il differenziale, con il passare del tempo, tende a
diminuire, ma non scompare, anche se alcune zone tropicali
tendono ad evolversi tecnologicamente grazie al supporto delle
zone temperate.
Le cause del sottosviluppo culturale tropicale quindi sono:
Le malattie infettive tropicali, che proliferano grazie al clima
• caldo e per la situazione generale di povertà, che indebolisce
la popolazione, causando una diminuzione ulteriore della
produttività economica.
Scarsa attività agricola intertropicale, più largamente
• produttiva nei climi temperati, dovuta alla fragilità dei suoli
tropicali, alla grande biodiversità e la presenza quindi di
numerosi parassiti; (queste prime due cause sono variabili
geografico fisiche)
Differenziazione d’accesso alle risorse;
• Cause politiche, cioè il già citato colonialismo (che per Sachs è
• sopravvalutato) e la condizione di minoranza dei paesi tropicali
nelle organizzazioni economiche internazionali;
Spinta maggiore all’innovazione nei paesi temperati, poiché
• l’innovazione produce ricchezza (“I ricchi diventano ancora più
ricchi”);
Difficoltà di trasmissione delle innovazioni “temperate” ai
• paesi tropicali, come ad esempio le innovazioni nel campo
della salute e della cultura;
Per Sachs quindi il compito delle organizzazioni internazionali è di
ridurre le disuguaglianze in un “campo da gioco geografico
disegnato in modo diseguale”.
Alla visione di Sachs sono state mosse delle critiche, visto che la
sua posizione sarebbe influenzato dal punto di vista neoliberista,
distogliendo l’attenzione dalle dinamiche politiche tra gli stati, e
concentrandosi solo sull’economia dei paesi, e che il suo studio si
basa sul PIL, che potrebbe racchiudere anche attività di natura
illecita e potrebbe essere distribuito male all’interno dello stato, ed
è quindi meglio per uno studio basarsi sull’indice di sviluppo umano.
Critiche a Diamond e Sachs
Agli studi di Diamond e Sachs sono state sottoposte diverse
critiche:
Rischio di naturalizzazione delle disuguaglianze, asserendo che
queste differenze siano dovute a cause naturali e quindi senza
controllo;
Visione di uno sviluppo stadiale obbligato, che non è possibile
postulare per lo sviluppo di società diverse; (Anche se nel 1959
Rostow propone cinque fasi di sviluppo economico obbligatorie
per tutte le società:
Società tradizionale
o Precondizioni allo sviluppo, con la formazione di strutture
o culturali, politiche, sociali ed economiche
Decollo della società
o Cammino verso la maturità, con la stabilizzazione della
o produttività
Diffusione dei consumi di massa
o
Rostow pone così una base teorica del passaggio dal
comunismo al capitalismo)
La visione di Braudel
Braudel, nel suo studio sullo sviluppo delle società, segue una
corrente di determinismo “mitigato”, mirando a togliere il ruolo
d’importanza dello spazio dalla storia. Con questo intento, Braudel
elabora la sua teoria del tempo, costituita in una divisione tra
correnti storiche di superficie e di profondità, quest’ultime a loro
volta divise in:
Tempo degli avvenimenti, che comprende la storia delle
I. vicende che accadono nel corso storico;
Tempo sociale, che tratta delle economie, delle forme politiche,
II. degli imperi e delle civiltà che si sono formate nella storia;
Tempo geografico, che è una “storia quasi immobile”, formata
III. dalla storia delle relazioni uomo-ambiente;
Questa visione comporta due problemi di fondo: il primo
problema è che si rischia di trascurare le azioni dei singoli e il loro
valore nella storia, e il dilemma tra responsabilità dei singoli e
responsabilità ambientale non è però risolvibile. Il secondo
problema è che con la rivoluzione industriale il tempo delle
modificazioni dei rapporti tra uomo e ambiente si è accelerato
notevolmente, e se le correnti di profondità erano relativamente
lente, oggi si sono velocizzate, offrendo eventi più rapidi ed
estremi.
La visione di Schiavone
Aldo Schiavone, storico del diritto romano antico, nell’opera del
2007 “Storia e destino”, aggiunge allo schema del tempo di
Braudel un ulteriore livello di profendità, il tempo profondo,
riguardante il tempo dell’evoluzione umana. Questa storia
aumenta di velocità negli ultimi 30.000 anni, fino ad arrivare allo
strappo odierno.
Per Schiavone si entra nella storia con la comparsa
dell’intelligenza umana e la modificazione dei rapporti uomo-
ambiente.
L’evoluzione umana segue per lo studioso due direttrici:
L’evoluzione biologica, che è stabile nella sua lentezza;
a) L’evoluzione culturale, diventata molto rapida;
b)
Stiamo entrando in una terza rivoluzione culturale, dopo la
rivoluzione agricola e quella industriale. Questa transizione muterà
l’uomo radicalmente, poiché stiamo per raggiungere un punto di
fuga nell’orbita in cui ci siamo mossi fino ad ora, perché l’uomo
prenderà in mano la sua evoluzione biologica, e i due tipi di
evoluzione si congiungeranno in rapidità, in una bioconvergenza,
dove le nanotecnologie sostituiranno le parti del corpo. L’uomo sarà
così oltre la specie, divenendo solo cultura.
Si assiste ad una compressione spazio- temporale, da cui si arriva
ad una riduzione delle distanze fisiche e ad una rottura dei legami
tra passato, presente e futuro. Infatti, in una società tradizionale la
storia è vissuta come continuità tra i tre stati e il futuro è atteso con
una mentalità collettiva, ma ora la compressione distrugge i
collegamenti tra passato e presente, poiché il primo non è più causa
del secondo, e il futuro è atteso ora in maniera prettamente
individuale. Questa condizione di potenzialità personale nel
decidere il proprio futuro ci porta a vivere in un “presente
inospitale”, un presente che non ha nessun legame con il passato e
nessuna certezza nel futuro.
La molteplicità degli spazi
In ambito geografico, si tratta in genere di spazi cartografici, formati
quindi su carta. Questi spazi sono soggetti ad una diversificazione in
base all’utilizzo di differenti scale di rappresentazione. La scala è il
rapporto di riduzione che vi è tra realtà e rappresentazione, che può
essere grafica o numerica, e determinati fenomeni non si vedono
sulla carta se si utilizza una determinata scala a differenza di
un’altra. Quindi, per una visione d’insieme di un luogo, bisogna
tener conto di più scale. Perciò:
Ad ogni scala si possono identificare unità auto-organizzative
A. e strutture ben stabilite;
Tutte le scale, sebbene indipendenti l’una dalle altre, sono
B. correlate (relazioni transcalari);
A livello di azione singola, può prevalere la visione di una
C. scala, ma è l’insieme di queste a dare un’osservazione
complessiva;
Come esempio, valutiamo 5 tipi di carte geografiche su Venezia con
differenti scale:
Carta topografica regionale (1:10.000)
A questa scala si identificano gli abitati, le piazze, le chiese, i canali.
Di questi si vedono le quote battimetriche che ne segnano la
profondità. A partire da questi dati, quindi, si possono edificare
carte tematiche sulla densità di popolazione, l’urbanizzazione ed il
costo degli immobili, i palazzi storici, le sedi politiche della città, i
flussi del turismo ecc., ossia le dimensioni sociali, politiche,
economiche.
N.B. 1 Le strutture militari non si possono rappresentare sulla carta
geografica
N.B. 2 Le carte non sono la realtà, rappresentano solo gli elementi
che interessano a chi costruisce la carta, non è il territorio in sé.
Carta Topografica (1:100.000)
Si vedono strade, vie di comunicazione, i fiumi ed i canali e la
struttura del greticolato romano. In questa mappa si possono
individuare, cosa che prima non si poteva fare, i rapporti con
l’esterno di Venezia, in particolare il suo legame con Mestre e Porto
Marghera, legami importantissimi, e la natura lagunare di Venezia,
creata in maniera artificiale dai veneziani stessi. Si può condurre
quindi un’analisi transcalare, su ciò che accade dentro a Venezia e
ciò che accade fuori dalla città e i suoi legami con l’esterno.
Carta Corografica (1:1.000.000)
In questa carta si può visualizzare l’orografia della regione, la
presenza della pianura padana, il Po ed i suoi affluenti, il mare e la
costa. Si denotano poi i confini con gli stati vicini alla sede
veneziana. Quindi si possono formare impressioni sui rapporti tra
Venezia e stati come l’impero asburgico austriaco e i rapporti
commerciali con essi, attuati anche grazie il mare, e i rapporti
commerciali intrattenuti con l’interno, grazie al quale, tramite le vie
fluviali, Venezia si riforniva di legname, indispensabile per la
costruzione della potente flotta veneziana.