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CARTOGRAFIE.
TAVOLE E SCUOLE:
Eratostene ha dato inizio al calcolo del meridiano che poteva servire per capire la
circonferenza del mondo ed è importante per l’affermazione della geografia e per la
composizione di un testo all’interno del quale c’è una carta del mondo. Da Eratostene si
apre questo filone, dal IV al I secolo a.C., della geografia antica. Il mondo romano
recepisce gli elementi che provengono dal mondo greco e li traduce in modo pragmatico
con una descrizione dei luoghi attraverso gli ITINERARI.
Importante è la TABULA PEUTINGERIANA, una copia del XII-XIII secolo di
un'antica carta romana che mostrava le vie militari dell'Impero. La Tavola è composta da
11 pergamene riunite in una striscia di 680 x 33 centimetri. Mostra 200.000 km di strade,
ma anche la posizione di città, mari, fiumi, foreste, catene montuose. Non è una
proiezione cartografica, quindi il formato non permette una rappresentazione realistica
dei paesaggi né delle distanze, ma non era questa l'intenzione di chi l'aveva concepita. La
carta va piuttosto considerata come una rappresentazione topologica, una sorta di
diagramma come quello di una metropolitana, che permetteva di muoversi facilmente da
un punto ad un altro e di conoscere le distanze fra le tappe, ma non voleva offrire una
rappresentazione fedele della realtà. La Tabula è probabilmente basata sulla carta del
mondo preparata da Agrippa e si pensa che la sua redazione fosse finalizzata ad illustrare
il cursus publicus (cioè la rete viaria pubblica sulla quale si svolgeva il traffico
dell'impero, dotata di stazioni di posta e servizi a distanze regolari, che era stata appunto
riordinata da Augusto). Dopo la morte dell'imperatore, la carta fu incisa nel marmo e
posta sotto la Porticus Vipsaniæ, non lontano dall'Ara Pacis, lungo la Via Flaminia. La
Tabula mostra tutto l'Impero romano, il Vicino Oriente e l'India e vi sono indicate circa
555 città e altre 3.500 particolarità geografiche, come i fari e i santuari importanti, spesso
illustrati da una piccola figura. Le città sono rappresentate da due case, le città sede
dell'Impero - Roma, Costantinopoli, Antiochia - sono segnalate da un medaglione. Vi
sono inoltre indicate le distanze, sia pure con minore o maggior precisione.
Si tratta di una cartografia descrittiva visto che ai romani interessano i luoghi, i viaggi e
le distanze. E’ una carta schiacciata dove i rapporti tra latitudine e longitudine sono
alterati. Nel mondo medievale la cultura geografica subisce un mutamento e questa viene
intesa come un libro, come la Bibbia e la realtà. L’universo è concepito come un dono di
Dio, e si ha quindi una concezione teologica.
L’uomo viene annullato dal lato storico e valorizzato da quello religioso. Viene creato il
MAPPAMONDO, cioè la carta del mondo, il cui intento non è quello della diffusione
della conoscenza totale e il prototipo, definito "Globo terrestre di Norimberga", venne
costruito tra il 1490 ed il 1492 dallo studioso tedesco Behaim. Contemporaneamente in
questa cultura teologica si affianca un altro modo di fare cartografia attraverso il LIBRO
DI VIAGGIO, che porterà alla nascita della CARTOGRAFIA NAUTICA, che è
l'insieme di conoscenze scientifiche, tecniche e artistiche finalizzate alla rappresentazione
simbolica ma veritiera di informazioni geografiche legate alla navigazione e che diventa
l’espressione del geografo in movimento. La loro cartografia è frutto solo di quello visto
dal mare con una serie di avvertenze come scogli, bassifondi e così via.
Inizia l’EPOPEA DEI VIAGGI, intorno al XII-XIII secolo, ovvero l’età del
mercantilismo. La geografia inizia ad essere costituita di rappresentazioni cartografiche
con dei libri di viaggio di tipo più pragmatico come quelli di Rubruk o dei fratelli Vivaldi,
con itinerari descrittivi e realistici. Rubruk è stato un religioso e missionario fiammingo,
appartenente all'Ordine dei Frati Minori, nonché esploratore. Il suo resoconto del viaggio
in Asia è uno dei capolavori della letteratura geografica medioevale. Importante sarà poi
MARCO POLO, il cui viaggio in Asia sulla Via della Seta e il suo scritto Il Milione
ispireranno Cristoforo Colombo e la stesura di numerose carte.
Nel Medioevo si trova, quindi, sia la conoscenza classica che quella reale.
Nell’età moderna cominciano delle riflessioni sulla geografia e si diffonde la voglia di
capire le informazioni che arrivano da tutte le parti, con, ad esempio, VARENIUS, che
nel 1600 cerca di razionalizzare le informazioni e scrive un’opera composta da due parti
con spiegazioni matematiche poiché secondo Varenius la geografia è universale sulla base
della matematica. Nel 1650 il geografo tedesco pubblicò la sua opera più importante,
Geographia Generalis, trattato sistematico sulle conoscenze geografiche fino ad allora
acquisite.
Geographia Generalis si divide in tre sezioni: geografia assoluta che studia le dimensioni
della Terra e i suoi movimenti, geografia relativa in cui si discute dell'influenza degli altri
corpi celesti sulla terra, delle stagioni e dei cambiamenti climatici, e geografia comparata,
che parla invece delle regioni allora conosciute della terra, delle distanze, della
navigazione.
Con il secolo dei Lumi avvengono grandi cambiamenti e il bagaglio di informazioni
comincia ad esser considerato anche perché è il secolo in cui gli stati assoluti capiscono
che conoscendo i nuovi territori questi potevano esser colonizzati ed era importante la
conoscenza di un territorio anche per sapere quali fossero le risorse che questo poteva
offrire. Da questo derivano delle ANALISI che vanno a guardare alle risorse per ragioni
economiche e con Napoleone, con significato quantitativo si avranno le cosiddette
INCHIESTE STATISTICHE.
Comincia la riflessione su ciò che avviene sul territorio, visto come concretizzazione del
sociale, e indagini sul rapporto tra uomo e natura, soprattutto grazie agli IDEALOGUES
come MONTESQUIEU secondo cui l’uomo deve assecondare i fenomeni della natura e
BUFFON che focalizza l’attenzione sulla costruzione storica della natura affermando che
le regioni recao diversa impronta poiché diversa è la cultura dell’uomo che ci vive e
ognuno ha diverso volto poiché vi è la diversità culturale.
Il ‘700 cerca, quindi, di razionalizzare informazioni, ma vi è una chiusura
AMBIENTALISTA grazie anche all’opera di RATZLE, la cui idea è quella in cui il
rapporto tra uomo e natura ci sia una corrente unidirezionale.
In Francia, fra la fine dell’800 e la II° guerra mondiale, ci si accorge dell’importanza
della geografia. Paul Vidal de la Blache sarà colui che capirà l’importanza della geografia
storica. Vidal è uno storico di formazione che si avvicina alla geografia poiché attratto dai
paesaggi. Comincia il suo percorso facendo approdare la geografia nelle università. Il suo
punto di riferimento sarà la SCUOLA TEDESCA attenendosi alla geologia, alla botanica
e alla geomorfologia. La sua intenzione, però, è quella di fare geografia attraverso
osservazioni dirette, cioè escursioni. La geografia di Vidal è pragmatica ed egli pone
l’attenzione più sulla prassi che sulla teoria. Parole chiave di Vidal saranno:
DESCRIVERE, DEFINIRE E SPIEGARE. Vidal dà vita a monografie regionali
nell’ambito delle quali si descrivono i paesaggi da lui stesso osservati. Precursore della
scuola tedesca egli afferma che il paesaggio deve diventare un oggetto di studio e
attenzione scientifica. I geografi francesi avranno un’attenzione particolare per il
paesaggio, immedesimandosi con esso, e dando vita alla geografia storica.
La geografia umana, a differenza di quella storica, abbandonerà il paesaggio. Da un certo
punto di vista, ponendo l’uomo al centro, Vidal fa geografia umana. Vidal non vuole fare
una vera e propria scuola, ma guarda in modo empirico, attraverso l’osservazione e si ha,
allora, un diverso rapporto tra l’uomo e la natura, dove si influenzano in modo reciproco.
"Porre al centro l'uomo" significa partire dalle condizioni esistenziali dell'essere umano,
analizzando in quale modo egli interpreta, vive e percepisce il territorio, quali valori gli
attribuisce e come proietta se stesso nello spazio esterno.
Si indica, quindi, con il termine GENERE DI VITA ciò che l’uomo, attraverso le proprie
peculiarità, mette sul territorio per plasmarlo secondo le sue necessità e possibilità.
Secondo Vidal “Tutte le civiltà possono scegliere poiché hanno delle possibilità”.
Fu inizialmente in Inghilterra e Germania che la geografia fu considerata come “scienza
del paesaggio”, vista come un insieme di organismi legati gli uni agli altri. Si allineava,
così, la geografia con il progredire della cultura. Essa non studia solo la natura, ma anche
l’uomo e i suoi rapporti con essa. In Italia la geografia che studia l’uomo ha continuato a
vedere le cose con mentalità positivista e ignorato che quando si tratta di problemi umani
si deve avere un approccio, un linguaggio differente e un diverso piano mentale che è
quello che negli ultimi anni ’50 ha sostenuto lo storicismo. Ci si occupa della creazione di
carte che riguardano la distribuzione delle popolazioni che non potevano essere
considerati organismi a sé, ma uniti da fitte relazioni. Tutto dipende, comunque, dalla
struttura della loro cultura, cultura che crea un genere di vita particolare in ogni paese.
Esempi sono i popoli nomadi come i Tuareg tropicali. L’agricoltura fu un elemento
importante in quanto legò l’uomo al territorio e nei paesi agricoli con molta popolazione
si possono avere problemi legati al sovrapopolamento, oggetto di studio per gli geografi
per il rapporto uomo-Terra.
Il positivismo ha portato nella geografia l’abitudine di giudicare gli eventi dell’umanità e
le opere dell’uomo alla stregua delle manifestazioni naturali. Il sovrapopolamento,
secondo uno scrittore delle Annales, Demangeon, dipendeva dalle strutture culturali di
ogni comunità ed era quindi legabile al Genere di vita.
In Francia, finita la I° guerra mondiale, si assiste a una RIVOLUZIONE
STORIOGRAFICA con la nascita della SCUOLA DELLE ANNALES, fondata da
Marc Bloch e Lucién Febvre.
Le linee guida principali di questo sistema storiografico sono il sostituire ad una storia
tradizionale una storia analitica orientata ai problemi delle società umane, l’idea di
sostituire ad una storia politica la storia dell’intera estensione delle attività umane e
ragionare in termini storici avendo